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Il dinanimismo presenta Maria Pellino e i suoi versi ( in regalo ).

D’amore.

13012652_10206324786779245_5477511117569020096_nRespirami come la brezza marina

che si infrange su scogli scolpiti di infinito.

Cercami tra la miriade variopinta

di petali che avvolge le mie membra

su una soffice alcova d’amore.

Sconvolgimi di desiderio nell’anima

che di te si riempie

nello scompiglio di un bacio malandrino.

“A mio figlio”

Un intimo abbraccio cinge nel mio animo

 le tue membra avvolte in teneri e candidi cenci

inebriate dall’odore di innocenti sogni

e rapite dalla delizia di disperse paure.

Memore l’attimo che di luce fece brillare

in un’ istante di timido pudore la vita,

ora dinanzi ad occhi materni  si incarna

 in universi di traboccanti speranze

e bocconi di amara lontananza.

 Va errando la tua giovine barca

tra mari in tempesta ed onde illusorie

  a bramar luoghi di sicuro approdo 

 e placar acque spoglie di possenti baluardi.

All’ombra di un amore eterno e premuroso,

sigillo immacolato,

con passo mite e paziente e in tenebroso silenzio,

 ti accoglie nell’intimo il sospirar del mio cuor.

Pellino Maria, nata a Sant’ Agata dei Goti (Bn) nel 1973, residente aTrezzo sull’Adda (Mi).

Attualmente lavora come educatrice. Nutre forte interesse per autori classici e la poesia,

nonché per la forma breve quale può definirsi l’aforisma. Ha partecipato a vari concorsi dal 2013. Alcune liriche sono pubblicate nelle corrispettive antologie.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autrice.

IL GIARDINO DELLE OCEANICHE PROFONDITA’ di Giancarlo Fattori

IL GIARDINO DELLE OCEANICHE PROFONDITA’

di

Giancarlo Fattori

 

oceanworld1Non tacerò del dono furtivo della notte,

del consumarmi, varcando la tua soglia:

e come un fiume solcato dalle chiatte

ti attraverso, e le membra mi scarmiglia;

le tue dimore, e il cielo tuo infinito,

ed il piacere, disciolto tra le ciglia,

impallidiscono quel mare inaudito

che nelle viscere del dio pace non trova,

e a lungo tace quel sogno rifiorito.

 

Così solcando quella traccia nuova,

che sia abbandono, offerta o sacrificio,

sento fragranze, dei palpiti un’alcova,

o un tormento che a stento mi ricucio;

e sul declivio che porta all’universo

ti lego attorno a guisa di cilicio,

e ti contemplo quasi fossi un cielo terso

nella vertigine del sole che risplende,

e sul tuo corpo trascrivo un altro verso.

 

Oltre l’oblio già l’anima riscende

e si distacca, lasciando calde brume,

per crogiolarmi a volte mi confonde

delle passioni la tenebra e il lume;

nei flutti eterni d’eterna tenerezza

vanno a scandirsi dei gemiti le spume,

quindi rimane sul corpo la carezza

come detrito dei sensi già stravolti,

e della luna ne irradia la bellezza.

 

Si nutre il labbro dei riccioli tuoi folti,

la carne tua s’avvolge al mio turgore,

come il villano, al tempo dei raccolti,

la terra coglie in tutto il suo calore;

e sulle vette dell’estasi sublime

s’ode il silenzio in tutto il suo fragore,

lungo le braccia che cingono le cime

di questa morte che livida s’appresta,

il lieve pianto che il cuore mi sopprime.

 

Il caos del dio ci copre d’una crosta,

ma è solo notte che dona la sua coltre,

come di rocce a custodir la costa

che divide le mie labbra dal tuo ventre;

scorrono le ore e queste nubi amare,

di vento gonfie e di bagliori tetre,

del crepitare d’un vecchio focolare

hanno quel sonno, in cui siam scivolati,

come sul fondo d’un ancestrale mare,

o all’orizzonte di spazi sconfinati.

 

*Versi ricevuti direttamente da ©giancarlofattori2014 tramite e-mail.

**Foto oceano postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.mymovies.it/film/2009/oceani3d/news/eilmisterodelloceanoprofondo/

Ipazia D’Alessandria… di Giancarlo Fattori

IPAZIA D’ALESSANDRIA

di

Giancarlo Fattori

Hypatia_portraitScorticare il pensiero, il corpo a brandelli,
spalmarne il sangue sulle mie labbra smorte,
usarti le chiome per farne flagelli

è gesto d’amore tra le fiamme contorte
dei libri che ardono come grandi lapilli,
dell’afrore lasciato di polvere e morte.

Inalare gli odori delle carni bruciate
come fossero droga, oh Ipazia adorata:
che non furono gli occhi, ma parole inchiodate

alla mia mente in volo -una vela gonfiata-
e che dentro i silenzi delle lande sognate
mi risuonano ancora come anima alata.

*Versi ricevuti direttamente da Giancarlo Fattori, ©2013

**Foto Ipazia Di Alessandria postata dalla redazione e liberamente tratta da da: http://it.wikipedia.org/wiki/Ipazia

Il dinanimismo presenta i versi del giovanissimo Pietro Mallegni…

Preludio in tristezza maggiore

di

Pietro Mallegni

0673Ogni alba, che hai visto,
ha segnato piano il tuo tempo,
ma perfetta, ha elogiato
il tuo giorno, con tutti i tramonti.

Possa capire quanto sia
inutile contare i minuti,
i secondi e le vite.

Siano fissi gli occhi al cielo,
fino a vecchi diventare,
per vedere se la notte,
ancora una volta, scompare.

Torna il sole, il buio passa,
il tempo conta, l’aria stanca
e di noi nessuno sentirà mai
la mancanza.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite e-mail… scopri l’opera prima del giovanissimo Autore, solo 19enne: http://www.delbucchia.it/libro.php?c=482

**Foto liberamente tratta da: http://www.delbucchia.it/libro.php?c=482

Una ballata stonata per gli Amici … versi inediti di Zairo Ferrante

BALLATA STONATA

( agli Amici)

di

Zairo Ferrante

 

untitledAgli Amici questa

ballata tutta stonata

annegata nel vino

destino d’incontro

fatale, mortale, solare.

Di luce e d’affanno

di stelle cadute,

pescate, sognate,

morte e rinate brillanti.

Ballata un poco stonata

agli Amici di sempre,

a Quelli di oggi,

senz’avere un’età

che ci  accomuna,

qualcuno è una donna,

qualche altro sicuro

rassomiglia ad un uomo,

altri, ancora, chissà!

Una ballata suonata

dalle arpe di Dio,

benedetta e riletta

da mille sorrisi e risate

fatte in faccia alla sorte

alle volte cattiva altre,

invece, più buona.

Amori verdi son nati

e viola scoppiati

e azzurri son morti.

Eppure, testarda, continua

questa nostra ballata

ch’ancor canta stonata.

D’Amici spariti e altri,

in silenzio, restituiti.

S’alzan le foglie d’estate

sui rami del mondo,

e volano quelle d’autunno

nel mare del cielo,

e ghiacciano al freddo

i resti interrotti di frasi

di vita nel cuore d’inverno.

Ma quando risale dal nulla

la prima ver’acqua che fresca,

zampilla, gorgoglia e germoglia

ancora una volta questa,

che è la nostra risata,

ballata ancor più stonata.

E gli Angeli guardano,

ammirano, scrutano e

senza parole lanciano

lenti e sorpresi,

– come flotte d’uccelli

a settembre d’arancio

orizzonte che scalda –

benedetti pensieri

che colgono al cuore

gli Amici stonati,

che sbraitano al suono

di questa ballata

suonata nel fondo

di calici e piatti svuotati,

dal tempo passato e riempiti

da quello fuggente presente

in attesa dell’altro; futuro

che incerto ancor sul da farsi,

ci attende sornione sull’uscio

con le orecchie ben dritte a sentire,

ridendo, questa goffa stronzata

ballata ri-nata, nuovamente stonata.

 

E quando l’invenzione

– tutt’umana –

tanto buffa quanto incerta,

busserà alle nostre porte

scivoleremo dritti e lisci

su di una strada già spianata

a sprofondare senza impaccio

nel nostro tosto Paradiso,

che addosso ci si cucirà

come un mantello odor di nuovo

disegnato in toto e su misura.

E sarà una bettola di smeraldo

tanto uguale ad una strada

apparecchiata con tavole imbandite,

e poltrone di velluto, e bicchieri

quelli lindi e di cristallo colmi a festa

di vino pure per gli astemi e ogni

tavolo immancabilmente corredato

del suo splendido posacenere

e sigari, e sigarette che s’accendono

con il pensiero per incanto e

disincanto di quelli stolti

che tardi s’erano pentiti.

Ed in fondo alla pista d’atterraggio

del viaggio nostro ed ultimo,

già m’immagino un piccolo palchetto

con sopra tre jazzisti, due nocciola

ed uno panna, a suonare – mentre tutti

con il bicchiere e la sigaretta in mano

ad occhi chiusi sognando di volare –

questa nostra ed unica ballata

che pure lì, tra i glicini e le viole,

sembrerà stanca e più stonata.

Come oggi, come da tanto, per-tanto

ed ora e per sempre in ricchezza e

prosperità, finché vita non ci ri-unirà.

*Opera inedita di Zairo Ferrante ( tutti i diritti riservati a http://zairoferrante.xoom.it/ – sito personale dell’Autore – )

**Foto quadro di Pierre-Auguste Renoir: le Déjeuner des Canotiers (1880-8 (Phillips Collection, Washington) postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://anto291.typepad.com/blog/2008/08/un-quadro-e-un-romanzo-le-d%C3%A9jeuner-des-canotiers-o-della-vita-moderna.html

I mestieri di Carlos Sanchez

Los oficios

imagesUn buen zapatero protege sus herramientas y trata con sabiduría los cueros un buen panadero prepara sus ingredientes y pone el horno a su temperatura un buen poeta trabaja sus palabras afila su experiencia de vida abre la jaula de sus pájaros vuela con ellos y con las cosas que sabe en un cielo solitario sus pies siguen a tierra en el mundo que le toca vivir. Paga la boleta de la luz el teléfono trafica en la cocina pero vuela sin pies para no perder el sentido de la realidad descubre las cosas que nunca se ha dicho y busca compartirlas respetando el ritmo no siempre con buenos resultados. A veces se maravilla de sus descubrimientos a veces se calla por puro respeto. Le gusta reconocer la naturalidad de su oficio no se siente privilegiado admira a sus colegas ama a sus maestros pero sus alas pequeñas no le impiden caminar.

I mestieri

Un buon calzolaio protegge i suoi attrezzi e tratta con saggezza i cuoi un buon panettiere prepara i suoi ingredienti e mette il forno alla sua temperatura un buon poeta lavora le sue parole affila la sua esperienza di vita apre la gabbia dei suoi uccelli vola con loro e con le cose che sa in un cielo solitario i suoi piedi rimangono a terra nel mondo che gli tocca vivere. Paga la bolletta della luce il telefono traffica nella cucina ma vola senza piedi per non perdere il senso della realtà scopre le cose che non si è detto mai e cerca di condividerli rispettando il ritmo non sempre con buoni risultati. A volte si meraviglia delle sue scoperte a volte tace per rispetto. Gli piace riconoscere la naturalità del suo mestiere non si sente privilegiato ammira i suoi colleghi ama i suoi maestri ma le sue ali piccole non gli impediscono di camminare.

GUERRA E PACE

*Scritto ricevuto direttamente da Carlos Sanchez tramite social network

**Foto del Rilke postata dalla Redazione e liberamente tratta da:http://www.lindro.it/societa/societa-news/societa-news-italia/2013-07-04/90088-langelo-custode-di-rainer-maria-rilke

Versi… di Giancarlo Fattori… nella categoria coll. e sosten. del dinanimismo

PARTENOPE

di

Giancarlo Fattori

 

donna-di-fuoco1Tu non muori, nei riflessi dorati del tramonto,

ché t’aggrappi al nutrimento delle fiamme,

a scintille, ai barocchi splendori delle gemme

nella cui ombra, fievolmente, m’addormento.

 

Di fuoco, terra, acqua, è il corpo tuo sublime,

le radici abbarbicate tra le rocce, sotto il sole,

capelli come foglie, sguardi come fumarole,

la passione che sprigioni, e che l’anima m’opprime.

 

L’amore diviene amaro, è sconforto e poi schiuma

d’un mare antico sul quale è fatica navigare,

le vele rattoppate, avvolte ai nostri corpi come bare,

si gonfiano al vento, mentre tutt’attorno si fa bruma.

 

Passione mia che attrae, passione che respinge,

di languide occhiate, di scaltri tuoi veleni,

ché morte t’accompagna, pallore che ti tinge

 

del pianto della cetra, in un sonno senza tomba:

il mare già ti accoglie, ti veste di licheni,

t’accarezza col suo vento, come ali di colomba.

 

Ed io, che al tuo abbraccio non ho forza di fuggire,

lascio l’amore morire dell’amore, il fuoco dentro

languire di bellezza, del bagliore un po’ rossastro

del vulcano, che la notte s’appresta a illividire.

 

Avvinta mollemente alla pelle eccitata del Vesuvio,

a greco amante, al labbro seducente di Odisseo,

mi plasmi di una triste, angusta morte da museo:

petraia della storia, ghiaia, polvere, e declivio.

 

E alla mia mestizia dai la forma di conchiglia,

di strada lastricata per la mia anima viandante,

con gli occhi furibondi di bella cartomante

che imprigiona il cuore come dentro una muraglia.

 

Lacrima di mare, lacrima di raminga luce,

lacrima di terra ridotta a zolle aspre, dure,

sontuosa carne che all’amplesso mi seduce

 

ascolto senza fiato la tua voce di nudo scoglio,

le ferite tue antiche, il tuo pianto, le cuciture

del tuo ventre su cui stendo, silenzioso, un giaciglio.

 

 

*Versi ricevuti direttamente da Giancarlo Fattori ©2013

**Foto pubblicata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://viadellebelledonne.wordpress.com/2012/11/17/fammi-giocare-col-fuoco-di-francesco-de-girolamo/

Rosanna Affronte… versi per il dinanimismo!!!

 

  IL SENSO DEL CAMMINO
Di Rosanna Affronte ( Tutti i diritti riservati )

 speranza-300x267.jpgE mentre cala l’ombra
 avida di sole
 aleggia nell’attesa
 il senso del cammino,
stanca la bianca luna
ondeggia sulla neve
scavando rughe nel vento,
altalenanti tormenti
ingarbugliati nella rete,
la pioggia non tintinna più
si sbriciolano i dettagli,
si leva frammentata la speranza
chiudono lentamente gli orizzonti
 e alla luce di una fievole lanterna
 mi adagio sugli affanni degli anni.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autrice.

**Foto postata dalla redazione e liberamente tratta da:http://www.frasiaforismi.com/aforismi/il-cammino-3/attachment/speranza-7/

L’UOMO CHE ……SORRIDE AL TEMPO di Fausta Dumano, una nuova amica del dinanimismo!!!

935887_588172394559539_1370893932_n.jpgE’ con immenso piacere che oggi presentiamo nella ” sez. collaboratori e sostenitori del dinanimismo ” un micro-racconto di Fausta Dumano, artista “sognatrice, viaggiatrice instancabile del corpo e della mente”

Oggi  pomeriggio l’ insognata camminava distratta, sempre in fuga da qualcuno, da qualcosa, sempre alla ricerca di qualcuno, di qualcosa,mentre masticava l’ ansia delle ansie con i vestiti sporchi di sabbia,quella sabbia che si frantuma dei suoi castelli , costruiti durante la notte, meno male che non fa l’ architetta…..altrimenti ogni mattina un crollo di edifici, distratta come è si è inciampata in un uomo, che procedeva nel senso contrario.L’uomo l’ ha guardata e”LE OFFRO UN CAFFè?????…….l’ INSOGNATA stava per dire no”ENGAGE”,MA INCREDIBILE IL TURBINIO COMBINATORIO………conosceva quell’uomo,l’ aveva smarrito nella corsa del tempo…..Si è fermata, lui ha presa per mano,guidandola nei luoghi invisibili della città, che sfuggono all’ occhio frenetico, mentre esplodeva una miscela deflagrante di odori,nello scoprire i nomi delle piante , che sprigionavano profumi.Un esperto non solo di archeologia,ma anche di botanica,il famoso archeologo,il topo di archivi, dal linguaggio aulico ed erudito,lontano dalla società dei consumi,che beve ancora la ”STREGA” non corre dietro al tempo con violenza, ma sorride al tempo…….Nel suo sorridere al tempo, si ferma ad aspettare i tempi dell’ insognata,la guida nei ricordi……quella noce mangiata insieme  sulle scale di una chiesa sconsacrata,la invita a schiacciare una noce, sforzo necessario per trovare il nucleo essenziale e nutriente per una sognatrice. Scompaginata nel tempo e nello spazio,l’ insognata piange, ma sorride nell’ osservare quell’ uomo che sorride al tempo,,,,che non ha fretta.Da quanto tempo l’ insognata non stava così bene con il suo dentro,,,,una noce, guscio duro e legnoso, un frutto gustoso, profumato e nel dentro quello che deve essere scoperto.Un macrocosmo che si nasconde nel microcosmo…..trovare il nucleo per rispondere ai problemi, per scoprire le qualità.La noce forma semicircolare divisa in due parti le sembra il suo cervello.Per incanto arriva nella notte di SAN GIOVANNI……le streghe che danzano ,gli antichi romani facevano piovere noci sugli sposi, noce simbolo di morte e di rigenerazione…….Non  corrrete……altrimenti non vi inciampate nell’ uomo che sorride al tempo e vi dona la noce……


Fausta Dumano,insegnante di lettere al liceo artistico di frosinone, ha pubblicato  diversi libri, tra cui ”un dritto e un rovescio”.
Vincitrice di alcuni concorsi letterari, tra cui i ”racconti di sabaudia” e il  premio lidia serenari.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autrice.

IO, OLTRE… dispersioni di Rosanna Affronte

 

   nebbia.jpg IO,OLTRE

  DI

    Rosanna Affronte


Raccolgo essenze di ogni granello
e poi vagabondo negli abissi
porto memorie negli occhi della luna
e la malinconia nel profumo
di una rosa appassita,
solchi ineluttabili nei giorni di risacca
 velano i versi del tramonto
e dentro l’anima si annida la foschia.
Io che di quei vuoti nutro la speranza
Io che nell’invisibile mi adagio
Io che al disincanto mi disseto
Io che nel buio della notte
scavalco confini di un paese oltre
lì, dove un mondo lontano tace e nulla sente.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autrice (Tutti i diritti riservati )
Ulteriori notizie biografiche si possono avere accedendo al seguente link  http://blog.libero.it/CASADELVIANDANTE/view.php?nocache=1379861809 ( Blog personale dell’Autrice )

**Foto postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://digilander.libero.it/meteo_ercolano/nebbia.html

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