

Classici Futuri: la nuova collana Asino Rosso eBook di Roby Guerra!!!

Il dinanimismo consiglia “Rossotrevi”, il film che celebra e racconta l’azione artistica più provocante del nuovo millennio e -forse- di sempre.
Un docufilm graffiante, che descrive dettagliatamente tutta la storia della fontana di Trevi tinta di rosso.
Una geniale provocazione artistica, che denuncia una Roma ferita, specchio di una Nazione ancora immobile.
Graziano Cecchini, un futurista “più in là di Warhol e più in là di Toscani”.
“Rossotrevi” un film da guardare. Una storia che ancora oggi si ripete.
Zairo Ferrante
Piazza di Spagna
(De-si-de-rio)
Versi di
Zairo Ferrante
liberamente ispirati dalla seconda azione di Graziano Cecchini (palline lanciate da Trinità dei monti in Roma.
Ffffffffffffffffffff
Fffffiiiiiiiiiiiiiiiiii
Fffffuuuuuuuuu
Trak, trik, troc.
Ruzzolano, rotolano,
schizzano, inondano.
Molecole colorate
come proiettili scagliati
sull’indifferenza, sulla
non curanza.
Ribaltano e fanno scivolare
il fare di omini a festa vestiti,
agghindati,
con mani sempre in pasta
ed anime messe all’asta.
Girano le palle e
si sporcano,
nella venduta acqua.
Piume sono diventate,
in molecole d’amore
per anime innocenti
si sono tramutate.
Accarezzano bambini!
Ffffffffffffffffffff
Fffffiiiiiiiiiiiiiiiiii
Fffffuuuuuuuuu
Trak, trik, troc.
Rotolano, scivolano,
sospingono ed
accompagnano
Stelle nascenti
desiderose
di futuro.
De-
si-
de-
rio
unico, infinito ed immortale
della tanto amata idea.
Solo.
Sospinto nell’unico viaggio.
Forse l’ultimo del presente
che si libra e poi esplodendo,
fa’ veloce Libertà!
Zairo Ferrante (8-7-2010)
D- Stefania, gran finale questo ottobre per il Festival del NuovoRinascimento, due parole sul tuo ruolo come animatrice e consulente letteraria del gruppo di Davide Foschi, un festival leonardesco in corso dal marzo scorso?
Agron Shele è nato il 07.10.1972, a Leskaj-Përmet (Albania), dove, dopo aver terminato gli studi superiori, si è laureato all’Università. Appassionato di letteratura fin dalla tenera età ha deciso di seguire questo percorso che, con il passare del tempo, sarebbe diventato il motivo conduttore della sua vita verso un responsabile sviluppo intellettuale.
Le sue principali creazioni letterarie sono: i romanzi Hapat e Klarës (I passi di Clara), Përtej perdes gri (Oltre la tenda grigia) e Imazh i rremë (Falsa immagine); il volume poetico Pasazh i pafaj (Passaggio innocente); la raccolta di saggi Ngjyrime Universale. ESE-I (Sfumature Universali. Saggi-I). Inoltre, è co-autore e curatore di due Antologie Internazionali: Korsi e hapur -1 (Corsia libera -1), Pegasiada dhe Korsi e hapur -2 (Pegasiada e Corsia libera -2), ATUNIS -2018, ATUNIS – 2019.
È membro della Lega degli Scrittori Albanesi, dell’Associazione Internazionale degli Scrittori e Artisti (IWA) con sede in Ohaio (U.S.A) e della Società Mondiale dei Poeti (WPS). È coordinatore direttivo della Galassia Poetica “ATUNIS”.
La sua prosa e la sua poesia hanno destato l’attenzione della critica letteraria per la tematica psicosociale e la creatività innovativa, ma anche per l’elevato messaggio artistico e il talento individuale. Di conseguenza, ha pubblicato in diversi giornali, riviste letterarie nazionali e internazionali e varie antologie internazionali: Almanak 2008, 2014, 2016, World Poetry Yearbook 2009 – 2013, The Second Genesis, ecc.
Ha ricevuto istruzioni su progettazione, leadership e management con il sostegno di varie fondazioni internazionali come: REC, USAID, PNUD, UNICEF, ecc., al fine di una partecipazione attiva nella società civile albanese. È Presidente di due Associazioni “ Giovani e ragazzi” e “L’Ambiente comune”…. vedi: https://sq.wikipedia.org/wiki/Agron_Shele
1- Ritornato dalle leggende
Quel fragore che viene dall’agitarsi del mare,
è il suo dolore
e la furia per le tempeste
sbattute tra le rocce,
che non trovarono la via di fuga
nel giorno dell’attesa,
disperso nel mantello trascinato strisciando
tra le radune deserte
e le ultime grida dei gabbiani sulle navi dimenticate.
Questo mare sussurra voci sconosciute,
la rabbia degli Dei
che le corone gettarono via per le lacrime delle ninfe
marmorizzate oggi in statue
promemorie della luce della vita
scritte in papiri dimezzati
e il ritorno della leggenda rinata.
Questo mare nasconde grandi burrasche
impronte e passi sublimi
verso il sorriso sospeso
nell’amarezza dell’aria
in serate mistiche
dove una mano si allungava verso sogni improvvisi,
il respiro trasformato in lunghe chiome di vento
risvegliato al frantumarsi delle stelle
e della meteorite bruciata nell’eterno,
impressa
nel profondo dell’anima.
2- Candida luce
Candida luce,
levata tra le acque della mia anima
errante sulle ali degli uccelli in volo
come un tempo…
riflesso della vita risvegliata in subbuglio
come oggi…
rapita da limpidi versi ribellati.
Candida speranza,
Splendore della vita, inesauribile colorito
Tela estesa di colori scintillanti
bella
come i sogni delle notti senza ritorno
lampo,
di stella fiammante, ardente.
Candida parola,
elevata alle sedi più alti del pensiero
incisa sugli antichi oracoli di fiducia
versata
tra le onde delle muse, nella vena poetica
locata,
in ardenti orizzonti occidentali.
Candida vita,
specchio in frantumi di destini incrociati
mare profondo di afflizioni sottratte
come la neve…
sciolta ai primi raggi inquieti
come la foglia…
smarrita al fremito d’autunno.
3- Autunno a Tirana
Autunno,
nella Tirana che si perde in un baleno,
tra le bollicine allungate su vetri cristallini,
tra le panchine abbandonate dal trambusto
tra gli alberi spogli fino all’oblio.
Autunno,
e ritorno di lacrime in momenti di riflessione,
persi tra ricordi di vecchi amori,
ritorno doloroso delle anime fragili
pagina ingiallita del mio diario.
Autunno,
nella Tirana dai passi di un tempo
e della panchina rivestita sempre di verde,
dell’ultimo bicchiere versato su rilievi,
frammenti di labbra, cieli d’amore.
Autunno
e nostalgia dei tempi passati,
per lo splendore della luce nell’anima candida,
per la vita scivolata in abissi di riflessioni,
per la foglia abbandonata tra le rovine.
Autunno
e tracce in ogni battito di cuore
per lei… per qualcun’altro… per l’amore,
dei tempi a venire bussata rumorosa
… e dell’autunno pentagramma malinconico.
4- Ti ho atteso …
Ti ho atteso
quando all’autunno lacrimarono gli occhi
per la caduta dell’ultima foglia
nel grigiore del cielo spezzato dalle nuvole
e nei crepuscoli arrivati in anticipo
qui nel parco ormai dimenticato
sulla panchina rimasta sola, come un eremita.
Ti ho atteso
con i fiocchi bianchi della neve,
nella danza di migliaia farfalle bianche,
che sfioravano leggermente la mia anima
e si scioglievano tra i ricordi lontani,
là nel marciapiede dei nostri passi
tracce nel tempo …,trasformate in tristezza.
Ti ho atteso
nel giardino illuminato dalla luna
e il bagliore della luce vaga
apparsa così, come Monna Lisa
scesa dolcemente nel mondo dei sogni
nelle tarde sere giunte all’improvviso attaccata al destino, nella punta di una stella.
Ti ho atteso
sul letto di un onda tormentata dal trambusto e dei suoni che si spezzano nell’arco del violino
nel colore rosso di un quadro di pittura
versato dalle sommità come un dolore nelle vene
vibrando così forte e allontanato come ombra tra gli orizzonti nascosti rimasti al tramonto.
5- Eternità
Un ritratto,
sovrapposto a frammenti di vita
nei confini orientali la ramificazione della genesi
rigenerata
in altri cieli,
dove i rami, sincronizzati alla tempesta senza suoni
si estendono al dolore
in silenzio
senza il loro soffio urlante,
spogli e abbandonati
dal raggio spezzato del sole.
Un miraggio
che divide i colori del tempo,
in infiniti riflessi,
del subconscio nascosto
dentro l’ultimo poro,
dove le radici si diramano tra i solchi dell’anima,
assorbendo il liquido che scorre impetuoso nelle vene
…alla più estrema particella
della visione della luce
che raggiunge la dimensione semi-vedente,
dei sensi inesistenti
dell’oltre memoria.
Un ritorno
dai cancelli abbandonati
dimenticati a se stessi,
in un velo di nebbia
che circonda il mondo
indossato da scheletriche ombre
eternamente vaganti
verso l’incomprensibile partenza
e il nuovo giorno in tempeste di rinascita.
Traduzione italiana a cura di Dr. Albana Alia & Juljana Mehmeti
*Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite e-mail
Cari Lettori, Cari Amici
tra qualche giorno avrò l’onore e il piacere di essere in Egitto per l’Italia, al Cairo, dove inaugurerò con una conferenza ad hoc quindi una performance la Settimana della Cultura Italiana nel mondo, grazie al prezioso impegno in cultura del Dott. Davide Scalmani, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura de Il Cairo e del Prof. Paolo Sabbatini, suo degno predecessore, quindi di Marwa Tantawy, Direttore del dipartimento d’italianistica,
ordinario di letteratura italiana alla Facoltà Al-Alsun, Università di Ain Shams. Ricordo che la mia letteratura è stata tradotta e divulgata anche in arabo grazie al lavoro della ‘mia’ Marwa,
nonché della Redazione della Rivista di Al-Alsun.
E il mio, ‘vostro’ diario di viaggio continua; il prossimo incontro in Italia sarà a Roma, a gennaio, dove Vi attenderò alla storica sala del Teatro Trastevere. Ma ne parleremo più avanti.
Grazie, con l’affetto grande che sapete e, come sempre e per sempre grazie a Te, Lettore.
Giovanna Mulas – 8/10/2019
da: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1340054259506604&set=a.310123652499675&type=3&theater
L’avventura
di
Carlos Sanchez
Un amico poeta
mi aveva scritto
chiedendomi una poesia
con un argomento fisso
per pubblicarla su una rivista.
Gli ho risposto con affetto
dicendogli
che la poesia
che è dentro di me
è lei che decide l’argomento.
Non c’è velleità in questo
non c’è spirito di polemica.
La vita mi ha insegnato
e la poesia
che la vera avventura
comincia lì
dove non cerco
dove mi sono lasciato andare
dove non oppongo resistenza.
Che avventura sarebbe
scrivere
che avventura sarebbe
allora
essere vivo?
Folignano City, 2019
La aventura
Un amigo poeta
me había escrito
pidiéndome una poesía
con argumento fijo
para publicarlo en una revista.
Le respondí cariñosamente
diciéndole
que la poesía
que está dentro de mi
es la que decide el argumento.
No hay veleidad en esto
no hay espíritu de polémica.
La vida me enseñó
y la poesía
que la verdadera aventura
comienza allí
donde no busco
donde me dejo andar
donde no opongo resistencias.
Qué aventura sería
escribir
qué aventura sería
entonces
estar vivo?
Folignano City, 2019
*Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social network.
**Immagine postata direttamente dalla Redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.artspecialday.com/9art/2019/01/16/don-chisciotte-fuga-dalla-realta/
D-“Fratello Angelo” , your latest book, is a profoundly psychological fairy tale, the fantasy – realm of the child – whose world is privileged to you – as a writer for children’s literature, has the power to generate – so to speak – a true living memory?
The book is of course special since it reminds me of our son Alfie who died in May 2016. Of course it brings back sad memories but also the happiness of having had him, even for that short time. In a way I love working with the book Fratello Angelo, because I feel closer to Alfie. I also really hope to help other families who have lost a child. I think that if you have a book to read, it’s easier to talk about the sadness and the loss. I also want to show children that it’s ok to play games and use their imagination. In a way, I think that the book also can be seen just as you write, “every child has an angel brother”, like we can all find strength in different places. Some have religion, some have lost ones who give them strength and others have friends and family in their life who help them get through the day.
*Fra Mattia Ivone di Aquara, maestro di sacra teologia, gran filosofo, poeta e oratore [1591] Il p. fra Mattia Ivone di Aquara, detto per altro nome l’Aquario, maestro di teologia, decano del Collegio di dottori, fra i quali era aggregato, poeta, filosofo, oratore e gran teologo, reggente del Studio di Milano, di Roma, di Venezia, e di Napoli. L’anno 1569, fu pubblico Lettore di teologia nell’università di Torino, e nel posso di quella orò eccellentemente in lode della sacra teologia, e dedicò l’orazione a Girolamo della Rovere arcivescovo di quella città, il cui titolo è De excellentia sacra teologiae. In Napoli l’anno 1572 pubblicò un lezionario, il cui titolo è: Lectionum in primam philosophiam ut deci solet principum in neapolitano gymnasio habitum. In Roma, l’anno del giubileo 1575, pose in luce alcune lezioni addizioni e fragmenti sopra la Fisica. E l’anno 1577 fece lo stesso stampando in Roma alcune questioni. Fu definitore nel capitolo generale di Roma del 1580, e provinciale delle sua Provincia del Regno. Scrisse dottamente l’addizione sopra i dodici libri della metafisica. La formalità di S. Tommaso. Un libro delle contraddizioni fra il santo dottore ed altri teologi e filosofi. Un breve trattato della Memoria artificiale, e delle significazioni dei termini conforme alla dottrina del santo. Una postilla sopra i luoghi della sacra scrittura. Un libro della potenza dell’anima. Le lucrubazioni sopra le opere di Capreolo, migliorando assai le fatiche di quel grande uomo, le quali dedicò al pontefice Sisto V. Fondò il convento all’Ordine nella sua patria, e andò all’altra vita nel 1591, nel convento di S. Domenico di Napoli, nel quale aveva da S. Piero Martire trasferita la sua figliolanza. Parlano di lui Paolo Portario, il Piò, e Gozzeo di Ragusa.
**Aquàrio (latinizz. Aquarius), Mattia (dei Gibboni). – Teologo domenicano (n. Aquara – m. Napoli 1591). Fu lettore di metafisica allo Studio di Napoli (1571–1574 e dal 1587) e maestro di teologia alla Sapienza di Roma (1582–87). Nelle sue opere, tra le quali le Additiones alle Quaestiones di Francesco Silvestri alla Fisica e al De anima di Aristotele (1576), si rivela fedele seguace di s. Tommaso, ma anche bene informato sulle discussioni cui i problemi più scottanti avevano via via dato luogo.
*** … Studente a Bologna nel 1558, per conto della provincia domenicana dei Regno di Napoli (Monumenta Ord. Fratrum Praed., X, p. 22), nel 1561 si trova “in conventu Mediolanensi sancti Eustorgii”, “magister pro secundo anno” (ibid., p.44); nel 1567 è “regens in conventu Sanctorum Ioannis et Pauli” a Venezia e vi sostiene dodici “conclusiones” alla presenza del legato della S. Sede presso la Repubblica veneziana, mons. Facchinetti, poi cardinale (Aquario, Super quatuor libros Sentent. I. Capreoli, IV, Annotationes, in fine); nello stesso anno sostiene ancora trenta “conclusiones … in publica Academia Thaurinensi, … cum esset ibi publicus theologus”, alla presenza del vescovo di Torino Girolamo della Rovere, poi cardinale (ibid.); in quell’occasione ebbe a discutere con l’averroista Francesco da Vimercate sull’argomento “num. intellectus viatoris possit cognoscere substantias separatas quidditative” (Aquario, Dilucidationes in XII Ubros primae philos., II, dil. III, p. 85); e a Torino nel 1569 pubblicò la prolusione al corso col titolo De excellentia sacrae theologiae; ma nello stesso anno 1569, ottenuta l’approvazione del suo “magisterium” (Monumenta, p.109), fu rimandato a Milano “regens” dello studio di S. Eustorgio; e “dum esset regens in Studio Sancti Eustorgii Mediolanensis” sostenne ancora cento “conclusiones” al capitolo generale dell’Ordine tenuto a Roma (Aquario, Super quatuor libros Sentent. I. Capreoli, loc. cit.;cfr. Monumenta, p. 111). A Milano rimase un biennio, e nel 1571 l’A. poté dare alle stampe in Napoli la prolusione al corso da lui iniziato in quello Studio, come titolare di metafisica: Lectionum in Primum Philosophiam, ut dici solet, privum in neapolitano Gimnasio habitum,auctore Frate Matthia Aquario, O. P., publico ac ordinario metaphisico (Neapoli, apud Mattheum. Cancrum, 1571).
Da questo momento la vita dell’A. trascorre tutta tra Napoli e Roma. Come lettore ordinario di metafisica nello Studio napoletano, fra il 1571 e il 1574 egli dovette trattare gli argomenti che si trovano svolti nelle Dilucidationes in XII libros primae philosophiae Aristotelis, pubblicate più tardi a Roma nel 1584. Lasciato il convento di S. Pietro Martire, del quale era “figlio”, e divenuto “figlio del convento di S. Domenico Maggiore”, egli ebbe confratello almeno per un triennio fra’ Giordano Bruno da Nola, da poco ritornato da Campagna nel Salernitano ove era stato inviato per l’ordinazione sacerdotale, e “figlio” anch’esso dello stesso convento nel quale attese allo studio della filosofia tomistica fino al 1575. Ma verosimilmente e l’A. nel corso di quell’anno dovette abbandonare in fretta Napoli, in seguito a un perentorio ordine di sfratto da parte dei vicerè spagnolo, cardinale A. de Granvelle. Il cardinale G. A. Santoro ci dà notizia di questo sfratto nella sua Autobiografia (pubblicata,da C. Cugnoni in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria, XII [1889], p. 354). Un grave conflitto era scoppiato fra il Granvelle e l’arcivescovo di Napoli, e il viceré, “implacabile nemico della Sede Apostolica”, ne trasse profitto per “humiliare la giurisdizione ecclesiastica”. Probabilmente l’A. avrà preso partito per l’arcivescovo, e il Granvelle si sarà vendicato togliendogli la lettura nello Studio e intimandogli lo sfratto dal Regno.
Nel 1575 l’A. era sicuramente a Roma, nell’Ospizio dei domenicani di S. Maria sopra Minerva, ove datava le sue Additiones in Quaestiones de physico auditu Rev.mi P. M. Francisci Sylvestri Ferrariensis, nonché la Disputatio pulcherrima de ideis, in qua ostenditur Aristotelem non adversari Divino Platoni, aggiunta alle Additiones in Quaestiones librorum de anima dello stesso frate Francesco Silvestri da Ferrara. E a Roma le stesse Quaestiones sulla Fisica e sul De anima uscirono l’anno dopo, nel 1576; ma in testa all’una e all’altra opera l’A. si fregia del titolo di “pubblico e ordinario professore di teologia e di metafisica ‘in florentissimo Studio Neapolitano'”. Con questo titolo voleva forse indicare che era stato revocato l’ordine di sfratto dal Regno intimatogli dal Granvelle, tosto che questi fu sostituito nell’ufficio di viceré, oppure che, malgrado lo sfratto, se ne riteneva legittimo detentore? Non è possibile stabilire se Giordano Bruno, fuggito da Napoli a Roma, si sia incontrato di nuovo con lui nell’Ospizio di S. Maria sopra Minerva, ove anch’egli s’era fermato.
G. Carafa, De professoribus Gymnasii Romani, II, Romae 1751, afferma (pp. 464-465) che nel 1580 l’A. era professore di teologia nello Studio romano e teologo del cardinale Santoro. Ora sappiamo che il 21 maggio 1580 l’A. si trovava effettivamente a Roma per il capitolo generale di quell’anno, e partecipò all’elezione del nuovo maestro generale dell’Ordine, fra’ Sisto Fabbri da Lucca, ma in qualità di definitore della provincia del Regno di Napoli; il che fa supporre che a Napoli egli fosse già ritornato qualche anno prima. Tuttavia è certo che a Roma l’A. dovette trattenersi almeno sino alla fine del 1580, perché nel cod. Borgiano 149 che contiene gli Errores ex libro Zohar super Pentateucum et ex libris Portae lucis et Portae iustitiae, rilevati dal dottore Marco Marino canonico regolare, si trova una nota in cui è detto che lo scritto, in vista dell’impressione mantovana, era stato presentato al p. Bellumino, “qui restituit die V Octobris 1580, et fuit consignatus R. P. magistro Sacri palatij eodem die; is autem hunc revideri fecit a magistro Matthia Aquario nostro theologo, et mihi restituit die prima Decembris 1580”.
Dai “rotuli” dell’università romana, esistenti negli originali (Arch. di Stato di Roma, Università, Pergamene, prima serie) e in copia (Busta 94), risulta che l’A. fu nominato maestro di teologia al secondo posto nel 1582 (Busta 94, f. 19); non compare invece nel “rotulo” precedente del 1576 (f. 17) e in quello successivo del 1587 (f 21). Invece “Sacrae Theologiae Magister in almae Urbis Gymnasio” era nel 1584, quando a Roma pubblicò, come abbiamo visto, le Dilucidationes sulla Metafisica. Nel 1587 egli fece sicuramente ritomo a Napoli, ove riprese l’insegnamento di questa disciplina.
Nel quinquennio che trascorse a Roma come maestro di teologia alla Sapienza egli preparò la nuova edizione dei commento del tomista francese Giovanni Capreolo alle Sentenze,che vide la luce a Venezia nel 1588-89, quando l’A. era tornato ad essere “regius atque publicus metaphysicus in almo Studio Neapolitano”.
L’opera è dedicata a Sisto V, e nella dedicatoria al papa l’A. c’informa che il titolo di “princeps thomistarum” era stato dato al Capreolo da Bernardino Tomitano e da Arcangelo Mercennario; e quest’ultimo dice suo condiscepolo, “meus condiscipulus”. Alla fine del quarto libro delle Sentenze l’A. appone questa data: “Datum Neapoli in conventu Sancti Dominici 1587, die 4 Septembris”. All’edizione del testo del Capreolo segue il volume: “R. P. F. Matthiae Aquarii, O. P., rega ac publici metaphysici in almo Studio Neapolitano Annotationes super quatuor libros Sententiarum Ioannis Capreoli… adiecto quoque pulcherrimo tractatu de controversiis inter D. Thomam et caeteros theologos ac philosophos“.
L’A. morì a Napoli nel 1591 e fu sepolto nel convento di S. Domenico Maggiore.
Di tutte le opere che abbiamo ricordate, maggiore importanza per intendere la posizione dell’A. nella storia del tomismo hanno evidentemente le Additiones alle Quaestiones di Francesco Silvestri sulla Fisica, insieme alle quattro successive Disputationes, e sul De anima,cui tien dietro l’ampia Disputatio de ideis, e inoltre le Dilucidationes sui dodici libri della Metafisica e le Annotationes al Capreolo con le Controversiae inter D. Thomam st caeteros theologos ac philosophos. Fedele a S. Tonunaso, egli ne segue in generale la dottrina quale era stata interpretata dal confratello francese fra’ Giovanni Capreolo. Ma in tutti questi scritti egli tien conto anche di teologi e filosofi dissenzienti; così, per esempio, sul problema dell’immortalità dell’anima e su quello dell’unione dell’intelletto possibile al corpo umano egli si diffonde con certa ampiezza ed informazione nelle prime dieci Additiones in tertium de anima,e nella dilucidatio secunda sul testo e commento 17 del libro XII della Metafisica (c. 3,1070a 25-27),e degli averroisti ricorda Tommaso di Wilton, Giovanni di Baconthorpe e Antonio Bernardi della Mirandola, degli alessandristi il confratello Tommaso de Vio, il Pomponazzi, Simone Porzio e il loro oppositore Iacopo Antonio Marta. Del tempo passato a Venezia, ricorda Filippo Mocenigo arcivescovo di Nicosia, “amator omnium virtutum et bonarum, artiurn”, che pure poneva nell’uomo due anime. Né dimentica Giulio Castellani, suo collega nello Studio romano.
Tra le Controversiae inter D. Thomam …meritano d’essere segnalate quelle tra l’Aquinate e Averroè (pp. 137-142) e quelle anche più notevoli fra Tommaso e il carmelitano inglese Giovanni di Baconthorpe. A proposito del quale, alla fine della “praelectio” inaugurale delle Dilucidationes alla Metafisica ci dà notizia di un’opera sconosciuta dello stesso “Averroistarum princeps et Carmelitarum ordiffis decus, cuius labores in his metaphysicis libris praelo adhuc non sunt mandati, sed manuscripti servantur”.
Ultima fatica dell’A. sono le postume Formalitates iuxta doctrinam… D. Thomae Aquinstis ab adm. Rever. Patre Magistro Aquario, in almo Gymnasio Neapolitano Metaphysices Publico,Professore compilatae. Nunc demum opera adm. R. P. Alphonsi de Marco Aversani, in Regio Conventu Sancti Dominici de Neapoli Baccalaureo ordinario, finitae et in lucem editae, Neapoli 1605. A quest’opera sono aggiunti un breve trattatello De memoria et reminiscentia (che con l’opuscolo d’Aristotele non ha niente a che vedere) et de memoria artificiali inve artificiosa, e un’Epitome logices. Quest’ultima è un riassunto sommario e schematico dell’ “Ars vetus”. Il primo invece è formato da poche nozioni tratte specialmente da medici e da ricette per rafforzare la memoria indebolita, nonché da scarni accenni per accrescerne il potere, che rivelano una superficiale conoscenza della ricca letteratura illustrata da Felice Tocco (Le opere latine di Giordano Bruno asposte e confrontate con le italiane, in Pubblicazioni del R. Ist. di Studi Superiori pratici e di Perfezionamento, sezione di filosofia e filologia, Firenze 1889, pp.21-101) a proposito delle opere mnemoniche del Nolano. Di qualche importanza può essere un semplice accenno alla disputa fra Tommaso de Vio e Giovanni Pico della Mirandola al capitolo generale di Ferrara nel 1494 (cfr. Quétif-Echard, Script. Ord. Praed.,II, p. 14), per il modo come il domenicano seppe tener testa all’avversario che l’aggredì con un fuoco di fila di ben cento obiezioni.
Fonti e Bibl.: Monumenta Ord. Fratrum Praed., X, Romae 1901, pp. 22, 44, 109, 111, 180, 189;
J. Quétif – J. Echard, Script. Ord. Praed., II, Luteriae Parisiorum 1721, pp. 302 a.;
G. Carafa, De professoribus Gymnasii Romani, Romae 1751, lib. II,pp. 464 s.;
G. M. Masuchelli, Gli Scrittori d’Italia, I, 2, Brescia 1753, pp. 897 s.;
G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, II,Napoli 1754, pp. 53 s.;
E. Cannavale, Lo Studio di Napoli nel Rinascimento, Napoli 1895, documenti (cfr. indice onomastico);
V. Spamipanato, Vita di G. Bruno, Messina 1921, pp. III a., 154, 178, 217, 227;
Dictionn. de Théologie Catholique, I, col.1725.
BIBLIOGRAFIA MINIMA ON-LINE DALLA QUALE E’ STATO OTTENUTO QUESTO POST:
* “CATALOGO DEGLI UOMINI ILLUSTRI FIGLI DEL REAL CONVENTO DI S. DOMENICO MAGGIORE NAPOLI” … http://www.bibliotecadomenicana.it/wp-content/uploads/2018/04/Catalogo-degli-uomini-illustri-figli-del-reale-monastero-di-S.pdf
** http://www.treccani.it/enciclopedia/mattia-aquario/
***http://www.treccani.it/enciclopedia/mattia-aquario_(Dizionario-Biografico)/
IL CONSUMARSI DEL GIORNO
(Dedicata a Elena S.)
di Giancarlo Fattori
l’eterno ritorno dolcemente sfuma:
vestigia dei blu più oscuri,
dei respiri più puri,
vertigine di noi più nera,
lo stordimento,
ai margini della sera.
Sei tu che mi svesti di fulgore,
quel turgido tremore
incatenato al nostro buio,
brughiera d’emozioni,
il ponte fra me e te
in un cercar di mani
e sguardi, lontani
nello svolgersi del tutto,
un eterno lutto che è
un susseguir di palpiti,
battiti d’ali nel vento,
mentre quel che sento
non è ancora un dolore nuovo.
L’onda si frange sullo scoglio
chiamandoci per nome,
e io che mi chiedo
come tu possa volgerti
e guardare, e poi salir le scale
lasciando vana questa tetra
stanza,
osservando il pianto
che adesso m’imprigiona
a tendere le redini del tempo,
cogliendo tra i sospiri le erbe amare,
il sottile amore che inciampa,
che ancora si stupisce
della morte d’una stella,
dell’implodere del cuore.
**Versi ricevuti direttamente dall’Autore.