Giovanna Mulas: discorso sull’Umanità
(…) Grazie per questa riflessione alla quale voglio rispondere con una mia, da profana, partendo dal presupposto che, sappiamo entrambi, facciamo tutti parte di una società violentata da squilibri sociali, provocati anche dal tramonto delle ideologie. Siamo grani di una storia divisa, da sempre, in due parti: la ufficiale ad usum delphini che viene insegnata, fallace, e la storia tenuta segreta ai più, che spiega le autentiche ragioni degli avvenimenti; quella dove i connessi poteri politici e religiosi pianificano, gestiscono ricchezze mondiali a scapito delle formiche, inconsciamente incolonnate da informazione manipolata. Quelle pecore del sistema, ‘buone’ solo per il sistema ed in realtà formattate; nate, pasciute, condotte al guinzaglio.
Ne ho scritto spesso: non c’è niente di meglio, per il padrone, di un popolo borioso, plagiato, formattato inconsapevole: persuaso di sapere sputerà su i germogli delle nuove idee, accetterà di buon grado il controllo di ogni sua azione. Vorrà vegetare e morire nello stesso luogo in cui è nato; non gl’importerà di conoscere il mare, mai lo sfiorerà la supposizione di poterlo attraversare. L’individuo in massa acquista, per il solo fatto del numero, sentimento di potenza invincibile.
Il gregge è anonimo, quindi irresponsabile. La personalità consapevole è abolita, la volontà e il discernimento svaniti. Ancora: facciamo in modo che le persone abbiano paura del presente e del futuro; si farà fare loro qualsiasi cosa: si rivolgeranno a chiunque prometta una soluzione. Ritengo avvenga una sorta di mimetismo speculare: uno slittamento dell’identità da uomo a uomo, dal buio ad una parvenza di luce. L’identità verrà catalizzata dalla gerarchia rassicurante ché l’uomo, antropologicamente parlando, ha bisogno di riferire tutte le sue difficoltà, tutti i suoi mali a un principio oscuro.
Il nichilismo diffuso non sostiene, anzi affonda la coscienza di un popolo che necessita verità, che ha il diritto della verità: se conoscere e valutare il nemico significa avere le condizioni necessarie per la vittoria, si deve accettare il fatto che troppe pecore ‘buone’ continuano a non distinguere la vittima dal carnefice.
Eppure la verità, purtroppo o per fortuna, continua a male uniformarsi alle concessioni, ai compromessi.
E, punto fondamentale a mio parere, in nessuna circostanza ciò che gli esseri umani fanno può essere più importante dello stesso mondo.
Dobbiamo metabolizzarci diversi: superbi, ammaestrati, addestrati dalla nascita a consumarci di consumo, illusi dominatori e, in realtà, piccoli e banali schiavi, ignoranti, numeri di un sistema, inconsapevoli dominati.
Mi chiedi di ciclo della Natura e/o scale con pioli da costruire, per innalzarci, forse, a quel dio (comunque, per me, Natura) che, forse, è sempre stato in noi.
Ti chiedo: Uomo ed evoluzione uguale superbia, predominio?….
… CONTINUA SU: http://giovannamulas.altervista.org/disquisizioni-su-umanita-scale-o-cicli/
*Articolo postato dalla redazione del blog e liberamente tratto dal sito della Scrittrice Giovanna Mulas
Il dinanimismo presenta Veturia Manni… come metamorfosi dell’Anima.
Con immenso piacere riceviamo e pubblichiamo alcune opere dell’Artista Veturia Manni. Creazioni che fondono voce dell’Anima e movimento. Movimento inteso non come fuga ma come ritorno, un nuovo ritorno che esprime forza e coraggio. Il ritorno (dinanimista) di un animo ri-nato nell’ascolto della propria essenza.
Zairo Ferrante
*Le foto e le note che seguono sono state inviate alla redazione di questo blog direttamente dall’Artista Veturia Manni che ne detiene tutti i diritti. Per info, contatti e biografia si rimanda a: http://www.veturiamanni.it/
Il cambiamento come rinascita, come leggerezza dell’anima.
Le garze , rappresentanti della sutura al dolore, manipolate e al contempo pure ed Immacolate,Testimoni di un cambiamento profondo,silenzioso, quasi impercettibile, ai confini dell’essere.
Il cambiamento che usa la tela e le garze per trasmettere pace, ma al tempo stesso, trasformazione profonda metamorfosi.
Versi d’Autore Italo-Argentino.
È che cercando il miracolo
si è addormentato il bambino
nelle tue braccia
la mela matura
è caduta dall’albero
la parete si è spaccato
il soffitto
gocciola
le opportunità
si è fatto frantumi
lo specchio si è rotto.
Hai cambiato scarpe
malinconie
furtive certezze.
Aspettando il miracolo
si sono fatti notti
i giorni
veloci gli anni.
Cercando e sperando
sperando e cercando
lascerai la tua occasione
senza uso
ammucchiata
ingarbugliata
tra le cose
della casa.
Folignano City, 2014
Imperdonable
Es que buscando el milagro
se ha dormido el niño
en tus brazos
la manzana madura
ha caído del árbol
la pared
se ha resquebrajado
el techo
gotea
las oportunidades
se han hecho trizas
el espejo se ha roto.
Has cambiado zapatos
melancolías
furtivas certezas.
Esperando el milagro
se han hecho noches
los días
veloces los años.
Buscando y esperando
esperando y buscando
dejarás tu ocasión
sin uso
amontonada
enredada
entre las cosas
de la casa.
Folignano City, 2014
Omaggio del Dinanimismo al Pittore Vincenzo Carofalo… piccola galleria d’arte virtuale
“ Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.” frase di G.G. Marquez
“ La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto.” frase di P. Picasso
… PER CONTATTI E PER AMMIRARE LE OPERE DELL’ARTISTA BRINDISINO:
https://www.facebook.com/carofalo.vincenzo?fref=ts
Riflessione inedita di Carlos Sanchez…
Non so se posso chiamarla riflessione
di
Carlos Sanchez
Vedo che tutto si somiglia tanto
questa double face della vita
inutile separare il tuorlo dalla chiara
la morale di uno
della morale dell’altro.
Le cose sono così mischiate
che di tante parole veloci
la realtà rimane sola.
È un dramma
la memoria selettiva
il psicologo
che giustifica
e tratta di rattopparlo tutto.
Un po’ di saggezza
non starebbe male
cambiano gli scenari
ma l’Opera
si deteriora sempre di più.
Non so a che servono i musei
i papiri
i testi della storia
le poesie
le teorie plausibili del big bang
lo Spirito Santo.
Più gli faccio girare
alle idee
più le vengono capogiri.
maggio 2014
No sé si puedo llamarla reflexión
Veo que todo se parece tanto
esta doble faz de la vida
inútil separar
la yema de la clara
la moral de uno
de la moral del otro.
La cosas vienen tan mezcladas
que de tantas palabras veloces
la realidad se queda sola.
Es un drama
la memoria selectiva
el psicólogo
que justifica
y trata de emparcharlo todo.
Un poco de cordura
no estaría mal
cambian los escenarios
pero la Obra
se deteriora siempre más.
No sé a que sirven los museos
los papiros
los textos de la historia
las poesías
las teorías plausibles del big bang
el Espíritu Santo.
Más le doy vueltas
a las ideas
más las mareo.
mayo 2014
**Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social network.
*Immagine postata dalla redazione di questo blog e liberamente tratta da: http://www.focus.it/ambiente/natura/24012011-0948-667-terra-mozzafiato_5_C38.aspx
Nuovi versi di Carlos Sanchez: ecologia e poesia!!!
Droga ecologica
di
Carlos Sanchez
Mi sono drogato
in questa domenica di settembre.
L’aria era sottile nelle alture
il mio volo lento
i profumi intensi.
Alcuni campi arati
mi ricordavano Klee
e la luce rimbalzava
sulla macchia dei boschi
si annidava nelle rocce
colava per le vene
tracciati dall’acqua.
Nessuno era assente
nessuno interferiva
in questa solitudine essenziale.
Come era lento
il mio cuore usato
come erano dilatate
le antenne delle mie mani.
All’inizio dell’autunno
con la mente silenziosa
mi sono drogato
naturalmente
di immensità.
Setiembre 2012
Folignano City
Droga ecológica
Me he drogado
en este domingo de septiembre.
El aire era sutil en las alturas
mi vuelo lento
los perfumes intensos.
Algunos campos arados
me recordaban Klee
y la luz rebotaba
sobre la mancha de los bosques
se anidaba en las rocas
chorreaba por las venas
trazadas por el agua.
Nadie estaba ausente
nadie interfería
en esta soledad esencial.
Come era lento
mi corazón usado
como estaban dilatadas
las antenas de mis manos.
Al inicio del otoño
con la mente callada
me he drogado
naturalmente
de inmensidad.
Septiembre 2012
Folignano City
*VERSI RICEVUTI DIRETTAMENTE DALL’AUTORE TRAMITE SOCIAL NETWORK.
**Foto postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.latitudeslife.com/2012/04/ecuador-il-cuore-nativo-dell%E2%80%99amazzonia/
Una ballata stonata per gli Amici … versi inediti di Zairo Ferrante
BALLATA STONATA
( agli Amici)
di
Zairo Ferrante
ballata tutta stonata
annegata nel vino
destino d’incontro
fatale, mortale, solare.
Di luce e d’affanno
di stelle cadute,
pescate, sognate,
morte e rinate brillanti.
Ballata un poco stonata
agli Amici di sempre,
a Quelli di oggi,
senz’avere un’età
che ci accomuna,
qualcuno è una donna,
qualche altro sicuro
rassomiglia ad un uomo,
altri, ancora, chissà!
Una ballata suonata
dalle arpe di Dio,
benedetta e riletta
da mille sorrisi e risate
fatte in faccia alla sorte
alle volte cattiva altre,
invece, più buona.
Amori verdi son nati
e viola scoppiati
e azzurri son morti.
Eppure, testarda, continua
questa nostra ballata
ch’ancor canta stonata.
D’Amici spariti e altri,
in silenzio, restituiti.
S’alzan le foglie d’estate
sui rami del mondo,
e volano quelle d’autunno
nel mare del cielo,
e ghiacciano al freddo
i resti interrotti di frasi
di vita nel cuore d’inverno.
Ma quando risale dal nulla
la prima ver’acqua che fresca,
zampilla, gorgoglia e germoglia
ancora una volta questa,
che è la nostra risata,
ballata ancor più stonata.
E gli Angeli guardano,
ammirano, scrutano e
senza parole lanciano
lenti e sorpresi,
– come flotte d’uccelli
a settembre d’arancio
orizzonte che scalda –
benedetti pensieri
che colgono al cuore
gli Amici stonati,
che sbraitano al suono
di questa ballata
suonata nel fondo
di calici e piatti svuotati,
dal tempo passato e riempiti
da quello fuggente presente
in attesa dell’altro; futuro
che incerto ancor sul da farsi,
ci attende sornione sull’uscio
con le orecchie ben dritte a sentire,
ridendo, questa goffa stronzata
ballata ri-nata, nuovamente stonata.
E quando l’invenzione
– tutt’umana –
tanto buffa quanto incerta,
busserà alle nostre porte
scivoleremo dritti e lisci
su di una strada già spianata
a sprofondare senza impaccio
nel nostro tosto Paradiso,
che addosso ci si cucirà
come un mantello odor di nuovo
disegnato in toto e su misura.
E sarà una bettola di smeraldo
tanto uguale ad una strada
apparecchiata con tavole imbandite,
e poltrone di velluto, e bicchieri
quelli lindi e di cristallo colmi a festa
di vino pure per gli astemi e ogni
tavolo immancabilmente corredato
del suo splendido posacenere
e sigari, e sigarette che s’accendono
con il pensiero per incanto e
disincanto di quelli stolti
che tardi s’erano pentiti.
Ed in fondo alla pista d’atterraggio
del viaggio nostro ed ultimo,
già m’immagino un piccolo palchetto
con sopra tre jazzisti, due nocciola
ed uno panna, a suonare – mentre tutti
con il bicchiere e la sigaretta in mano
ad occhi chiusi sognando di volare –
questa nostra ed unica ballata
che pure lì, tra i glicini e le viole,
sembrerà stanca e più stonata.
Come oggi, come da tanto, per-tanto
ed ora e per sempre in ricchezza e
prosperità, finché vita non ci ri-unirà.
*Opera inedita di Zairo Ferrante ( tutti i diritti riservati a http://zairoferrante.xoom.it/ – sito personale dell’Autore – )
**Foto quadro di Pierre-Auguste Renoir: le Déjeuner des Canotiers (1880-8 (Phillips Collection, Washington) postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://anto291.typepad.com/blog/2008/08/un-quadro-e-un-romanzo-le-d%C3%A9jeuner-des-canotiers-o-della-vita-moderna.html
Carlos Sanchez… d’amore o d’amicizia
Una vecchia amicizia
di
Carlos Sanchez
E se parlo della morte
– la mia unica certezza –
non è per spaventarla
né per affrettare la sua decisione.
La nostra è una relazione
molto antica
con momenti di dimenticanze
e di affabili conversazioni.
Lei chiuse l’accordo
con molti dei miei parenti
con molti dei miei amici
ma non si è danneggiato
il nostro rispetto mutuo.
Non celebreremo
il nostro incontro definitivo
sarà un’esperienza nuova
per me
che solo lei conosce bene.
Non so che farò dopo
che sorprese
mi procureranno
i cambiamenti.
*Inedita, 2014 ricevuta direttamente dall’Autore tramite social network.
**Foto postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.ecoo.it/articolo/animali-strani-i-pinguini-che-si-baciano/14067/
Giancarlo Fattori … di un amore folle
…agapimou fidella protinì…
di
Giancarlo Fattori
Ancora t’amo d’un amore disperato
come di freddo al giunger della sera,
oltre quel promontorio annebbiato
ove nel buio si desta la bufera;
le acque scure in gravido agitarsi
a me si volgon come feroce fiera,
e in lunghe tracce i sentimenti arsi
si fanno cenere, portata via dal vento,
senza lasciar al cuore di curarsi.
E quando Zefiro, dai suoi refoli cinto,
le tue gote sfiora, avvolte dai capelli,
lasciando sguardi in un lontano punto,
guardan le tracce profonde come valli;
il vento ed io, avvolti da un rimpianto
e dalle età come avvolti da mantelli,
il corpo tuo già tramutiamo in canto,
e nell’attesa più lunga d’un istante
giungono raffiche dal tono virulento.
Oh mia Penelope dal viso affascinante
rimiri il mare tra i sassi dei miei sogni,
il passo mio s’imprime palpitante
lungo le sabbie, o nei relitti arcigni;
il volto mio a lungo hai tessuto
in fitte trame di onirici disegni,
quindi snodavi il telo sconosciuto
per ricomporlo nel desiderio vivo,
quando la tela diventa di velluto.
Ora che il tempo funge da lenitivo,
ora che hai colto i miei fiori recisi,
le brume tue, che in fremito lambivo,
ridanno vita ai miei giardini lisi;
una sull’altra un spumeggiar di onde
fanno ricami dei mari imprecisi,
finché l’aurora, errando, ci confonde,
come confonde i sensi il tuo profumo,
che nell’oblio s’impregna e si diffonde.
Oltre lo specchio, tra nuvole di fumo,
il ventre innanzi, e dell’amor stanchezza,
l’uomo che ero s’è dissolto in grumo
di rughe arate dagli anni e da incertezza;
ma da ogni buio v’è vita che sortisce,
che a volte ha forma di gentil carezza,
a mo’ di luce che fulgida colpisce
le nubi dentro, più simili a tempesta,
e che fan chiara l’oscurità che cresce.
Qui sul mio letto mi sento alchimista,
tra le lenzuola d’un timido giaciglio,
tramuto in oro il palpito, la vista,
amplessi e baci avvolti in un groviglio;
e tesso chiome coi fili tuoi d’argento,
e di ricordi ne faccio strano intruglio,
come ferite a guisa d’ornamento
che rendon chiare l’effigi di due vecchi
che dell’età ne han fatto appagamento.
Siam fuochi spenti all’ombra di bivacchi,
siamo cristalli, al suolo in mille pezzi,
dello splendor rechiam soltanto gli echi
di gesta antiche e di racconti grezzi;
eppure il sole ancora ci consuma,
e si riflette nei nostri tratti mozzi,
e così t’amo, mentre la notte sfuma,
noi soli insieme in questa vicinanza,
mentre nel cielo la luna si frantuma.
E ci condanna l’eterna convergenza
d’errar, cercarci, e ritrovarci ancora,
e ancor d’amarci come di dipendenza,
ché la ferita non chiude e non infiora;
il volto stanco sul seno a riposare,
odor di mare come libeccio a prora,
qui sul tuo corpo mi lascio naufragare
con il sapore salato dei tuoi baci,
e non v’è altro che voglia ricordare.
Così che t’amo, di nuovo tra le braci,
a te legato da turgida catena,
sfiorando appena gli occhi tuoi loquaci
il mio veliero conduci a notte piena;
salpando ancora verso sperduti porti
il viaggio guidi, a guisa di polena,
tra gli orizzonti dai connotati incerti
l’anima tua mi sembra d’ascoltare,
e non son più capace di scordarti,
mentre la rotta non smette di mutare.
*Versi ricevuti direttamente da: ©giancarlofattori2014
**Foto quadro “Paolo e Francesca” postata direttamente dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.castellodigradara.it/paolo-e-francesca/