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Giovanna Mulas: appunti di un viaggio di mezza estate!!!

 

Canarie e i Figli della Luna (aggiornamenti dal blog ufficiale)

di

Giovanna Mulas

“Penso che in parecchi conosciate la cerimonia del the saharaui.                                                                    

Per diverse notti di stelle accese e fino alle tre, le quattro del mattino, ho avuto le donne saharaui e i loro bambini gioiosi, urlanti –figli della luna, li ho chiamati-, davanti alla finestra, tra l’oceano atlantico furioso sempre e comunque, gruppi di gabbiani ciondolanti ed una sabbia grossa, nera, interrotta da palme alte e dune madri. Sono avvezzi a dormire durante il giorno i saharaui, per sopportare meglio le temperature del deserto. Ebbene, queste donne nascoste dai veli è difficile guardarle strappando il mio di velo, quello del pregiudizio, delle feroci impennate femministe. D’istinto penso a quel “…povera musa senza poeta / povero corpo senza investimento / povera donna senza nessuno che la sogni”, di Cristina P.Rossi. Non reggo la visione di una castrazione forzata imposta alla donna, di qualunque tipologia. Eppure, le saharaui, sanno un tempo di altra dimensione, dove tutto scorre lento, lontano da orologi e calendari, legato a stagioni, avvenimenti. Laddove la pioggia rappresenta, come nelle Canarie, benedizione che edifica e non distrugge, si può ascoltare qualcuno dire io sono nato durante le pellegrinazioni all’Est, o nell’anno della caduta del pozzo di Anayim.

Così si regala un nome al nostro tempo di occidentali distratti, nella mitologia saharaui. I saharaui non coltivano la foglia verde quanto, amano ripetere, la cerimonia che l’accompagna e che sotto vari aspetti collego al passaggio del mate argentino di mano in mano, di stessa bombilla, cannuccia, in segno di fiducia e amicizia. La cerimonia del the consiste in tre ronde che rappresentano i cicli dell’esistenza. Il primo sorso è amaro come la vita, il secondo dolce come l’amore, il terzo è soave, dicono, come la morte. Nel sahara una discussione che non si svolge attorno al the sarà poco feconda, formale, meno ispiratrice, spiega il poeta Limam Boicha. E’ un sortilegio, quel rituale che trascende al mero atto di bere il the: il gusto riempie l’aria fondendosi col lebjur, l’incenso, si espande in bocca e il dialogo nasce come spuma, le emozioni fluiscono.

L’alba canariense, preciosa, velata di bruma, ci saluta dalle spalle dell’isola di Tenerife, allungandosi su colline dolci, oceano e ancora oceano, su un’architettura affascinante, di chiara influenza portoghese, di legno intarsiato nelle balconate, pietra grezza e ceramica. Le Canarie sono terre aride ma ospitali, odorano di magia e rabbia repressa come la mia Sardegna. Segnate storicamente da invasioni aliene, ferite dalla crisi economica mondiale, patria di gruppi indipendentisti che alternano esperienze di teatro sociale alla radio comunitaria, in resistenza, da sempre, contro uno Stato padrone. La vita nelle isole, cosmopolite, si svolge lenta, violentata dal turismo di massa. Rappresenta una cerimonia del the saharaui: quel gusto ti esplode in bocca, ti affratella alla spuma dell’oceano, quindi al mondo stesso.

Con Samir, Antonio, Isa, Juan Carlos, Susi e gli altri amici poeti mangiamo papas con mojo picon, formaggio di capra, pescado, quel platano fritto che adoro, introvabile in Italia. Ridiamo amari…”

 

Continua a leggere il pezzo dal blog ufficiale: http://giovannamulas.baab.it/2012/09/23/canarie-e-i-figli-della-luna/

*Estratto ricevuto direttamente da Giovanna Mulas http://giovannamulas.baab.it/

**Immagine liberamente postata dalla redazione di questo blog e tratta da: http://it.paperblog.com/il-te-nel-deserto-e-una-tazza-piena-di-sabbia-e-stordimento-quella-che-bertolucci-ci-ha-offerto-543247/

FIRMA ANCHE TU: Manifesto di Resistenza della Cultura per la Vita

Manifesto di Resistenza della Cultura per la Vita
( Firma e fai firmare: al fianco dei minatori, dei cassaintegrati, Uomini e Donne in resistenza )
Giovanna Mulas

 

Affinché l’ autentico intellettualismo etico, cultore di un moderno valore umanistico secondo cui l’agire morale è possibile soltanto in quanto si conosca e si razionalizzi il bene mediante l’intelletto;
tramite il presente Manifesto di Resistenza della Cultura Per la Vita vada a testimoniare sostegno coerente, costante al fianco dei minatori, dei cassaintegrati, Uomini e Donne in resistenza, Cittadini italiani provati nella loro dignità e privati della stessa, in un’ Italia da allarme sociale dove undici milioni di persone vivono in vergognosa povertà.
Una nazione che nel 2013, secondo la Banca d’Italia, supererà l’ undici per cento del tasso di disoccupazione stroncando, per lo più, l‘avvenire produttivo di giovani e donne.
Un’ Italia dove cultura ed arte muoiono in silenzio, dove affonda la stessa identità.
E mentre l’ indigenza mette in ginocchio una popolazione stordita, impreparata al peggio,
nell’assenza di un’informazione libera da condizionamenti,
Governo e partiti proseguono scandalosi, coesi, nel non privarsi di antichi privilegi, nel sostenere quella politica bancaria perversa, già scritta:
ai poveri si aggiungono e si aggiungeranno nuovi poveri, i ricchi si fanno più ricchi ché le possibilità di guidare, governare dal politico, culturale e territoriale, rappresentano porta aperta per quelle istituzioni-Stato che vivono nella e della corruzione.
E’ necessario pensare a modelli diversi di società rispetto al capitalismo, da sempre peggior nemico dell’Uomo: partorisce guerre, individualismo, egoismo. Non è accettabile che, ad oggi, multinazionali e pochi paesi prevarichino sull’Umanità, tentando di conquistare l’egemonia sul mondo.
L’Umanità deve e può lottare per cambiare la situazione sociale ed ecologica del pianeta.
La realtà stessa, la prevaricazione fisiologica e storica del potere, il dominio sul più debole hanno trasportato il popolo nelle vie della risposta spesso violenta, non sempre voluta.
L’asfissiante situazione attuale deriva da una formattazione decennale inconscia sfociata in una generale tolleranza, nella rassegnazione, nel fatalismo acritico.
Da un modo perverso di esercitare proibizioni nell’essere umano, dal persuaderlo affinché durante tutta le sua vita non vada a rompere –e neppure ci pensi- gli schemi prestabiliti, imposti.
Dalla mancanza di un’informazione libera dai condizionamenti dei singoli gruppi di potere.
La vittimizzazione di un popolo si costruisce col tempo e la storia. E’ una cipolla coi suoi strati: il primo è rappresentato dall’impedire un lavoro e di conseguenza il cibo, quindi la dignità, fino ad arrivare al nucleo della cipolla: l’annullamento dell’uomo in quanto tale, la sua distruzione.
TU SEI se consumi, TU SEI se produci. Se crolli lasci di funzionare per il sistema. Se non consumi e non produci non esisti, o meglio: il sistema fa si che tu senta di non esistere. In base a questi crismi è inutile vivere senza esistere o almeno, esistere secondo il concetto imposto di esistenza.
In Italia, oggi, ogni singolo è chiamato sul ring da personaggio, a ricostruire, modellare, migliorarsi e migliorare.
E’ in questo contesto che urge la necessità del ritorno alle piazze simbolo del risorgimento del popolo, il Popolo Mondo. Piazze che mai hanno smesso di appartenere al popolo se non quando il popolo stesso le ha dimenticate, distratto dal nichilismo, da tutto ciò che comporta l’imperialismo.
Un cambio radicale è possibile con l’arte quindi la cultura, per una società dove la Comunità sarà protagonista per un cambio nella coscienza sociale, per la rottura delle catene dei dogma.
Non potremo e non dovremo dare riposo alla nostra coscienza, alla nostra intelligenza fino a quando sapremo un solo uomo nel sopruso, nel degrado iniquo e non voluto.
Un cambiamento è possibile; c’è da camminare e costruire un’ autocoscienza necessaria alla critica costante sulla e della realtà, che tenda la mano ai movimenti sociali in opposizione alla guerra, l’ingiustizia, alla disuguaglianza sociale.
Fragile uomo che solo una goccia d’acqua basta ad ucciderlo…l’unica sua dignità sta nel pensiero, nella conoscenza,
nel diritto di Essere.
 
 
Solo una ragione naturalmente libera, e vera, non è soggetta a nulla ché al Nulla è superiore:
Qui, ora, un Manifesto di Resistenza per la Cultura della Vita.


 
 
Il nostro Basta! per gli operai, i cassaintegrati e le loro famiglie, per i nostri figli, per i cervelli in fuga, per il domani:
 
 insieme è necessario, insieme è Futuro.

 
 
Abbiamo bisogno anche di Te!
 
Firma e fai firmare l’adesione al Manifesto
( nome, cognome, città di provenienza, professione )

 
invia i tuoi dati a: mulasgiovanna@ymail.com
 
 
Ti aspettiamo.

 
 
Giovanna Mulas
  (Seguono Le Firme)

 
 

Dal Blog Ufficiale:
 
http://giovannamulas.baab.it/2012/09/02/manifesto-di-resistenza-della-cultura-per-la-vita-al-fianco-dei-minatori-dei-cassaintegrati-di-uomini-e-donne-in-resistenza/

**LETTERA-PETIZIONE RICEVUTA DIRETTAMENTE DALLA SCRITTRICE GIOVANNA MULAS.

Giovanna Mulas: su Ogliastra (Sardegna), il Generale Angelino Usai, Agualuna.

nessuno_doveva_sapere_cover_180.jpg…Il Generale Angelino Usai, primo storiografo d’Ogliastra, mio prozio, scrisse nel suo saggio ‘Baunei’ (1968) della figura di Maria, strega nel villaggio di Eltili, distrutto secondo lo storico Vittorio Angius “…dalle crudeli inimicizie tra gli abitanti ed una grave pestilenza”.
Le prime citazioni del villaggio, quindi di Maria, risalgono al XIV secolo, in un manoscritto pubblicato da M.P. Boforul si racconta di una donna “venuta dal mare”, unica sopravvissuta alla pestilenza.

Dunque la nostra Maria, essendo divenuta padrona assoluta “per consuetudine non scritta ma con valore di legge” dei beni già appartenuti ai defunti del suo villaggio, un giorno, stanca di governare un paese abitato da scheletri umani insepolti, corvi e animali randagi, decise di recarsi a dorso di cavallo ad Urzulei per donare tutto a quel paese in cambio di una capra, un orto e una casa dove trascorrere la vecchiaia.
Questa figura di donna, già di prima lettura, mi affascinò oltre misura. A lei m’ispirai nell’ abbozzare il personaggio di Aradia in ‘Nessuno doveva Sapere, Nessuno doveva Sentire’.
Ma come poteva aver vissuto mi dicevo, come poteva aver amato e sofferto, gridato alla luna questa zingara del mare?
Pensavo a Maria e pensavo, curiosamente, a mia nonna: lei coi suoi sogni premonitori e i morti sempre vivi, il suo legame quasi morboso con la Natura, lo stesso mio.
Qualche settimana fa, durante uno scambio epistolare con l’amico regista e sceneggiatore babilonese Haydir Majeed, è nata Qamar di ‘Agualuna’.
Ma Maria-Qamar era già viva, già respirava, già parlava.
Esistono persone in grado di controllare il proprio destino, la vita e la morte.
Questa, forse, è la storia di una di quelle persone.
 
Leggi ‘Agualuna‘ dal Blog Ufficiale di Giovanna Mulas: http://giovannamulas.baab.it/2012/08/27/agualuna/
 
*per Ufficio stampa Isola Nera da Giovanna Mulas ( il Blog Ufficiale )

Antes del Confine di Giovanna Mulas (‘Nocturno Oltre Confine’, diario di viaggio in Colombia, estratto):

giovanna mulas,diario,colombia,estratto,blog,dinanimismo“(…) Era di maggio, ricordo, avevo otto anni e camminavo diretta alla scuola.
Prima di arrivare dovevo attraversare un pezzo di campagna agreste sarda, la tanto fotografata dai turisti annoiati, in quel periodo dell’anno in piena fioritura, fragrante di terra umida, rugiada. Cartella sulle spalle, avevo l’abitudine di camminare a testa bassa per “cercare quadrifogli”, andavo ripetendo alle amiche dell’Azione Cattolica. Vidi un uccellino morto, buttato sul ciglio della strada. Un dettaglio comune se vogliamo e di cui, diversi anni più tardi, avrei scritto in un racconto. L’uccellino lo ricordo ancora oggi talmente…bello nell’orrore, nella fissità della sua morte. Imponente, quasi. Di colorito spento, il corpo martoriato, invaso da formiche e parassiti ma la morte, spogliandolo di ogni dignità, in realtà lo rendeva assai dignitoso, un Re in esilio: nella fugacità di quell’attimo rappresentava per me un guerriero che aveva perduto, combattendo ferocemente, la sua battaglia migliore ché l’ ultima. Orgoglioso, ali schierate, ancora e nonostante in trincea, piume disseminate attorno. Il suo onore mi colpiva, attirando un’ ammirazione che a distanza di tempo oserei definire morbosamente malinconica: accerchiato, presidiato ma lui, eroe di tempi ed eventi, lì continuava a stare, imperterrito e orrendo, sfacciatamente fisso, ancora padrone di un campo di battaglia dove, ne ero certa, si era dibattuto fino all’ultimo respiro. Pensai che doveva essere caduto in volo. Non so perché, ma in quell’istante lo pensai. Facile preda di un falco, forse. Ed eccoti qui, mio eroe: a lasciare che sia l’orrore della realtà a parlare del tuo orrore. Deriso dalla vita, sfigurato dalla morte mentre il Tutto attorno, mondo indifferente alla sua carne e ad un’ essenza -se mai c’era stata o c’è, in lui e in noi-; si affollava di erbe e fiori nuovi, odori e umori all’attenti della primavera.
Un mondo-sistema creato per deridere il più debole, macchina-sistema a sfigurarlo, a trasformare in eroicità la normalità di un uccellino che nient’altro domanda alla vita se non di essere un uccellino.
Rabbiosa per l’insensibilità diffusa, avevo calciato terra e sassi addosso a formiche e parassiti inutili…”.

*Estratto ricevuto dalla stessa Scrittrice:
 
 
Continua a leggere dal Blog ufficiale:
 

**Foto postata dalla redazione del dinanimismo e liberamente tratta da: http://www.viaggiscoop.it/foto/107688/colombia/san-agustin.ashx

GIOVANNA MULAS: Aperte le iscrizioni al nuovo ciclo del Laboratorio di Scrittura Creativa e Poesia

dinanimismo,giovanna mulas,corso di scrittura cretiva,inizio,iscrizioniSono aperte le iscrizioni al Laboratorio di scrittura creativa e poesia che con Gabriel terremo a settembre in Arbatax, presso il Caffe’ Letterario La Rosa dei Venti. Classe a numero chiuso. Scrivere un libro: struttura narrativa, tecniche della narrazione, stile, esercizi creativi, sviluppo del talento letterario. Agenzie letterarie: cosa sono e perche’ servono all’autore. Lo scrittore come figura utile alla societa’: responsabilita’ intellettuale. Sui critici letterari, recensori e testate giornalistiche, premi letterari. Pubblicare: in Italia e/o all’estero, case editrici, corruzione editoriale. Poesia, autori e stili, struttura, metafora, haiku.
A chiusura laboratorio si terra’ un reading pubblico con partecipazione diretta degli iscritti al corso.
  
Per iscrizioni/prezzi/vario eventuale: http://giovannamulas.baab.it/2012/06/26/aperte-le-iscrizioni-al-nuovo-ciclo-del-laboratorio-di-scrittura-creativa-e-poesia/

Giovanna Mulas: quando la censura esiste e non fa paura.

giovanna mulas,censura,nuova blog,dinanimismo,scrittrice,poesia,Riporta la scrittrice:

 

” (…) Con righe recenti quanto basta, informavo i Lettori sulla censura politica applicata al mio blog ufficiale.
La lotta contro la censura, di ogni natura e qualsiasi potere la sostenga, e’ fisiologica quanto la liberta’ che nasce con l’Uomo, fa l’Uomo. Censura significa assassinio della mente.
Sul tema potrebbe esserci tanto ancora da dire, troppo. Potrei parlarvi di libri e streghe da rogo, dell’ indignazione conformista di qualche editore che in passato mi ha chiesto di tagliare interi pezzi dai romanzi, pena la non pubblicazione (puntualmente non avvenuta).
O di un paio di readings sulla violenza contro la donna, previsti in piazze che solo al popolo appartengono per natura (nonostante la dimenticanza del popolo) e saltati, come ho gia’ avuto modo di denunciare in altre sedi, per intromissione clericale.
Di una sala conferenze a Leticia, in Amazzonia, riempita per l’ esatta meta’ da soldati armati, ‘a controllo’. 
Ma questo lo leggerete su ‘Nocturno oltre Confine’, il diario di viaggio in Colombia.
Cose a cui un libero pensatore dovrebbe essere abituato, nel suo costante e coerente camminare a piedi scalzi, in dignita’.
Eppure mai dovrebbe avvenire un’abitudine alla censura: assassinio della mente, assassinio dell’Arte.
Potrei parlare anche di certi quotidiani nazional borghesi dall’ autoproibizione esasperata ma oggi, testarda fenice, sono ancora (e solo) a presentare un Blog nuovo, in costante evoluzione, non diverso dal precedente: scrigno di riflessioni, estratti della mia letteratura, reportages.
Tutto un blog che, in realta’, e’ gia’ diario di viaggio, mappatura di pelle: quel lungo viaggio, di oceano e fiume, che e’ la vita. Pezzo di me quanto basta, dove ritrovarci ogni volta che ne sentirete la voglia.

Bene ennidos: benvenuti, bentornati. “

Scopri il Nuovo Blog Ufficiale di Giovanna Mulas: http://giovannamulas.baab.it/2012/06/17/nonostante-la-censura/

Giovanna Mulas, quattro pagine ufficiali in Facebook Italia, Profilo ufficiale in Twitter

(comunicato ricevuto direttamente da: Ufficio Stampa Isola Nera)

CI CHIEDANO SCUSA, di Giovanna Mulas

 

 

“…Messer Monti, Messere.

 

Origene che interpretava le rane degli Egiziani, nell’Esodo, come la fastidiosa petulanza di dialettici e sofisti; mi porta a farmi gracidare addosso, ancora una volta seppure in tempi diversi, le stesse rane del portico di Erasmo: “non c’è nulla di peggio della demenza”, gracidano gli arguti per i quali, nel profondo mai ammesso, Tutto è vanità.
Ma come pure Euripide ricorda, certe rane hanno due lingue: con una dicono il vero, con l’altra ciò che ritengono opportuno secondo la circostanza.
Si dice che i Sileni di Alcibiade fossero delle immaginette sacre fatte in modo da poter essere aperte e dispiegate. Da chiuse riproducevano l’immagine di un flautista, comicamente deforme, da aperte rivelavano la perfetta immagine divina.
La saggezza paradossale di certi gracidii continua a rivelarmi dei Sileni… al contrario.
Chiedeteci scusa.
Per certi spifferi -fastidiosi quanto le vespe sulla spaghettata di ferragosto- che arrivano costanti da oltre confine grazie a un pifferaio magico per il quale l’Italia, buona buona, dovrebbe solo fare i compiti a casa… .”

 

 

 

 

 

Leggi tutto il pezzo, dal blog ufficiale di Giovanna Mulas:  
http://giovannamulas.blogspot.it/2012/05/ci-chiedano-scusa.html

**Ricevuto da: Ufficio stampa Isola Nera

***Immagine liberamente tratta da “ LE BACCANTI DI EURIPIDE E IL DECLINO DELLA POLIS CLASSICA ” :http://www.homolaicus.com/storia/antica/grecia/grecia_classica/67.htm

 

 

Sierra Nevada di Giovanna Mulas (estratto da ‘Nocturno Oltre Confine’, diario di viaggio in Colombia. Di prossima uscita.)

ciudad_perdida_lost_city_sierra_nevada_santa_marta_colombia111-300x199.jpgNella hall veniamo fermati da due indigeni della Sierra Nevada. Lui è piccolo di statura, pallido, con la barba, la schiena curva. I capelli chiari, raccolti a coda di cavallo, ha in mano il tradizionale poporo. Lei più alta e snella, pelle olivastra e labbra sottili, tratti affilati, scarni. Ha occhi di cerbiatta all’erta, capelli neri lucidi, fluenti. Ogni qualvolta il compagno apre bocca lei abbassa gli occhi, zittisce rispettosa. Do ad entrambi una cinquantina d’anni circa, vestono con tunica e gonna lunga di cotone lei, tunica e pantalone lui. Gli abiti sono ricamati a mano, in quel bianco totale che appartiene al loro costume tradizionale. Borsa multicolore, a tracolla. Non padroneggiano pienamente la lingua spagnola, il loro idioma è l’Aruhako, una delle lingue derivate dal Chibcha. Si presentano come due compagni del partito comunista della Sierra Nevada. Con calma raccontano che oggi nella Sierra Nevada di Santa Marta sopravvivono i discendenti dei Tayrona, quattro etnie differenti ma imparentate fra di loro. Nel nord, vicino al mare vivono i Wiwa. All’interno vivono i Kogui, gli Arzario nelle vicinanze della città perduta dei Tayrona, chiamata Teyuna. Nel sud della Sierra invece, vivono gli Arhuakos, che si definiscono Ika. Isabel estrae dalla borsa un pc portatile, lo mette in funzione, inserisce un cd-rom. Il video riguarda riti tribali, la natura della Sierra divorata lentamente dalle costruzioni dellostraniero, dal turismo, dal commercio. Isabel e Clodomiro si confessano disperati: l’esercito e i paramilitari sono appostati da tempo sulla montagna ad accerchiare, controllare le tribù. Los compañeros temono che prima o poi le tribù vengano decimate, affinché i soldati possano impossessarsi di ciò che appartiene storicamente agli indigeni.
“…Per il governo colombiano tutto è interesse economico. Ha affidato ad imprese multinazionali progetti di infrastrutture, con tutto il danno culturale e ambientale che ne deriva…”, dice Clodomiro. S’infila una foglia di coca in bocca, mastica lentamente. Passa il bolo all’interno della guancia destra, continua a parlare. “…La Sierra Nevada di Santa Marta è un massiccio immenso, che si estende su un’area di circa 18.000 km quadrati, nel nord, nei dipartimenti di Magdalena, Cesar e La Guajira. Le cime piu alte della Sierra e di tutta la Colombia sono il picco Colón e il picco Bolivar.
Nella Sierra Nevada di Santa Marta ha vissuto l’uomo sin da tempi remoti…i primi insediamenti umani risalgono a dodicimila anni fa. Pastrana, Uribe e Santos hanno reso la Sierra una località alla moda. Uribe, durante una delle innumerevoli visite, convocò uno dei suoi primi Consigli Comunitari in Nabusimake, più tardi inaugurò il primo paese talanquera: Gunmak, dove, accolto con tutti gli onori dalla tribù, venne vestito con un sacro mantello arhuaca… .
Eppure, i programmi alimentari promossi dagli Stati Uniti mirano ad un cambio radicale dell’agricoltura e dell’alimentazione tradizionale delle tribù della Sierra Nevada: si punta alla produzione di caffè, cacao e legna da fuoco, portando lentamente alla scomparsa della coca. Il vero problema è l’identità culturale e la sopravvivenza di chi come noi, tradizionalmente, ha sempre riverito la pianta come sacra. Togliendo la coca, si sta distruggendo lo spirito stesso del popolo. Il passato ci mostra che tutte le visite presidenziali non sono gesti di amicizia come qualcuno può pensare, ma un piano macabro: l’applicazione di una politica nella quale solo i grandi capitali trovano riscontro. Il governo colombiano, d’accordo col piano imperialista statunitense, ha avviato progetti come el Puerto Multiproposito di Dibulla, la Represa de Rancheria e un porto carbonifero che va costruendosi lentamente e nel silenzio del mondo.
Si trovano in un territorio che gli indigeni considerano sacro…si cementifica sfruttando la bellezza incontaminata della natura locale… si sta puntando alla colonizzazione degli indigeni.
In questo momento possiamo solo urlare per difenderci.”.
In Colombia vivono 87 popoli indigeni identificati che parlano 64 lingue amerindie. Questi sono i gruppi umani più vulnerabili alla violenza e ai suoi effetti interni: secondo cifre ufficiali, approssimatamente il 2% del totale dei desplazados del paese appartiene a una etnia indigena (…).

Leggi dal Blog ufficiale:
http://giovannamulas.blogspot.it/2012/03/sierra-nevada-estratto-nocturno-oltre.html

*Foto liberamente tratta da: http://www.uniquecolombia.com/destinos/santa-marta/ciudad-perdida/

Da “Storie di Donne, di Lupi, di Amore e di Onore lavato con il Sangue” di Giovanna Mulas

giovanna mulas,estratto,blog,dinanimismo,foto lupi“…Pascale distolse lo sguardo dalla bellezza melanconica e struggente di lei. Non le domandò perché Roma le era divenuta troppo stretta. E ringraziò, osò ringraziare con tutta l’anima il suo Dio, seppure un Dio lassù c’era anche per i peccatori come Pascale, perché aveva portato Mariana fino alla Sardegna, fino a Nuoro. Fino a lui. E non le domandò se l’affetto che la legava a maistru Pili somigliasse all’amore, non lo domandò e neppure le chiese se stava bene con lui; sempre accanto a lui. E se lui la cercava, nel buio, se lei cercava lui. E se quando lui la cercava lei avrebbe voluto dormire oppure sognare, o sperare, di stare tra le braccia di un altro.
Solo gli montò in corpo una rabbia tragica, incontenibile, simile ad una bestia chiusa in gabbia da troppo, troppo. E la bestia s’aggira nervosa dietro le sbarre e ringhia, sbava a chiunque le si avvicini anche solo per portarle il cibo. E’ nervosa, la bestia ed è furiosa perché sa che prima o poi avrà uno spiraglio di libertà e allora, se necessario, sbranerà pure il padrone che le dà da vivere pur di possederla tutta, la sua libertà. 
E possedere la libertà del suo padrone. 
-E’ ora che andiate-, disse Pascale a denti stretti…” 

Estratto ricevuto da: Giovanna Mulas

( GM, da ‘Storie di donne, di Lupi, di Amore e di Onore lavato con il Sangue’, racconti, 2010 ).

Continua a leggere ‘Il Rumore degli Alberi’ dal blog ufficiale: http://giovannamulas.blogspot.com/2012/02/il-rumore-degli-alberi-da-storie-di.html

**Foto liberamente postata dalla redazione e tratta da: http://www.parks.it/parco.nazionale.abruzzo/man_dettaglio.php?id=10138

GIOVANNA MULAS: Nuova edizione per ‘Mandinga’​. Estratto da ‘Acta Est Fabula’.

giovanna mulas,estratto,blog,dinanimismo,libro.2010: in pochissime copie numerate nasce la prima edizione del romanzo ‘Mandinga’, adattato ai più giovani, ultimo titolo della mia trilogia noir dopo ‘Dannati’ ( http://www.ibs.it/code/9788889322192/mulas-giovanna/dannati.html ) e ‘Nessuno doveva Sapere, Nessuno doveva Sentire (accabadora)’:

Illustrazioni curate da Noemi, mia figlia.

L’estate 2012 vedrà la nuova edizione del romanzo, integrale, con distribuzione nazionale.
I dettagli durante le prossime settimane.

Intanto, dal blog ufficiale, un estratto dal libro, nato come forte critica sociale:http://giovannamulas.blogspot.com/2012/02/il-virus-sembra-colpire.html

Questo estratto da ‘Acta Est Fabula’, datato 2008, nasce da un mio sogno.

Scrissi il romanzo durante la via crucis che seguì la cura, attraverso vari ospedali d’Italia, di uno dei miei figli. Stilisticamente ritengo ‘Acta est Fabula’ opera autonoma che stabilisce un gioco ipertestuale con alcuni personaggi tratti da Il Tempo di Un’Estate, datato 1993. Qui acquisiscono un ruolo secondario: negli stessi corridoi che vedono il loro camminare lungo il primo romanzo, si apre una finestra che conduce, appunto, in ‘Acta est Fabula’.
Ho dedicato l’opera a quelle donne e quegli uomini che, con coraggio e disperazione, vivono combattendo ogni giorno il tumore e, ancora prima, ai loro cari: che riusciate a vedere.
E a tutti i Nino e i Massimo del mondo.

Dal blog ufficiale, un estratto dal libro: http://giovannamulas.blogspot.com/2012/02/quei-frammenti-di-maschere-estratto-da.html

Giovanna Mulas

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