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L’uomo che vorrei essere – nuovi versi di Giancarlo Fattori per il dinanimismo.

L’UOMO CHE VORREI ESSERE
di 
Giancarlo Fattori
Magritte_1050_crL’uomo che vorrei essere
si toglie di dosso gli abiti
e sfida ogni possibilità,
non teme di porsi fragile
nel flusso d’un fiume labile
e accoglie in cuore le diversità.
L’uomo che vorrei essere
del despota ha riposto il camice
ripudia ogni carnefice
e lascia scorrere la vita in sé,
non possiede e non compete
non vuol prevaricare gli uomini
non obbedisce e non domina
e dialoga col mondo e i suoi perché.
L’uomo che vorrei essere
affronta il tempo in stile libero
s’abbandona alla vertigine
alle emozioni s’abbandona
e lascia a un altro uomo un sorso in più,
seduce e resta naturale
è bello come un temporale
si dipinge di stupore e ardore
di mutare strada ha l’ardire
e non rinuncia mai a un cielo blu.
 
*Versi ricevuti direttamente da (giancarlo fattori 2018)

“Tu musica” versi di Maria Pellino con quadro Vasilij Kandinskij

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Tu musica

di 

Maria Pellino

Dell’eterno tu

zampillo travolgente

impronta percettibile dell’universo racchiuso in un sogno

cogli

ricolmi  orizzonti di infinito lustro

e moti ritmati.

Puro artista.

L’ incanto precipuo spazia l’oltre.

Si svela a me un pensiero zelante

lo inseguo ed inizio a danzare sinuosamente.

Dispersa ritrovo il sentiero dell’anima.

Avverto l’ abbraccio di una melodia che mi avvolge

in lontananza scorgo l’arcobaleno di note

e tutto si riempie.

– Giovanna Mulas – Amiche mie, Sorelle di cammini: soltanto e sempre siate; e gridate, gridate quanto Siete.

31189813_957630014415699_1358964388195231092_nPregiudizi duri a morire e donne divise in scomparti: o sante o puttane. 
Una donna è maestra nel nascondere i lividi del dolore; del resto ci viene insegnato già durante l’infanzia: assistere senza lamentarsi, curare, proteggere, pregare e amare, soprattutto amare e poco importa se non veniamo ricambiate. E’ quella bambola sempre bellissima (‘bellissima’ nel comune, imposto, sentire), bionda e anoressica e rosa che ci viene regalata al primo Natale, a segnare il nostro cammino nella vita. Perfetta, infinita fatina senza pretese, senza parola, senza ragione. Silente, esiste senza disturbare, tuttavia pronta all’ascolto, a prendere e tenere dentro il mondo, lo stesso partorito da una Dea Madre e temuta Natura; comunque femmina. Ecco, questa bambola devi apprendere a lavarla e pettinarla, vestirla e magari anche truccarla, profumarla, farla passeggiare felice tra le boutique del centro. Riporla nel suo astuccio, ma non prima di averle insegnato ciò che ogni brava donnina deve saper fare: tramandare alle altre donnine il pettinare e accudire e amare, o non saranno buone madri, meritevoli mogli.
Lo stupore o meglio, l’orrore nasce, in noi o in chi ci circonda, quando non riusciamo più a mandare avanti il travestimento imposto, quando lo specchio ci riflette senza conoscerci davvero.
Dal momento in cui inizia a pensare, alla donna viene sollecitato in un modo o nell’altro, pure da parte delle stesse donne, di ‘curarsi’ dalla voglia di vivere, e gridare.
Ci viene detto che siamo stanche, che siamo diverse, che dovremmo curarci; nonostante non tutte, si sa, siano destinate a sopportare a lungo lo schiacciare della propria anima, lo schiacciarsi.
E la maschera cade, finalmente si rompe per liberare quel passero con le ali di aquila.
Amiche mie, Sorelle di cammini: soltanto e sempre siate; e gridate, gridate quanto Siete.
Volate alto, nonostante passeri.

*Scritto e foto liberamente tratte dalla pagina FB ufficiale di Giovanna Mulas: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=979110372267663&set=a.310123652499675.1073741826.100005061284078&type=3&theater

Le pulizie primaverili – in versi – del Poeta Carlos Sanchez

Senza malinconia

 di

Carlos Sanchez

Magritte-DecalcomaniaSgombro le nuvole con le braccia
lascio un telo azzurro dove ti vedo
sono passati mille anni lo so già
ma quello che ti ricorda
non è questo di ora
è quell’uccello pazzo
che saltava le pozzanghere
che volava nei sonni.
Chi sa dove stai adesso
come avrai chiamato
il tuo settimo figlio
come saranno quei seni.
Non invoco la malinconia
non mi tuffo nelle acque del fiume
che non sono oramai le stesse.
In questa serenità di anni
accumulati con passione
mi viene voglia
di sgombrare le nuvole
solo questo
e guardarti com’eri
come oramai non siamo.

Folignano City

Sin melancolía

Despejo las nubes con los brazos
dejo un lienzo azul donde te veo
han pasado mil años ya lo sé
pero el que te recuerda
no es éste de ahora
es aquel pájaro loco
que saltaba los charcos
que volaba en los sueños.
Quién sabe donde estás ahora
como habrás llamado
a tu séptimo hijo
como serán aquellos senos.
No invoco la melancolía
no me zambullo en las aguas del río
que ya no son las mismas.
En esta serenidad de años
acumulados con pasión
me vino ganas
de despejar las nubes
sólo eso
y mirarte como eras
como ya no somos.

Folignano City

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social network

**Quadro Magritte postato dalla redazione e liberamente tratto da: http://angoloarte.altervista.org/MAGRITTE.htm

Vanessa Pignalosa: La sostenibile Leggerezza del Volo

la-sostenibile-leggerezza-del-volo-9788827503140Vanessa Pignalosa, pittrice, scrittrice e animatrice culturale campana (Salerno, Napoli), ancor giovane, protagonista in Italia e all’estero, è testimone in progress di un prezioso volo futuribile contemporaneo: come dimostra questo piccolo catalogo d’arte 2.0 “antologico” e biografico, tra opere pittoriche, una raccolta poetica inedita e una robusta rassegna stampa: il volo come archetipo umano e digitale.

Un aereo danza nell’azzurro anche arcobaleno, Icaro, Dedalo, la donna creativa eterna, moderna e autodiretta, sono evocazioni diverse equazioni, da certo romanticismo eterno squisitamente femminile al post aereopittura dell’avanguardia, verso certa stessa cosmo pittura o poetica (da Ufagrà A. Fiore alla musica cosmica di Tangerine Dream e Klaus Schulze).

Il volo come colori e parole e nello specifico futuribile, oltre a certo alto ritorno a una Tecnica pittorica neorinascimentale, un cuore radar che capta anche l’attuale indicibile precaria dimensione sociale con battiti persuasivi mai retorici

(Nota di Roberto Guerra).

E-BOOK: http://www.omniabuk.com/scheda-ebook/vanessa-pignalosa/la-sostenibile-leggerezza-del-volo-9788827503140-534387.html

Nuovi versi per il Dinanimismo di Giancarlo Fattori

CANZONE PER ILARIA

di

Giancarlo Fattori

Stanza-di-Van-Gogh-Arlesora che faccio chiuso in questa stanza

il sole accende e filtra il mio destino

c’è una tempesta dentro le mie scarpe

c’è la tristezza quando sono in cammino

con la chitarra scaccio via una foto

che s’è sgualcita senza i miei domani

asciugo il pianto in un bicchiere di vino

in un silenzio qui tra le mie mani

 

qualcuno ha visto Ilaria passare

con un veliero tra i suoi capelli

qualcuno ha visto piangere il suo viso

o arricciarsi i pensieri più belli

ed io che corro lungo i marciapiedi

per non scontrarmi più con quella gente

lei ha l’aspetto di una mendicante

di questo a me non interessa più niente

 

 lei che leggeva sopra la finestra

il nostro fato e la pioggia estiva

quando una volta ero una notte migliore

e la mia barca era ancora viva

e lungo il viaggio il tempo si è fermato

nella sua sfera di cristallo e mare

le labbra al gusto di nuvole e grano

e la mia barca pronta a naufragare

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite e-mail.

**Quadro “La stanza di Van Gogh ad Arles” liberamente tratto da: http://cultura.biografieonline.it/camera-van-gogh-ad-arles/

“Coglierti” di Maria Pellino

Coglierti.

di

Maria Pellino

Degas, Illustrazione 5Coglierti vorrei in quell’attimo

 in cui i pensieri si raccolgono

ed un vuoto si rinnova

per la tua visibile assenza.

Reduce il mio cercarti

con occhi raggianti di luce trapelata

come ombre di nude carni

che accarezzano insolenti

il nettare di uno sconfinato amore.

Di calore le tue carezze

il mio capo infondono

a suggellare l’infinito librare

della tua impercettibile presenza.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autrice tramite e-mail.

**Immagine: quadro di Degas Edgar postata dalla Redazione e liberamente tratta da:https://www.deartibus.it/drupal/node/9862

“L’immagine di un sogno” di Giancarlo Fattori e “Il grande masturbatore” di S. Dalì

L’IMMAGINE DI UN SOGNO

di

Giancarlo Fattori

masturbatoreSei il mio sole tantrico

la forma di un’onda nel cielo

 

mi stringi forte all’ombra

un’armatura ammaccata

 

poi sorgi e cuci addosso confusioni

con le croste dei tuoi baci

 

domani sorgerai oltre i limiti

qualcosa da mutare

la percezione il respiro

 

la linea di confine che riverbera

le bolle della terra

la notte che sembra sfiorire

 

crolla questo gelido silenzio

con un dito conficcato dentro il cuore

 

il dolore è illusione

sfonda questo cosmo

questa eternità

 

la sacrale verità

che ti avvolge gli occhi

gracili, eterei

 

trattienimi più forte

 

brucia questo immenso

questo livido che mi dipinge i sogni

 

sei la vedica spirale

che trascina i sensi

fragili, immobili

 

un antico smarrimento

dentro sensazioni

cosmiche

 

un salto quantico nel buio

 

sei la splendida sorgente

l’acqua evanescente

un graffio in me

 

il mio viaggio nel bagliore

nel tremore di un secondo

sei

 

la mia ferita

un suono che consuma

un volo che frantuma

 

ogni mia realtà

*Versi ricevuti direttamente da @giancarlo fattori gennaio 2018 – tramite e-mail

*Quadro “Il grande masturbatore” di S. Dalì liberamente tratto da: https://www.cinquecosebelle.it/cinque-importanti-e-famose-opere-di-salvador-dali/

Dal blog di Giovanna Mulas: La distrazione delle Masse: come distinguere il vero dal falso?

18222642_772326909612678_1401549447733042492_nConcretamente: un uomo può dirsi ‘libero’ quando ha libero accesso a cibo e bevande, vestiario, un tetto sotto il quale dormire, sanità, istruzione, un lavoro degno. 

Quando ha libero accesso a un’informazione non falsata, di parte.

Oggi in quanti possono dirsi ‘liberi’? La maggior parte delle spiegazioni di uno Stato non in grado di garantire vita degna a un Uomo continuano a rappresentare, per me, giustificazioni. Voglio ricordarti che principio del controllo sociale è la strategia della distrazione: si devia l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dalle modifiche decise dalle élite politiche ed economiche (Fmi, Banca Mondiale, Ocse, Wto, banche centrali) tramite la tecnica ‘del diluvio’ o inondazioni di continue ‘distrazioni’, di informazioni insignificanti. Per dirla allaTimsit: “…Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali”. Principale fonte finanziaria dei partiti politici di ogni tendenza nella maggior parte dei paesi, le élite economiche, di fatto, hanno già stabilito la fine della democrazia: sono al di sopra delle leggi e del potere politico, il potere di uno Stato è ridotto ad una dimensione nazionale.

C’è da dire che la democrazia in Italia è scomparsa quando è andato al governo Mario Monti, designato dai burocrati seduti a Bruxelles, non da elettori. Puro autoritarismo neo-feudale; puntiamo alla distruzione delle democrazie in Europa, le terribili conseguenze sono dittature.

La nostra esistenza oggi ci priva del tempo di capire, studiare e attivarci contro la barbarie del Potere, ci toglie l’autostima per essere liberi pensatori. La paralisi odierna delle masse occidentali, frutto di 35 anni di “esistenza commerciale” e “cultura della visibilità massmediatica”, ha eroso la psiche collettiva; è fenomeno che vede la luce negli anni ’70: la nostra è umanità in addormentamento oppiaceo. La più grave minaccia alla capacità di organizzazione collettiva contro i poteri.

Dicevamo su La strategia della distrazione… è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia, la cibernetica. Il pubblico è stordito, frastornato: la sua attenzione è deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza; un telegiornale contiene al massimo 2 o 3 minuti di vera informazione, il resto è costituito da soggetti da rivista, servizi aneddotici, reality show del quotidiano.

Precarietà del lavoro e mantenimento di un alto livello di disoccupazione, intrattenuti tramite decentramento e mondializzazione del mercato del lavoro aumentano la pressione economica sui lavoratori, costretti ad accettare qualsiasi stipendio o condizione di lavoro.

Qualche povero sognatore continua a rimanere convinto che la libertà quindi la verità si faranno comunque strada e senza la nostra personale esposizione. Ma non è così…no. La verità riesce a imporsi nella misura in cui noi la imponiamo; la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano.

La liberazione è un atto storico, attuata da condizioni storiche, dallo stato dell’industria, del commercio, dell’agricoltura, delle relazioni.
(…) Consideriamo il fatto che una Letteratura apartitica non esiste, così come non esiste un’ Arte apartitica: dichiara ciò chi sostiene comunque il più forte e il più forte mai vorrà consapevolezza e riflessione nella massa: la riflessione, la conoscenza dei propri diritti porta lo schiavo a rompere le catene, porta al dissotterramento della realtà, porta alla ribellione verso le ingiustizie.

…CONTINUA SU: https://giovannamulasufficiale.blogspot.it/2014/10/la-distrazione-delle-masse-come.html?spref=fb

 

Si chiamano emozioni… di Girolamo Melis

Schermata 2017-08-02 alle 23.32.07Eravamo un Popolo.
Eravamo Medici e la Democrazia ci ha ridotti a Operatori Sanitari. Eravamo Spazzini e la Democrazia ci ha ridotti a Operatori Ecologici. Eravamo Costruttori e la Democrazia ci ha ridotti ad SubAppaltatori. Eravamo Poveri e la Democrazia ci ha ridotti a Miserabili. Eravamo Artigiani e la Democrazia ci ha ridotti a Suicidi. Eravamo Vecchi e la Democrazia ci ha ridotti a Anziani/Terza Età. Eravamo Padre e Madre e la Democrazia ci vuole ridurre a Genitore Uno e Genitore Due. Eravamo Morti e la Democrazia ci ha ridotti a Senza Vita. Eravamo Puttane e la Democrazia ci ha ridotte a Operatrici del Sesso. Eravamo Italiani e la Democrazia ci ha ridotti a It’alièni.

A Roma sì.
Ora sei qui a Roma. Stai per entrare in qualche Chiesa, in qualche Millennio da scoprire ma… scopri che la gente per la strada, invece di andare dove deve andare… sì, ci va ma… ti guarda. Magari ti salutano. Ma dove sei capitato? Decidi di fermarti qualche giorno senza entrare  nemmeno in un Museo e ti accorgi che gli abitanti di
questa città hanno delle facce al posto delle maschere. E che lavorano. Sì, con quell’aria di campioni mondiali del tirare a campare, sono lavoratori implacabili. Questa non te l’aspettavi, vero? Peccato. E allora, già che ci sei, sta’ attento a quella frasetta che si dice solo a Roma… Hai  presente quando a Milano si dice: “E’ impossibile!” e a Londra si dice: “It’s impossible!”? Ecco qui, difronte ad un ostacolo della Madonna, ad un problema che
improvvisamente sempra insolubile… un Romano ti guarda e ti fa: “Se po’ ffà”.
A Roma sì, se po’ ffà.

La Gloria.
Da una Lettera di Platone al tiranno Dioniso: “…se tu onori me, la gloria sarà di entrambi; se io onoro te, entrambi ne avremo vergogna. Su questo argomento abbiamo detto abbastanza.”

…CONTINUA SU: http://www.girolamomelis.it/2017/08/si-chiamano-emozioni-volte-rispondono.html

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