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DINANIMISMO: FUTURISMO INVERSO, ALLA RICERCA DELL’ANIMA SMARRITA

Benedetto ciclista1926.jpg 

DINANIMISMO: FUTURISMO INVERSO, ALLA RICERCA DELL’ANIMA SMARRITA

di

Zairo Ferrante

“Ciclista” Enzo Benedetto 1926, quadro che qui potete ammirare capovolto

Il grande merito del futurismo, e lo si evince già dal nome, è stato quello di saper leggere il futuribile. Infatti, Marinetti e i Suoi intuirono che il mondo stava per cambiare, capirono prima di tutti gli altri che il progresso e la tecnologia stavano per diventare delle costanti della società e non più eventi estemporanei.

Fu così che grazie ad una genialità senza paragoni, seppero elevarsi a “Maestri di Anime” e, per mezzo della loro produzione artistica, presero per mano l’uomo dell’inizio ‘900, ricco di “pathos” ma non pronto per il progresso, e lo accompagnarono nel “mondo tecno-sviluppabile”.

Oggi, in un mondo “tecno-sviluppato” in cui la scienza e il progresso sono delle costanti giustamente inarrestabili, l’Artista deve fare esattamente il contrario.

Bisogna, infatti, che la produzione artistica aiuti l’uomo “pre-robot” a ritrovare e a far ripartire la sua Anima disorientata dall’eccessiva velocità e dai numerosi input che arrivano dai media, dalle vetrine e dalla globalizzazione.

Queste parole possono sembrare eccessive – o meglio folli – ma sono, secondo me, necessarie affinché tutti si rendano conto che a breve quello che distinguerà l’uomo dal “post-umano” sarà proprio il suo sapere e dovere “fare anima”.

Quel “fare Anima” che si compie nell’introspezione, nella riflessione, nella capacità critica e discriminativa tra ciò che è bene e ciò che è male.

Quel “fare anima” che in un turbine di velocità si sta perdendo e che il DinAnimismo, invece, invita a non sottovalutare.

Anima che va recuperata anche per mezzo dell’arte, che deve essere semplice, della gente, immediata, per la gente, forte e sconvolgente proprio come quella futurista.

Ecco che, in virtù di quello appena scritto, ritengo che il DinAnimismo, la sua idea di arte, la sua indipendenza (intesa anche come assenza di vincoli per tutti coloro che in qualche modo sono in sintonia con esso) e la sua singolarità (mantenuta anche incarnando un sentimento probabilmente comune e diffuso), dovrebbero essere da tutti considerati, rispettati ed eventualmente ampliati e/o modificati in comune, dalla gente, per il futuro comune e per la gente futura.

Il DinAnimismo è un’idea libera, ne accetta altre e difende le opinioni di tutti, non in virtù del loro essere favorevoli o contrarie, ma in base al loro esistere, essere e voler continuare a essere libere.

Ricordate: il Futuro senza l’Anima non esiste perché non lo si può né immaginare né costruire.

ZF

 

Il Prof. Vecchioni dà lezioni di “dinanimismo” al festival di Sanremo 2011

kenya002_s.jpgQui, tra i link del dinanimismo, si lotta per una nuova Poetica, si combatte per la poesia della gente. Si cerca d’esortare i Poeti, affinchè “costruiscano” versi per l’Uomo, parole che lo costringano a riflettere e che lo sospingano verso il cambiamento. Sono convinto che le cose possono cambiare anche, se non soprattutto, con la forza della “Voce”. La voce di un popolo che è ancora in grado di farsi delle domande. Forse sono un illuso, ma poco importa, perchè sono sicuro di non essere il solo. Ecco che in tale contesto mi sembra doveroso sottolineare la grande Poesia che il Prof. Roberto Vecchioni ha presentato al festival di Sanremo 2011. Una canzone coraggiosa, parole che costringono a riflettere e che donano  speranza per il futuro. Una vera opera umanistica. Una grande dichiarazione d’amore verso l’Uomo e il suo pensiero. Probabilmente Vecchioni non lo sa ancora (e forse non lo saprà mai) ma, dopo questo capolavoro, nel mio cuore Lui è già dinanimista.

Perchè il suo è anche il mio sogno, quello di “difendere questa umanità restasse un solo Uomo”.

Perchè la sua è anche la mia speranza, “Che questa maledetta notte dovrà pur finire, perché la riempiremo noi da qui di musica e di parole”.

E tutto questo, miei cari Amici, cortesemente, “chiamatelo ancora Amore”.

Zairo Ferrante

*****

*Testo Roberto Vecchioni Chiamami ancora amore

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare;
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserton come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero;
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso,
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché noi siamo amore.

*Testo tratto da: http://www.sdamy.com/roberto-vecchioni-chiamami-ancora-amore-sanremo-2011-13871.html

**foto tratta da: http://www.vecchioni.it/roberto/biografia/

 

 

E’ DI CESARE PAVESE IL PRIMO SAGGIO DEL DINANIMISMO?

cesarepavese.jpgDa tempo, con il dinanimismo, sostengo l’importanza di una Poesia e di un’Arte rivolta all’Uomo, ritenendole, innanzitutto, pure ed essenziali voci ed espressioni dell’anima. Sin dalla sua nascita, il movimento ha esortato il Poeta e l’Artista a rivolgere all’Uomo il proprio lavoro, che, servendosi di linguaggi semplici ed immediati, ha il compito di accompagnarlo e sostenerlo attraverso il suo viaggio nel “divenire”. Poesia ed Arte intese come spinta verso una vera rivoluzione delle anime e come arma contro la superficialità. Poeti ed Artisti che lavorino per l’Uomo e sopratutto con l’Uomo.

Parole, quelle del dinanimismo, forse dimenticate ma, sicuramente, non nuove e, a conferma di ciò, di seguito vi ripropongo uno scritto del grande Maestro Cesare Pavese, segnalatomi dal poeta argentino Carlos Sanchez, che qui sinceramente ringrazio.

Il saggio in questione s’intitola “Ritorno all’uomo” ed è stato pubblicato sull’Unità di Torino nel 1945. Non un semplice scritto, ma una vera e propria professione d’Amore nei confronti dell’Uomo e della sua Dignità. Non un semplice articolo di giornale ma un profetico invito rivolto soprattutto ai Poeti, affinché finalmente si decidano, con serenità e per completezza d’animo e di obiettivo, a tendere il proprio cuore all’anima dell’Uomo per salvare l’anima del Mondo e per raggiungere il proprio, e tanto desiderato, “nirvana” artistico.

Parole che, se contestualizzate con la dovuta umiltà, possono tranquillamente essere considerate il primo vero manifesto poetico del Dinanimismo…

Zairo Ferrante 13-2-2011

…*Per leggere l’artico in versione integrale, compreso l’originale “Ritorno all’uomo” del Poeta Pavese accedere al sito: GUMWRITER

VERSIONE ORIGINALE SAGGIO SETTEMBRE 2009

 

 

***Alcuni dei seguenti saggi di Zairo Ferrante sono stati inseriti, in versione modificata e/o corretta, ne “I bisbigli di un’anima muta”.

Libro del medesimo autore, edito da  CSA EDITRICE   (2011).

 

“DINaNIMISMO E POESIA INTESA COME DINaNIMA”

 

 

35369_138328736191550_100000432743504_291431_4148116_n.jpgSento la forte necessità di chiarire ulteriormente il significato dei concetti, da me espressi, di Dinanimismo (movimento poetico rivoluzionario delle anime) e di Poesia intesa come Dinanima onde evitare che il mio, continuo, parlare di “movimento poetico” possa essere frainteso o scambiato per un atto di presunzione.

Tranquillizzo tutti!

Non ho ha la pretesa di stravolgere la Poesia ed infangare chi abilmente scrive da anni per professione, sia perché nutro immensa stima nei confronti di Questi, sia perché non credo di esserne capace e per età e per cultura.

Il termine “movimento” deve essere inteso come una “quasi provocazione”  volta a far riflettere sul perché si assiste, specialmente da parte dei più giovani, ad un allontanamento dalla Poesia ritenuta sempre più spesso, una forma di scrittura incomprensibile o addirittura vecchia e fuori moda.

Ovviamente non ritengo possedere una risposta assoluta o inopinabile; ma quello che ho pensato è stato ingenuamente che forse non è stato l’uomo ad allontanarsi dalla poesia ma il contrario.

Ho pensato che, da alcuni anni a questa parte, il fare Poesia si sia allontanato dal fare immagine non riuscendo più neanche a “fare Anima”.

(A tal proposito, riporto le parole di James Hillman rilasciate in una Sua intervista tanto illuminante da divenire uno splendido saggio edito da BUR “Il piacere di pensare” conversazione con Silvia Ronchey  …I grandi epici, e anche i poeti di oggi non usano astrazioni. Cercano di esprimere il mondo interiore con immagini e suoni molto precisi e concreti. I nostri sogni non dicono <<paura>> o <<sesso>>. Nei sogni incontriamo eventi e immagini…..  Ciò che la psiche fa per prima cosa è presentare la sua interiorità nei sogni….non in parole, non in concetti, non in sentimenti: in immagini! Quindi se l’attività primaria e congenita della psiche è  <<fare-immagine>>, poiesis in greco, allora la psicologia deve essere prima di tutto uno studio dell’immaginazione…”)

Ecco che il mio parlare di “DinAnimismo” vuole essere un’esortazione a ritornare ad una Poesia capace di smuovere le anime servendosi, semmai, di parole semplici ed immagini immediate in grado di mettere il lettore in condizione di raggiungere, con la fatica dell’immaginazione e della riflessione, la “personale emozione”.

Poesia che adotti un linguaggio consono a quello dell’anima.

Non parole come serenità e tranquillità ma il “naufragare dolce” Leopardiano.

Non la parola Amore, ma immagini di gioia, fatica, difficoltà, ansia, etc. che unite danno una precisa sensazione, quella che l’anima definisce Amore.

Poesia  come fedele Cicerone, che accompagnandoci lungo la strada più ardua e difficile, ci conduca alla riscoperta dell’anima interiore ed esteriore fondendole in un’unica e dolce musica.

Ovviamente questa non è cosa semplice, e riconosco che non sempre sia facile per il Poeta  creare una Poesia o addirittura un intero libro fatto di “immagini pure”,  quindi quello che auspico è un “semplice tendere” della Poesia verso l’anima, da me definita come “Dinanima”, in modo da suscitare nell’animale-uomo l’interesse e soprattutto il piacere nel metabolizzare l’immagine e sviluppare l’emozione.

Contrastando, in questo modo, quella superficialità che sempre più frequentemente usiamo nell’approcciarci agli avvenimenti quotidiani che si susseguono nella nostra vita.

É un poco come  mangiare un piatto pronto da riscaldare al microonde o mangiare un piatto che ci siamo, con fatica, preparati con le nostre mani partendo dai singoli ingredienti  consigliatici da un amico.

Credo che solo in quest’ultimo caso si possa riscoprire il vero piacere del cibo e del mangiare.

Detto questo mi auguro che sia stato felice nello spiegarmi e spero vivamente che le mie parole vengano prese per quello che sono:  riflessioni di un ventiseienne innamorato della Poesia.

Inoltre auspico che queste poche riga possano far riflettere anche Coloro (ed immagino siano tanti) che non condividono il mio modesto pensiero, forse per Loro poco poetico ma almeno ingenuamente sentito.

 

Zairo ferrante

 

**Quadro di:  NICOLA VILLANO 

DIVERSO DA CHI?

UN PERCHE’ DELLA POESIA

di Zairo Ferrante

 

Maria_Magdalene_crucifixion_detail.jpgE’ da tempo che promuovo l’utilizzo della Poesia come mezzo d’introspezione.

Un’introspezione non fine a se stessa, non puro egoismo.

Guardasi dentro significa si… cercare di capirsi, vuol dire certamente prendere atto dei propri limiti e dei propri “daimon”; ma la vera introspezione si compie solo quando si proiettano le proprie conclusioni all’esterno.

Introspezione vuol dire capirsi per capire, un pensiero è realmente positivo solo quando produce dei frutti tra la gente e per la gente.

Capire se stessi senza sforzarsi di comprendere, se non di aiutare, il prossimo è un lavoro vano ed in alcuni casi addirittura controproducente, perché può rendere schiavo dei propri limiti senza aiutare a superarli.

Ecco che la lettura di una Poesia con annesso lo sforzo cui siamo obbligati a sottoporci per comprenderla e per comprendere chi l’ha scritta, può regalarci un valido sistema per entrare in sintonia con i nostri possibili interlocutori, al fine di evitare che la società si divida sempre di più tra chi non è compreso e tra chi non vuole comprendere.

L’Anima esiste, è una qualità di tutti e se La si riesce a leggere e decriptare può davvero donare tanto.

A tal proposito vi propongo una lettera tratta dall’illuminante blog di Don Franco Barbero che, Lui stesso, con estrema gentilezza d’Animo mi ha permesso di “rubare”.

 

 

UNA LETTERA FIRMATA

Caro Don Franco

Sono una ragazza di 29 anni che ama una ragazza.

Non sono credente, purtroppo, a volte mi viene da dire, ma volevo ringraziarla con tutto il cuore per quello che fa, per quello che rappresenta, perché le assicuro che nelle sue parole di pace, di accettazione di accoglienza, tutti, credenti, non credenti, troviamo ristoro e serenità.

A forza di sentirsi appellare come esseri immorali, depravati e incapaci di amare, a volte si finisce per aver paura di essere veramente così, ci si pone la domanda “ma sarà vero, se tutti me lo dicono ci sarà un motivo!”e, in conseguenza di questo ci si auto emargina, ci si toglie importanza, come se si avesse meno diritto ad una dignità personale, come se la propria esistenza non avesse valore in quanto tale, ma in quanto tollerata da una produttiva, sana  eterosessuale cerchia della società. Ci si sente, in altre parole, realmente esseri umani di serie b.

Anche per questo e per quel che può valere, le sono vicina e la appoggio, sperando che sempre più esseri umani possano camminare fianco a fianco come fratelli, con rispetto, con tolleranza, nel comune sforzo di ricerca della libertà e della dignità di ogni individuo.

Con rispetto e affetto

Enrica

 

LA RISPOSTA

Cara Enrica,

la sua presentazione fuoriesce da tutte le definizioni e categorie, ma è ciò che dà sostanza e valore a tutta la nostra gioia e fatica di vivere.

Le auguro di essere sempre “una donna che ama”. Solo il pregiudizio e la violenza impediscono ad una donna di amare un’altra donna, ad un uomo di amare un altro uomo.

Trovo straordinariamente intelligenti e realistiche le sue considerazioni. Chi non rientra nel modello unico, deve compiere un lungo cammino per non lasciarsi seppellire sotto una montagna di pregiudizi, luoghi comuni, sguardi e parole sprezzanti. Ma, soprattutto, esiste una congiura per convincere il “soggetto sbagliato” che, al più, potrà guadagnarsi un po’ di tolleranza. Così ancora si esalta la magnanimità di chi tollera i “diversi”.

Quante volte, essendo un prete anomalo, mi sono domandato se non ero io fuori strada, se le mie non erano deviazioni mentali, se non mi ero messo fuori dal sentiero del Vangelo. I sorrisi sprezzanti, l’emarginazione istituzionale, la povertà economica, i richiami e le deplorazioni ufficiali… mi hanno spesso richiesto molto energie per conservare quel tanto di autostima, di pace e serenità che sono necessarie per una vita dignitosa. Poi la fiducia in Dio, il sostegno di tante persone come lei, il mio piccolo lavoro quotidiano e lo sguardo attento al crescente movimento internazionale per i diritti, mi hanno dato la possibilità di sentirmi una persona né inferiore né superiore. Oggi, ormai vicino alla fine della mia vita, sento che di una esistenza resta solo l’amore ricevuto e dato.

La ringrazio, carissima Enrica, per la sua vicinanza e per l’appoggio che mi è prezioso. Lei ha davanti una vita intera da vivere con intensità e fiducia; una vita intera con l’orizzonte e l’impegno per la fraternità e la libertà di essere se stessi, se stesse.

Con profonda stima e con tanto affetto

          don Franco

don Franco Barbero

 

 

VERSIONE ORIGINALE DEL 1° MANIFESTO DINANIMISTA 31 LUGLIO 2009

Manifesto

del

DinAnimismo”

MOVIMENTO POETICO RIVOLUZIONARIO DELLE ANIME

(POESIA: LA VOCE DELL’ANIMA)

di

Zairo Ferrante


 

A chi mi rivolgo? A tutti, proprio tutti, a coloro che amano la Poesia, a coloro che La odiano, a coloro che fanno, a coloro che pensano di fare o di non fare Poesia, a coloro che dicono: “la Poesia non fa per me”, a coloro che pensano che la Poesia sia fortuna di pochi, qualità e virtù di certa cerchia ristretta di persone. Sempre più gente si allontana o evita di avvicinarsi a questa forma “Innata d’Arte” e sempre più “Dotti” cercano di spacciare la Poesia come un qualcosa di non accessibile a tutti. Signori miei, “mercanti di classismo” secondo me, siete sulla strada sbagliata!

La Poesia è Anima, anzi è la voce dell’Anima, è istinto, è voglia di vivere, è uno dei pochi mezzi (insieme alla Musica ed alle Arti visive e figurative) che permette, a mio avviso, di dialogare in silenzio con noi stessi. E partendo dal presupposto che tutti abbiamo un “Anima”, mi sembra facilmente intuibile che tutti abbiamo la capacità di ascoltarla e soprattutto capirla. Basta imparare la sua lingua, una lingua che può essere semplice o complessa questo non importa, una lingua che adotti termini “antichi” o che inventi parole nuove questo non è un problema, una forma che contempli le rime o che le fugga questo è personale. L’importante è che sia Poesia, l’importante è che sia Anima, l’importante è che si ascolti quest’Anima. Ormai signori miei, il mondo corre veloce.

E la fatica per seguirlo è tanta. Difficilmente possiamo sottrarci a questa maratona, ed allora qual’è la soluzione?

Capirsi!!!

Ascoltare, le vere richieste della coscienza, in silenzio, scrivendo, dipingendo o componendo quello che l’Anima detta.

Ed a coloro che dicono ma io non ne sono capace, rispondo: Impossibile!!!

Hillman in Re-visione della psicologia (1975) scriveva: “La terapia o l’analisi non è solo un qualcosa che gli analisti fanno ai pazienti, essa è un processo che si svolge in modo intermittente nella nostra individuale esplorazione dell’anima, negli sforzi per capire le nostre complessità, negli attacchi critici, nelle prescrizioni e negli incoraggiamenti che rivolgiamo a noi stessi. Nella misura in cui siamo impegnati a fare anima tutti siamo ininterrottamente, in terapia.

La vera difficoltà, secondo me, sta nel capire che “stiamo facendo Anima”, ma quando riusciamo in questo, allora stiamo riuscendo anche a fare Poesia; e quando la Poesia viene fuori , è come un suono silenzioso, che farà sicuramente vibrare qualche altra corda. Questa vibrazione potrà essere percepita da un’altra persona che in quel momento capirà che “sa fare Anima” ed ecco che si farà nuovamente e diversamente splendida Poesia! Ecco la Rivoluzione: un altro nel mondo avrà capito che come tutti sa e può fare Poesia. Un altro nel mondo avrà ascoltato la sua anima. Un altro nel mondo non avrà paura del futuro perché sa che quel futuro non lo travolgerà.

Sparisse il lusso, le automobili, gli aperitivi, la tv al plasma, l’aria condizionata, il riscaldamento ed il petrolio, l’uomo non ritornerebbe agli albori perché a quel punto avrebbe il suo Futuro, avrebbe la sua Poesia, avrebbe la consapevolezza della propria Anima.

Mi auguro allora, che tutti un giorno possano avere una personale raccolta di Poesie, che racchiuda propri componimenti e componimenti di Altri.

Poesie messe insieme non perché appartenenti allo stesso autore, ma perché semplicemente appartenenti alla Poesia.

Poesie messe insieme non perché appartenenti ad una corrente letteraria ben precisa, ma perché semplicemente appartenenti all’Anima.

Poesia intesa come: “DinAnima” (crasi tra Dinamismo ed Anima).

Poesia, innata ed istintiva terapia del “normale”, sublime voce di Tutte le Anime, nemica del male del ventunesimo secolo; nemica della superficialità.

 Zairo Ferrante

Pubblicato su diversi riviste, blog e quotidiani on-line (estense.com, asinorosso, fai notizia, il diaologo.org, et Al.)

saggi dinanimisti

37889_138326866191737_100000432743504_291412_7917154_n.jpgLA POETICA DEL TU da il Dialogo.org

di Zairo Ferrante

Opera: CRISTO 2010 ceramica di -NICOLA VILLANO- omaggio a TIZIANA-

Una breve riflessione sulla “poetica del Tu” che prende spunto da uno scritto di Capitini.

La ringrazio è stato davvero gentile!!!
Di nulla, si figuri…e poi mi dia del tu.
In queste poche parole è racchiusa tutta la poesia del genere umano.
Mi dia del tu: non un semplice invito, non una semplice richiesta, non una mera cortesia, ma una vera comunione.
Un messaggio pesantissimo, l’invito al tu vuole essere un invito ad entrare in sintonia con l’interlocutore.
Chi dice: “mi dia del tu”, sta dicendo: “fai pure, prego, sono un uomo anche io”.
Lo stesso Capitini (Filosofo e maggiore esponente del movimento Nonviolento italiano) attribuiva un’importanza fondamentale all’apertura interpersonale che poteva e doveva nascere dal Tu ed infatti in uno dei suoi scritti Egli affermava:
“Oltre il Dio delle opere, sentiamo il Dio dei tu… Ma se il Dio che così si aggiunge alla nostra vita anche più alta, è il Dio che dice Tu a tutti e li vuole in eterno liberati, è chiaro che grande valore della nostra vita ha non solo l’atto creante valori, ma l’atto dei tu ai singoli esseri, quello aperto alla realtà liberata per tutti. Dire tu è atto divino. E così la vita religiosa non è tanto dire Tu con la maiuscola a quel Dio, ma dire tu con la minuscola ad ogni essere.”
Come a dire: non preoccupatevi del rapporto con Dio…..

 

E’ COSì CHE L’ANIMA MUORE

L’Anima vive nelle cose del mondo. La Poesia vive nelle cose del mondo. L’uomo che preserva le cose del  mondo preserva l’Anima e la poesia.

Distruggiamo le prime e vediamo cosa resterà delle seconde, se non il ricordo.

Zairo Ferrante

Il video che segue è tratto da youTube…una vera poesia Ferrarese che lentamente muore:

LA poetica dinanimista

 

L’ANIMA DEL LETTORE PER SALVARE LA POESIA

di

Zairo Ferrante

 

cometa.jpgSpesso mi sono soffermato a tracciare le linee che, in qualità di “scrittore di versi”, avevo deciso di seguire.

Vi ho parlato spesso di una poesia semplice, di una poesia fatta per la gente e con la gente.

Ho professato un’arte che si sforzasse, in ogni modo, di andare in contro al lettore ma, pur non rinnegando questi concetti, aggiungo oggi un altro tassello a questo puzzle.

Il pezzo mancante è il lettore, il quale deve sforzarsi di aprire la propria mente alla poesia e di aprire la propria anima al poeta.

Infatti, è impensabile chiedere a quest’ultimo di svalutare la propria opera rendendola pienamente comprensibile a tutti, è impossibile chiedere all’artista di snaturare completamente la sua arte e di sacrificare le sue gioie ed i suoi dolori in nome di una chiarezza che potrebbe uccidere la poesia trasformandola in prosa.

Ecco perché, con questi pochi righi, chiedo l’impegno del lettore affinché, con gioia ed eventualmente sacrificio, cerchi di proiettare la propria anima sui versi in modo da non vanificare la fatica del poeta ed in modo da salvare, insieme, tutto quello che chiamiamo, e spero continueremo a chiamare, poesia.

In conclusione, quasi a voler immortalare quanto detto, ecco che vi dono degli splendidi versi del Poeta e Maestro *Beppe Costa ( http://beppe-costa.blogspot.com/ ).

Ringraziandolo sinceramente per le sue splendide ed importanti parole che hanno, letteralmente, aperto la mia mente e che spero aver interpretato correttamente.


*Cammino fra polveri e macerie
guardo colori e braci
affascinato e stordito
cerco di capire cosa accada
cosa mai sia accaduto
sempre
nei giorni e nei millenni
Se ascolto mi sforzo tento di sentire
mi fermo fra esplosioni e rumori
guardo mi ostino ad ascoltare
nette le voci si alzano
raccontano spiegano si spezzano
masse e solitudini
amori e guerre

Le sento adesso
chiare
sono le voci dei poeti

*Versi Tratti da:http://www.opposto.net/

MANIFESTO DINANIMISTA

 

POESIA COME MADRE BUONA DEL MONDO

(manifesto dinanimista per una centralità della Poesia)

di Zairo Ferrante

 

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**

“Già vivere in dignità e controcorrente, oggi, è Arte”.

Queste sono le parole della scrittrice Giovanna Mulas, che da qualche tempo, come goccia sulla roccia, stanno “scavando” nella mia anima.

Vivere controcorrente è già arte, ma forse anche vivere l’arte è già essere controcorrente!

Ecco che, in “contrapposizione” a tutti quelli che continuano a relegare la sublime Arte in un angolo facendola diventare materia d’élite, io con questi pochi righi, voglio reclamare l’importanza della Poesia e per l’uomo e, soprattutto, per la società.

Poesia come arte del cercare, Poesia come voce dell’anima, Poesia come arma contro la banalità e la superficialità.

Alla domanda che cos’è per te la Poesia, io rispondo: “la poesia esiste ed è la Madre buona di tutte le cose del Mondo”.

Infatti una Mamma attenta che conosce bene tutti i propri figli, è in grado di andare oltre i loro abiti dismessi macchiati d’erba, oltre il grasso di bicicletta che dipinge i loro volti ed è, soprattutto, in grado di perdonare i comuni ed innocenti pasticci dei suoi figli buoni per arrivare, così, in fondo al loro animo e tirar fuori quello che di buono e puro vi si racchiude.

Affinché questo possa essere d’esempio per gli altri fratelli che vogliono imparare e percorrere la giusta via.

Così anche la poesia è in grado di raggiungere l’essenza di tutte le cose del mondo, superando la barriera dell’apparenza ed esaltando quello che di buono vi è nascosto.

Affinché l’umanità possa avere un piccolo sentiero ben tracciato.

Di per contro, un Madre amorevole che vuole il bene dei propri figli, mai si sognerebbe di esaltare le qualità del figlio cattivo, se non per monito nei confronti degli altri affinché non seguano la stessa sua smarrita strada.

Proprio come la Poesia, che mai si sognerebbe di cantare ed onorare il brutto delle cose o l’atto criminale, gratuito e non eroico se non per condannarlo.

E qualora si verificasse il contrario di quanto appena detto, certamente gli uomini giusti non parlerebbero più di poeta e poesia ma di perverso e perversione.

Quindi la Poesia, proprio come una dolce Madre, non può che essere amata dai “figli buoni” che la considerano una guida verso il vero e verso il bello e non può che essere temuta dai “figli cattivi” che, invece, la considerano giudice ed arma pronta a smascherarli, condannarli ed eventualmente punirli.

Inoltre, se si è figlio buono, non occorre necessariamente capire quello che una buona Mamma (o Poesia) vuole dire; spesso basta solo saperla ascoltare lasciandosi per mano accompagnare.

ZF

**Quadro “Maternità” dell’artista Vincenzo Carofalo

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