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Nuovi Versi di Giancarlo Fattori…


MELANCHOLIA
frammenti

di
Giancarlo Fattori


100_1937 copia(1).jpg1.

Il ruscello serpeggia  verso il basso,

è un pensiero nero che si muove lento,

increspature di vene e arterie,

radura in fiamme come cuore dolente.

Fiume di sangue impetuoso

che si sporge sul baratro della terra,

sul vuoto all’orizzonte, e solo,

riposa il mio cuore come in sogno.

 

2.

A ogni mutamento il vento trasporta

le ombre delle foglie nell’oscura notte

a terra, lungo percorsi di argilla spoglia

nelle nebbie, nelle mie pieghe amare.

Questa pioggia non cessa di respirare

tra le dune di tempestose nubi,

e io respiro parole congelate nel tempo,

un respiro dopo l’altro, disegnate nel cielo.

 

3.

Nessun granello si sabbia tra i colori del sonno,

nessuno sogno nelle ore che scorrono lentamente,

un fulmine lontano, un solo vago bagliore nella solitudine.

Negli occhi il grigiore di un lungo inverno di nebbia,

il canto lieve d’uccello notturno come presagio:

cade la prima neve che attendo al margine d’un campo.

 

4.

 Su pagine bianche, spoglie,

il coraggio di scrivere ancora

le cose successe, trascorse,

quelle perdute per sempre,

quelle magiche, che non tornano,

che per te sono un passato remoto:

scriverle ancora come dorate incisioni,

solo nomi, su una lapide.

 

5.

Soltanto un altro struggente componimento,

quattro mura nude attorno alla solitudine,

nel buio piangere fino allo sfinimento,

sentirsi nulla per il mondo

sentirsi il mondo negli sguardi tuoi,

persi in un ricordo che sfiorisce lento.


*Versi e fotografia di Giancarlo Fattori e ricevuti direttamente dallo stesso Autore

Foto di un tramonto silenzioso immortalato nei versi di Giancarlo Fattori.

ECHI DI SILENZIO

di

Giancarlo Fattori

 

IMG_2000.jpgSu questa terra dove giaccio addormentato

nessuno attende il soffiare del vento,

il mio riflesso si specchia sulle nubi in corsa;

 

e mi sento frammento di un tempo antico

 

come mani che accarezzano chiome lontane,

e consolo me stesso in questo pianto sommesso:

mi addolora stare solo, e tendo una mano

 

all’immagine che, nel sogno, ho di te.

 

Un giorno mi son perso,

non ricordo dove,

intorno a me un campo arso

al sole, dove manchi solo tu;

e non c’è luogo al mondo

che m’appartenga,

lungo il cammino

solo echi di silenzio.

(Giugno 2013 )

 

*Versi e foto ricevuti direttamente dall’Autore.

**Foto di Giancarlo Fattori. 

 

L’UOMO CHE CAMMINA SULL’ARCOBALENO di Giancarlo Fattori

NATURA MORTA IN ARANCIONE(1).JPG

Il suono dell’universo, il colore, sgargiante,

un calore diverso, l’abbraccio che giace steso,

allungato al cielo, porta i rami ormai secchi

distanti, strani, di questa terra tiepida di sogni,

e tu ci puoi pensare, come uomo, o fiore sgualcito,

puoi camminare sull’abisso, sul mondo dismesso,

sull’arcobaleno compromesso, di cristallo,

già infranto dal lucore delle briciole del sole,

di umano splendore, di vago dolore, passandoci dentro.

Non sono solo i simboli di smeraldo, no,

non è così, non sei tu l’araldo del dio,

non v’è nulla tra le rughe di saggezza

che ricordi le ombre di rami stagliati

ai riflessi d’un parabrezza, o debolezza,

o la dolcezza che lasci dentro, tra le mani

del bambino, d’una splendida aurora depressiva,

magia d’incenso che saliva, a spirali,

nel caldo vento d’ogni giorno.

Cos’è che esce dal silenzio? Solo amore,

o goccia d’assenzio su zolletta di tormento,

e dove stai andando? La luna t’è rimasta dentro,

ascoltando, pregando in volo, se dire o no

la scelta di un celeste segmento, lontananza

di temporale all’orizzonte, eppure no, non è soltanto

il silenzio, né un sorriso spento: è un cantare gitano

danzando sui colori seminati nel cielo, o nel tempo.

Dopo io penso di archiviare la vita piegando abiti smessi,

chiudendo una libertà gioita in grandi scatoloni,

incrostati dalla colla calda del pianto, del torrente

di un’assenza ticchettata dallo scandir dell’orologio,

mentre, come uomo, corri, a perdifiato

sul mantello alato che si stempera in ricordo,

seme, gramigna, fiore discreto nella discrepanza

dell’asfalto rotto da chilometri di pioggia.

Il tempo non esiste, ha perso i pezzi nel cammino,

o come in un camino arde il ciocco di legno della vita,

diranno un giorno che sei morto, sbriciolandoti in un lampo,

che compiuto il suo destino ha il pazzo, in un campo

di saggezza illimitata, nel tempo stabilito

da quel confine incerto che incatena ogni uomo

a un eterno senza senso, a un labile consenso.

Ora chiudo il maglione nero

 dentro l’ultima valigia,

cosa resto a fare qui,

 a chiedermi: son matto anch’io?

Che cammino un po’ distratto

in un dirimpetto altrove.

 


(alla memoria di Lucio)


*Versi e dipinto digitale (Natura morta in arancione ) di G. Fattori ricevuti direttamente dallo stesso Autore.

Nuova Versi di Giancarlo Fattori!!!

giancarlo fattori,versi,inediti,dinanimismo,amici,amicizia,cosmica.GLI AMICI COSMICI
di
Giancarlo Fattori

L’acufene che, come treno in corsa,

ci attraversa la mente, selvaggia,

di rami spezzati, di contorti paesaggi;

forte il fischio del suo scorrere

e tu, anzi noi, che rinchiudiamo la speranza,

non cambiamo mai, è eredità di cammino,

è amore piccolo, cullato in robuste braccia.

Sdraiato sul palmo della mano,

(la mia mano onesta, fragile,

che accoglie fumo d’erba e voli di aquile,

vanto bradicardico d’affettuoso sguardo)

tu segui il mio perdersi lontano come vento leggero,

un velo, la pagina di un libro, la corda della chitarra,

mentre io accolgo i tuoi affranti affanni.

(Eh si, pizzichi le corde dell’anima, la mia, la tua,

scorrendo le dita sulla tastiera, risonanza

magnetica-musicale, cosmica, transazionale,

funzioni psichiche del suono, del canto,

stonato, della serie: lasciati andare,

lascia scorrere ciò che pulsa dentro,

lascia che esca, al limite incrinato della voce).

E si parla di figli, di coscienze celesti, col cuore

fluttuante e lo specchio che riflette le parole,

le masturbazioni, il calcio a un pallone,

e poi scendi, ruzzolando, le scale, saliscendi della vita.

(Eh già, ruzzolando insieme ad ogni spigolo,

vieni, dai che ti abbraccio forte,

abbraccio il tuo malessere leggero

e te lo rendo in forma di leggera carezza,

un tono più alto, uno medio, uno in fondo al pozzo,

un caffè, una pizza bollente da vescicola gengivale,

fratellanza di circoncisa carne).

Cosa dici? Parli di sentieri, di vuoti della mente, della rabbia.

Condividere le cose? Si, e stringi la fatica, le incomprensioni,

e qualche goccia di lacrima che diviene sciarpa di lana,

all’angola della strada buia, di un pensiero rimosso,

corsa all’indietro verso lontane ferite.

Guarite, forse, perdute, soccorse:

d’amore il tuo sguardo è pregno,

sei soltanto un altro pazzo nella collezione di pazzi,

una gramigna, un seme ben oleato,

e mi soccorro, appena posso, al silenzio, all’ascolto,

all’ebbrezza confusa, al confuso senso dell’esistere.

Senza perdersi, né perderti, né perdermi:

solo errando, di sbaglio in sbaglio

fino a un accecante abbaglio,

o all’unico possibile barbaglio di luce.


*Versi ricevuti direttamente dall’Autore Giancarlo Fattori, 28 aprile 2013

**Foto di “Eistein e Fisici 1931” postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da:http://www.vip.it/le-foto-piu-viste-in-cinque-anni-di-flickr/einstein-e-fisici-1931/

“Kaamos” la luce non luce di Giancarlo Fattori…

KAAMOS
di
Giancarlo Fattori
lapponia_1.jpeg
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dal punto di vista del cuore
questa pioggia è oscuro mistero,
perduto nella luce sottile
dove ogni melanconia vive,
e si rigenera.
Oceano d’argento che pulsa
nello sguardo errante
lungo l’orizzonte:
il vento gelido ne è
vivido testimone,
e così il mio corpo, 
che mille volte muore.
E mille altre volte rinasce
questa mia carne,
che è pietra di scoglio,
e betulla, e brullo paesaggio,
epico poema di me stesso.
Di spazio e silenzio
è rivestito il mio animo,
come una sorta di radura
velata di neve.

 

 
“Kaamos” è un termine finlandese, intraducibile, che descrive un fenomeno naturale, una sorta di eterno crepuscolo, tipico delle zone più a nord, nella Lapponia. Una luce che non è luce, un buio che ha bagliori colorati. In questa luce il paesaggio è come impietrito, come un dipinto a acquarello.

*Versi e definizione ricevuti direttamente dall’Autore: Giancarlo Fattori, 2012.

**Foto postata dalla redazione del dinanimismo e liberamente tratta da: http://www.zingarate.com/foto/un-2012-pieno-di-aurore-boreali-ecco-dove-vederle/lapponia_1.html
 

Giancarlo Fattori, tra chimere, amore e poesia…

FRAMMENTI EROTICI 
di
Giancarlo Fattori
 
Dune di sabbia dell'Addo Elephant Park
 
 
Strano pensarti tra queste vampe vermiglie,
all’abbraccio nel traffico di occhi curiosi…
 
Sento, come battito d’ali, un brivido,
di fronte a te giaccio, cuore sereno,
domani le lacrime, stasera le palpebre
socchiudo: abbracciami, un desiderio
sboccia, apoteosi di colori.
 
Pioggia. Il mio sospiro.
La stagione mia più bella
che lacera le nubi dell’amore:
desiderio innocente & innocente dolore.
 
Stelle, nero fondo della volta notturna,
e i tuoi capelli, che incendiano il cuscino.
 
Mi baci sulle labbra assonnate,
il desiderio consuma le lenzuola,
le nostri carni muoiono d’amore,
mentre la luna langue:
pallida luce tra le tende socchiuse.
 
Mi muovo, al ritmo del tuo respiro,
è l’universo che ci ruota attorno,
e nell’impeto siamo alberi
coi rami che tendono al cielo,
è uno strano processo
di termoregolazione.
 
Ancestrale incanto,
pianeti dall’orbita perduta,
voli arditi, di me, di te,
arsi nelle fiamme
di schegge di istanti.
 
Sgualciti sguardi in cui riemerge
quel che mai s’è spento,
dagli abissi della passione.
 
Lasciami volare, lasciami splendere,
e io ti porterò con me, sulle mie ali,
nella mia luce. E sarai bella,
come una duna di sabbia nel deserto,
all’alba.
 
 
 
*Versi ricevuti direttamente dall’Autore.

**Foto postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://viaggi.lastampa.it/foto/sudafrica-parchi-e-riserve-naturali

Poesi(A)rte di fin’estate by Giancarlo Fattori

CREPUSCOLO D’OTTOBRE

 

RITRATTO DI CRISTINA copia copia.jpgLaggiù, le foglie raggrinzite,

i rami secchi sul sentiero

ad ogni sfumatura di pallida luce.

 

Al canto del Vespro l’orizzonte si placa

dei miei sguardi oltre il tumulo e il declivio,

e la terra si sgretola, sotto i miei passi.

 

Oltre, gli spiriti del bosco.

Qui, l’anima in tumulto, fragile.

Vertigini di parole, da un silenzio all’altro.

 

Gli occhi socchiusi su paesaggi interiori,

ebbro fino allo stremo del fruscio

delle foglie, delle ali:

 

ecco, lassù, il rondone, il germano reale,

il picchio dorato, il piviere,

il cielo ambrato che s’appresta a dormire.

 

E l’eco, infine, dei miei respiri,

come cantillazione tra le mura d’un chiostro,

o un piccolo tozzo di pane, mendicato.

 

Profumo di cedro, di vitigni maturi.

Oltre, il sogno, velato di pianto.

Screpolature di labbra, su labbra leggere.

 

Si ricompone l’oceano, goccia dopo goccia,

di sorriso, di abbraccio, di coccio infranto,

un fuoco amoroso che divampa, gentile.

Ed io, pellegrino di continenti, sorgenti, fedi,

 in me accolgo tutto, e nulla, e su questi estremi

m’inerpico, come viandante sull’abisso.

Un errare è il mio, e senza meta,

coerente, nell’incoerenza,

cosciente, nell’incoscienza.

 

Plagiato dalla bellezza.

Visionario, di visioni crepuscolari.

Nel respiro del cosmo, fluttuando nel tempo.

 

(dedicata a Wolly Krishna Rama Dâsâ

e a Muhammad Ibn Abd-el-hamid Abû Rummân)


Versi ed *Immagine di Giancarlo Fattori ( ©giancarlofattori2005 ) e ricevuti direttamente dallo stesso

*Immagine: digital painting ” Ritratto di Cristina”


Giancarlo Fattori gioca ( d’anticipo ) coi versi.

AUTUNNO

di

Giancarlo Fattori

 

AUTUNNO.jpg

…pioggia, ruscello, fiume, oceano, lacrime:

 scorre il tempo come acqua, 

scivola da sguardi di melanconia

 

 e si frange su risacche di labbra, 

il volto tuo come spiaggia, 

muto testimone sbreccato di giorni;

 

 pioggia ruscello lacrime di gioia,

 il vento che spazza le tue superfici,

 incrostandole di sabbia, 

 

scava nel profondo, 

rilasciando i suoi gioielli più cari,

 da custodire come arcano scrigno;

 

 pioggia ruscello fiume oceano,

 là l’oscurità che opprime,

 e oltre la luce, che ti accarezza i declivi stanchi…


 

AUTUNNO: versi e digital painting di Giancarlo Fattori, ricevuti direttamente dallo stesso Autore: http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=6385

 

Giancarlo Fattori… frammenti di visioni poetiche!!!

ViSIONE
di
G. Fattori
 
FATTORI-BUSCAINI-TOTEM 2.jpgLampi, niente altro che lampi:
l’avvicendarsi d’una tempesta,
o soltanto il richiamo della mia mente?
Forse un sogno, l’incanto arcano del sonno.

Esaltato dalle fiamme, toccato,
dalle luci avvolto, come coperta,
stretto da braccia straniere,
pioggia di terra, di ali bagnate.

Confuso, nel timore dell’ignoto,
ciò che è reale giace ai margini della luce,
la mia realtà tocca l’oscura vampata:
posso fingere dolore, la buia marea?

Se gli occhi chiudo, riesco ad ardere di libertà?
Niente più timore se non il fuoco dentro
che attanaglia gli occhi del cuore,
il respiro spezzato dell’amore in cui cado.

Resta, nel tichettare del tempo, l’eco
di voci che ogni piuma recidono,
soltanto se resti vicino posso volare,
l’abbandono mi rende eco silenziosa.

Brucia anche il gelo della notte,
questa gabbia di amarezza che si scioglie
e mi cattura, una goccia dopo l’altra,
lasciando perle di immaginazione.

Lampi, niente più che lampi:
tempesta che, sull’oceano, si scatena,
o la mia mente lontana, in granelli di notte?
Forse lo stupore del sogno, del tetro mare.

 

*VERSI E “TOTEM” ( digital painting di Giancarlo Fattori da un’idea originale di G.B. ) ricevuti direttamente dall’Autore. http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=6385

Giancarlo Fattori e la sua cosmo-poetica.

 
TAO
 
taoearth-300x297.jpgDunque non fu, all’inizio, 
che un placido fiume,
immota corrente senza suono.
Dal soffio primevo del pensiero
il fuoco lo rinnovò, plasmando,
in spirali di legno, il fluttuare delle età.
Tenebra e luce nelle cui forme,
di cielo di terra di fuoco di folgore,
mi muovo ancora, impercettibile.
Un opposto dopo l’altro
fino a trascendere il mio peso
e diventar polvere, nel vento.
Oltre la disarmonia io danzo,
sfogliando gli affanni, i sentori agrodolci,
un nulla, tra i cerchi del cosmo.
Priva di sforzo è questa danza:
ancorato alle pietre della terra,
come un airone nel cielo.
 
*Versi ricevuti direttamente da: Giancarlo Fattori, Giugno 2012

**Altre opere dell’Autore: http://ilsorrisodelmelograno.blogspot.it/



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