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Somiglianze…. versi del “cantore della natura umana”, Carlos Sanchez.

Somiglianze

di Carlos Sanchez

OLYMPUS DIGITAL CAMERAVa e viene 
sfidando quella legge 
che conosciamo 
resiste 
con suo corpo senza ali 
con la sua gialla certezza.
con suo destino marcato. 
Magari il vento 
gli diede coraggio 
magari il calendario 
che ignora.
Non sa 
che compie il suo destino 
che lancia un segnale silenzioso 
a noi 
che siamo foglie 
di un albero simile
appena più resistente
a un cambiamento di stagione.

Novembre, 2015

Semejanzas

Va y viene
desafiando esa ley 
que conocemos
resiste
con su cuerpo sin alas
con su amarilla certeza.
con su destino marcado
Quizás el viento
le dio coraje
quizás el calendario
que ignora.
No sabe 
que cumple su destino
que lanza una señal silenciosa
a nosotros
que somos hojas
de un árbol parecido
apenas más resistente
a un cambio de estación.

Noviembre, 2015

*Versi ricevuti direttamente da Carlos Sanchez tramite social network.

**Foto farfalla-foglia postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.casadellefarfalle.unict.it/ita/lepidotteri/charaxinae/consulfabius.htm

Nov 21, 2015 - NOTIZIE SU E DAL DINANIMISMO, RECENSIONI DEL DINANIMISMO, VETRINA D'ARTE DINANIMISTA    Commenti disabilitati su La poesia di Giancarlo Pontiggia: Un esempio di coerenza e di continua ricerca dell’essenziale.

La poesia di Giancarlo Pontiggia: Un esempio di coerenza e di continua ricerca dell’essenziale.

copDi seguito riportiamo alcuni versi ( tratti dal web ) del Prof. Giancarlo Pontiggia, una tra le “voci poetiche” più autorevoli del secondo novecento italiano. Parole che non cedono mai il passo al pessimismo, al lamento e all’autocommiserazione.

Una poesia limpida che accompagna  lettore tra i sentieri della propria anima. Un invito a godere dell’istante, dell’attimo irripetibile in grado di piegare e segnare l’inevitabile scorrere del tempo. Tempo che deve essere speso e non sprecato. Vita che deve essere vissuta e non rimpianta.

Un esempio di coerenza e di continua ricerca dell’essenziale. Tutto questo, e non solo, vive e si moltiplica nella poesia del Giancarlo Pontiggia, il “Maestro nascosto”.

Zairo Ferrante

 

Nella polvere di un noto confine

 

Scrivi celato

fra i rametti del cuore; serba

doni umili, suoni

sussurranti come una preghiera; dì

quello che devi, custode

dei nomi e dei semi, nelle estati

che verranno

(e negli autunni piovosi, nelle ruggini

del tempo)

– resta

nella polvere di un noto

confine.

Al lettore

 

Viandante, che trai il tuo passo

per caso presso questo

margo appartato,

tra i fichi, i peschi, le ombre

odorose della grande estate

pensa che qui sovrastano,

ai confini di un campo assediato,

cieli più intensi e profondi

del tempo che infierisce con

orrendi oh non più presagi, ma

con fionde, con ferite, clangori

e lenti affioramenti

di miasmi e di occhi

infelici, lesi, tra soglie invase

che nessuno più onora

perché il tempo non è che la metà

brutale, paurosa dei pensieri

che sfiorano in questo mese

di agosto che avanza le nere

capitali del mondo colpito

dove anche tu, già ormai oltre

il cancello mortale dei miei versi,

appari tra la fine di un secolo scuro

e un altro ancora ignoto, troppo, per noi

viventi e non viventi

nel legno minaccioso delle stanze

quando ancora premono le forze

della vita che chiama, chiama

e dice: resta, non fuggire,

guarda!

 

Lascia un segno nel celeste pomeriggio

 

Lascia un segno nel celeste pomeriggio,

brucia un’altra volta, passa

ombra di terra salvata dal fuoco,

da una forza più lenta, scura e sacra.

Niente è più arduo di cio che appare

semplice, affondato in un ginocchio

che sanguina, o nella polvere di un viottolo

che si curva per sempre, verso

un altro confine, quando

un fumo indiano sale, nell’aria

spessa e odorosa, e già diviene potenza

di una nuvola sposa. Ma chi cammina

con passi solitari, tra ombre, nel soffio

remoto di fruscianti mattine, e trova

spighe di nomi, nubi, splendori

di una vita lontana, pensa

alle api silenziose, erranti in una

personale arcadia,

e già forza

i cancelli di un buio più estremo.

Nomi stordenti e felici

di un cuore ormai severo, siete

alle soglie immemori, sul primo gradino,

in un tempo fisso, nel punto imo.

 

*VERSI POSTATI DALLA REDAZIONE DEL BLOG E LIBERAMENTE TRATTIDA: http://www.italian-poetry.org/Pontiggia.htm

 

**BIOGRAFIA DI GIANCARLO PONTIGGIA: https://it.wikipedia.org/wiki/Giancarlo_Pontiggia

 

***IMMAGINE TRATTA DA: http://www.ibs.it/code/9788868570231/pontiggia-giancarlo/origini-poesie-1998.html

ABBRACCIANDO PARIGI e LA FRANCIA… CONTINUIAMO A CREDERE NEL NOSTRO PRESEPE

ABBRACCIANDO PARIGI E LA FRANCIA… CONTINUIAMO A CREDERE NEL NOSTRO PRESEPE

di

Zairo Ferrante

parigi-attentati22-413x252Era solo questione di pochi giorni e poi la maggior parte di noi avrebbe iniziato a preparare, come sempre, il proprio Natale.

Un Natale fatto di speranze, di auguri e di fiducia nel futuro; un Natale costruito con simboli, religiosi e non, ormai millenari.

Tradizione consolidata negli anni che, inevitabilmente, ha contribuito a plasmare il nostro essere e sentirsi  italiani.

E invece no, quest’anno non sarà la stessa cosa, in questo momento è nostro obbligo mettere da parte il Natale e stringerci attorno alla Francia, vittima di uno degli attentati terroristici più atroci che la storia ricordi. E quando dico atroce non mi riferisco solo al numero di vittime, che pure ha il suo peso, ma mi riferisco anche e soprattutto alle modalità con il quale è stato ideato e consumato.

Un attacco organizzato, volutamente indirizzato contro uomini, donne e bambini, tutti innocenti.

Un’azione spietata condotta con lo scopo di veicolare un messaggio: ” in dieci possiamo terrorizzare e bloccare Parigi, in mille l’intera Francia, in un milione il Mondo”.

Ed ora cosa fare? Come reagire?

Beh, sicuramente mi auguro che le Autorità Italiane insieme a quelle Europee e Mondiali mettano da parte i loro dissapori e facciano tutto quello che deve essere fatto al fine di rendere questo Mondo più sicuro ( perché è inutile negarlo, siamo dinanzi ad uno scontro tra civiltà che mina l’intero Pianeta ), in nome della democrazia e nel rispetto delle molteplici culture che rappresentano le fondamenta di ogni singolo Popolo e Stato.

Invece noi? Cosa possiamo fare noi semplici Cittadini? Noi Popolo Italiano?

Innanzitutto essere fedeli a noi stessi e alla nostra storia. Prendere atto della nostra grandezza culturale e continuare a essere Italiani.

Quell’essere Italiano che il resto del mondo ci invidia. Quell’essere Italiano che ci ha fatto amare da tutti.

Un pesante dovere morale, ma anche il più grande dono, lasciatoci in eredità dalla nostra Cultura.

L’obbligo di non cedere alla tentazione di abbracciare stupidi luoghi comuni intrisi di razzismo, ma di continuare dritti per la nostra strada, quella dell’uguaglianza, dell’ostinata ricerca della Pace e della Speranza.

Una speranza che quest’anno, più di altri, dovremo riversare anche nei nostri Presepi, convinti e consapevoli di non essere soli.

Confidando che nel Mondo, tra brutture e atrocità, esistono ancora persone che pur non credendo nel Presepe la pensano come noi.

Creature, come la giovanissima poetessa pakistana *Tuba Sahaab, ancora capaci di alzarsi in piedi e con coraggio sbattere parole in faccia chi, in modo falso e meschino, non sta facendo nient’altro che celare i propri folli interessi dietro il nome di un Dio e dietro princìpi religiosi, distorcendone i contenuti.

Anche da questo occorre ripartire e anche in questo dobbiamo credere per continuare a essere Italiani:

*Minuscole gocce di lacrime, i loro visi come angeli/Lavati con sangue, loro dormono per sempre con rabbia.

Zairo Ferrante

Foto postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://static.panorama.it/wp-content/uploads/2015/11/parigi-attentati22-413×252.jpg?f5d9be

Je reviendrai… dalla Francia, Laura Mucelli Klemm

Je reviendrai

di

Laura Mucelli Klemm

 

12166046_970399083021971_813235565_nAux enfants du siècle perdu

les mains meurtries

qui cherchent des appuis

 

à l’ecchymose des coups portés

la larme rougie

qui sombre dans la nuit

 

à la prière des sages engloutis

la lumière arrachée

qui éclate dans la quête

 

au voyage de l’homme intrépide

l’océan blanc

qui s’éveille en profondeur

 

à l’amour du cœur flamboyant

les songes vivants

qui rejailliront dans l’azur

 

je laisse mon soupir

la clef vivante de mon temple

 

je reviendrai

à la jonction de nos grands yeux

 

Tornero’

 

Ai  figli del secolo perso

le mani dolenti

che cercano un appoggio

 

ai lividi dei colpi dati

la lacrima arrossata

che sprofonda nella notte

 

alla preghiera dei savi sommersi

la luce strappata

che esplode nella ricerca

 

al viaggio dell’uomo intrepido

l’oceano bianco

che si sveglia in profondità

 

all’amore del cuore ardente

i sogni vivi

che scaturiranno nell’azzurro del cielo

 

lascio il mio sospiro

la chiave vivente del mio tempio

 

tornerò

al congiungersi dei nostri grandi occhi

 

Laura Mucelli Klemm, Francia

Traduzione di Line Tarry, Francia

*Foto e versi ricevuti direttamente dalla Poetessa.

Giancarlo Fattori uno nuova poesia per il dinanimismo – parte II –

maedchen-bei-kerzenlicht-einen-brief-lesendLe parole che feriscono restano imprigionate,

mentre tu fosti prima pioggia, poi fango e fardello.

E io? Solo un’ombra come tante tremolante sui muri

dalle pallide candele di questa gelida stanza-cattedrale,

e tu, tu trascendi la luce, ché i tuoi silenzi sono vetrate trasfigurate dal sole.

 

Come nel lutto, si è soli di fronte all’amore, o alla mancanza d’amore.

 

La cera cola lentamente, è lacrima che spande fragranza di solitudine:

m’è vicina la terra, la cenere, la polvere, l’affresco scrostato, l’algido marmo,

il letto mortale, la foto sgualcita e sfocata di noi, scarmigliati, con un sorriso vago,

 

forse un tempo fummo anche felici, poi in me fu notte, incolore.

Riesco ancora a vederti, tra le penombre:

sembri un dipinto barocco, le labbra socchiuse, lo sguardo lontano.

 

*Versi ricevuti direttamente dall’autore tramite e-mail (giancarlo fattori 2015)

*Quadro di Jean Baptiste Santerre (1658 – 1717) “Giovane donna che legge una lettera alla luce della candela” postato dalla redazione del blog e liberamente tratto da: http://www.copia-di-arte.com/a/santerre-jean-baptiste/maedchen-bei-kerzenlicht.html

Ago 12, 2015 - Senza categoria    No Comments

Ci vediamo a Settembre… dopo un Agosto “presso un rovente muro d’orto” in compagnia di Eugenio Montale

timthumbMeriggiare pallido e assorto

presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe dei suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

*Foto di Montale postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.fareletteratura.it/2014/02/10/video-intervista-a-eugenio-montale/

AYAHUASCA (canto sciamanico in quattro atti) di Giancarlo Fattori

Versi ricevuti da Giancarlo Fattori

382106001_f7aef1ff29_mAYAHUASCA
(canto sciamanico in quattro atti)

1. Abbandonarsi ai profili argentati di queste mura
uno dopo l’altro scrivere del mare, dell’amore, del cosmo,
di me, di te, del sesso che prorompe come magma,
lava di vulcano sulla pelle, tra le dita, tra i capelli,
premonizione, visione, cose che rimangono sole, sepolte.
Tu, come rilievo della crosta-verità d’ogni giorno,
tu, come crepuscolo che cancella ogni luce,
tu città morente che rimane sospesa, affranta,
di alghe, di chiglie, di scaglie, di marmi assonnati.
Niente più che fumo disperso nel silenzio,
piccoli acquarelli, brevi erranti spiriti sfocati,
fogli stracciati trasportati dal sonno, dall’estasi.
Nessun luogo, per me, ma carbone che arde,
fiamma che si eleva come turgido membro al cielo,
suono notturno di una ferita che squarcia il buio,
come freccia, alabarda infuocata, uno stonato canto.

2. Perso, distratto, disciolto nel vento, nel rombo della tempesta,
nell’erba che t’accarezzo come fosse una chioma distesa nel tempo,
e non v’è ignoto che sulle tue labbra, incartapecorite nella visione,
che si frange su questo io che si dilata oltre misura,
fino a sfidare l’universo intero e la sua fame, la sua gloria.
Arcano mistero di pietra, dei colori che hanno un suono,
dei suoni che hanno colore, del cielo come coccio sbreccato.
Le tue labbra. Le mie labbra. Le mani. I capelli. Gli occhi.
Le ombre. Il vuoto profondo. La musica distorta. Il sesso.
Gli odori. La pelle. Le carni. Il seme. Il profumo di legno bruciato.
Non c’è silenzio. Non c’è pallore. Non c’è cuore che arde.
C’è la roccia, la porta che si apre, lo spirito che trascina lontano,
ci sei tu che diventi me che divento Dio che diventa morte
che diventa teschio che diventa polvere che diventa eternità.

3. Lasciami solo,
lascia che io scivoli
lungo i margini del mondo,
lascia che anneghi il dolore,
lascia che io lenisca
questa ferita spezzata,
lascia che io taccia
d’un tacere che sia addio,
che muoia di nuovo
di questa solitudine antica,
di pietra focaia,
di stella primitiva,
di mondo prima del mondo,
lascia che io sia tempesta
che mai non smette di far male,
che sia il serpente,
che sia la liana,
che sia radice,
che sia foglia,
che sia bevanda,
che sia estatico stordito sonno,
lascia che io sia
il sospiro sullo scoglio,
l’ardore di quell’onda
mentre sorge il nero divino,
sfumando il mio deserto,
le mie pliche di sabbia in mare aperto.

4. un bacio ti dipingo sulle labbra, 
e il sapore è di pioggia 
su un campo di grano; 
il fulgore della notte trafitta 
dai lampi come quello delle 
mie dita tra i capelli. 
Non è solo sogno e danza, 
ma raggio di luce, 
porta aperta al mistero, 
percorrere straniero sentieri solitari.
L’acqua diviene cenere
su un tappeto di baci assetati.
Pioggia sulle mie pietre.
E questo, che sembra nulla,
risuona come tutto.

(Giancarlo Fattori 1981, revisione 2015)

**Foto di uno sciamano Lakota postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://masadaweb.org/2009/06/02/masada-n%C2%B0-933-2-6-2009-stati-modificati-di-coscienza-sciamanesimo-parte-seconda/

Lacrime e poesia di Laura Mucelli dipinte da Enrico Frusciante

11261914_917028665025680_7873823364246588940_nCerte lacrime
non hanno meta

si aprono come fiori
nel languore di una melodia
un suono antico
un sapersi cosi’ fragili
un rivolgersi all’altro
come fosse parte di noi

sembrano salire
da un pozzo orientale
nella tensione interiore
di un brivido d’amore
un sapore sconosciuto
una luna esoterica

si confinano di notte
in un cielo costellato
tra petali di rosa
e vertigini sfiorati
nelle note dei flauti
e le lingue antenate

Versi e Immagini ricevuti direttamente da: Laura Mucelli Klemm, Francia 01-07-15 ( tramite social network  )
Dipinto di Enrico Frusciante, Italia
Tutti i diritti riservati

*REQUIEM di Giancarlo Fattori…

REQUIEM

04È soltanto il colore del corallo

a tingermi la pelle, le mani aperte

in un sottile richiamo, a cogliere

il pianto, lacrime di mare, mare come

drappo funebre che mi cala sugli occhi.

 

È che forse riesco ancora ad accarezzare

le tue palpebre chiuse, di figlio, di madre,

di padre, di amico, di volto ancestrale,

di pietra, di fanciullo primordiale

su strade fatte di battiti di ciglia.

 

È qualcosa di strano che m’induce a correre,

tra queste nebbie che mi tagliano il fiato,

lungo le rogge di melanconica acqua,

tu che ti fermi come figura spettrale,

tu che emergi dal grigio come eterea fiamma.

 

Le farfalle, i pettirossi che smettono di cantare,

l’eclisse totale che tinge di nero il cielo,

l’argentea polvere, la pallida sabbia,

il crepuscolo sulla via che s’inerpica a vuoto,

l’onda che frange ogni suo dispiacere.

 

Le cose che s’ingegnano a fluttuare nel vento,

lungo i contorni del mondo che resto a guardare

distratto, il pensiero deviato da lontani profili,

le piante, le rose, le labbra, le rughe del tempo,

il sangue che scorre, che fruscia in calici antichi.

 

Sembra ora che il cielo sia solcato dalla stella del Vespro,

un lucore evanescente tra le spire blu oltremare,

e cammino tra le immote distese degli acquitrini,

sopra me un volo di lacrime che scendono lente

come acquerugiola, come un sommesso pianto.

 

Passo dopo passo procedo solo in questo guado,

volgendo lo sguardo verso grovigli di spine,

labirinti di siepi, di more selvatiche, di muschio,

passo dopo passo, solo, in una dolce foschia,

solo, con l’anima d’un corvo posato sul nulla.

 

Soltanto taglienti lame distese su aspre terre

sono i pensieri che giacciono addormentati

sul mio corpo nudo, cose lontane, boschi lontani,

rocce di scogliera battute da venti come addii,

fiamme che bruciano idoli, di pietra, di carne.

 

È la risacca degli anelli di fumo, semplice respiro

d’un cordoglio che è spento,  disegnato a matita

sui fogli sottili del tempo che scorre, la memoria,

ecco cos’è, è memoria che eterna si staglia

tra le verdi colline che si delineano dentro.

 

L’anima? Non so, forse un cuore che pulsa vorace

tra tagli, cicatrici, veli che spianano il viso nel vento

degli anni che si consumano tetri, su tetra terra,

fiori recisi, fiori consunti che cadono esangui,

briciole sul sentiero per chi ha smarrito la strada.

 

L’anima? Eccola sporgersi alla fine del mondo,

al termine delle cose che precipitano nel mondo,

alla fine del deserto che copre ogni cosa, ogni casa,

il brivido della luce stellare, il calore delle parole,

le nude bocche socchiuse a rammarichi, a misteri.

 

Dove siete, miei piccoli amici? Radiosi raggi di luna

che vivete i miei sogni, nei ricordi dormite sereni?

Quali delizie gustate nell’ombra? In quali giardini?

In quali silenzi v’aggirate sperduti, presso quali dei?

Quale polvere siete, su cui poso i miei piedi?

 

Su velieri di ghiaccio affrontate marosi, le vele

nel gelido vento delle mie nostalgie, o liturgie

in cui le immagini vostre il tempo scolora,

quelle fotografie su cui scorro le dita, cercando

le voci, i solidi corpi, lo sbiadire degli occhi.

 

Muri cotti dal sole, cespugli, bisce tra i rovi,

finestre dai vetri spaccati, sogni sbreccati, mirtilli,

lamponi, lenzuola stese ad asciugare, profumi,

odori di cibi speziati, l’acre afrore di polvere e muffa,

la radio accesa, la voce che arde, la chitarra che langue.

 

E mi trovo a danzare, in questo sorgere del sole,

in questo immoto mondo che il sole sta per bruciare,

la morte ci ha divisi, la morte ci ha uniti, la morte

è solo un ricordo lontano, la morte ci brucia dentro

come il sole che giunge ad ardere questo immoto mondo.

 

Ecco, prendetemi la mano, la vernice sfregia i muri,

cola come un dispiacere su tele di vita erette al cielo,

le porte si chiudono, si chiudono gli occhi, i giorni

più brevi, i sogni più vividi, gli schemi più liberi

che intrecciano la vita con preziosi ricami.

 

L’integrità del cielo scivola via veloce, col suo spettacolo

di nuvole cariche di speranza, è il vento che gonfia

tutti i respiri del mondo come mongolfiere colorate,

il codice è nascosto tra le pieghe del vento, è la vita,

la vita che si spegne con l’ultima pioggia di stagione.

 

E mi viene da accarezzare il vestito, il velo, il sudario,

la polvere, la caligine, i pensieri scrostati come muri,

i mattoni che diventano treni, e navi, e zattere, e fuliggine,

mi viene da accarezzare questi fiori col sembiante di spettri,

e contemplo il vaso, il nastro che l’avvolge vezzoso.

 

Cammino distratto sul lungo fiume in tumulto,

cristalli i pensieri, come sassi che disegnano cerchi

nelle acque della coscienza, cristallo la memoria,

il rimbalzare del sasso sulla superficie del mondo,

quel mondo che dentro s’incrina, e dorme dolente.

 

Dove siete ora, miei miti dei tempi passati? Dove camminate?

Ancora in me siete liberi di cavalcare le praterie del dolore,

dell’amore, in me avete costruito cattedrali di bellezza,

un mattone dopo l’altro, una struttura dopo l’altra di luce

trasfigurata verso l’eternità, la mia, la vostra, nel tempo.

 

Qualcuno tra voi ancora sorride al mondo, trascinando con sé

gli strascichi di cicatrici dell’anima e delle età, ma lo stesso

vi amo di quell’amore che vive con gli anni, gli stessi che v’ho

regalato sull’altare dei miei giorni, oh maestri, oh compagni

di solitudini e noie, di ardori e passioni, di crescita sempre.

 

Eppure tra voi c’è chi ora è vapore, come sui vetri nei pomeriggi

di pioggia, un fantasma che vaga tra brughiere di storia,

le cui voci sono echi che come onde divine dalla mente, e dal cuore,

le volte immense dell’immenso universo vanno a dorare,

trasfigurando in cerchi d’argento lo splendore, e la tenebra.

 

Che m’abbiate insegnato a costruire me stesso, oh amici, oh miti,

è un dato di fatto, e ora siete sovrani su queste momentanee

terre di dolore, avete il dominio sulla nostalgia, sulla melanconia,

sui crepuscolo che conducono alla notte, ma solo per poco,

ché la vita avanza, e la notte ha la sua bellezza che toglie il fiato.

 

Dunque è solo questione d’amore questo restare in ginocchio

a far scorrere tra le dita le sabbie di un delicato suffragio,

è legno prezioso, è rimpianto leggero, è un grazie per sempre,

è profumo che non ha sorgente né foce, è un lieve sorriso

che incornicia il mio volto, un solco per gettare altri semi.

 

 

Giancarlo Fattori, giugno 2015

 

 

Dedicato a:

 

luigia amadori

carlo biasini

teresa biasini

carlo fattori

antonio briglia

patrizia casella

umberto curti

luisa losa fontana

gisella airaghi

giuseppe ripamonti

nino petrocelli

janis joplin

jim morrison

lou reed

allen ginsberg

jack kerouac

brian jones

fabrizio de andrè

syd barrett

jimi hendrix

billie holiday

william burroughs

hermann hesse

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore.

**Foto postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.paleoantropo.net/reefs/coralli/biologia.htm

La scrittrice e poetessa GIOVANNA MULAS: prossimi incontri con i lettori.

11401421_462992253879480_6757349853139054864_nProssimi incontri coi Lettori (Calendario in aggiornamento costante, anche su ‘Giovanna Mulas, Il Blog Ufficiale’):

FIRENZE, 7 luglio, h. 21.00
Caffè Letterario San Gallo, in Piazza della Libertà (Zona Firenze Centro). Performance e presentazione del romanzo ‘Memorie di Villa Pedrini’,
opera già presentata in anteprima al Premio Strega per i tipi Rupe Mutevole Edizioni. La Prefazione è del giornalista e scrittore Enrico Nascimbeni, curatore de Le Due Anime collana editoriale inaugurata proprio da ‘Memorie di Villa Pedrini’.
Organizzazione evento a cura dell’instancabile Fioralba Focardi.

GONNESA (Carbonia-Iglesias), 12 luglio, h. 21.30: Reading-Performance al Parco Comunale S’Olivariu. Organizzazione a cura dell’Associazione Culturale ‘Radici e ali’, Patrocinio Comune di Gonnesa. 
Un ringraziamento particolare a Ennio Meloni, per il costante impegno a favore di Arte e Cultura nel Territorio.

SANTA MARIA NAVARRESE (NU), 18 luglio: con mio marito Gabriel Impaglione terremo un Reading-Performance alla Torre Spagnola per la rassegna letteraria “Una torre di libri”. Organizzazione a cura della Biblioteca Comunale “Italo Zucca” e della Società Oleaster Servizi Culturali Integrati, 
Patrocinio Comune di Baunei.

Il 22 agosto inaugurerò, organizzazione a cura delle AUTOLINEE CURCIO VIAGGI, la splendida iniziativa culturale “Viaggi con l’Autore/Bookbus-Libro sospeso”: letture e conversazione col pubblico del Bus delle Autolinee Curcio Viaggi. Durante la tratta turistica scelta dialogherò coi viaggiatori, ci confronteremo su lavoro, società e vita, leggerò di mio. I viaggiatori avranno in dono un mio libro, generosamente offerto dalle Autolinee Curcio. 
Info/Prenotazioni: Numero verde 800 12 20 12 – info@autolineecurcio.it

Il 24 agosto terrò un Reading-Performance per l’Iniziativa Culturale “Villammare, Borgo di Un Libro sospeso”, nella spiaggia di VILLAMMARE (GOLFO DI POLICASTRO, SA) all’ombra dell’antica Torre Petrosa, fatta ereggere nel 1595 dal vicerè di Napoli per difendere le popolazioni locali dalle incursioni saracene.
Patrocinio Eventi: Comune di Vibonati, Assessorato Cultura e Turismo nella Persona dell’Assessore Dottor Gian Vito Padula, che ringrazio vivamente per l’impegno. Con la collaborazione del Comitato Festa S.S. Maria di Porto Salvo. 
Un ringraziamento speciale va a Michele Gentile, anima della libreria Ex Libris Gen Til e ideatore della pregiata iniziativa culturale ‘Un libro sospeso’. Durante la mia performance Michele Gentile venderà libri in un gazebo ad hoc col sistema ‘libro sospeso’: 
le opere verranno donate alle scuole primarie di Vibonati centro e Villammare.

VIGEVANO, 25 Settembre, h. 21.00
Performance/Presentazione di ‘Memorie di Villa Pedrini’
Biblioteca Civica Lucio Mastronardi, Sala Franzoso. 
Organizzazione a cura di Rupe Mutevole Edizioni con la preziosa collaborazione di Maria Caterina Targa

*COMUNICATO RICEVUTO DIRETTAMENTE DALL’AUTRICE TRAMITE SOCIAL NETWORK

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