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Ipazia D’Alessandria… di Giancarlo Fattori

IPAZIA D’ALESSANDRIA

di

Giancarlo Fattori

Hypatia_portraitScorticare il pensiero, il corpo a brandelli,
spalmarne il sangue sulle mie labbra smorte,
usarti le chiome per farne flagelli

è gesto d’amore tra le fiamme contorte
dei libri che ardono come grandi lapilli,
dell’afrore lasciato di polvere e morte.

Inalare gli odori delle carni bruciate
come fossero droga, oh Ipazia adorata:
che non furono gli occhi, ma parole inchiodate

alla mia mente in volo -una vela gonfiata-
e che dentro i silenzi delle lande sognate
mi risuonano ancora come anima alata.

*Versi ricevuti direttamente da Giancarlo Fattori, ©2013

**Foto Ipazia Di Alessandria postata dalla redazione e liberamente tratta da da: http://it.wikipedia.org/wiki/Ipazia

Giancarlo Fattori … di un amore folle

…agapimou fidella protinì…

di

Giancarlo Fattori

paolo_e_francescaAncora t’amo d’un amore disperato

come di freddo al giunger della sera,

oltre quel promontorio annebbiato

ove nel buio si desta la bufera;

le acque scure in gravido agitarsi

a me si volgon come feroce fiera,

e in lunghe tracce i sentimenti arsi

si fanno cenere, portata via dal vento,

senza lasciar al cuore di curarsi.

 

E quando Zefiro, dai suoi refoli cinto,

le tue gote sfiora, avvolte dai capelli,

lasciando sguardi in un lontano punto,

guardan le tracce profonde come valli;

il vento ed io, avvolti da un rimpianto

e dalle età come avvolti da mantelli,

il corpo tuo già tramutiamo in canto,

e nell’attesa più lunga d’un istante

giungono raffiche dal tono virulento.

 

Oh mia Penelope dal viso affascinante

rimiri il mare tra i sassi dei miei sogni,

il passo mio s’imprime palpitante

lungo le sabbie, o nei relitti arcigni;

il volto mio a lungo hai tessuto

in fitte trame di onirici disegni,

quindi snodavi il telo sconosciuto

per ricomporlo nel desiderio vivo,

quando la tela diventa di velluto.

 

Ora che il tempo funge da lenitivo,

ora che hai colto i miei fiori recisi,

le brume tue, che in fremito lambivo,

ridanno vita ai miei giardini lisi;

una sull’altra un spumeggiar di onde

fanno ricami dei mari imprecisi,

finché l’aurora, errando, ci confonde,

come confonde i sensi il tuo profumo,

che nell’oblio s’impregna e si diffonde.

 

Oltre lo specchio, tra nuvole di fumo,

il ventre innanzi, e dell’amor stanchezza,

l’uomo che ero s’è dissolto in grumo

di rughe arate dagli anni e da incertezza;

ma da ogni buio v’è vita che sortisce,

che a volte ha forma di gentil carezza,

a mo’ di luce che fulgida colpisce

le nubi dentro, più simili a tempesta,

e che fan chiara l’oscurità che cresce.

 

Qui sul mio letto mi sento alchimista,

tra le lenzuola d’un timido giaciglio,

tramuto in oro il palpito, la vista,

amplessi e baci avvolti in un groviglio;

e tesso chiome coi fili tuoi d’argento,

e di ricordi ne faccio strano intruglio,

come ferite a guisa d’ornamento

che rendon chiare l’effigi di due vecchi

che dell’età ne han fatto appagamento.

 

Siam fuochi spenti all’ombra di bivacchi,

siamo cristalli, al suolo in mille pezzi,

dello splendor rechiam soltanto gli echi

di gesta antiche e di racconti grezzi;

eppure il sole ancora ci consuma,

e si riflette nei nostri tratti mozzi,

e così t’amo, mentre la notte sfuma,

noi soli insieme in questa vicinanza,

mentre nel cielo la luna si frantuma.

 

E ci condanna l’eterna convergenza

d’errar, cercarci, e ritrovarci ancora,

e ancor d’amarci come di dipendenza,

ché la ferita non chiude e non infiora;

il volto stanco sul seno a riposare,

odor di mare come libeccio a prora,

qui sul tuo corpo mi lascio naufragare

con il sapore salato dei tuoi baci,

e non v’è altro che voglia ricordare.

 

Così che t’amo, di nuovo tra le braci,

a te legato da turgida catena,

sfiorando appena gli occhi tuoi loquaci

il mio veliero conduci a notte piena;

salpando ancora verso sperduti porti

il viaggio guidi, a guisa di polena,

tra gli orizzonti dai connotati incerti

l’anima tua mi sembra d’ascoltare,

e non son più capace di scordarti,

mentre la rotta non smette di mutare.

*Versi ricevuti direttamente da: ©giancarlofattori2014

**Foto quadro “Paolo e Francesca” postata direttamente dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.castellodigradara.it/paolo-e-francesca/

Versi… di Giancarlo Fattori… nella categoria coll. e sosten. del dinanimismo

PARTENOPE

di

Giancarlo Fattori

 

donna-di-fuoco1Tu non muori, nei riflessi dorati del tramonto,

ché t’aggrappi al nutrimento delle fiamme,

a scintille, ai barocchi splendori delle gemme

nella cui ombra, fievolmente, m’addormento.

 

Di fuoco, terra, acqua, è il corpo tuo sublime,

le radici abbarbicate tra le rocce, sotto il sole,

capelli come foglie, sguardi come fumarole,

la passione che sprigioni, e che l’anima m’opprime.

 

L’amore diviene amaro, è sconforto e poi schiuma

d’un mare antico sul quale è fatica navigare,

le vele rattoppate, avvolte ai nostri corpi come bare,

si gonfiano al vento, mentre tutt’attorno si fa bruma.

 

Passione mia che attrae, passione che respinge,

di languide occhiate, di scaltri tuoi veleni,

ché morte t’accompagna, pallore che ti tinge

 

del pianto della cetra, in un sonno senza tomba:

il mare già ti accoglie, ti veste di licheni,

t’accarezza col suo vento, come ali di colomba.

 

Ed io, che al tuo abbraccio non ho forza di fuggire,

lascio l’amore morire dell’amore, il fuoco dentro

languire di bellezza, del bagliore un po’ rossastro

del vulcano, che la notte s’appresta a illividire.

 

Avvinta mollemente alla pelle eccitata del Vesuvio,

a greco amante, al labbro seducente di Odisseo,

mi plasmi di una triste, angusta morte da museo:

petraia della storia, ghiaia, polvere, e declivio.

 

E alla mia mestizia dai la forma di conchiglia,

di strada lastricata per la mia anima viandante,

con gli occhi furibondi di bella cartomante

che imprigiona il cuore come dentro una muraglia.

 

Lacrima di mare, lacrima di raminga luce,

lacrima di terra ridotta a zolle aspre, dure,

sontuosa carne che all’amplesso mi seduce

 

ascolto senza fiato la tua voce di nudo scoglio,

le ferite tue antiche, il tuo pianto, le cuciture

del tuo ventre su cui stendo, silenzioso, un giaciglio.

 

 

*Versi ricevuti direttamente da Giancarlo Fattori ©2013

**Foto pubblicata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://viadellebelledonne.wordpress.com/2012/11/17/fammi-giocare-col-fuoco-di-francesco-de-girolamo/

Giancarlo Fattori… tra amore, odio e poesia

SIA MALEDETTA L’OMBRA…
di
Giancarlo Fattori

nebbia_clima-300x238Sia maledetta l’ombra, la tua figura

spoglia che si dissolve nella nebbia,

a intrecciar una gotica architettura

di lacrime, e ricordi chiusi in gabbia;

 

mentre i lampioni ricamano la pioggia,

anelli d’acqua in argentea miniatura,

in una lingua di fuoco che dardeggia

io respiro parole, dal tempo congelate.

 

E il canto dell’upupa, ai margini d’un campo,

con il suo dedalo di atmosfere accorate,

solingo tinge la mia tenebra d’un lampo.

 

 

*Versi ricevuti direttamente da giancarlo fattori 2013

** Foto postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.vip.it/clima-scomparsa-nebbia/

Nuovi versi di Giancarlo Fattori

CHE TU SIA LA PIOGGIA
di
Giancarlo Fattori

imagesChe tu sia la pioggia, in cosmico fluire

t’accolgo, come pensiero che si muove lento,

sulla mia pelle, in un tiepido sgualcire

di emozioni intrecciate a guisa di vitigno,

di onde d’un mare intrepido e sgomento

ove riposa il mio cuore dentro a un sogno.

 

*Versi ricevuti direttamente da Giancarlo Fattori©2013

**Foto postata dalla Redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.cadoinpiedi.it/2012/01

Parole senza titolo di Giancarlo Fattori…

SENZA TITOLO
di
Giancarlo Fattori, 2013
 

tempera su cartone.JPGDai detriti imbrattati dei tuoi lunghi silenzi

s’incatena il fardello , la vertigine nuova,

il tramonto, la prece, il rancore che cova

sotto ceneri antiche,  come fotoromanzi.

 

Il sopruso, la tomba, la lacrima smessa

d’una sgualcita veste, o disfatto giaciglio,

s’inoltra nel fuoco, nel gelido abbaglio

del mio cuore stanco che a stento s’ingrossa.

 

Trovala ancora un’alba migliore,

una ruggine bella di sogno e preghiera

che giaccia sul corpo d’un lontano errore;

 

tra eriche secche di aspra brughiera,

che accenda le labbra, un sorriso a brandelli,

un paesaggio scontroso di alberi brulli.


*Foto: dipinto dello stesso Autore, tempera su cartone.

**Versi e foto ricevuti direttamente dall’Autore

“Probabilmente anche questo è Amore”… secondo Giancarlo Fattori…

L’AMORE PROBABILMENTE

 

lupi.jpgForse è questione di fumo, di macerie,

del tuo profilo disegnato tra le barricate,

trascinare le catene sulle strade lastricate

di storia, del rosato granito delle miserie.

È, negli occhi, l’inverno, il gelido respiro

che si annida tra le pliche di immobili fossati,

la ragnatela che brucia, affatica ogni sospiro:

come danzare, incoscienti, su silenti campi minati.

E punto in silenzio, nel tramonto, il fucile,

lo stormir di querce, il timore che schermisce,

nutrire il sole, il dolore che l’anima ferisce,

per ritrovarmi solo, i piedi nudi nel fienile.

Mi sembri stupita, dando fuoco ai tuoi capelli,

del bisogno che ho di spargere benzina,

di coprire il vuoto con ruvide, umide pelli,

coi cori arcani nel clamor d’una mattina.

Giancarlo Fattori


**Versi ricevuti direttamente dall’Autore.

***Foto “lupi d’inverno” postata dalla Redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.vergerio.it/arte5.html

Variazioni sul tema… poetico – Giancarlo Fattori”

VARIAZIONE SUL TEMA

«DESERTO DI MALINCONIA»

di

Giancarlo Fattori

 

vvv(1).jpgVorrei,

d’un oceano,

avere le profondità,

scandagliare,

a mani nude,

quell’oscuro silenzio

che mi è casa,

amante, amico.

Vuote,

le mia dita,

col sangue arano

la terra su cui muoio,

nel vento

il cui soffio

bussa nel buio.

Portare il viaggio

a termine

è cosa dolorosa,

se il cielo è così bello

che fa male

a respirarlo.

Come una musica

nasce, poi muore,

così il suono

del tuo nome,

che fa pulsare

la terra

in un tremore

impercettibile.

Le tue mani,

nel sogno

che m’appare

assai stanco,

s’intrecciano

alle mie:

rami che dipanano,

in fitte ragnatele

si stendono

sul morbido tappeto

di questo deserto

di malinconia.


Giancarlo Fattori

su un’idea di Antonio Fornaro

©2013

*Versi e foto ricevuti direttamente dall’Autore.

Giancarlo Fattori – nuovi versi dai nostri Amici sostenitori e collaboratori-

SValentinoMAr012.jpgBacca di ginepro in un cuore d’ambra

di

Giancarlo Fattori


Bacca di ginepro in un cuore d’ambra

è il tuo bacio, che i nostri corpi inchioda

alla croce di un volo, a precipizio sul baratro

il cui fondo è mare burrascoso,

e io ne ascolto, con senso di piacere inaspettato,

il fragore, l’odore sparso al vento.

Finché mare e carne diventano cosa sola,

sulle rocce, sulle chiglie di antiche navi

adagiate al fondo degli abissi,

nelle oscurità del tempo che non ha fine.



*Versi ricevuti direttamente da: Giancarlo Fattori

**Foto postate dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.ambrefossili.org/

RUMORI… DI ONDE… di Giancarlo Fattori!!!

LE ONDE

di

Giancarlo Fattori

 

 

14698464-le-onde-del-mare-sferza-linea-impatto-roccia-onthe-spiaggia.jpgFrangenti, suono di emozioni

che vanno in frantumi:

io, solo, gli occhi chiusi,

le immagini, la foschia pallida,

l’emaciato dipinto di questi stati d’animo

che salgono,

scendono,

con clangore

si rincorrono,

nel clamore

aprono porte,

cantano canti

con arcane voci

d’Africa e Oriente,

si stagliano su cieli

d’infinito vagabondare.

Risveglio, brezza di mani

(carezze sulla pelle,

su labbra screpolate

di salsedine e vento,

su ambrate cosce)

distese immense

che non riesco a contenere:

alberi d’acqua, capelli d’alghe intrecciati,

sguardi e castelli di sabbia;

ti tengo la mano,

mentre si prende il volo

sulla scogliera,

e mi graffio le gambe,

e ti strapazzo l’anima,

e mi laceri quel che resta

del cuore, del mare dentro,

dell’ombra, delle nubi di bora.

Altro non sono che un fiore,

nella cornice d’una finestra,

d’uno stipite rotto;

inchiodato al verde bottiglia del mare,

alle barche in lontananze di velati miasmi lagunari,

alla roccia ultima che attende all’incrocio di due mari;

tre,

se conto quello che mi pulsa dentro;

se conto il colore del tuo corpo

che si spande all’aria con coriandoli

e ciglia increspate di sale;

se conto il desiderio che hai di me,

tra i relitti trascinati a riva dalle profondità

della nostra passione, dei voli spudorati;

tra i segni del tempo

che abbiamo tatuati addosso.

Non restiamo che noi,

il mare di fronte,

la sua anima che si frange,

i nostri corpi di sudore e lacrima,

contorti eretti puntati al cielo:

arsi dalle fiamme

consunti dalla danza

adagiati su letti di sabbia.

Basta poco,

perché il vento

ci accarezzi,

disperdendoci

nella sua eternità.


*Versi ricevuti direttamente da Giancarlo Fattori, Giugno 2013

**Immagine postata dalla Redazione e liberamente tratta da: http://it.123rf.com/photo_14698464_le-onde-del-mare-sferza-linea-impatto-roccia-onthe-spiaggia.html

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