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DURIEZ: LA PITTURA COME RICERCA DEL “DAIMON” UMANO di Zairo Ferrante

 

Feature-imgDa sempre sostengo che l’Arte debba essere prima di tutto “Dinanima”, ossia vibrazione profonda che riesce ad entrare in risonanza con l’Anima umana, richiamando emozioni e sensazioni nascoste che, una volta decifrate, saranno in grado di produrre ulteriore “dinanimismo”.

Un incessante – prendendo in prestito le parole del noto psicoanalista junghiano James Hillman – “fare anima” capace di metterci in contatto con il nostro “Daimon” interiore, con quella vocazione profonda che ci accompagna  sin dal nascita e che “ci motiva, ci protegge, inventa e insiste con ostinata fedeltà”.

Quel Genio innato che, se alimentato e coltivato, riesce a rendere realmente autentica la nostra esistenza  e che trova la sua massima espressione nell’atto creativo.

Una silenziosa spinta propulsiva che possiamo percepire – anche se sapientemente celata dall’Artista – nella maggior parte delle Opere di Duriez.

Quadri capaci di smuovere l’animo umano e far rivivere le passioni che in esso “sonnecchiano”.

Oniriche istantanee che immortalano sbiadite figure umane intente ad esercitare il proprio “Daimon” interiore. Persone impegnate – e quindi perse – nel “fare anima”.

Cuochi che schizzano fuori dalla pentola proprio come il sublime profumo delle loro pietanze.

Piedi di un contadino che si perdono nella scala cromatica marrone-arancio della terra, insieme a quelle carote che con passione e fatica – testimoniate da una bottiglia di vino vuotata e da una vanga impugnata – ha creato  e fatto crescere.

Pescatori che  – noncuranti del lussurioso richiamo proveniente da soffici figure  femminili nude e divertite – attentamente fissano il proprio galleggiante, nell’attesa di quella vibrazione che possa fisicamente ricongiungerli alla loro primordiale passione.

Ragazze che disinteressatamente voltano le spalle al mondo mostrandogli una chitarra, unico vero specchio della propria anima e sincero catalizzatore della loro atavica creatività.

Questo ( e non solo ) è quello si può scovare passeggiando nel giardino abilmente creato da Jean-Pierre Duriez.

Opere mai banali,  caratterizzate da morbide e sinuose linee di colore – ad arte mescolate e sovrapposte –  che trascinano l’Osservatore in quel luogo né umano e né Divino, dove albergano tutte le Idee dell’Universo e dove l’Anima può realmente ricongiungersi  e danzare con la sua unica e ancestrale Vocazione; riconquistando, in tal maniera, il proprio posto nello spazio e soprattutto nel Tempo.

Ferrara – 22/03/2018

Zairo Ferrante © http://zairoferrante.xoom.it/

SITO JEAN-PIERRE DURIEZ: http://www.jeanpierreduriez.com/

Ritratto_Jean-PierreDuriezBiografia
Jean Pierre Duriez e i personaggi delle città di confine Jean Pierre Duriez dopo l’incontro con Picasso viene incoraggiato a seguire la sua passione, le Belle Arti di Parigi lo introducono ai linguaggi espressivi desiderati, ma non tarda ad esplorare altri linguaggi, come la scenografia e la fotografia, l’editing, fino a scoprire una possibile altra vocazione.
Ma il ritorno alla pittura rimane la sua scelta di vita ed insegue attraverso i personaggi dipinti la sua voglia di rappresentare e rappresentarsi nel presente. Scopre a poco a poco che i suo personaggi, famosi o generici sono possibili abitanti di città di confine, città descritte dalla magnifica penna di Italo Calvino. Città che sanno ospitare identità contrapposte obbligandole alla metamorfosi necessaria.
Così i suoi Girgio De Chirico ritraggono il pittore che ha saputo rappresentare città metafisiche annunciano in anticipo la metamorfosi della città industriale destinate a tenere aperte le strade del futuro e quelle della nostalgia.
Anche i cuochi di Duriez si ribellano al loro status, mostrando tutta la fatica dello stare in cucina, il loro cucinare è anche trasportare la città dove stanno fuori del confine culturale che spesso la cucina e le tradizioni finiscono per disegnare.
Edgarda Ferri, nel suo libro Il Cuoco ed i suoi Re, ed SKIRA 2013, ci parla di Care^me che abbandonato durante la rivoluzione francese da suo padre sulla strada segue da giovanissimo la sua passione. Impara il linguaggio degli ingredienti, fino a diventare il cuoco prestato a Napoleone.
Ma con la restaurazione, quello non è il posto giusto, e va alla ricerca di nuove città di confine (città protagoniste della metamorfosi europea) si trasferisce a Londra per Giorgio IV e poi a San Pietroburgo alla corte dello Zar che desidera una Russia europea.
Ma la suo ricerca continua nella sua patria e oltre (diventa lo chef preferito dei Rothshild) riorganizza le portate e porta le pietanze fuori dalla confusione medioevale. Inventa il cappello a forma di fungo che nei quadri di Jean Pierre copre o esalta l’umore dei cuochi, personaggi del presente che verrà. I cuochi di jpd sono anche maghi della metamorfosi delle pietanze, e queste interpretano le pieghe (Deleuze) dei territori per evitare la deterritorializzazione delle identità sottostanti.
Duriez non ha paura di essere scambiato per un artista pop, ed a differenza di Andy Worhol non ha un collezionista come Peter Brant che lo incoraggia a tornare alla pittura, è lui stesso che alimenta la sua passione inseguendo luoghi e persone per nuove ispirazioni. Nell’incontro con il Musicista Francesco Grigolo, Milanese Doc, scopre che Verdi è senza nostalgia e lo dipinge evidenziando questo attributo.
Ma allora Verdi è Milano, Parigi, Londra, New York, San Pietroburgo, Napoli, Firenze, Venezia, e quando veniva chiamato dai teatri di queste città sapeva leggere la loro voglia di cambiamento? Si, la musica diventava partitura complessa che accompagna i drammi e le gioie dei personaggi e dei poteri.
Allora il pittore jpd non dipinge stati d’animo, ma la complessità del pensiero latente di artisti giganti, lasciandosi, anche, la libertà di dipingere personaggi dell’altra città?
Tradizione e metamorfosi vivono insieme nell’arte di jpd, perché questa è anche ironica, gioiosa e mostra la creatività del nomade che sa leggere il proprio tempo e sa vivere di città di confine dipingendo personaggi come paesaggi di una nuova ecologia, quella dell’anima.
E Jpd, come il cuoco dei Re sa comporre nuove armonie espressive colorando piatti dal sapore inusitato, anch’egli sa mescolare i colori del saper vivere della società liquida.

BIOGRAFIA TRATTA DA: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_2033054188.html

Il Dinanimismo consiglia: Diario di chi? Il romanzo di Emilio Diedo (ed. Arstudio 2017 ).

9788898316397Un libro incentrato sull’Uomo e sul suo infinito dilemma: Essere o non essere? Un delicatissimo romanzo che, con estrema sensibilità, parla di Vita, di Morte e di Amore.

Una storia da leggere con la mente proiettata al  futuro.

“Diario di chi?”, l’ultima fatica letteraria di Emilio Diedo, Poeta e Scrittore sempre attento alle vicende umane e che oggi ha deciso di riassumere in Prosa tutta la complessa Poesia della Vita.

Zairo Ferrante

TRAMA DEL LIBRO: “Chi io sia me lo domando a raffica, ma mi rendo conto che potrei benissimo chiedermi: che cosa sono, che tipo di creatura sono? Sono o non sono, prima di tutto, un uomo? E se non sono uomo, che altro potrei essere? Forse un animale? O neanche quello? Cosa sono allora, un ibrido, una chimera? O cos’altro ancora? Riuscirò mai a darmi una definitiva risposta?”: https://www.libreriauniversitaria.it/diario-chi-diedo-emilio-arstudio/libro/978889831639

DIEDO EMILIO: (Camponogara 1956), poeta, saggista, autore di romanzi, racconti, fiabe e testi teatrali e critico letterario, vive a Ferrara. Collabora con giornali, case editrici e riviste culturali. Ha diverse pubblicazioni al suo attivo: per il teatro, Mariéta Penèa (1997, inedito), Madama Etron (2006); per la poesia: Mea culpa (1995, primo premio assoluto “Noi e gli altri 1996”), Risorgeremo(1996, autoproduzione), Tra mille e più (1996, autoproduzione), Fotoni (1997), Le ebbrezze di Chronos (1999 premio selezione “Janus Pannonius 2000”), Poesie (1999, silloge antologica con testi di R. Ferri e A. Moretti), Poesie (1999), Sbarchi d’arche (2001), La Fiamma sulla Croce (2002); per la narrativa: Farfalle d’autunno (1996), Lettera dal paradiso (1997, due edizioni, primo premio “Valle Senio 2004).  È presente nelle antologie: “Il Cantavita” del Movimento per la vita di Savigliano (1986 e 1987); “Quaderni di poesia” del Gruppo Artisti della Saccisica di Piove di Sacco (1995, 1996 e 1999); “Affacciàti sull’infinito” (1999); “Kelle” (2001); “Lavinia” (2003); “Maree” (2003), “Premio Licenza” (2003). Nella veste di poeta ha partecipato alla sesta “Biennale d’arte della Saccisica” ed è stato inserito nel catalogo omologo. Con quasi tutto il suo repertorio letterario è stato prescelto come espositore per la “Biennale d’arte contemporanea Città di Roma-Jubilaeum 2000”, occasione nella quale è stato decretato vincitore assoluto per la letteratura (poesia visiva, poesia, racconto, romanzo, editi ed inediti). È socio fondatore del Gruppo Scrittori Ferraresi, associazione ministerialmente riconosciuta previa registrazione prefettizia, di cui è attualmente segretario. È ideatore e segretario del Concorso letterario nazionale “San Maurelio”… CONTINUA SU: http://www.literary.it/ali/dati/autori/diedo_emilio.html

“Premio letterario per Agnese – I Ed. 2017″… di seguito il verbale della Giuria con tutti i nome dei Premiati.

 

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” Dio ci ha dato i ricordi in modo che potessimo avere le rose di giugno nel mese di dicembre”, questo è quello che affermava James Barrie,  Scrittore Scozzese,  famoso per aver creato Peter Pan .

I ricordi, proprio come le rose di un giardino che ognuno di noi deve coltivare e, in un certo senso, anche meritare.

Un giardino che deve essere necessariamente innaffiato tutti i giorni, con dedizione, con amore e, in alcuni casi, anche con “fatica”.

Questo Premio?

Acqua per la nostra memoria, linfa per una Rosa immensa.

ZF

 

La Giuria* della prima edizione del Premio Letterario Per Agnese ha concluso l’esame dei testi in concorso ed ha attribuito i seguenti premi:

Sezione A – INEDITI DI POESIA:

Primo Premio alla lirica “Rinascita” di Lelia Ranalletta

 

Sezione B – VOLUME EDITO DI POESIA:

Primo Premio al volume “Delle Madri” di Marina Minet

 

Sezione C – RACCONTO INEDITO:

Primo Premio al racconto “Lettere ad A.” di Lucido Peduto

 

Il PREMIO SPECIALE “LIBERA” viene assegnato alla lirica:

“Del tempo in cui ti ho conosciuto” di Maria Natalia Iiriti

 

Inoltre, sono stati assegnati ulteriori riconoscimenti sotto forma di attestati di merito.

 

Per la Sezione Inediti di poesia:

“La speranza di un nuovo amore” di Sergio Santoro

 

 Per la Sezione Volume edito di poesia:

“Trilogia delle ore” di Emiliano D’Angelo

“Istantanee donna” di Davide Rocco Colacrai

 

Per la Sezione Racconto inedito:

“Vincenzina” di Vespina Fortuna

“Una vita in alto mare” di Livia Di Gioia

 

*GIURIA PREMIO EDIZIONE 2017:

Comitato d’onore

Ilenia Marino

Pasquale Brenca – Sindaco di Aquara

Giovanni Caggiano – Sindaco di Caggiano

Don Antonio Calandriello – Parroco di Aquara

Antonio Marino – Direttore BCC Aquara

Enzo Landolfi – Giornalista

Giuria Tecnica

Carmen Pellegrino – Presidente (scrittrice)

Teresa Vecchi                                                                                               

Fioravante Serraino

Katiuscia Stio

Milena Carducci

Marcella Lamattina

Zairo Ferrante

info SU: https://sebbenchesiamodonne.com/verbale-di-giuria/

“L’illusione del successo” (ndr… e forse la morte del talento ) di Giovanna Mulas

859px-Gustave_Léonard_de_Jonghe_Der_Liebesbrief_1867Il ‘successo’ come oggi s’intende, costruito a tavolino, legato a mera apparizione mediatica quindi al guadagno (e non importa che il mostrarsi significhi decadimento in una scala morale, uccisione della dignità umana.
Ma oggi ha ancora senso parlare di dignità?) 

rimane pura illusione, destinata a stordirSi e stordire un pubblico già inebetito. 
Ogni seria divagazione non è concessa.
Eppure, il pubblico è leone alla fame: alla lunga fiuta la bugia, e fagocita all’istante; lunedì ama il vitello d’oro, martedì, al primo cedimento del falso mito, è pronto a fonderlo e senza indugio. A cagare in testa, come le colombe, alla magnifica statua eretta in pieno centro. Come è giusto che sia del resto, per quanti riempiono portafoglio e pancia di sterile ambizione.
Camminare a pieni scalzi, di solo talento, volontà e conoscenza; un buon riferimento per le generazioni che verranno. Davvero, si avverte nella gente un forte, forte bisogno di purezza, una richiesta di ascolto disinteressato e lo vedo come un buon segno, nel cammino in questa società che ci vive. Il bisogno porta alla ricerca, a domandarsi un Perché, a non fermarsi ad una sola verità, quella normalmente presentata preconfezionata, pronta. Già domandarsi un altro Perché manifesta il volersi affacciare, perlomeno il tentare di uscire dalla caverna; premio, prima o poi, il sole.

CONTINUA SU: https://giovannamulasufficiale.blogspot.it/2017/10/l-illusione-del-successo.html

Il Dinanimismo sostiene: PREMIO LETTERARIO PER AGNESE – I Edizione 2017 SebbenCheSiamoDonne

agnesePREMIO LETTERARIO PER AGNESE –
I Edizione 2017

Poesia Inedita
Poesia Edita
Racconto Inedito
Premio Speciale LIBERA

Scadenza 30.11.2017

Il tema è libero per le prime 3 sezioni.
Il Premio Speciale “Libera” verrà assegnato all’opera che meglio ha saputo interpretare la fatica e le lotte delle donne per il rispetto dei propri diritti.

Agnese era una di noi e insieme a noi ha voluto fortemente Sebben che siamo donne, nel 2003. Amava i libri e la poesia, e questo Premio a lei intitolato è il nostro modo per tenerla ancora accanto. Era una lottatrice, Agnese; una grande donna, bella, orgogliosa e libera.

sebben-che-siamo-donneSezioni e Premi

 

SEZIONE A – INEDITI DI POESIA

Ogni concorrente partecipa con massimo 3 componimenti di max 30 versi ciascuno

Quota di partecipazione € 10,00

 

SEZIONE B – VOLUME EDITO DI POESIA

Ogni concorrente partecipa con un’opera pubblicata dopo il 1° gennaio 2014

Quota di partecipazione € 10,00

 

SEZIONE C – RACCONTO INEDITO

Ogni concorrente partecipa con un racconto di max 5 cartelle di 1.800 battute ciascuna.

Quota di partecipazione € 10,00

 

PREMIO SPECIALE “LIBERA”

Verrà assegnato, ad insindacabile giudizio della Giuria, alla poesia che, nell’ambito della Sezione Inediti, meglio interpreta la fatica e la lotta delle donne per il rispetto dei propri diritti.

TUTTE LE INFO SU: https://sebbenchesiamodonne.com/

Il dinanimismo consiglia: “Plasmodio” poesie di Antonio Vanni ( ed. Eva 2017 )

9788897930877_0_0_300_75“Plasmodio”, l’ultima raccolta di Antonio Vanni, un piccolo libro che semina Poesia dove un attimo prima la Poesia non esisteva.

ZF

La fontana e la luna
 
Mi rendi impossibile l’immobilità
in questo luogo,
amore riflesso amore profondo,
e son felice d’attendere il giorno
poiché io chiamo chi disseto
e ne raccolgo gli sguardi,
vicinissimi gli occhi e l’oleandro.

https://www.ibs.it/plasmodio-libro-antonio-vanni/e/9788897930877

Il blog del Dinanimismo riapre a settembre… e, nel frattempo, “Eskimo” di F. Guccini

la mietituraQuesta domenica in Settembre non sarebbe pesata così,
l’estate finiva più “nature” vent’anni fa o giù di lì…
Con l’incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci,in tasca “L’Unità”,
la paghi tutta, e a prezzi d’ inflazione, quella che chiaman la maturità…

Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perché,
ma tu non sei cambiata di tanto e se cos’è un orgasmo ora lo sai
potrai capire i miei vent’ anni allora, i quasi cento adesso capirai…

Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c’era e tanto fa.
Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però
inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò…

E quanto son cambiato da allora e l’eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più,
bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent’anni fa!

Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale,
credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all’anno o a Carnevale.
Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so,
ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò…

Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai
e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai!
Perchè mi amavi non l’ho mai capito, così diverso da quei tuoi cliché,
perché fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me…

Infatti i fiori della prima volta non c’erano già più nel sessantotto,
scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto,
tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però
contro il sistema anch’io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos…

E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell’LSD,
tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak
e noi non l’avevamo mai fatto e noi che non l’avremmo fatto mai,
quell’erba ci cresceva tutt’attorno, per noi crescevan solo i nostri guai…

Forse ci consolava far l’amore, ma precari in quel senso si era già
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
L’amore fatto alla “boia d’un Giuda” e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia!

E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho,
che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può…
E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non ne hai,
per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l’Hi-Fi…

Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perché
se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te.
Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là,
sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità…

Perchè a vent’ nni è tutto ancora intero, perchè a vent’anni è tutto chi lo sa,
a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età,
oppure allora si era solo noi non c’entra o meno quella gioventù:
di discussioni, caroselli, eroi quel ch’è rimasto dimmelo un po’ tu…

E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire
come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire.
Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,
giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s’è perso o no a quei party…

Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai,
io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai
ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai:
ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai…

*Quadro “Pieter Bruegel il Vecchio – The Harvesters, 1565″ liberamete tratto da: http://libreriamo.it/curiosiamo/i-10-quadri-ed-opere-darte-ispirate-allestate-2/

Dal blog di Giovanna Mulas: La distrazione delle Masse: come distinguere il vero dal falso?

18222642_772326909612678_1401549447733042492_nConcretamente: un uomo può dirsi ‘libero’ quando ha libero accesso a cibo e bevande, vestiario, un tetto sotto il quale dormire, sanità, istruzione, un lavoro degno. 

Quando ha libero accesso a un’informazione non falsata, di parte.

Oggi in quanti possono dirsi ‘liberi’? La maggior parte delle spiegazioni di uno Stato non in grado di garantire vita degna a un Uomo continuano a rappresentare, per me, giustificazioni. Voglio ricordarti che principio del controllo sociale è la strategia della distrazione: si devia l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dalle modifiche decise dalle élite politiche ed economiche (Fmi, Banca Mondiale, Ocse, Wto, banche centrali) tramite la tecnica ‘del diluvio’ o inondazioni di continue ‘distrazioni’, di informazioni insignificanti. Per dirla allaTimsit: “…Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali”. Principale fonte finanziaria dei partiti politici di ogni tendenza nella maggior parte dei paesi, le élite economiche, di fatto, hanno già stabilito la fine della democrazia: sono al di sopra delle leggi e del potere politico, il potere di uno Stato è ridotto ad una dimensione nazionale.

C’è da dire che la democrazia in Italia è scomparsa quando è andato al governo Mario Monti, designato dai burocrati seduti a Bruxelles, non da elettori. Puro autoritarismo neo-feudale; puntiamo alla distruzione delle democrazie in Europa, le terribili conseguenze sono dittature.

La nostra esistenza oggi ci priva del tempo di capire, studiare e attivarci contro la barbarie del Potere, ci toglie l’autostima per essere liberi pensatori. La paralisi odierna delle masse occidentali, frutto di 35 anni di “esistenza commerciale” e “cultura della visibilità massmediatica”, ha eroso la psiche collettiva; è fenomeno che vede la luce negli anni ’70: la nostra è umanità in addormentamento oppiaceo. La più grave minaccia alla capacità di organizzazione collettiva contro i poteri.

Dicevamo su La strategia della distrazione… è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia, la cibernetica. Il pubblico è stordito, frastornato: la sua attenzione è deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza; un telegiornale contiene al massimo 2 o 3 minuti di vera informazione, il resto è costituito da soggetti da rivista, servizi aneddotici, reality show del quotidiano.

Precarietà del lavoro e mantenimento di un alto livello di disoccupazione, intrattenuti tramite decentramento e mondializzazione del mercato del lavoro aumentano la pressione economica sui lavoratori, costretti ad accettare qualsiasi stipendio o condizione di lavoro.

Qualche povero sognatore continua a rimanere convinto che la libertà quindi la verità si faranno comunque strada e senza la nostra personale esposizione. Ma non è così…no. La verità riesce a imporsi nella misura in cui noi la imponiamo; la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano.

La liberazione è un atto storico, attuata da condizioni storiche, dallo stato dell’industria, del commercio, dell’agricoltura, delle relazioni.
(…) Consideriamo il fatto che una Letteratura apartitica non esiste, così come non esiste un’ Arte apartitica: dichiara ciò chi sostiene comunque il più forte e il più forte mai vorrà consapevolezza e riflessione nella massa: la riflessione, la conoscenza dei propri diritti porta lo schiavo a rompere le catene, porta al dissotterramento della realtà, porta alla ribellione verso le ingiustizie.

…CONTINUA SU: https://giovannamulasufficiale.blogspot.it/2014/10/la-distrazione-delle-masse-come.html?spref=fb

 

“Elogio alla morte” – di Alda Merini

 

027Truppe Karl - Partita a scacchi con la morte (1942)Se la morte fosse un vivere quieto,
un bel lasciarsi andare,
un’acqua purissima e delicata
o deliberazione di un ventre,
io mi sarei già uccisa.
Ma poiché la morte è muraglia,
dolore, ostinazione violenta,
io magicamente resisto.
Che tu mi copra di insulti,
di pedate, di baci, di abbandoni,
che tu mi lasci e poi ritorni senza un perché
o senza variare di senso
nel largo delle mie ginocchia,
a me non importa perché tu mi fai vivere,
perché mi ripari da quel gorgo
di inaudita dolcezza,
da quel miele tumefatto e impreciso
che è la morte di ogni poeta.

Alda Merini

*Quadro “Truppe Karl – Partita a scacchi con la morte (1942)” liberamente tratto da: http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo47/articolo.htm

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