Aquara Music Fest – ecco i finalisti… per le serate del 16 e 17 Agosto
DISCERNIMENTO ATRABILE di Fabio Strinati
Prefazione di Francesca Montomoli
Avvicinarsi a un libro, per chi ama la lettura, non è mai un gesto marginale o distratto, implica sempre interesse, curiosità o sorpresa. I meccanismi che ci guidano verso un libro, proprio quello e non un altro, sono molto più complessi e profondi di quanto saremmo mai disposti ad ammettere e questo vale a maggior ragione quando “scegliamo” di accogliere un testo di poesie. Si può notare, anche nel semplice movimento delle mani, quella che potrebbe definirsi una cura istintiva, un profondo rispetto, rispetto per la fatica che lo ha generato, per il dono di sé consumato dall’autore nel mettere a nudo in maniera indelebile piccoli o grandi frammenti della propria sfera interiore, per quel mettersi in gioco così arduo in un’epoca che distoglie lo sguardo dalla fragilità e tende a corazzare gli animi, un’epoca in cui, per molti, i poeti tornano ad essere “diversi”, avulsi dalla realtà, quasi sospesi in una sorta di limbo governato da correnti oniriche.
Ebbene, la misteriosa attrazione che ci conduce verso un libro non resterà delusa dal poemetto breve di Fabio Strinati e l’immaginario di quanti rubricano i poeti fra i sognatori di zucchero filato ne uscirebbe sconvolto.
Diverso dai lavori che lo hanno preceduto, frutto di un impulso quasi liberatorio, Discernimento atrabile è senza dubbio un’opera fuori dal comune, un piccolo universo avvolto in un’aria densa e catalizzatrice.
Non a caso, la scelta delle due parole che compongono il titolo riporta alla scuola ippocratica e alle sfere umorali che governano la vita e l’essenza.
Atrabile, un termine molto specifico seppure non limitativo, è in realtà la chiave che apre un affaccio su scenari variegati. Atrabile, l’umore nero, connesso alla paura, all’irrazionalità, alla malinconia, alla collera, alla frustrazione e discernimento che implica il raggiungimento della consapevolezza attraverso la fatica della comprensione.
Una poetica cruda, ruvida, volutamente criptica e inquietante, tesa a estrapolare, attraverso l’uso della sperimentazione e della percezione empatica, quelle dimensioni dolorose interiorizzate, se non addirittura rimosse, che nelle fasi alterne della vita segnano e accomunano ogni essere umano.
Un testo che ti afferra per i polsi e ti trascina con impeto in una foresta intricata, lasciandoti in balia dei potenti versi destrutturati senza il comodo ausilio della punteggiatura, senza la culla rassicurante di una tradizionale costruzione sintattica.
Un testo che inizialmente disorienta, che ti fa sentire sul collo l’eco di un respiro affannoso, che non può essere semplicemente letto.
No, occorre fermarsi, lasciarsi travolgere dall’irrompere incalzante delle parole. È necessario sciogliere i nodi e le catene che serrano le porte dei propri nascondigli segreti permettendo all’umore oscuro delle sofferenze vissute di filtrare e scivolare e scorrere. È necessario lasciarsi raggiungere e permeare. Solo a quel punto i versi troveranno il giusto ritmo e si ricomporranno nell’animo come un enigma disvelato. Solo allora, il lettore potrà abbandonarsi sull’ultimo verso, ansimante, provato e appagato.
RECENSIONE DI: Michela Zanarella
La scrittura di Fabio Strinati è sempre in movimento, cambia pelle in continuazione. Il libro edito da Macabor, intitolato ‘Discernimento atrabile’, si presenta, infatti, come un’opera ‘camaleontica’. Già dal titolo ci si trova a dover decriptare una serie di significati. Il discernimento è la capacità di formulare un giudizio o di scegliere un determinato comportamento in conformità alle esigenze della situazione. Atrabile, nella medicina, secondo le teorie di Ippocrate, è uno dei quattro umori dell’uomo: il cosiddetto umore neroo malumore. E’ proprio quest’ultimo a dare il primo indizio al lettore, per accedere ai versi del poeta. Paura, inquietudine, malinconia: uno stato di sofferenza interiore che ci avvicina alla filosofia poetica di Cesare Pavese con il suo mal di vivere, declinando in una scrittura decisamente frammentata, non di facile comprensione. I testi diventano grovigli ermetici di parole ed emozioni da districare: “Malanno, infermità della notte/ventre rifugio Saturno espansione mascherata/ribelle multipla cuori spaiati/errante segno zodiacale”. Gli echi di una poetica ‘leopardiana’ si sommano, si dissolvono e si dipanano nelle parole di Fabio Strinati. Francesca Montomoli, poeta e scrittrice, nella prefazione ricorda: “È necessario sciogliere i nodi e le catene che serrano le porte dei propri nascondigli segreti, permettendo all’umore oscuro delle sofferenze vissute di filtrare, scivolare e scorrere”. Ci si trova disorientati di fronte a questa sperimentazione creativa. Al primo impatto, verrebbe l’istinto di allontanarsi. Ma c’è qualcosa che ferma l’occhio e la mente: non è soltanto l’assenza di punteggiatura che non mette vincoli, che lascia una sorta di libertà di scelta su come e quando leggere. E’ la sequenza di parole a mettere curiosità, a spingerci oltre. Saturno, il sesto pianeta solare, con la sua simbologia diventa il protagonista del poemetto. In astrologia, descrive lo spirito delle persone, le ambizioni. E ha caratteristiche opposte al sole. Per questo motivo, è considerato uno degli astri ‘ostacolatori’, non consente alla vita di svilupparsi. Nell’oroscopo, invece, aiuta a capire quali sono i periodi migliori per compiere azioni che generano effetti a lungo termine. Nella mitologia, altro non è che il tempo. Nel mondo esoterico, il pianeta è associato al male e il simbolo che lo identifica in astronomia è la falce, riconducibile alla morte. Strinati sceglie Saturno come pianeta guida delle sue ambiguità espressive. Ma c’è anche da dire che l’esistenza funziona per cicli: vita e morte fanno semplicemente parte di un percorso che appartiene all’umanità. L’anima del poeta qui tenta di far sgorgare il vuoto, deve liberarsi da quel tormento che non dà pace e, per farlo, non ha altro che la poesia, unico appiglio per non lasciarsi travolgere dal vortice dell’oscurità. In questo gotico canto notturno… CONTINUA SU: http://laici.it/viewarticolo.asp?Id=3605&fbclid=IwAR1BuATsGiAHbNxc9G9r79axbFycr-wXos9Gf7L2FsEMcxgu7nJBVEypP68
*ODE ALLA FATICA
– piccola dilogia di un Giro –
di
Zairo Ferrante
(A Vincenzo Nibali)
Un nastro d’asfalto taglia
la terra, grigio separa
il mare dal resto.
Il nulla dal tutto.
La gloria dal vuoto.
Una radio accompagna
fatica, sudore e ricordi
nell’attimo in cui,
muto,
il mondo s’accascia morente
sulle spalle degli uomini
che soli e in silenzio
abbandonati a sé stessi
accarezzano e pigiano
pedali e speranze
e ruote animate,
in salite e discese
tra campi di grano
imbionditi dal sole
e neve disfatta
come flebile segno
dell’inverno passato.
E l’ascolti il rumore
di catene che saltano
e cambi che inciampano.
E ricordi riemergono
e salgono al cuore, altri,
si fermano in gola
a bloccar le parole.
Ritorni bambino
rivedi i tuoi occhi,
mentre loro, da soli,
imperterriti e stanchi,
continuano afflitti
a trascinarsi la Vita.
II
Si continua a sudare
rincorrendo a fatica
quell’ultimo istante
finito e mortale.
Brandello di pezza
da mettere a toppa
della bisaccia bucata
che perde speranze
e semina sogni.
A destra la vita.
A sinistra l’oblio.
Al centro l’asfalto.
Da Solo
sull’orlo del fosso
staccato dagli altri
macina speranze
chilometri e lacrime
ricordi e respiri.
E tu l’accompagni
in silenzio t’immergi
nel mare bollente
di un cuore che palpita.
Percepisci la forza,
senti il sudore,
vedi la resa.
In silenzio anche tu
dal centro lontano
della tua mente
sospingi i pedali
e parti in salita.
Insieme con Lui
ingoiate secondi
che diventan minuti
e polvere e pietre
e mostri e discese.
Pedala, pedali
e insieme vivete
il medesimo istante
sospeso sul fiato.
La strada è in salita
ma in fondo è la gioia.
Pedala, pedali
il Campione si alza
e rotola in alto
come stella e bandiera
a stagliarsi nel cielo
colorato di verde
e di bianco e di rosso.
Ha compiuto l’impresa.
Respiri, sospiri e sorridi.
Ti riprendi il tuo cuore.
Dai sfogo alle lacrime.
Ti fermi a pensare
e comprendi la Vita.
*Scritto pubblicato on-line su questo stesso blog il 29-5-2016 ed inserito anche nell’antologia “XXX V” AA.VV. a cura di I.v.a.n. Project ( Editore: Limina Mentis – 2016 – ISBN 978- 88-99433-51-2 ).
Zairo Ferrante Medico Radiologo, Poeta e Scrittore, è nato in provincia di Salerno nel 1983, ha vissuto ad Aquara (piccolo paese nel cuore del Cilento) fino all’età di 19 anni e, dopo aver conseguito la maturità Scientifica, si è trasferito a Ferrara, dove si è laureato in Medicina e Chirurgia e dove tutt’oggi esercita la sua Professione.
Autore di libri di Poesia e di prosa, nel 2009 ha fondato il “DinAnimismo”(Movimento Poetico/Artistico Rivoluzionario Delle Anime), un movimento poetico/artistico già riconosciuto come neo-avanguardia da una parte della critica letteraria. Ad oggi è possibile leggere suoi scritti su molteplici riviste e periodici culturali on-line e cartacei. Alcune sue poesie sono state inserite in antologie collettive ed anche tradotte in Inglese, Spagnolo e Francese. Ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi sia in Italia che all’Estero.
LIBRI PUBBLICATI:
– “ITACA, PENELOPE E I MAIALI” (2019) – silloge – ( Autore: Zairo Ferrante – Editore: Il Foglio – ISBN:9788876067969 )
– “COME POLVERE DI CASSETTI – Mentre gli Angeli danzano per l’universo” (2015) – silloge – ( Autore: Zairo Ferrante – Editore: David and Matthaus/Divisione: ArteMuse – ISBN:978-88-6984-054-8 ).
– “I BISBIGLI DI UN’ANIMA MUTA” (2011) – raccolta di saggi e poesie – ( Autore: Zairo Ferrante – Editore: CSA-editrice 2011 – ISBN: 978-88-96703-52-6 ).
– “D’AMORE DI SOGNI E DI ALTRE FOLLIE” (2009) – raccolta di saggi e poesie – (Autore: Zairo Ferrante – Editore: este-edition 2009 – ISBN: 978-88-89537-91-6)
SITO AUTORE: https://sito.libero.it/zairoferrante/scritto-zairo-ferrante/
Joe Natta, poliedrico cantautore lucchese, ha da qualche tempo lanciato un interessantissimo progetto dal titolo “Musica e Poesia”.
L’idea, volta a promuovere e diffondere Poesia in modo libero e gratuito, risulta essere completamente in linea con la filosofia del movimento Dinanimista.
Come riportato nel sito nello stesso Autore: “Dopo vari mesi di ricerche ho deciso di rendere omaggio ai grandi poeti di ieri e di oggi musicandone le poesie che più mi hanno colpito. La considero una riscoperta musicale volta a far conoscere, grazie alle canzoni, quegli autori che hanno fatto la storia della poesia e che vale davvero la pena leggere, perché capaci di regalarci le più svariate emozioni.
Perdersi fra le parole e i versi è una cosa bellissima quanto preziosa e allora perché non unire anche la musica?
Sono già state pubblicate poesie di famosi autori internazionali e degli italiani Cesare Pavese, Gabriele D’Annunzio, Giosuè Carducci, Olindo Guerrini, Alda Merini, Guido Gozzano, Alessandro Manzoni, Giuseppe Ungaretti e altri.
Ogni 3 giorni farò uscire una canzone sul mio CANALE YOUTUBE che si andrà ad aggiungere a quelle già pubblicate così che quella singolare mescolanza di passione e sentimento che viene fuori dalla musica e dalla poesia arrivi a più persone possibili, nella speranza di avvicinarle a questo fantastico mondo fatto di parole ed emozioni.
Fra i poeti che ho scelto di musicare cito Lope De Vega, Garcia Lorca, Percy Bysshe Shelley, Emily Dickinson, ma soprattutto gli italiani Vincenzo Cardarelli, Mario Luzi, Carlo Betocchi, Giorgio Caproni, Alfonso Gatto, Maria Luisa Spaziani, Ugo Foscolo, Aldo Palazzeschi, Dante Alighieri, Iginio Ugo Tarchetti, Sergio Corazzini, Arrigo Boito, Dino Campana, Umberto Saba, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Valentino Zeichen, Giosuè Carducci, Vittorio Sereni, Gianni Rodari, Marino Moretti, Giacomo Leopardi, Antonia Pozzi, Primo Levi, Giovanni Pascoli e tantissimi altri.
Una cosa che tengo a precisare è che tutte le canzoni pubblicate, e quelle che lo saranno, sono rigorosamente ascoltabili
in modo GRATUITO tramite YouTube, senza passare da negozi virtuali o piattaforme di musica streaming.
Anche il canale stesso non ha pubblicità e non è affiliato a nessuna partnership.
Questo progetto è un invito alla riscoperta della lettura, alla bella poesia, la cultura non ha prezzo e non vorrei mai lucrarci sopra, l’immaginazione e la fantasia devono rimanere patrimonio di tutti, sempre e comunque. Per finire godetevi queste bellissime poesie, con la speranza che la trasformazione in canzone sia di vostro gradimento.
Joe Natta…” CONTINUA SU: http://www.joenatta.com/musica_poesia_joenatta.htm
Joe Natta è un Cantautore che dal 2002 colleziona sorrisi regalando buonumore.
Vive a Ponte a Moriano in provincia di Lucca, ha al suo attivo 36 album ufficiali e moltissimi videoclip e concerti.
Autore e compositore SIAE, inizia la sua attività artistica alternando canzoni demenziali ad altre più ironiche e serie, scenette esclusivamente comiche ed altri lavori in cui, in modo ironico, cerca di sensibilizzare la gente su temi importanticome la violenza sugli animali, il precariato, la donazione di sangue, la rivalutazione del territorio locale, la solidarietà, la lettura, i poeti del passato e molto altro.
Nel 2017 abbandona definitivamente il genere demenziale per dedicarsi ad altri progetti musicali, in primis la realizzazione di molti album cantautorati che teneva dentro al famigerato “cassetto” da tempo.
Nel 2011 da vita al progetto musicale “Leggende Lucchesi” dedicato interamente alla riscoperta delle leggende e della tradizione orale di Lucca, della Garfagnana, della Versilia e a personaggi e storie legate al Folclore e alla cultura toscana.
Nel 2015 inizia un altro progetto musicale dedicato alla festa di Halloween con canzoni e videoclip in tema.
In uno di questi video compare il papà degli Zombi, il maestro George A. Romero.
Nel 2018 inizia un nuovo progetto dedicato alla riscoperta di grandi Poeti di ieri e di oggi musicandone le poesie che più lo hanno emozionato.
Fervente sostenitore della musica creativa NON fa “Cover” ne quantomeno “TRIBUTI” di alcun genere, solo brani originali.
Particolare curioso e simpatico è stata la presenza di Nonna Rolanda, nonna paterna di Joe, che ha recitato nei suoi corti e cantato alcune delle sue canzoni.
Un fenomeno multimediale davvero originale che ha conquistato il cuore degli internauti e che continua a farlo anche dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2007.
Nonna Rolanda viene ricordata da Joe in una canzone dal titolo “Canzone per Nonna Rolanda”
Joe Natta sostiene EMERGENCY, UNICEF, WWF, AIL, AIRC, ANDARE OLTRE SI PUO’, LIBERA, LEGAMBIENTE e AMREF e la donazione del sangue, ADORA LEGGERE, scrivere, il cinema in ogni sua forma (soprattutto quello di genere), la musica beat anni ‘60 e non guarda la televisione.
Continua su: http://www.joenatta.com/homepage.htm
Cinzia Demi, abile Poetessa, nota e di caratura Internazionale ( vedi la recente traduzione per “Puntoacapo Ed.” di “Ecoul, doar el” – L’eco, solo lei – di Ion Deaconescu ); nei suoi versi si respira il profumo dei mercati, si assapora il gusto delle strade e si ascolta la voce della Gente. La Gente vera; quella che vive, s’innamora e si dispera.“Ero Maddalena”, un “piccolo” poema che ama, comprende e libera l’essenza dell’essere Donna. Un frutto fresco, da cogliere con delicatezza e da assaporare con la dovuta calma.
Nota critica di Zairo Ferrante
Maria Pellino, Poetessa alla sua prima pubblicazione ( ma già ampiamente presente on-line sia sul nostro blog che con “Nuovo rinascimento” ). Una voce nuova che canta d’amore e di dolore. Versi sempre puntuali e delicati, che sprigionano poesia tra le maglie di una elegante, a mai eccessiva, timidezza. “La curva immensa dei sogni”, un libro onirico che racconta il reale e difende l’Amore.
Nota critica di Zairo Ferrante
Ero Maddalena ( Cinzia Demi – “Puntoacapo Ed.” 2013 ): A essere sacra è in primis la persona, quella particolare persona che Cinzia Demi fa rivivere nel suo flusso lirico di trasformazioni e graffi sulla pelle e sul corpo dolente visibile per frammenti e inquadrature di scorcio dall’alto o dal basso. (Dalla Prefazione di Gabriella Sica)…
il vicolo si riempie
di luci di voci di suoni
è il giorno di Santa Rita
rose profumate a colori
(dio, dio, come son vestita!)
benedette da mani sapienti
donne in fila ai banchi
del mercato è salato il prezzo
del fiore in devozione
se mi vedono mi chiedono
chi sono cosa faccio
non reggerò l’emozione
Scheda libro: https://docs.wixstatic.com/ugd/465b88_e8bf12f4fe0ef3db48ce5b9394eb4b05.pdf
Cinzia Demi (Piombino – LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige con Giancarlo Pontiggia la collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese ed è lei stessa traduttrice per testi nelle lingue neolatine: è appena stato pubblicato “L’eco, solo lei” di Ion Deaconescu, in traduzione italiana dal romeno. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi). Tra gli artisti con cui ha lavorato: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. Tra gli eventi culturali: “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna, e il Festival “Populonia in Arte”.
“La curva immensa dei sogni” (Maria Pellino – “L’inedito letterario Ed. ” 2019): La poesia è un sogno. E molto spesso è un sogno che non si arrende. Perché la poesia riesce a riempire i vuoti che stanno nelle pieghe della carta, riempirne i bordi sino a colorarla di parole. Quella stessa carta che, ancora intonsa, esce dalle macchine che proprio la fanno quella carta. La costruiscono. Ed esce a rotoli. Giganti. E quello stesso foglio arrotolato, per opera del destino contiene già quei sogni dentro. Da sempre. Da quando lo fecero quel foglio. Da quando quella macchina macerante, pigiante e tagliente, che come un serpente sgomitola, sfogliò quella volta e poi avvolse quella grande bobina a modulo continuo…
Lungo gli argini
Lungo gli argini
il fiume che scorre in te
assapora l’ebrezza della felicità.
Tu custodiscila in attimi di libertà
e voragine sia il sentire del tuo cuore
dove l’inaspettato possa espandersi a nuovi albori.
Nutriti dal tuo immenso
perdizione e virtù
di irragionevole follia.
Pellino Maria lavora come educatrice. Ama autori classici della letteratura, la poesia e la forma breve qual’è l’aforisma. Autrice di oltre trecento aforismi, di poesie dal 2013. Ha ottenuto diversi riconoscimenti quali due primi premi al concorso “Scrittori ed Artisti del nuovo Rinascimento”, menzione di merito per monologo teatrale e per poesia con immagine al concorso dell’Accademia mondiale della poesia. Ha ottenuto un premio speciale stampa. Dal 2013 ha partecipato ad altri importanti e prestigiosi concorsi sia nazionali che internazionali ed europei giungendo più volte in finale. Ottenuto il riconoscimento come una delle Autrici del Nuovo Rinascimento (ndr. anche Autrice nell’ultimo e-book celebrativo del Dinanimismo https://asinorossoferrara.blogspot.com/2019/07/dinanimismo-x-intervista-maria-pellino.html ) . Ha ottenuto diploma di merito, menzioni d’onore, premio della giuria, Premio arte e cultura 2018 in vari concorsi . Diploma d’onore con menzione d’encomio al concorso prestigioso Michelangelo Buonarroti. Due volte finalista della sezione aforismi al Premio nazionale di Filosofia 2015 e 2019.
Il Pazzi Poeta (ma anche Scrittore e Giornalista) è un Narratore visionario che continua imperterrito a frugare tra e nelle cose, alla ricerca del non-visibile.
Versi che, come lame, squarciano il quotidiano per raggiungere la vera essenza delle cose, delle persone e delle situazioni. Piccole perle seminate tra le pieghe dei giorni, che continuano a scorrere inesorabili.
Zairo Ferrante
Di Seguito alcuni versi di Roberto Pazzi liberamente tratti da: http://www.italian-poetry.org/roberto-pazzi/
Il mio niente
Oggi verrei a casa tua,
farei questo lungo viaggio
solo per infilare questi versi
nella fessura sotto la porta,
non potrei rompere
il divieto di rivederci.
Niente, vorrei dirti,
solo questo niente.
Fu detto già tutto.
Da quando ci siamo separati
sopravviviamo,
siamo la rovina di quel tempo.
Ma questo mio niente dopo di te
mi sostiene e si rafforza,
cresce bene con gli anni,
si fa grande, muta la voce,
non vuole più stare con me,
esce sempre più spesso
a cercare altro niente,
inutilmente bello come fui.
I nostri occhi han fissato il sole,
non guardano più,
ricordano di aver visto.
A che servirebbe rivederti ?
Perderei il mio niente.
Di tutte le cose che potevo fare
ho sempre scelto una sola,
monco di troppe vite non fatte
tu sei il Niente che mi ha scelto.
E ti appartengo sempre.
Il treno ritarda
Il treno delle quindici e cinquantasei
partirà in ritardo, di venti minuti,
qualcuno stasera in una stazione
sotto i colli Euganei,
bestemmierà l’attesa,
qualcuno invece grazie al ritardo,
prima del Po,
riuscirà a prenderlo, quel treno,
e salirà trafelato e contento.
Per molti amati prima dei trent’anni
sono già defunto,
non li rivedrò mai più.
Per molti che mi vedranno fragile
vecchio non sono ancora nato,
devo ancora spuntare all’orizzonte.
Per altri, e sono i più,
non c’è nessuna linea,
nessuno orario da consultare.
Quel non essere per loro
è già la mia eternità.
Roberto Pazzi: Poeta, Scrittore e Giornalista.
Vive a Ferrara; nella città emiliana ha fondato nel 2014 la scuola di scrittura creativa Itaca, patrocinata dal Comune di Ferrara.
Ha frequentato il Liceo Ariosto della sua città poi si è laureato in lettere classiche a Bologna con Luciano Anceschi e una tesi in estetica sulla poetica di Umberto Saba). Dopo tre anni di docenza ad Urbino,ha insegnato nella scuola superiore e nell’università a Ferrara[1]antropologia culturale e filosofia della storia e a Urbino sociologia dell’arte e della letteratura.
Tradotto in molte lingue, ha esordito in poesia con una silloge apparsa sulla rivista Arte e poesia nel 1970, prefata da Vittorio Sereni. […] Dopo dodici anni di collaborazione esclusiva al Corriere della Sera, è opinionista di QN Quotidiano Nazionale (Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione) e all’estero è collaboratore di The New York Times. Leggi tutto su (+ fonte foto): https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Pazzi#Biografia
L’associazione Culturale L’Alveare (organizzatrice dell’Aquara Music Fest) e il movimento poetico-artistico Dinanimista, collaboreranno insieme all’assegnazione del “Premio della critica Fioravante Serraino” durante il contest musicale che si svolgerà il prossimo 16 e 17 agosto ad Aquara.
La giuria critica, che assegnerà il premio per il miglior testo, sarà composta da:
2019 ODISSEA NELLA PAROLA nel nuovo libro di Zairo Ferrante
Recensione di Roby Guerra da:
https://asinorossoferrara.blogspot.com/2019/06/2019-odissea-nella-parola-nel-nuovo.html
ZAIRO FERRANTE: ITACA, PENELOPE E I MAIALI. Piccola odissea contemporanea di sogni, di amori e di barbarie
(EDIZIONI IL FOGLIO, 2019)
Per le prestigiose Edizioni Il Foglio ( per la poesia, editrice storica tra le più rivelanti come per la stessa rivista Il Foglio Letterario) , a cura di Fabio Strinati, nuova produzione poetica e di vertice, sia editoriale che letteraria, per Zairo Ferrante.
Prefazione brillante e intrigante di Michela Zanarella:
” …è un viaggio omerico moderno quello di Ferrante: Da Polifemo a Argo, dalle Sirene ad Eumeo, il suo è un percorso di esplorazione dell’esistenza e dell’umanità….”.
Ferrante, originario di Salerno, d’adozione ferrarese (laurea in Medicina e lavora al Sant’Anna), si è cimentato in una sperimentazione linguistica ardita con esiti intensi, visionari e di Parola assolutamente persuasivi, con lo stesso L. Mazzoni (in altra cifra…narrativa), dopo questo libro ai vertici stessi per come dire… di Ferrara in Italia, in ambito letterario.
Opera coraggiosa, perchè in tempi liquidi anche per la poesia contemporanea (non a caso una bellissima citazione di Z. Bauman tra le pagine), soprattutto manierismo, retorico poetare, deludenti sperimentalismi -altrove- sopravvalutazioni delle varie caste letterarie, a Ferrara come in Italia, in particolare un presentismo (invero già da fine secolo) incomparabile con la grande poesia e letteratura del grande passato fino soprattutto al primo novecento d’avanguardia o postromantico, optare per una sorta di riformatizzazione o download dell’Itaca di Omero non è neppure… un banale e pilotato premio letterario, per intenderci.
Fatte le dovute proporzioni e incommensurabili differenze di medium, per la poesia ora Ferrante ha fatto in certo senso quel che Kubrick ha fatto con il celeberrimo 2001 Odissea nello Spazio – o più circoscritto, a suo tempo, la Rai storica in bianco e nero con la sua versione telefilmica – di Itaca, Ulisse, Polifemo, la maga Circe ecc. che ha educato milioni di italiani sottoacculturati.
Nel suo versificare, non caso anche sperimentale con puntuali deliziosi witz sempre sorprendenti e imprevedibili su un hardware strettamente lirico e-o verso libero, Ferrante ha distillato infatti una nuova versione di uno dei capolavori eterni di Omero, insufflandola di futuro.
Il Dna letterario è quello futuro anteriore, il registro di sistema un bit-verso senza computer, tutti i protagonisti “classici” sembrano cloni più umani degli umani alla luce della perigliosa attuale condizione umana e mutazione sociale in divenire.
Itaca non è solo l’Isola che non esiste, ma una colonia spaziale futuribile o una geopolitica terrestre di un futuro desiderante, quando la parola Civiltà sarà condivisa a livello planetario e non vuote vocali e consonanti mai o poco colorate; Ulisse non solo archetipo dell’eroe esploratore in esilio forzato o ambiguo, ma umano troppo umano e amante felice della maga Circe e anche di Nausica: quest’ultime, rispettivamente una Sirena quasi a Manatthan e Circe una scienziata maliziosa che giustamente trasforma gli uomini in maiali come provvisorio processo per farli evolvere.
Penelope… una Regina democratica che tesse la tela non nell’attesa solo di Ulisse, ma come anticipazione del futuro. E così via…
L’opera di Zairo Ferrante, coerentissimo con l’astronave letteraria che ha lanciato alcuni anni fa, il cosiddetto Dinanimismo, oltre al fare bellezza con volontà di poesia in sé, a fare anima di Hillmaniana ancora recente data memory… ed innestare la poesia nell’era informatica, si sviluppa con una seconda linea parallela squisitamente metasociale se non metapolitica:
i maiali, come nella terza parte del titolo, sono davvero tutti gli umanoidi ancora pitecantropici che congelano sempre l’umanità in tutte le stanze dei bottoni del Potere invisibile (web incluso) che de-genera il mondo e il futuro.
Doppia modulazione simultanea e neo-utopica, come trasparente nella postilla narrante di Ferrante stesso: “La mia Itaca, la mia Utopia”…
Singolare, infine e avantgarde pura originaria e virtuosa, periodici Spazi di riflessioni per il Lettore, “inclusi” tra i diversi movimenti della narrazione, Itaca e Omero… è sempre un’opera aperta atemporale e aspaziale.
RG
Un testo “icona”:
CIRCE IL SORTILEGIO
di Zairo Ferrante
Spalmate, distese infinite
scintillanti e suadenti
schiere di cose, futili oggetti.
Spasmi alitanti di accesi colori,
invitanti canzoni d’infinito potere
illuminano gli occhi a stolti passanti, per
una curva in ascesa a indicare il mercato
E crescon desideri, attese e poi pensieri
sospesi nel limbo del fare e non fare.
Mentre all’angolo – chiusi –
in una palla di cristallo e
storditi da un moderno sortilegio
si dimenano – come branco di montoni
gli ultimi figli di Prometeo