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“Il pianto di un’Isola” di Giovanna Mulas

IL PIANTO DI UN’ ISOLA

di

Giovanna Mulas

201311200940-800-sardegna_alluvione_fotoansa“…L’immensa onda di acqua e detriti giunse, in un rombo furioso, a ingoiare terra e cristiani

Ssssssssssssiiiiiissooscriistianooooooos… .

Passò la notte e passò un giorno di pioggia, prima dell’arrivo deisoccorsi, passarono ancora due notti prima che Elvira potesse rivedere ciò che restava della sua casa e della terra d’intorno. E Mama de sa Suferentzia cadde in ginocchio sul deserto di fango, pietre e legni, non un cadavere da piangere, e strappò il fazzoletto dai capelli e i capelli li strappò a ciocche e le ciocche le affidò al fango perché potesse inghiottirle come i figli suoi, e a Iddio ché potesse serbarle, battè i pugni sul cuore e allargò le braccia, crocifissa, il volto alto al cielo, sempre fiero, non una lacrima, non un sospiro, né più un urlo suo echeggiò. E così rimase, e rimase. E rimase. “

( Giovanna Mulas, Estratto da ‘Mater Doloris’, romanzo, 2002 )

Dal Blog ufficiale:
http://giovannamulas.baab.it/2013/11/20/mama-de-sa-suferentzia/ In questi casi sappiamo quanto le parole possano essere inutili, perfino dannose, ma si desidera comunque esprimere la vicinanza alle famiglie duramente colpite dall’alluvione. Dopo la disperazione, solo dopo, che vengano rabbia e domande: perché il cedimento di una struttura e di chi le responsabilità, perché disabili e allettati lasciati soli, il perché dei soccorsi in ritardo o dei Non soccorsi. Ma ora solo rispetto, e pianto.

PREMIO SIRMIONE LUGANA ARTE & CULTURA 2013

Il prestigioso Premio Internazionale Arte e Cultura Sirmione Lugana 2013 e’ stato assegnato a Giovanna Mulas. Nella ristretta rosa dei candidati al Premio erano presenti, con la Mulas, l’attrice di teatro Lina Sastri, il cantautore Roberto Vecchioni, la cantante lirica Cecilia Gasdia, l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi, lo scrittore Mauro Corona, la Poetessa Alda Merini (in memoria).
“Riservato ad artisti”, scrive la causale della Giuria, “… che nel panorama nazionale siano riferimento non solo sotto il ristretto punto di vista artistico ma che con la loro personalità, impegno sociale e artistico, la loro creatività, lascino in continuazione impronte indelebili nel patrimonio culturale del nostro paese, diventandone essi stessi patrimonio.”.
L’annuncio ufficiale dell’assegnazione del Premio avverra’ il 23 c.m., in occasione della premiazione del Concorso Letterario Sirmione Lugana – CircumnavigArte.
Il Premio della Critica verrà consegnato alla Mulas durante serata a Tema.

*Articolo ricevuto direttamente da Ufficio stampa Isola Nera per Giovanna Mulas

**Foto postata dalla Redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.parmaonline.info/notizie/2013/11/20/sardegna-allerta-meteo-dopo-lalluvione_45300

 

LA BUONA NOTIZIA DINANIMISTA: Alla scrittrice Giovanna Mulas il Premio Sirmione Lugana Arte & Cultura 2013.

giovanna mulas,scrittrice,premio, Premio Sirmione Lugana Arte & Cultura.Alla scrittrice Giovanna Mulas, pluricandidata al Nobel per la letteratura e “Amica” del dinanimismo, è stato assegnato Premio Sirmione Lugana Arte & Cultura 2013.
Nella rosa dei candidati al Premio per questo anno figuravano il cantautore Roberto Vecchioni, l’attrice Lina Sastri, la cantante lirica Cecilia Gasdia, l’archeologo Valerio Massimo Manfredi, lo scrittore Mauro Corona, la Poetessa Alda Merini (in memoria).

Nel 2012 il Premio e’ stato assegnato alla giornalista e vicedirettore di Raiuno Maria Pia Ammirati («Le Voci Intorno»).
Il Premio ha il sostegno di:
Provincia di Brescia -Assessorato Cultura e Turismo-, Credito Bergamasco, Donna Frida.
Con la collaborazione dell’Associazione Culturale CircumnavigArte
Medaglia del Presidente della Repubblica.

*Segnalazione ricevuta direttamente dall’ufficio stampa “Isola Nera” per Giovanna Mulas… continua su:http://giovannamulas.baab.it/2013/11/14/premio-sirmione-lugana-arte-cultura/


Padroni e formiche: Giovanna Mulas contro il PecoraPensiero

PADRONI E FORMICHE

Giovanna Mulas

Prise_de_la_Bastille.jpgDiciamo che non c’e’ niente di meglio, per il padrone, di una generazione incolta e individualista; dara’ vita ad intere generazioni di incolti individualisti. Ingrassera’ con una patata anche se gli spetta, di diritto, il pranzo completo. Migliaia di formiche in ordinata fila tra un formicaio non scelto da loro e montagne di vomito
emesso da terzi, storicamente: colorati insetti gonfi di briciole vomitate da televisione e giornali del sistema con le quali si esprimono, avvalorano pseudo concetti dal vuoto a perdere. Quando e se le formiche escono dalla fila vengono violentate, schiacciate: eppure viene fatto, si dice, per il bene loro e delle altre formiche. Non c’e’ niente di meglio, per il padrone, di un popolo borioso, plagiato,
formattato inconsapevole: persuaso di sapere sputera’ su i germogli delle nuove idee, accettera’ di buon grado il controllo di ogni sua azione. Vorra’ vegetare e morire nello stesso luogo in cui e’ nato; non gl’importera’ di conoscere il mare, mai lo sfiorera’ la supposizione di poterlo attraversare, anche se vive in un’isola. Si accontentera’ di spezzare la schiena per una moneta, e di crepare sui
campi aridi: servira’ e ringraziera’ quel padrone che lo abbonisce presente (soffiandosi il naso) al suo funerale da mulo da soma. Si commuovera’, il popolo, per la preghiera del prete che, col padrone, siede a pranzo e a cena. In effetti, il nostro buon prete interpreta letteralmente il vento descritto da Cristo: “Soffia ove gli pare e nessuno puo’ dire da dove venga e dove vada” (Giovanni 3,8). Nulla e’ meglio, per il padrone, di un popolo ignorante: chi si rendera’ conto della profonda ignoranza del padrone? Fantoccio mosso da alti padroni.
Concordo con Shakespeare: siamo fatti di sogno, immaginazione: occhi e orecchi sono canali di trasmissione, adeguati oppure no, delle impressioni sensoriali. Solo nel cervello il mare e’ blu, l’arancia
profuma. E’ la qualita’ dell’immaginazione che puo’ rendere la merda centro dei sogni piu’ romantici. Forse il dolore nella sua sottigliezza, in quella sua lama che squarcia e divide, e’ l’unica verita’; epifania in grado di strappare il velo dagli occhi dell’uomo.
Il resto e’ vanita’, inganni dell’occhio, della mente. Per il popolo ignorante e’ vitale l’apparenza: la lavanda che nasconde il marcio e le pulci, il brillio, la superficialita’, la preghiera dimostrata: il manifestare di avere, il resto non conta. Continuino a glorificare, certi fantocci, l’ignoranza del popolo.

*Scritto ricevuto direttamente da Ufficio stampa Isola Nera per Giovanna Mulas

**Leggi da Giovanna Mulas, il Blog ufficiale:
http://giovannamulas.baab.it/2013/10/07/padroni-formiche/

***Quadro “la presa della bastiglia” postata dalla redazione del blog e liberamente tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Prise_de_la_Bastille.jpg

DIO E’ MORTO? PROGRES E LA VOCE ECCITATA DELLE DEBUTTANTI IN LETTERATURA di Giovanna Mulas

800px-Girolamo_Savonarola_statue_-_Ferrara,_Italy.jpgDIO E’ MORTO?
PROGRES E LA VOCE ECCITATA DELLE DEBUTTANTI IN LETTERATURA

di Giovanna Mulas

Da sempre tollero poco l’esagitata ambizione, il soffio venefico sulla realtà, la seduzione del nulla, quel desiderare, ‘aspirare a’ che minimizza l’intellettualità dell’uomo. Da quando sfioro la menopausa poi, rivelo meno pazienza, non amo regalare pubblicità a chi non ne
merita. E da sempre ho preferito sottrarmi, con conoscenza illuminata da istinto primordiale, agli abusi della ragione. Insomma mi chiedo, dall’alto di questo mio carro di buone intenzioni -e anche stoltamente, saltuariamente scivolandone- come si può concedere troppo alla stoltezza, in questo nostro Oggi dove l’umanità corre verso la rovina a causa di ‘idealità’ contrarie alla vita. Umanità paurosa, e la paura è la vera maledizione dell’uomo… non è la fame che provoca la rivoluzione, ma il fatto che al gregge, mangiando, è venuto l’appetito. Popolo stanco dell’istinto, soddisfatto di sé e solo per
sé, in infiacchimento morale, isteria, senza scopo, da telecomando. E’ lapalissiano che quando un popolo tramonta, quando avvisa dileguarsi definitivamente ogni fiducia nel domani, quando radica nella coscienza
la sottomissione e l’ integrità del sottomesso come condizione primaria di sussistenza, quando il popolo presenta un’involuzione fisiologica, allora anche il Pastore di turno deve mutare. Il Mago degli Oppressi può farsi donna, che reggendo se stessa regge destini:
metafora di madre protettiva diventa sorniona, umile, moraleggia, esorta all’amore per l’amico ed il nemico, è una costruita cosmopolita con ansia da prestazione. Pure mi domando come rifaccia capolino, tra le righe, quella storica stupidità insita nella passione, con la quale
si congiura per annientare la passione stessa: la cura è la
castrazione, la disciplina di ogni idea. Solo castrando, si divinizza.
Vero è che mai, come oggi, si è attentato in modo così evidente alle conquiste della civiltà: democrazia, libertà, giustizia. Coi media controllati dall’imperialismo statunitense e dal sionismo israeliano, complici di crimini, di colpi di Stato, di rapina contro i popoli e le nazioni indipendenti, di artifici e inganni. Media a costruire
opinioni favorevoli anche ad una guerra; capaci di renderla, dopo aver conquistato l’opinione del Gregge, un evento banale. Tramite la stessa tipologia dei giornalini succitati, apprendiamo di ProgReS

Leggi il pezzo da Giovanna Mulas, il Blog ufficiale:

http://giovannamulas.baab.it/2013/08/30/dio-morto-progres-leccitata-voce-delle-debuttanti-letteratura/

*Articolo ricevuto direttamente da Ufficio Stampa Isola Nera per Giovanna Mulas.

**Foto di Girolamo Savonarola, postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Girolamo_Savonarola_statue_-_Ferrara,_Italy.JPG

ELOGIO ALLE STREGHE – Giovanna Mulas (appunti, riflessioni prima di ‘Nessuno doveva Sapere, Nessuno doveva Sentire’)

giovanna mulas,attivista dinanimista,collaboratrice,estratto,edito,dinanimismo,ferrara,sardegna“Ma in Dio crede?”
“Non ho piu’ bisogno di credere.Ora so.”  (C.G.Jung)

“Uomo conosci te stesso, e conoscerai l’Universo e gli Dei che in esso dimorano”. Così e’ inciso sul frontespizio del Tempio di Delfi. Penso alle donne e non necessariamente ‘streghe’, reiette comunque e nonostante del passato e del presente, e penso ai Sileni di Alcibiade.
Si dice fossero immagini ad intaglio, fatte in modo da poter essere aperte e dispiegate. Quando erano chiuse riproducevano la simpatica immagine deforme di un flautista, aprendosi rivelavano lo splendore e
la purezza di un’immagine divina. “Avendone fatto esperienza, anche lo stolto sa”, dichiarava Omero. Gl’ impedimenti basilari per farsi un’idea della realta’ sono l’ imbarazzo e la paura che, ostentando i pericoli, distoglie dal prendere iniziative. Erasmo avrebbe scritto che la follia libera magnificamente da entrambi. Fra gli uomini si e’
in pochi ad ascoltare il suo richiamo, a comprendere per quanti altri
vantaggi riesca utile non vergognarsi e essere pronti al vivere, non sopravvivere. E del resto cosa e’ lavita degli uomini se non un gran teatro in cui diversi attori recitano la propria parte fino a che un regista (IL Gran Regista? Natura o Dio
Burlone) chiede loro di uscire dalla scena. Credo che l’augurio da fare ai nostri figli sia quello di riuscire a sottrarsi, con conoscenza illuminata da un istinto primordiale, agli abusi della ragione.
Al momento della creazione di Abbaccai, la mia strega-accabadora in ‘Nessuno doveva Sapere, Nessuno doveva Sentire’, mi chiedevo costantemente cosa poteva avvenire in una giovane vergine per non farle temere più la morte, quindi il sacro che l’accompagna. La sfida era far vivere un mito. Pure riflettevo sull’ iter che, si racconta, anticipa l’arrivo in loco dell’accabadora: quel levare ogni immagine sacra o amuleto dalla stanza del moribondo. Processando le streghe-reiette, i membri dell’Élite dominante non intendevano forse eliminare devianti o ribelli nel senso tradizionale della parola ma tentavano di rendere la comunità più omogenea, piu’ armonica: sostenevano gli ideali correnti del comportamento femminile. Una sorta di selezione della specie. Eppure, l’orientamento etico del Nuovo Testamento era opposto alla schiavitù come alla servitù troppo dura. Ogni enunciazione degli insegnamenti di Cristo sul perdono e l’amore, l’umiltà e la carita’ rappresentavano amaro rimprovero non solo di tutti i signori e padroni della terra ma anche della Chiesa stessa e dei prelati arroganti. Alexander King e Aurelio Peccei, fondatori del neo-malthusiano Club di Roma, nella prefazione al quinto rapporto al Club intitolato ‘obiettivi per l’umanità’ ’’ avvertivano: “si può
applicare la logica soltanto quando la gente e’ culturalmente preparata ad accettarne le severe necessità” (…)

Continua la lettura del pezzo dal Blog ufficiale di Giovanna Mulas:
http://giovannamulas.baab.it/2013/07/07/elogio-alle-streghe-appunti-e-riflessioni-prima-di-nessuno-doveva-saperenessuno-doveva-sentire/

*Estratto ricevuto direttamente da Ufficio stampa Isola Nera per Giovanna Mulas.

Uomo e Υβρις di Giovanna Mulas.



dollaro-usa.jpgJohn Swinton (1829-1901), gia’ redattore capo del New York Times, nell’emblematico discorso di commiato dai colleghi, tenuto durante il banchetto dell’American Press Association, ebbe modo di dichiarare:
“Una stampa indipendente non esiste.

Lo sapete voi e lo so pure io.
Nessuno di voi oserebbe scrivere le proprie opinioni e gia’ sapete anticipatamente che se lo facesse non verrebbero mai pubblicate. Io sono pagato un tanto alla settimana per tenere le mie opinioni oneste fuori dal giornale col quale ho rapporti, altri di voi sono pagati in modo simile per cose simili e chi di voi fosse così pazzo da scrivere opinioni oneste, si ritroverebbe subito per strada a cercarsi
un altro lavoro.
Il lavoro del giornalista e’ quello di distruggere la verità (“Dire la verità non e’ uno dei dieci comandamenti”, sosteneva David Finn, uno dei titolari della Ruder & Finn nel pezzo ‘Perché mentiamo’, N.d.A.), di mentire spudoratamente, di corrompere, di diffamare, di scodinzolare ai piedi della ricchezza e di vendere il proprio paese e la sua gente per il suo pane quotidiano. Lo sapete voi e lo so pure
io.
E allora che pazzia e’ mai questa di brindare a una stampa indipendente?. Noi siamo arnesi e vassalli di uomini ricchi che stanno dietro le quinte. Noi siamo dei burattini, loro tirano i fili e noi balliamo. I nostri talenti, le nostre possibilità, le nostre vite sono tutto proprietà di altri.
Noi siamo delle prostitute intellettuali.”.
Quindi il popolo, la massa inutile dei ‘trascurabili’ di Arthur Machen, costituisce la mandria dei montoni protagonisti di una storia edificante che Georgi Ivanovich Gurdjieff (1872-1943) raccontava ai suoi allievi: “C’era una volta un mago ricco e avaro che possedeva molte mandrie di montoni. Non assoldava pastori ne’ recingeva i pascoli.

I montoni si sperdevano nei boschi, cadevano nei burroni e soprattutto scappavano all’avvicinarsi del mago, poiché avevano sentore di quel ch’egli faceva della loro carne e del loro vello.
Cosicché il mago trovò il solo rimedio efficace. Ipnotizzò i montoni e suggerì loro per prima cosa che essi erano immortali e che il fatto di scorticarli era eccellente per la loro salute. Poi suggerì loro che egli era una buona guida pronta a qualsiasi sacrificio per i suoi cari montoni che non erano più montoni. A questi ultimi suggerì che erano aquile, leoni e perfino maghi.

E così il mago visse senza preoccupazioni: i montoni rimanevano sempre accanto alle mandrie e aspettavano con serenità il momento in cui il mago li avrebbe tosati e sgozzati.”.
E’ innegabile che la mentalità degli individui e della collettività può essere trasformata da un insieme sistematico di suggerimenti adatti; in fondo, l’educazione stessa non e’ altro che questo.
Lo schema e’ classico: indurre emozioni nel lettore, orientarle al fine di generare la voluta reazione di univoco biasimo morale che approda alla corale invocazione di un pronto ristabilimento della giustizia violata.
Tecniche di plagio che si giovano di parole chiave ad alto contenuto emotivo o ideologico come verità, libertà, diritti dell’uomo, democrazia, genocidio, purificazione, ecc., caricandole dei significati voluti, miranti a ottenere un effetto preordinato di legittimazione e giustificazione di un operato che, altrimenti, rischierebbe di svelare il suo volto cinico e pragmatico. Si tratta di ottenere, attraverso parole, immagini, voci, notizie false, provocazioni o stereotipi negativi, un rovesciamento della realtà, e venderlo come vero. Una volta innescato, il principio della violazione delle folle diventa irreversibile.

Sosteneva James Harff, ex direttore della Ruder & Finn “Noi sappiamo perfettamente che la prima affermazione e’ quella che conta. Le smentite non hanno alcuna efficacia.”
Apro una parentesi interessante. Consiglio la lettura di Noam Chomsky, uno dei piu’ noti linguisti del XX secolo, professore di linguistica e filosofia al MIT di Boston. Secondo il Chomsky, certa propaganda ha effetto solo se supportata dalla classe colta e quando non vengono ammesse deviazioni di alcun tipo dall’ideologia ufficiale.
Era la lezione appresa da Hitler, che prosegue fino ai giorni nostri.
Chomsky rileva che la societa’ democratica divide i cittadini essenzialmente in due classi: quella a cui compete la gestione degli affari generali, l’esigua classe specializzata, e gli altri; la grande maggioranza della popolazione che Walter Lippmann connotava col termine di ‘branco selvaggio’. Chomsky sottolinea che il gregge viene convocato solo in tempo di elezioni per tenere viva nelle pecore
l’impressione di vivere in democrazia e non in uno stato totalitario.
Una volta (ri)eletta la classe specializzata, il branco ritorna spettatore, anzi rimane stupido o obbediente e passivo, da trattare nuovamente come un bambino, gia’ per definizione irresponsabile, incapace di conoscere il proprio bene. In realtà, argomenta il C., il branco era stupido anche prima delle elezioni, per cui e’ d’uopo
guidarlo: occorre orientarne il consenso, operazione che consiste essenzialmente nell’addomesticarlo per il tempo ritenuto necessario.
La maggioranza della gente e’ guidata da emozioni e impulsi: il branco selvaggio deve essere mantenuto confuso. Coloro che possiedono razionalità devono suscitare emozioni necessarie e sovrasemplificazioni emozionalmente potenti per tenere gli ingenui sulla retta via.
Cio’ e’ diventato parte essenziale della scienza politica contemporanea.
Il nostro autore osserva, inoltre, che per mantenere dei rapporti così profondamente radicati nella menzogna, occorre falsificare completamente la storia. Altro scopo raggiunto mediante il controllo dell’istruzione pubblica.
Si avranno in tal modo sempre a disposizione argomenti per giustificare qualsiasi azione che la classe specializzata intenderà intraprendere (…)

Leggi il pezzo da Giovanna Mulas, il Blog ufficiale:
http://giovannamulas.baab.it/2013/06/16/uomo-e-υβρις/

*Articolo ricevuto direttamente da ufficio stampa Isola Nera per Giovanna Mulas.

Letteratura o narrativa da scaffale?: di Giovanna Mulas

Dopo “Su letteratura, scrivere” e “Sul ruolo del maestro nella letteratura” vi presentiamo il terzo articolo della nota ed attivissima scrittrice Giovanna Mulas, già candidata al Nobel per la Letteratura e costantemente impegnata ( anche tramite il nostro blog del movimento dinanimista ) nel sociale e nella difesa dell’arte:


D'après_Maurice_Quentin_de_La_Tour,_Portrait_de_Voltaire_(c._1737,_musée_Antoine_Lécuyer).jpgQuanto la Letteratura e’ in grado di assecondare una riflessione ed il pensiero critico nel Lettore? E, al contrario, quanto certa narrativa ‘imposta’ puo’ indurre una societa’ a incoscienza, superficialita’?.
Occorrerebbe soffermarsi a considerare cio’ che significa, in termini di potere, la possibilità di imporre ad una societa’ una certa visione
della storia, quindi della realta’. L’intellettuale che non prende una
chiara posizione politica, ha già una posizione e promuove comunque una politica: quella del più forte.
Un Libero Pensatore sta con e tra la gente, pensa, spinge un popolo con le idee, si espone, si sputtana anche e se necessario. Ma il prezzo che si paga per essere liberi pensatori e’ molto alto. Si
conosce o si può intuire nel momento stesso in cui, all’inizio del sentiero, si decide di camminare a piedi scalzi. È come la vita, ed in
questo mi ritengo fondamentalista: non possono e non devono esistere
scorciatoie, ché la dignità – ciò che davvero fa l’Uomo – non le può
permettere.
Pure, non esiste schiavitu’ piu’ sicura di quella di chi si ritiene libero scambiando per liberta’ la lunghezza della propria catena.
Ne ho scritto a piu’ riprese: analizziamo il lettore tipo della societa’ civilizzata a cellulare e web, best seller indotto. Mettiamolo al buio, terrorizziamolo: assenza storica di una politica sociale e culturale, disoccupazione ai massimi storici, corruzione, fame, suicidi, depressioni, mancanza di dignita’, nuova repressione giustificata con la crescita della violenza, individualismo. Dall’altro lato, nuova consapevolezza che ricchezza e potere sono sempre stati e restano concentrati in pochi, stessi elementi…  .
Ogni regola verra’ annullata: si tornera’ primitivi, inconsapevoli, sicuri dell’insicuro in una realta’ rovesciata. Facciamo in modo che le persone abbiano paura del presente e del futuro, si fara’ fare loro qualsiasi cosa: si rivolgeranno a chiunque prometta una soluzione.
Ritengo avvenga una sorta di mimetismo speculare: uno slittamento dell’identita’ da uomo a uomo, dal buio ad una parvenza di luce.
L’identita’ verra’ catalizzata dalla gerarchia rassicurante.
Quanta responsabilita’ in tutto questo da parte di politica e religione?. Cosa (e come) la politica, o la religione, sono in grado di fare per generare un coinvolgimento malato, confuso nelle masse?
José Saramago scrisse in ‘Cecità’, di cui consiglio la lettura: “(…) Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.”.
Il dovere primo di un intellettuale è farsi voce del e per il più
debole: studio, ricerca costante di (una tra le) verità, riflessione messi al servizio dell’ altrui riflessione, consapevolezza quindi conoscenza, affinché si avanzi un pensiero a sostegno del bene comune.
Uno scrittore mosso dall’intelletto è uomo la cui mente analizza se stessa: spezza e ricompone, quando necessario distrugge e si distrugge affinche’, dalle proprie ceneri, rinasca utile alla societa’ in cui opera.

Dal Blog ufficiale:
http://giovannamulas.baab.it/2013/06/02/su-letteratura-scrivere/

*Scritto ricevuto direttamente da Giovanna Mulas

**Foto: ritratto di Voltaire postato dalla redazione e liberamente tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Voltaire

 

 

Su Letteratura, Scrivere di Giovanna Mulas

giovanna mulas,scritti,dinanimismo,inediti.Quelli che considerano la scrittura come passatempo, fonte di guadagno
o mero esibizionismo non vadano a mascherarsi da ‘scrittori’:
schiacciano la nobiltà di questa Arte, la offendono e offendono chi è
vissuto e morto in dignità, chi vive e muore di talento senza
compromesso, di studio, costanza, di totale dedizione.

Penso che, semplicemente, occorre scegliere un volo e una montagna da
raggiungere. Quando si conosce la portata del proprio volo si puo’
dire di saper scrivere. Ma solo quando si comprende quanto la
Letteratura puo’ e deve fare per cambiare in meglio una societa’, ci
si puo’ far chiamare scrittori.

Scrittori voce del popolo, affinché il pensiero critico faccia
discutere, creare, costruire. Autocoscienza necessaria, critica
costante sulla e della realtà, che tenda la mano ai movimenti sociali
in opposizione alla guerra, l’ingiustizia, alla disuguaglianza
sociale.
Un movimento di resistenza per la cultura della vita.

Scrivere è masturbarsi davanti al pubblico; farlo da insofferenti,
disturbati indisturbati, da prepotenti, strafottenti.
Nudo, puro e crudo, il buon scrittore non si censura né ammette
censura, è libero da tabù, stili, religioni, spazi, tempi o patrie, li
sposa tutti e nessuno. Asessuato, puttana e santo, crea il nuovo nel
già creato, entra nel tronco e pensa da tronco, nel cane e piscia da
cane, gode dove altri soffocherebbero, sente e vede dove altri
oserebbero solo spiare dal buco della serratura.

Quando e se pretenderai di scrivere di un albero, non entrare
nell’albero ma sii tu albero.
E vivi da albero, parla o non parlare, guarda e odora e ascolta e
muoviti oppure no, ma da albero.
O non pretendere di scrivere.

Non amo pagine dedicate ai ‘Fans’ o ‘pagine ufficiali gestite da
fans’: non credo nei fans, credo nei lettori pensanti e agli scrittori
che fanno gli scrittori, non i divi.
E ogni scrittore, forse, ha i lettori che merita.

Penso che esiste un limite, al dolore di ogni uomo, che non va
superato: pena la follia. Finis Terrae, valico incerto, un confine,
una staccionata -messa sul sentiero dalla vita, dal destino, dalla
Natura o dal delirio di un dio-, che non andrebbe saltata ma è
d’obbligo (forse, o forse no) il farlo. Penso che si debba insegnare
ai nostri figli a camminare fino al confine della terra.

Per Madosini Latozi Mpahleni, la mia Mama nera, la divinità suprema è
il Grande Albero che si fa Arte, Poesia: “Siamo tutti parte del Grande
Albero, e dalla posizione che occupiamo mai riusciremo a vederne ogni
angolo. Potremo immaginare ma mai vederli tutti nella loro totalità.
Questo serve per l’Arte: non si potrà mai vederla ma la si potrà
immaginare e vivere, ascoltare attraverso gli altri che ascoltano
noi.”. Nelle tribu’ africane non esiste il cercare di essere meglio
di. Si pensi proprio alla musica e ai suoi strumenti. Il capo tribu’
da un pezzo di canna ricava tante parti uguali quanti sono gli
abitanti della tribu’. Ognuno di loro potra’ suonare soltanto una nota
e sempre la stessa che, sola, apparira’ sgraziata: un lungo -o
intermittente-, insensato fischio… ma unita alle note degli altri
membri della tribu’, quel fischio creera’ la melodia. Tutti loro
saranno uguali davanti alla musica, creandola. Tutti uguali davanti a
tutti. Nessuno di loro potrebbe vivere, senza gli altri. Liberarci da
quell’ autoreferenzialita’, dall’ambizione inoculata nell’Uomo alla
sua nascita e proprio da un Sistema che continua a volerlo numero,
Cosa, Non Pensiero, Acritico Non Essere…questa, vedo come sfida
quotidiana. Un lavorare all’albero, tornare a quei rami che ne fanno
parte: tutti uguali, tutti Uno.

Non esiste libro che già non sia stato scritto.  Anche quelli non
riportati su carta,vivono. Ogni libro esiste e resiste e non è detto
che lo faccia in una delle realtà all’umana portata. Vive attendendo
quell’eletto visionario che riuscirà ad amarlo, ad ascoltarne la
storia per riportarla su carta affinché anche il mondo, questo nostro
mondo, possa finalmente conoscerne l’esistenza.

Per noi l’idea di aiutare equivale all’assistenzialismo, al mendicare.
Che posso saperne io di storiche ribellioni di un popolo
all’imperialismo, se non quello che ci è stato dato da mangiare e
leggere per una vita? Sono formattata, io. Siamo formattati e male,
amici miei. L’importante e’ esserne consapevoli. Chi siamo noi liberi
pensatori  per pretendere di unire, con le parole, i confini di un
mondo da sempre troppo piccolo?. Sognatori, pazzi, esploratori
d’utopia…e ancora: chi o cosa è, seppure è, uno scrittore?.  Già
definirci ‘noi liberi pensatori’ è chiuderci in una categoria, casta
protetta da cattedra e recensioni positive o negative poco importa,
l’essenziale è essere. Imbottiti dal più classico degli onanismi
intellettuali, introiettati. Micromondo fatto di narrativa da
bancomat, la fisica felicita’ di un bicchiere di quello buono,
salotto, salamelecchi, interviste, servizio in camera, specchi e
maschere, e maschere e maschere e, canne e riesumazione di Marx.
Implosioni mentali su come eliminare la violenza dal mondo con la
minore violenza possibile. Probabilmente occorre non farci distrarre
dai voli alti, ma nello stesso tempo aspirare ad essi. E lo vedo, il
mio mondo,  e mi da fastidio. In quel ragazzo sporco, addormentato sul
bordo del marciapiedi alle undici di una domenica mattina, faccia al
sole e saranno 30 gradi all’ombra, coperta logora tirata al mento, la
gente che continua a scorrere e correre attorno, fiume senz’ argini.
Che società è questa, in grado di rendere fantasma un ragazzino,
dilaniarlo, spegnerne la voglia di spaccare questo mondo che pare
uscito da una pellicola yankee di classe zeta?. TU SEI se consumi, TU
SEI se produci. Se crolli lasci di funzionare per il sistema. E noi
Liberi Pensatori, noi Scrivani. Da bolla protetta e colorata,
enfatizzata, mitizzata senza consenso ne’ merito, serrati a ipotizzare
poeticamente come cambiare il mondo con la letteratura, uccidendoci
della stessa e dimenticando, volutamente o meno, che il mondo ‘vero’
sta fuori da un albergo a cinque stelle: è giù da una cattedra di cui
non conosce l’esistenza. E non ne sente la mancanza. Forse il mondo
vero sta fuori da ogni autore, e per sua natura.

Penso che, semplicemente, occorre scegliere un volo e una montagna da
raggiungere. Quando si conosce la portata del proprio volo si puo’
dire di saper scrivere. Ma solo quando si comprende quanto la
Letteratura puo’ e deve fare per cambiare in meglio una societa’, ci
si puo’ far chiamare scrittori

Perché in fondo siamo isole, amici miei. Ed io, ora, non voglio
ritrovare il sentiero del ritorno. Qui in me, in Noi, riposano gli
echi delle altre isole, poeti, porte, scale, senza stagioni dove
perdersi. Una tra le tante è l’isola che sono, che siamo, che dovremmo
essere:aperte ed integre, pronte anche a sanguinare pur di essere
libere.

Leggi questo e altro da Giovanna Mulas, il Blog:
http://giovannamulas.baab.it/2013/06/02/su-letteratura-scrivere/

**Articolo ricevuto direttamente da Giovanna Mulas per Ufficio Stampa Isola Nera
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***Immagine  postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da:http://www.bibliotecabelsitana.it/mix/storia_biblioteche.html

Giovanna Mulas:Sul ruolo del Maestro nella Letteratura

Apollo_dio-della-medicina-e-delle-arti-thumb.jpgIl Maestro, visto come guida etica e fisica, nel cammino dell’Arte, impervio quando fatto a piedi scalzi, in dignita’ e quella irragionevole purezza che solo l’animo del vero artista contiene; puo’ rivestire un ruolo fondamentale: fisiologico ad abbattere le  barriere che innalza, tra un qualunque Se’ ed il mondo, la superbia tipica della giovinezza, del talento immaturo.
Conobbi Peter Irwin Russell, grande poeta inglese in Italia dal 1983, che avevo ventiquattro anni.
Peter ammiccava da antico bohémien di 79 anni, coi suoi capelli arruffati e la barba candida, mani odorose di Gauloises (rigorosamente senza filtro) e Alfa (ne fumava ottanta al giorno), il William Lawson allungato con acqua. Cugino del Nobel Bertrand Russell, Peter stesso era autore pluripremiato, candidato due volte al Nobel per la Letteratura. Visse, semicieco ed in estrema poverta’, ignorato dalle istituzioni locali, a Pian di Sco’, col figlio malato di mente. Si spense nel 2003, una morte dovuta più a “la solitudine e l’abbandono, che per enfisema polmonare”.
Con un gruppo di amici giornalisti e poeti ci battemmo a lungo, per fargli ottenere la cittadinanza italiana e i relativi favoritismi economici che la stessa comportava. Nella sua libreria -un pezzo di storia della letteratura mondiale- tra gli oltre duemila volumi potevi assaggiare, odorare gli scambi epistolari con Ezra Pound, che il Poeta conservava gelosamente.
E le discussioni politiche, le critiche sociali ad uno Stato che ignorava e continua ad ignorare Cultura ed Arte e quei poveri incoscienti che osano farle grandi nel mondo, volando oltre la rete di contenimento.
Peter fu mio Maestro, e lo fu in maniera felicemente inconsapevole. Con le mie prime, irrisorie pubblicazioni cominciavo da affacciarmi nel panorama letterario nazionale; ero una salottiera di buon talento, testarda e superba, stordita da premi letterari e sterili primi applausi, coltivavo la rabbia del riscatto di chi nasce dal niente e col niente cresce.
Il vecchio Maestro mi ripeteva che ero un ‘passero con le ali di aquila’, e io ne ridevo.
Un discreto talento che ancora non conosceva le sue possibilita’, preferiva volteggiare tra gli specchi.
Eppoi gli anni, il tempo, gli eventi…tanti anni, e tanto dolore a piegare e piagare la ragazzina superba, prima di comprendere la portata del volo.
Questo, oggi, lo ripeto ai miei allievi:
siate piccoli passeri con le ali d’aquila.
Non temete il volo, ovunque questo vi portera’, nella vita; che sia alto o basso non importa. Chi dice che gli uomini non possono volare? E chi dice che una montagna, una qualsiasi montagna puo’ essere piu’ potente del volo di un uomo?
Soltanto voi potrete e dovrete scegliere il vostro volo, e la vostra montagna.
Quando sarai in grado di capire la portata del tuo volo, potrai dire di saper scrivere.
Ma solo quando capirai quanto il nostro dono puo’ fare per cambiare in meglio la societa’,
potrai dirti scrittore.

*Scritto ricevuto direttamente dalla Scrittrice Giovanna Mulashttp://giovannamulas.baab.it/ , il Blog Cinque Pagine Ufficiali in Facebook Italia Profilo ufficiale in Twitter

**Foto di APOLLO postata dalla Redazione e liberamente tratta da: http://arteesalute.blogosfere.it/galleria/2010/03/la-poesia-insegna-ai-medici.html/1

“L’Orda primordiale e il gregge Massa” di Giovanna Mulas.

giovanna mulas,zairo ferrante,dinanimismo,saggio,darwin,freud,masse,politicaSecondo Darwin la forma originaria della societa’ umana fu quella di un’orda ( dal tartaro, a designare le Torme dei tartari erranti, tribu’, accampamento. Passato in occidente attraverso le lingue slave e il persiano con le invasioni mongoliche, estendendo il proprio significato da generico accampamento, a quartier generale, a esercito, fino al significato attuale )  sottoposta al dominio illimitato di un maschio forte. Credete sia possibile, oggi e nella civilizzata Italia, una nuova dittatura?.

Potenza assoluta di un monarca non vincolato da nessuna legge. Qualcuno crede che l’autocrazia sia da escludere; dopo tutto ne conosciamo le conseguenze.
Eppure e nonostante, continuo a pensare a Nietzsche: “…come uno spirito di uccello profetico, che guarda all’indietro quando racconta ciò che verrà”.

Per Le Bon cio’ che colpisce in una massa e’ che gli individui che la compongono, indipendentemente da tipo di vita, occupazioni, temperamento o intelligenza, acquisiscono un’anima collettiva per il solo fatto di trasformarsi in massa. Quest’ anima li
fa sentire, pensare e agire in modo del tutto diverso da come ciascuno di loro, isolatamente, sentirebbe, penserebbe e agirebbe. La massa e’ creatura provvisoria, impulsiva, mutevole, irritabile, composta da elementi eterogenei saldati per un istante. I nostri atti coscienti derivano da substrato inconscio formato da influenze ereditarie.
Questo substrato racchiude gl’innumerevoli residui ancestrali che
costituiscono l’anima della razza.  E dietro i nostri atti, nelle
cause da noi confessate, ve ne sono di altre da noi stessi ignorate.
L’individuo in massa acquista, per il solo fatto del numero,
sentimento di potenza invincibile. La massa e’ anonima, quindi
irresponsabile. La personalita’ consapevole e’ abolita, la volonta’ e il discernimento svaniti. L’individuo immerso nella massa scende di parecchi gradini la scala della civilta’: ha il comportamento di un bambino indisciplinato, e’ ipnotizzato, automa, incapace di essere guidato dalla propria volonta’, e’ un istintivo con la ferocia e la violenza degli esseri primitivi.

Tuttavia la massa e’ un gregge docile che non puo’ vivere senza un padrone.

Trovo interessante un esempio fornitoci da Freud: puo’ accadere in un collegio che una delle ragazze riceva da colui che ama segretamente una lettera che la fa ingelosire, alla quale reagisce con un attacco isterico.

Alcune sue amiche al corrente della cosa contraggono l’attacco per quella che e’ detta ‘infezione psichica’.

Un tradimento, o presunto tale, da parte del partner, potrebbe accadere anche a loro, visto che vivono la stessa condizione di amore segreto.

Il meccanismo e’ quello dell’identificazione indotta dalla possibilita’ o dalla volonta’ di trasporsi nella medesima situazione. Ecco, dall’identificazione parte la strada che, passando per l’imitazione, giunge all’immedesimazione.

Nella massa ognuno s’ identifica nell’altro, tutti sono immedesimati nel Capo, il leader che, con forza e potenza superiore, dovra’ rappresentarli.

Ora la domanda e’: che accade se questo leader delude il gregge-massa?.

E’ fondamentale, per la sopravvivenza della massa, che tutti vengano amati nello stesso modo, senza preferenza di sorta,
dallo stesso individuo, quello appunto ritenuto il capo, il leader.
L’esigenza di uguaglianza della massa vale solo per i singoli membri, non per il capo. Tutti i singoli vogliono essere dominati da uno solo, molti uguali che s’identificano l’un l’altro e un unico superiore a tutti.

Ora analizziamo l’uomo della societa’ civilizzata a cellulare e
web.

Mettiamolo al buio, terrorizziamolo: assenza storica di una
politica sociale e culturale, disoccupazione ai massimi storici,
corruzione, fame, suicidi, depressioni, mancanza di dignita’, nuova repressione giustificata con la crescita della violenza,
individualismo.

Dall’altro lato, nuova consapevolezza che ricchezza e potere sono sempre stati e restano concentrati in pochi, stessi elementi…. Ogni regola verra’ annullata: si tornera’ primitivi.
Facciamo in modo che le persone abbiano paura del presente e del futuro, si fara’ fare loro qualsiasi cosa: si rivolgeranno a chiunque prometta una soluzione.

Ritengo avvenga una sorta di mimetismo speculare: uno slittamento dell’identita’ da uomo a uomo, dal buio ad una parvenza di luce. L’identita’ verra’ catalizzata dalla gerarchia
rassicurante.

Quanta responsabilita’ in tutto questo da parte di politica e religione?.

Ancora: cosa e come la politica, o la religione, sono in grado di fare per generare il coinvolgimento malato nelle masse?

Dopo, appena dopo, le identita’ speculari sfuggono al controllo. Avremo a che fare con attori che scoprono la recitazione soltanto nel momento in cui il sipario si apre.

*Saggio Ricevuto direttamente da Giovanna Mulas per ufficio stampa Isola Nera

**dal Blog ufficiale
http://giovannamulas.baab.it/2013/03/11/credete-sia-possibile-oggi-in-italia/

****http://giovannamulas.baab.it/ , il Blog
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*****Foto di darwin postata dalla Redazione e liberamente tratta da: http://www.riservadelladuchessa.it/etologia/comportamento-animale.php?etologia=charles-darwin

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