Tagged with " scritti"

Il libro degli eventi …è aperto sempre a metà… di Fausta Dumano

2122 luglio – Lei oggi diventa ufficialmente una ‘prof”dopo anni di precariato , l’ agognato posto di ruolo,con tutte le nuove incertezze,la chiamata diretta del dirigente,ma oggi  lei si sente nell’ olimpo , finalmente il suo nome è preceduto da quel ”prof”, non è affetta da supplentite…sono dei traguardi ,delle scalate importanti , soprattutto quando le hai raggiunte con determinazione e sacrifici .Oggi è stanca,vorrebbe dormire ,recuperare notti insonni , ma anche ristabilire il suo fuso orario,è anche una scultrice appena tornata da una mostra in america.Così giovane, nel suo curriculum c’è già una mostra ”americana”22 luglio si lascia travolgere da un ‘ amica , una mostra ad Arpino un paese del frusinate , lei campana ne ignora la collocazione,una mostra in un castello .Anche le location rendono il libro degli eventi  da sfogliare.Il castello come in tutti i centri storici sorge sempre in alto,la strada  principale è chiusa al traffico,una corsa di motociclette.Una macchina con una sposa la precede,si potrebbe seguirla , la macchina scompare per un altro percorso.Un nuovo  segnale anche la strada alternativa è chiusa, per la stessa corsa di motociclette.A piedi il castello è” lontanuccio,”soprattutto con quei tacchi.IL Vigile ”ma non potete passare da quest’ altra deviazione,regola numero uno nella vita i divieti vanno interpretati , a volte bisogna fottersene .Nuovo percorso per le strettoie dei vicoli di un centro storico,qui si misura l’ occhio,l’ abilità, ma anche determinante il mezzo usato , un centimetro più larga l’ auto e resti intrappolata a vita..Ma si stai  maledicendo il momento che sei entrato in questo tunnel ,che ti sembra cieco, non vedi luce.Sollievo hai sfidato l’ impossibile ,sei uscita illesa , senza neanche un graffio sulla macchina .Nel castello incontri amici di sempre, conosci nuove persone .Poi all’ improvviso la coda dell’ occhio ti porta ad un volto .All’ improvviso pensi un’ allucinazione, realizzi ”è lui”lo segui ….il giorno che Lei diventa prof , il turbinio  combinatorio fa  incontrare una napoletana e un romano in un castello di un paese sperduto  ARPINO .LUI è lui , il lui che da studentessa ti ha aperto gli orizzonti , l’ artista che sei oggi lo devi a lui, la donna che sei oggi è la studentessa di ieri .Seduta nel cortile ,un caffè,occhi lucidi , scorre in bianco e nero il film di quegli anni , l’ accademia.E se tu seduta accanto a lei , nell’ ascoltarla entri nel film ”la vita è un’ emozione ”sai ancora sentire quella miscela deflagrante di sensazioni,che rende la vita un miscuglio di iodio, ossigeno,potassio .Ogni elemento che hai vissuto , ogni granello oggi ti sembra abbia partecipato a comporre il libro degli eventi Stanotte non dormirai ,dietro l’ angolo ci sono i tuoi 19 anni  , un filo invisibile nel labirinto ti ha portato qui , sfoglia sempre il libro degli eventi puoi colorarlo di emozioni…

…*Scritto ricevuto direttamente da Fausta Dumano tramite e-mail

**http://www.unoetre.it/notizie/scuola-diritto-studio/itemlist/user/442-faustal’insognatadumano

Fausta Dumano divenuta Fausta L’Insognata Dumano è laureata in lettere con tanti sogni nel cassetto. Giornalista, scrittrice, critica d’arte si è inciampata nella prima supplenza con il favoloso mondo degli studenti ed è rimasta intrappolata nel discount istruzione. Frequenta corsi di scrittura creativa, ha pubblicato alcuni libri di narrativa. Da sempre è impegnata nell’arcipelago della sinistra.
Ambientalista nel dna, la mamma le parlava di difesa del verde, quando non era nell’ agenda della politica tanto da creare la prima festa dell’albero ad Arpino negli anni 60. Impegnata nell’arte pubblica relazionale con artqube e 03100 (zerotremilacento) vive a Frosinone, per metà ciociara e per metà siciliana, cresciuta con due culture e stili di vita differenti… è fortemente convinta che la diversità sia un valore importante, per questo si impegna nelle associazioni che favoriscono l’integrazione. Ha insegnato nelle scuole operaie ai migranti, ai figli di un dio minore e in carcere. Perennemente innamorata dell’idea dell’amore, i capolavori indiscussi della sua creatività sono i suoi figli Venera e Matteo, che riescono sempre a strapparle un sorriso, anche quando tutti i pianeti si allineano contro.

Fausta Dumano: la ruota di scorta scioperò… ( capitolo III prima delle ferie )

boccioni_012_automobile_1904Ciao tesoro,allora  questo fine settimana  non prendere  impegni ,vengo a Roma  per te,non vedo l’ ora di stare insieme un po’ , devo raccontarti tante cose,ho bisogno di parlare con te. mi servono due, tre consigli che per telefono è complicato ””Tesoro,replicò l’ altra,questa settimana è un po’ complicato,sono troppo incasinata, è un periodo stressante  di impegni ”Ines era determinata  nell’ andare a trovarla”e poi devo portarti delle cose ,tranquilla , mi prenoto un bed and breakfast  ci vediamo nei tuoi momenti di libertà”Carla era un po’ perplessa, ma ad  Ines non poteva certamente dire di no ,aveva già archiviato la delusione precedente,aveva avuto la sensazione che nel precedente incontro l’ avesse usata come pretesto per incontrare Walter.Ma partiamo dall’incipit Ines aveva fatto in modo che Walter e Carla si incontrassero, si conoscessero,voleva trovarle un uomo giusto Carla guardò  gli anfibi  di Walter,quegli anfibi le ricordavano il sangue del pesto genovese,lei e un ispettore di polizia  non avrebbero mai potuto diventare compagni di viaggio,poi aveva capito che in fondo Walter interessava di più ad Ines,il volto gli ricordava quello del suo ex compagno .Mai capito il motivo per cui avesse voluto farli incontrare.Quando Ines arrivò a Roma si incontrarono tutti e tre ,un pranzo a trastevere,Ines aveva detto a Carla che la sera lui l’ aveva invitata ad uscire,si sentiva in difficoltà , perché era sua ospite . Carla le risolse l’ imbarazzo ”ecco le chiavi di casa,sentiti libera,non so  perché tu abbia voluto farmi conoscere il tuo amico virtuale prima a me ,io non gioco a guardie e ladri , le divise non mi appartengono . Walter non invitò mai l’ INES ad uscire,in quei giorni , dopo il primo pranzo a tre,non ebbe mai tempo .L’INES ripartì prima del previsto, Carla capì che in fondo era venuta a Roma solo per l’ incontro al buio con Walter.Si era sentita un po’ usata,ma lasciò scivolarsi addosso la sensazione .In fondo  Carla si sentiva riconoscente,un po’ in debito con lei, le aveva regalato dei soldi , in un momento di difficoltà .Carla si organizza ,si prende delle ore libere per il venerdì , rinuncia ad un week end con la figlia.Ines le telefona ”Sai Flaviano ha insistito tanto, vado a dormire da lui, poi mi accompagna da te in ogni momento ”Flaviano abita fuori roma e i rapporti con Carla sono stati chiusi definitivamente ,INES lo sa . Carla le fa notare che aveva preso un giorno di ferie per andare a prenderla e rinunciato al week end . Il venerdì INES trascorre la giornata con Flaviano,”Ah sono scesa per te, ci vediamo domani a pranzo?”Spiacente , la ruota di scorta è in sciopero, il gommista è in ferie,mi sono accorta che in moto con Filippo non serve la ruota di scorta,anche in amicizia le ruote di scorta hanno dignità ”

*Versi ricevuti direttamente da Fausta Dumana.

**Quadro “Automobile di U. Boccioni liberamente tratto da : http://tecnologiaearte2013.blogspot.it/2013/05/il-futurismo-e-lautomobile.html

L’UOMO GLACIALE …. testo di Fausta Dumano!!! Parte II

download (1)L’ UOMO GLACIALE ….Carla apre facebook , un tuffo al cuore, lui, proprio lui le ha chiesto l’ amicizia ,migliaia di ricordi si scatenano nel suo dentro , per anni è corsa all’ altro capo della città per ascoltare le sue conferenze culturali .per anni da bambina a casa della nonna lo immaginava come il ragazzo che squadernava i libri , lo sentiva sempre parlare di un libro .Crescendo lo aveva sempre inseguito , ma sentiva la fragilità di un dialogo, più masticava libri , più non si sentiva all’ altezza , ma adesso il passo l’ aveva fatto lui….e così  Carla nell’ accettare amicizia le aveva raccontato tutto…Lui ”mi dispiace deludere le tue attese…Non ricordo nulla della tua presenza alle mie conversazioni , non saperi come identificarti(ALZHEIMERincipiente???)Sono inciampato nel tuo nome semplicemente seguendo il suggerimento che ogni tanto compare,vi ho dato seguito seguito dal richiamo dell’ omonimia  CARLO CARLA e incuriosito dall’ immagine del profilo.Ma ora che mi hai raccontato della famiglia di tua nonna, che certamente negli anni passati ha avuto rapporti con mio padre, la casualità del mio gesto sembra acquisire a posteriori  i tratti di una scelta destinata ”LEI ”Nella  mia vita nulla succede per caso ,sei l’ uomo che squaderna i libri , la biblioteca della mia nonna mi è arrivata in eredità, ci sono tutte le tue note, i tuoi appunti, hai condizionato per anni le mie letture, portandomi a riflettere su cosa sottolineavi ”LUI”L’uomo che squaderna i libri e non se lo ricorda,perché affetto da ALZHEIMER ha un senso nella realtà superiore a qualsiasi fantasia Un saluto da mister Glaciale ,che con queste temperature è proprio quello che ci vuole .A domani per l’ incontro nella piazza reale , dopo una meticolosa ricerca nella rete e negli album familiari l’ unica tua immagine è con le treccine e i calzettoni , nonostante l’ alzheimer non  corro il rischio di perdermi nella piazza del piccolo paese.Piuttosto c’è un altro mistero che mi inquieta  nel mondo virtuale ,ogni volta che provo a mandarti un sms , sul mio cellulare  compare una strana icona  che dice ”impossibile inviare e ricevere messaggi , controllare il serverposta . Questo mi accade solo con te, quasi che il tuo numero fosse protetto o colpito da un sortilegio. Premetto che sono spinozianamente alieno da ogni  forma di superstizione , mi spieghi l’ arcano di questa singolare coincidenza ??e poi nel sogno nell’ attesa una formula chimica  con una scritta ”ritrovarsi come dietro l’ angolo dopo 20 anni …diventerai la donna che  squaderna i libri ???

*Scritto ricevuto direttamente dall’Autrice tramite e-mail.

**Immagine postata dalla Redazione e liberamente tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/Cascata_di_ghiaccio

 

Padroni e formiche: Giovanna Mulas contro il PecoraPensiero

PADRONI E FORMICHE

Giovanna Mulas

Prise_de_la_Bastille.jpgDiciamo che non c’e’ niente di meglio, per il padrone, di una generazione incolta e individualista; dara’ vita ad intere generazioni di incolti individualisti. Ingrassera’ con una patata anche se gli spetta, di diritto, il pranzo completo. Migliaia di formiche in ordinata fila tra un formicaio non scelto da loro e montagne di vomito
emesso da terzi, storicamente: colorati insetti gonfi di briciole vomitate da televisione e giornali del sistema con le quali si esprimono, avvalorano pseudo concetti dal vuoto a perdere. Quando e se le formiche escono dalla fila vengono violentate, schiacciate: eppure viene fatto, si dice, per il bene loro e delle altre formiche. Non c’e’ niente di meglio, per il padrone, di un popolo borioso, plagiato,
formattato inconsapevole: persuaso di sapere sputera’ su i germogli delle nuove idee, accettera’ di buon grado il controllo di ogni sua azione. Vorra’ vegetare e morire nello stesso luogo in cui e’ nato; non gl’importera’ di conoscere il mare, mai lo sfiorera’ la supposizione di poterlo attraversare, anche se vive in un’isola. Si accontentera’ di spezzare la schiena per una moneta, e di crepare sui
campi aridi: servira’ e ringraziera’ quel padrone che lo abbonisce presente (soffiandosi il naso) al suo funerale da mulo da soma. Si commuovera’, il popolo, per la preghiera del prete che, col padrone, siede a pranzo e a cena. In effetti, il nostro buon prete interpreta letteralmente il vento descritto da Cristo: “Soffia ove gli pare e nessuno puo’ dire da dove venga e dove vada” (Giovanni 3,8). Nulla e’ meglio, per il padrone, di un popolo ignorante: chi si rendera’ conto della profonda ignoranza del padrone? Fantoccio mosso da alti padroni.
Concordo con Shakespeare: siamo fatti di sogno, immaginazione: occhi e orecchi sono canali di trasmissione, adeguati oppure no, delle impressioni sensoriali. Solo nel cervello il mare e’ blu, l’arancia
profuma. E’ la qualita’ dell’immaginazione che puo’ rendere la merda centro dei sogni piu’ romantici. Forse il dolore nella sua sottigliezza, in quella sua lama che squarcia e divide, e’ l’unica verita’; epifania in grado di strappare il velo dagli occhi dell’uomo.
Il resto e’ vanita’, inganni dell’occhio, della mente. Per il popolo ignorante e’ vitale l’apparenza: la lavanda che nasconde il marcio e le pulci, il brillio, la superficialita’, la preghiera dimostrata: il manifestare di avere, il resto non conta. Continuino a glorificare, certi fantocci, l’ignoranza del popolo.

*Scritto ricevuto direttamente da Ufficio stampa Isola Nera per Giovanna Mulas

**Leggi da Giovanna Mulas, il Blog ufficiale:
http://giovannamulas.baab.it/2013/10/07/padroni-formiche/

***Quadro “la presa della bastiglia” postata dalla redazione del blog e liberamente tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Prise_de_la_Bastille.jpg

Su Letteratura, Scrivere di Giovanna Mulas

giovanna mulas,scritti,dinanimismo,inediti.Quelli che considerano la scrittura come passatempo, fonte di guadagno
o mero esibizionismo non vadano a mascherarsi da ‘scrittori’:
schiacciano la nobiltà di questa Arte, la offendono e offendono chi è
vissuto e morto in dignità, chi vive e muore di talento senza
compromesso, di studio, costanza, di totale dedizione.

Penso che, semplicemente, occorre scegliere un volo e una montagna da
raggiungere. Quando si conosce la portata del proprio volo si puo’
dire di saper scrivere. Ma solo quando si comprende quanto la
Letteratura puo’ e deve fare per cambiare in meglio una societa’, ci
si puo’ far chiamare scrittori.

Scrittori voce del popolo, affinché il pensiero critico faccia
discutere, creare, costruire. Autocoscienza necessaria, critica
costante sulla e della realtà, che tenda la mano ai movimenti sociali
in opposizione alla guerra, l’ingiustizia, alla disuguaglianza
sociale.
Un movimento di resistenza per la cultura della vita.

Scrivere è masturbarsi davanti al pubblico; farlo da insofferenti,
disturbati indisturbati, da prepotenti, strafottenti.
Nudo, puro e crudo, il buon scrittore non si censura né ammette
censura, è libero da tabù, stili, religioni, spazi, tempi o patrie, li
sposa tutti e nessuno. Asessuato, puttana e santo, crea il nuovo nel
già creato, entra nel tronco e pensa da tronco, nel cane e piscia da
cane, gode dove altri soffocherebbero, sente e vede dove altri
oserebbero solo spiare dal buco della serratura.

Quando e se pretenderai di scrivere di un albero, non entrare
nell’albero ma sii tu albero.
E vivi da albero, parla o non parlare, guarda e odora e ascolta e
muoviti oppure no, ma da albero.
O non pretendere di scrivere.

Non amo pagine dedicate ai ‘Fans’ o ‘pagine ufficiali gestite da
fans’: non credo nei fans, credo nei lettori pensanti e agli scrittori
che fanno gli scrittori, non i divi.
E ogni scrittore, forse, ha i lettori che merita.

Penso che esiste un limite, al dolore di ogni uomo, che non va
superato: pena la follia. Finis Terrae, valico incerto, un confine,
una staccionata -messa sul sentiero dalla vita, dal destino, dalla
Natura o dal delirio di un dio-, che non andrebbe saltata ma è
d’obbligo (forse, o forse no) il farlo. Penso che si debba insegnare
ai nostri figli a camminare fino al confine della terra.

Per Madosini Latozi Mpahleni, la mia Mama nera, la divinità suprema è
il Grande Albero che si fa Arte, Poesia: “Siamo tutti parte del Grande
Albero, e dalla posizione che occupiamo mai riusciremo a vederne ogni
angolo. Potremo immaginare ma mai vederli tutti nella loro totalità.
Questo serve per l’Arte: non si potrà mai vederla ma la si potrà
immaginare e vivere, ascoltare attraverso gli altri che ascoltano
noi.”. Nelle tribu’ africane non esiste il cercare di essere meglio
di. Si pensi proprio alla musica e ai suoi strumenti. Il capo tribu’
da un pezzo di canna ricava tante parti uguali quanti sono gli
abitanti della tribu’. Ognuno di loro potra’ suonare soltanto una nota
e sempre la stessa che, sola, apparira’ sgraziata: un lungo -o
intermittente-, insensato fischio… ma unita alle note degli altri
membri della tribu’, quel fischio creera’ la melodia. Tutti loro
saranno uguali davanti alla musica, creandola. Tutti uguali davanti a
tutti. Nessuno di loro potrebbe vivere, senza gli altri. Liberarci da
quell’ autoreferenzialita’, dall’ambizione inoculata nell’Uomo alla
sua nascita e proprio da un Sistema che continua a volerlo numero,
Cosa, Non Pensiero, Acritico Non Essere…questa, vedo come sfida
quotidiana. Un lavorare all’albero, tornare a quei rami che ne fanno
parte: tutti uguali, tutti Uno.

Non esiste libro che già non sia stato scritto.  Anche quelli non
riportati su carta,vivono. Ogni libro esiste e resiste e non è detto
che lo faccia in una delle realtà all’umana portata. Vive attendendo
quell’eletto visionario che riuscirà ad amarlo, ad ascoltarne la
storia per riportarla su carta affinché anche il mondo, questo nostro
mondo, possa finalmente conoscerne l’esistenza.

Per noi l’idea di aiutare equivale all’assistenzialismo, al mendicare.
Che posso saperne io di storiche ribellioni di un popolo
all’imperialismo, se non quello che ci è stato dato da mangiare e
leggere per una vita? Sono formattata, io. Siamo formattati e male,
amici miei. L’importante e’ esserne consapevoli. Chi siamo noi liberi
pensatori  per pretendere di unire, con le parole, i confini di un
mondo da sempre troppo piccolo?. Sognatori, pazzi, esploratori
d’utopia…e ancora: chi o cosa è, seppure è, uno scrittore?.  Già
definirci ‘noi liberi pensatori’ è chiuderci in una categoria, casta
protetta da cattedra e recensioni positive o negative poco importa,
l’essenziale è essere. Imbottiti dal più classico degli onanismi
intellettuali, introiettati. Micromondo fatto di narrativa da
bancomat, la fisica felicita’ di un bicchiere di quello buono,
salotto, salamelecchi, interviste, servizio in camera, specchi e
maschere, e maschere e maschere e, canne e riesumazione di Marx.
Implosioni mentali su come eliminare la violenza dal mondo con la
minore violenza possibile. Probabilmente occorre non farci distrarre
dai voli alti, ma nello stesso tempo aspirare ad essi. E lo vedo, il
mio mondo,  e mi da fastidio. In quel ragazzo sporco, addormentato sul
bordo del marciapiedi alle undici di una domenica mattina, faccia al
sole e saranno 30 gradi all’ombra, coperta logora tirata al mento, la
gente che continua a scorrere e correre attorno, fiume senz’ argini.
Che società è questa, in grado di rendere fantasma un ragazzino,
dilaniarlo, spegnerne la voglia di spaccare questo mondo che pare
uscito da una pellicola yankee di classe zeta?. TU SEI se consumi, TU
SEI se produci. Se crolli lasci di funzionare per il sistema. E noi
Liberi Pensatori, noi Scrivani. Da bolla protetta e colorata,
enfatizzata, mitizzata senza consenso ne’ merito, serrati a ipotizzare
poeticamente come cambiare il mondo con la letteratura, uccidendoci
della stessa e dimenticando, volutamente o meno, che il mondo ‘vero’
sta fuori da un albergo a cinque stelle: è giù da una cattedra di cui
non conosce l’esistenza. E non ne sente la mancanza. Forse il mondo
vero sta fuori da ogni autore, e per sua natura.

Penso che, semplicemente, occorre scegliere un volo e una montagna da
raggiungere. Quando si conosce la portata del proprio volo si puo’
dire di saper scrivere. Ma solo quando si comprende quanto la
Letteratura puo’ e deve fare per cambiare in meglio una societa’, ci
si puo’ far chiamare scrittori

Perché in fondo siamo isole, amici miei. Ed io, ora, non voglio
ritrovare il sentiero del ritorno. Qui in me, in Noi, riposano gli
echi delle altre isole, poeti, porte, scale, senza stagioni dove
perdersi. Una tra le tante è l’isola che sono, che siamo, che dovremmo
essere:aperte ed integre, pronte anche a sanguinare pur di essere
libere.

Leggi questo e altro da Giovanna Mulas, il Blog:
http://giovannamulas.baab.it/2013/06/02/su-letteratura-scrivere/

**Articolo ricevuto direttamente da Giovanna Mulas per Ufficio Stampa Isola Nera
Cinque Pagine ufficiali in Facebook italia
Profilo ufficiale in Twitter

***Immagine  postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da:http://www.bibliotecabelsitana.it/mix/storia_biblioteche.html

Dedicato ai giovani che si sentono vecchi o, forse, ai Vecchi che sono giovani…

Èvita i Vecchi di Girolamo Melis…
images.jpg

  
Èvita quelle carogne dei vecchi.
Èvita i vecchi che i guai se li tirano. 
Èvita i vecchi che quando passano sulle strisce devono sempre alzare le mani per spiegarti che stanno per passare. 
Èvita i vecchi che invece di fare versi potrebbero sbrigarsi. 
Èvita i vecchi che fanno quelle facce sempre incazzate invece di ringraziare che non li stendi sotto il motorino. 
Èvita i vecchi che invece di tenere la bocca chiusa ridono con quelle dentiere che si ritrovano. 
Èvita i vecchi che, non contenti di aver rotto i coglioni per sessant’anni, vogliono arrivare a cento. 
Èvita i vecchi che non parlano per farti sentire in colpa. 
Èvita i vecchi che dicono quelle frasi lunghe che non finiscono mai. 
Èvita i vecchi che o non si capisce quello che pensano o ti fanno dimenticare quel che volevi dire. 
Èvita i vecchi che portano sfiga, ma non ce la fanno a reggerla da soli e la fanno cadere da tutte le parti. 
Èvita i vecchi che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera e occupano sempre i meglio posti sul tram, sul bus e sui treni. 
Èvita i vecchi che, con la scusa di essere timidi, guardano sempre il culo delle ragazze. 
Èvita i vecchi che, a differenza degli orologi, non diventano mai antichi e non aumentano di valore. 
Èvita i vecchi che alzano l’età media della popolazione e ci fanno fare brutta figura all’estero. 
Èvita i vecchi che non sanno nemmeno cosa vuol dire sms. 
Èvita i vecchi che sono ancora lì a leccare i francobolli. 
Èvita i vecchi che sono ancora lì a lamentarsi per quella loro pensione di merda, invece di darla a noi. 
Èvita i vecchi che per la strada si fermano all’improvviso, tu gli vai addosso ed è colpa tua. 
Èvita i vecchi che, invece delle polo Lacoste, portano quelle magliette a righine, come se già non si capisse che sono vecchi. 
Èvita i vecchi che sono ancora lì a menarla con gli Anni Sessanta. 
Èvita i vecchi che passano il tempo alle ASL a discutere se è meglio l’artrite del Vecchio A o la cateratta del Vecchio B. 
Èvita i vecchi che guidano le Mercedes. 
Èvita i vecchi albesi che guidano-in folle col cappello in testa. 
Èvita i vecchi che si piazzano davanti alla TV per ore e consumano la corrente. 
Èvita i vecchi che vogliono tanto bene ai bambini. E allora? 
Èvita i vecchi che sono fissati con la minestra. Èvita i vecchi che sono tutti ammiratori di Gerri Scotti, alzano la audience e noi dobbiamo averlo tra le palle da decenni.
Èvita i vecchi che hanno sparso la voce di saper raccontare le favole ai bambini ma si addormentano prima loro. 
Èvita i vecchi che da giovani erano molto meglio di noi e non si accorgono di come sono conciati. 
Èvita i vecchi che prima almeno si mettevano in quattro intorno a un tavolino del bar a giocare a scopa con quattro bianchini, e ora stanno lì ognuno per conto suo, occupano quattro tavolini e non consumano un cazzo. 
Èvita i vecchi che si piazzano lì con la Gazzetta dello Sport in mano e non la mollano per ore 
Èvita i vecchi che ora non si ubriacano più in pubblico, lo fanno di nascosto in casa e non servono nemmeno a farsi pigliare per il culo. 
Èvita i vecchi che appena mangiato si addormentano e non aiutano nemmeno a sparecchiare. 
Èvita i vecchi che stanno svegli tutta la notte e fanno casino nei corridoi. 
Èvita i vecchi che ti guardano fisso come se si aspettassero sempre qualcosa o che se non si aspettassero più niente. 
Èvita i vecchi che sono specialisti a farti sentire una merda. 
Èvita i vecchi che quando cerchi di scippargli la borsa dalle mani mica la mollano, e gli viene una forza micidiale che sei costretto a staccargli un braccio, e allora cascano per terra, si fanno male, tutti intorno si agitano, la polizia ti prende e ci rimetti sempre tu.
 Èvita i vecchi che saltellano, caracollano, si danno quel tono dinamico per non far capire che non si reggono in piedi. 
Èvita i vecchi che prima erano tutti di destra e ora sono tutti di sinistra.
 Èvita i vecchi che non guardano in faccia nessuno e muoiono. 
Èvita i vecchi che muoiono e ti lasciano lì come una merda proprio mentre stavi per dirgli “ti voglio bene”.

**TRATTO DAL JOURNAL DI GIROLAMO MELIS ( già Giovane Amico del dinanimismo ): http://girolamo.melis.it/2013/05/evita-i-vecchi.html

Giovanna Mulas: appunti di un viaggio di mezza estate!!!

 

Canarie e i Figli della Luna (aggiornamenti dal blog ufficiale)

di

Giovanna Mulas

“Penso che in parecchi conosciate la cerimonia del the saharaui.                                                                    

Per diverse notti di stelle accese e fino alle tre, le quattro del mattino, ho avuto le donne saharaui e i loro bambini gioiosi, urlanti –figli della luna, li ho chiamati-, davanti alla finestra, tra l’oceano atlantico furioso sempre e comunque, gruppi di gabbiani ciondolanti ed una sabbia grossa, nera, interrotta da palme alte e dune madri. Sono avvezzi a dormire durante il giorno i saharaui, per sopportare meglio le temperature del deserto. Ebbene, queste donne nascoste dai veli è difficile guardarle strappando il mio di velo, quello del pregiudizio, delle feroci impennate femministe. D’istinto penso a quel “…povera musa senza poeta / povero corpo senza investimento / povera donna senza nessuno che la sogni”, di Cristina P.Rossi. Non reggo la visione di una castrazione forzata imposta alla donna, di qualunque tipologia. Eppure, le saharaui, sanno un tempo di altra dimensione, dove tutto scorre lento, lontano da orologi e calendari, legato a stagioni, avvenimenti. Laddove la pioggia rappresenta, come nelle Canarie, benedizione che edifica e non distrugge, si può ascoltare qualcuno dire io sono nato durante le pellegrinazioni all’Est, o nell’anno della caduta del pozzo di Anayim.

Così si regala un nome al nostro tempo di occidentali distratti, nella mitologia saharaui. I saharaui non coltivano la foglia verde quanto, amano ripetere, la cerimonia che l’accompagna e che sotto vari aspetti collego al passaggio del mate argentino di mano in mano, di stessa bombilla, cannuccia, in segno di fiducia e amicizia. La cerimonia del the consiste in tre ronde che rappresentano i cicli dell’esistenza. Il primo sorso è amaro come la vita, il secondo dolce come l’amore, il terzo è soave, dicono, come la morte. Nel sahara una discussione che non si svolge attorno al the sarà poco feconda, formale, meno ispiratrice, spiega il poeta Limam Boicha. E’ un sortilegio, quel rituale che trascende al mero atto di bere il the: il gusto riempie l’aria fondendosi col lebjur, l’incenso, si espande in bocca e il dialogo nasce come spuma, le emozioni fluiscono.

L’alba canariense, preciosa, velata di bruma, ci saluta dalle spalle dell’isola di Tenerife, allungandosi su colline dolci, oceano e ancora oceano, su un’architettura affascinante, di chiara influenza portoghese, di legno intarsiato nelle balconate, pietra grezza e ceramica. Le Canarie sono terre aride ma ospitali, odorano di magia e rabbia repressa come la mia Sardegna. Segnate storicamente da invasioni aliene, ferite dalla crisi economica mondiale, patria di gruppi indipendentisti che alternano esperienze di teatro sociale alla radio comunitaria, in resistenza, da sempre, contro uno Stato padrone. La vita nelle isole, cosmopolite, si svolge lenta, violentata dal turismo di massa. Rappresenta una cerimonia del the saharaui: quel gusto ti esplode in bocca, ti affratella alla spuma dell’oceano, quindi al mondo stesso.

Con Samir, Antonio, Isa, Juan Carlos, Susi e gli altri amici poeti mangiamo papas con mojo picon, formaggio di capra, pescado, quel platano fritto che adoro, introvabile in Italia. Ridiamo amari…”

 

Continua a leggere il pezzo dal blog ufficiale: http://giovannamulas.baab.it/2012/09/23/canarie-e-i-figli-della-luna/

*Estratto ricevuto direttamente da Giovanna Mulas http://giovannamulas.baab.it/

**Immagine liberamente postata dalla redazione di questo blog e tratta da: http://it.paperblog.com/il-te-nel-deserto-e-una-tazza-piena-di-sabbia-e-stordimento-quella-che-bertolucci-ci-ha-offerto-543247/

HAIKU DI UTE MARGARET SAINE

DOPO.... Carofalo.jpgL’amore nasce dal caos e sorge dal caso.  L’incontro si deve al      caso e al caso si deve il primo sguardo.  L’amore è un gioco d’azzardo.  Poi dal primo sguardo si trasforma nel suo contrario  diventando la mossa più efficace che sia, tutta fuoco, con= centrazione, determinazione, perfino ossessione: amore fuoco nel doppio senso, dell’ottica e della combustione.

 

lontananza

 

 

da quando mi ami
spalancato carcere
brezze/ risate

all’alba ti penso

tu mi accendi i sensi

pioggia li spegne

 

arrivata tua

nevicata di baci

stelline in volo

tratto da: “haiku di venerdì” di ute margaret saine taiparaita press maggio 2009

                              

 

BIOGRAFIA di Ute Margaret Saine: http://e-bookdinanimismo.myblog.it/archive/2010/09/18/versi-dalla-california.html

 

Quadro: “dopo” di Carofalo Vincenzo: http://www.carofalovincenzo.com/