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Mag 4, 2019 - Senza categoria    No Comments

“Adesso parlo io” di Roberto Guerra: Mussolini in un pamphlet fantapolitico, oltre la destra e la sinistra.

robyguerra-750x420“Adesso parlo io”, l’ultimo libro di Roberto Guerra, edito da Armando editore.

Un’opera complessa, in cui ritroviamo un Mussolini che parla di  Berlusconi, Gramsci, Craxi e Prodi e che si lancia in una sorprendente disamina politico-culturale (che a tratti diviene vera e propria critica)  degli ultimi 100 anni di storia del nostro Paese.

Brani per certi aspetti molto attuali e coraggiosi; partoriti, ovviamente, dalla coraggiosa mente di un Autore ormai maturo, che non si preoccupa in alcun modo delle possibili critiche e/o strumentalizzazioni che potrebbero nascere da una lettura banale e “volgare” del suo testo.

Infatti, sfogliando le pagine in modo superficiale, possiamo imbatterci in pensieri letteralmente “incondivisibili” e “sconcertanti” ma, se le si legge con la dovuta attenzione, capiamo immediatamente di avere tra le mani un libro che mira, senza alcun dubbio, ad andare “al di là della destra e della sinistra”.

Un vero e proprio percorso fantapolitico (per dirla con le parole dello stesso Autore) che vuole sottolineare  come, in questo ultimo secolo, la politica abbia cambiato la sua forma ma -forse- non la sua sostanza.

Ed ecco che, a tal proposito, mi piace citare quel Berlinguer “compagno doc” e concludere questa mia breve nota, ovviamente senza anticiparvi troppo, con un estratto dall’ultimo capitolo dell’opera,  intitolato -appunto – “Futurismo contro Casa Pound”.

Semplicemente: in questi anni Duemila Casa Pound, a dispetto di un paio di manifesti formalmente interessanti, in cui si proclamava la fine della destra e della sinistra, nei fatti globali movimentistici politici e metaculturali è rimasta neppure a metà del guado. CP è di destra eccome… ancora nostalgica, esattamente… specularmente (ribadiamo) come molti Centri sociali. […] Quel che chiariamo oggi è il binomio impossibile tra CP e Futurismo:
legittimo, nel menu culturale di CP parlare semmai di neo d’annunzianesimo, pur anche qua con molte X, meglio di neodecadentismo liquido. Nessuno criticamente parlando può demonizzare CP, negando anche certa operatività legittima metaculturale, ma il futurismo non c’entra nulla, è un falso storico 2.0, anzi il neofuturismo e il futuro sono – per quel che ci riguarda (ovvio spottizzando e semplificando) di Sinistra 2.0! […]

ZF

Per acquisto: https://www.ibs.it/adesso-parlo-io-mussolini-rivoluzionario-libro-roberto-guerra/e/9788869925153

DURIEZ: LA PITTURA COME RICERCA DEL “DAIMON” UMANO di Zairo Ferrante

 

Feature-imgDa sempre sostengo che l’Arte debba essere prima di tutto “Dinanima”, ossia vibrazione profonda che riesce ad entrare in risonanza con l’Anima umana, richiamando emozioni e sensazioni nascoste che, una volta decifrate, saranno in grado di produrre ulteriore “dinanimismo”.

Un incessante – prendendo in prestito le parole del noto psicoanalista junghiano James Hillman – “fare anima” capace di metterci in contatto con il nostro “Daimon” interiore, con quella vocazione profonda che ci accompagna  sin dal nascita e che “ci motiva, ci protegge, inventa e insiste con ostinata fedeltà”.

Quel Genio innato che, se alimentato e coltivato, riesce a rendere realmente autentica la nostra esistenza  e che trova la sua massima espressione nell’atto creativo.

Una silenziosa spinta propulsiva che possiamo percepire – anche se sapientemente celata dall’Artista – nella maggior parte delle Opere di Duriez.

Quadri capaci di smuovere l’animo umano e far rivivere le passioni che in esso “sonnecchiano”.

Oniriche istantanee che immortalano sbiadite figure umane intente ad esercitare il proprio “Daimon” interiore. Persone impegnate – e quindi perse – nel “fare anima”.

Cuochi che schizzano fuori dalla pentola proprio come il sublime profumo delle loro pietanze.

Piedi di un contadino che si perdono nella scala cromatica marrone-arancio della terra, insieme a quelle carote che con passione e fatica – testimoniate da una bottiglia di vino vuotata e da una vanga impugnata – ha creato  e fatto crescere.

Pescatori che  – noncuranti del lussurioso richiamo proveniente da soffici figure  femminili nude e divertite – attentamente fissano il proprio galleggiante, nell’attesa di quella vibrazione che possa fisicamente ricongiungerli alla loro primordiale passione.

Ragazze che disinteressatamente voltano le spalle al mondo mostrandogli una chitarra, unico vero specchio della propria anima e sincero catalizzatore della loro atavica creatività.

Questo ( e non solo ) è quello si può scovare passeggiando nel giardino abilmente creato da Jean-Pierre Duriez.

Opere mai banali,  caratterizzate da morbide e sinuose linee di colore – ad arte mescolate e sovrapposte –  che trascinano l’Osservatore in quel luogo né umano e né Divino, dove albergano tutte le Idee dell’Universo e dove l’Anima può realmente ricongiungersi  e danzare con la sua unica e ancestrale Vocazione; riconquistando, in tal maniera, il proprio posto nello spazio e soprattutto nel Tempo.

Ferrara – 22/03/2018

Zairo Ferrante © http://zairoferrante.xoom.it/

SITO JEAN-PIERRE DURIEZ: http://www.jeanpierreduriez.com/

Ritratto_Jean-PierreDuriezBiografia
Jean Pierre Duriez e i personaggi delle città di confine Jean Pierre Duriez dopo l’incontro con Picasso viene incoraggiato a seguire la sua passione, le Belle Arti di Parigi lo introducono ai linguaggi espressivi desiderati, ma non tarda ad esplorare altri linguaggi, come la scenografia e la fotografia, l’editing, fino a scoprire una possibile altra vocazione.
Ma il ritorno alla pittura rimane la sua scelta di vita ed insegue attraverso i personaggi dipinti la sua voglia di rappresentare e rappresentarsi nel presente. Scopre a poco a poco che i suo personaggi, famosi o generici sono possibili abitanti di città di confine, città descritte dalla magnifica penna di Italo Calvino. Città che sanno ospitare identità contrapposte obbligandole alla metamorfosi necessaria.
Così i suoi Girgio De Chirico ritraggono il pittore che ha saputo rappresentare città metafisiche annunciano in anticipo la metamorfosi della città industriale destinate a tenere aperte le strade del futuro e quelle della nostalgia.
Anche i cuochi di Duriez si ribellano al loro status, mostrando tutta la fatica dello stare in cucina, il loro cucinare è anche trasportare la città dove stanno fuori del confine culturale che spesso la cucina e le tradizioni finiscono per disegnare.
Edgarda Ferri, nel suo libro Il Cuoco ed i suoi Re, ed SKIRA 2013, ci parla di Care^me che abbandonato durante la rivoluzione francese da suo padre sulla strada segue da giovanissimo la sua passione. Impara il linguaggio degli ingredienti, fino a diventare il cuoco prestato a Napoleone.
Ma con la restaurazione, quello non è il posto giusto, e va alla ricerca di nuove città di confine (città protagoniste della metamorfosi europea) si trasferisce a Londra per Giorgio IV e poi a San Pietroburgo alla corte dello Zar che desidera una Russia europea.
Ma la suo ricerca continua nella sua patria e oltre (diventa lo chef preferito dei Rothshild) riorganizza le portate e porta le pietanze fuori dalla confusione medioevale. Inventa il cappello a forma di fungo che nei quadri di Jean Pierre copre o esalta l’umore dei cuochi, personaggi del presente che verrà. I cuochi di jpd sono anche maghi della metamorfosi delle pietanze, e queste interpretano le pieghe (Deleuze) dei territori per evitare la deterritorializzazione delle identità sottostanti.
Duriez non ha paura di essere scambiato per un artista pop, ed a differenza di Andy Worhol non ha un collezionista come Peter Brant che lo incoraggia a tornare alla pittura, è lui stesso che alimenta la sua passione inseguendo luoghi e persone per nuove ispirazioni. Nell’incontro con il Musicista Francesco Grigolo, Milanese Doc, scopre che Verdi è senza nostalgia e lo dipinge evidenziando questo attributo.
Ma allora Verdi è Milano, Parigi, Londra, New York, San Pietroburgo, Napoli, Firenze, Venezia, e quando veniva chiamato dai teatri di queste città sapeva leggere la loro voglia di cambiamento? Si, la musica diventava partitura complessa che accompagna i drammi e le gioie dei personaggi e dei poteri.
Allora il pittore jpd non dipinge stati d’animo, ma la complessità del pensiero latente di artisti giganti, lasciandosi, anche, la libertà di dipingere personaggi dell’altra città?
Tradizione e metamorfosi vivono insieme nell’arte di jpd, perché questa è anche ironica, gioiosa e mostra la creatività del nomade che sa leggere il proprio tempo e sa vivere di città di confine dipingendo personaggi come paesaggi di una nuova ecologia, quella dell’anima.
E Jpd, come il cuoco dei Re sa comporre nuove armonie espressive colorando piatti dal sapore inusitato, anch’egli sa mescolare i colori del saper vivere della società liquida.

BIOGRAFIA TRATTA DA: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_2033054188.html

Il critico letterario Emilio Diedo recensisce “Come polvere di cassetti. Mentre gli Angeli danzano per l’universo”

Recensione a cura di

EMILIO DIEDO

Pubblicata su:
Literary nr. 1/2016 

La succitata, ulteriore raccolta in versi pubblicata dall’ancor giovane medico-chirurgo Zairo Ferrante consiste in una cinquantina di componimenti dal vario, ed anche se in minima parte, molto diversivo impianto. Versi di buon livello, in perfetta sintonia con le precedenti pubblicazioni. Organizzati, dal punto di vista del linguaggio, della scrittura e finanche della metafora e, più in generale, delle figure estetiche, in maniera chiara e semplice. Versi non per questo banali né scontati, piacevolmente schietti ed agevolmente acquisibili.

L’idea ispiratrice è una doppia religiosità, cosmico-animistica e divina. Dal respiro cristiano, precipuamente. Poiesi coltivata con la consapevolezza di colpire quel bersaglio mobile d’un utente che, per una serie inspiegabile di ragioni, non è mai semplice intercettare, che ha in serbo uno stimolo masochisticamente urticante, fustigatore della pelle ma che artiglia i sentimenti, in grado di smuovere un acconcio stato umorale collimante in un ethos in toto condivisibile, in quanto espressione di superlativi valori, umani e religiosi insieme, innegabile passe-partout del nostro perturbato presente.

D’altronde come negarne quella, non più solamente sedicente bensì ormai acclarata, proposta ‘dinanimista’ che Zairo Ferrante, fantasista ed insieme spiritualista, va seminando, all’insegna d’un’artistica, quanto meno poetica, rivoluzione delle Anime? Solo per dire come, il medesimo, ci tenga, e non poco, agli esistenziali propositi richiamati nei versi. Verrebbe spontaneo azzardare il parallelo che la sua professione medica del chirurgo deputato a sanare egli intenda esercitarla non solo nel corpo ma altresì nell’anima del prossimo. Anche se la sua è un’istigazione alla bontà – mi si passi la similitudine! – la cui rampa di lancio è, prima di tutto, se stesso: lui il primissimo, se non esclusivo, bersaglio.

Diverse sono le composizioni di quest’ultima silloge già fatte arrivare all’attento utente online dal suo sito personale e specialmente dal blog ufficiale del Dinanimismo, epocali e benemeriti strumenti d’etico insegnamento, ambedue. L’autore ce le indica di volta in volta con nota in calce.

Florilegio, questo, nello specifico, i cui fondamentali mattoni, struttura portante della poesia, non sono altro che “pensieri” e “speranze”. Così definisce i suoi versi, con convinta modestia, Zairo. È da qui, da un’umiltà di base, contrapposta ad un’urlata presunzione tipica di tanti, troppi autoproclamati ‘vati’, che, in un intento di defilata implosione, in realtà esplode l’autentico spettacolo pirotecnico della parola. Di quella parola eloquente guardiana del pensiero. La quale si fa schiava dei buoni proponimenti, della bontà, dell’amore… della sottomissione. Non il contrario. «La poesia si confonde con la preghiera e diventa intimo dialogo con gli “angeli”, esseri divini, sempre attenti e vicini alle faccende umane, dispensatori di valori positivi» (dalla 1^ patella). Ed è proprio con tale mentalità che il poeta, inconsapevolmente quanto meritevolmente s’eleva a vate. Vate autentico, non gonfio di presunzione, operatore di fede e di giustizia quindi, parte attiva dell’umanità in «un momento […] in cui si sente il bisogno di aprire i cassetti chiusi da anni e iniziare a sistemare ciò che […], in modo confuso e casuale, era stato riposto. […] Nell’aprire questi cassetti inevitabilmente il passato ritorna alla mente e, insieme alla polvere che si alza dai vecchi e ruvidi diari e dalle foto spiegazzate, nella stanza iniziano a volare punti interrogativi, riflessioni, svariati “se” e tanti “ma”. […] Si pensa a come si poteva fare meglio […]. Si prega e si spera di non commettere più gli stessi errori» (cfr. pp. 13 e 14 in Auto-presentazione). Ancora, In vita, si legge: «Nell’ansia, fobica e / ossessiva di / ricongiungermi al dolore, / resto qui aggrappato, / inesorabile, alla vita. / Malato, forse sì […], / ma soprattutto vivo!», a prescindere dalle occasioni dell’esistenza e dalla naturale evoluzione del fato (In uno stagno, pp. 58 e 59), forzando in tal modo, nell’orizzonte del bene, il libero arbitrio.

La poesia di Ferrante dunque è il giusto tramite, verbo ispirato dal Cosmo, per la ricerca, seria, perentoria dell’Amore, a governo d’un mondo che, nella sua Apparenza (cfr. p. 49), invece sembrerebbe irrimediabilmente condannato all’odio, alla reciproca incomprensione fino alle minime rappresentazioni collettive.

…. CONTINUA SU: http://www.literary.it/dati/literary/d/diedo/come_polvere_di_cassetti.html

*Per acquistare il libro di Zairo Ferrante: http://www.lafeltrinelli.it/libri/ferrante-zairo/come-polvere-cassetti-mentre-angeli/9788869840548

“COME POLVERE DI CASSETTI Mentre gli Angeli danzano per l’universo” la nuova raccolta di Zairo Ferrante – David and Matthaus Ed. 2015

     

“COME POLVERE DI CASSETTI Mentre gli Angeli danzano per l’universo”

 

di Zairo Ferrante

FRONTE-Come-polvere-di-cassetti_Ferrante-Zairo-01-Mini-210x300FRONTE-Come-polvere-di-cassetti_Ferrante-Zairo-01-Mini-210x300DETTAGLI PRODOTTO

Titolo: Come polvere di cassetti

Autore: Ferrante Zairo

Prezzo: € 12,90

Rilegatura: BROSSURA

Pagine: 102

Editore: David and Matthaus

Divisione: ArteMuse

Lingua: Italiano

ISBN: 978-88-6984-054-8

 

Dal mese di Novembre 2015, in tutte le librerie e sui maggiori bookshop on-line, è possibile ordinare ” COME POLVERE DI CASSETI Mentre gli Angeli danzano per l’universo”, la nuova silloge di Zairo Ferrante edita da “ARTeMUSE” divisione di “David and Matthaus” editore. […]Ed è una sorta di volo in punta di piedi o un battere d’ali dentro versi, pensieri e speranze affidati con delicatezza agli angeli. Zairo avverte la necessità di riappropriarsi di se stesso e inizia il lungo percorso proprio dai cassetti impolverati della memoria e dell’anima, decide di rimettere mano ai ricordi, di riavvolgere il nastro di un vissuto intriso di gioie e sofferenze, di prendere consapevolezza che le scelte fatte a volte non sono state quelle giuste, perché commettere errori è umano e le nostre fragilità si fanno tangibili quando ci rendiamo conto che si poteva agire in altro modo, andare in una direzione diversa. E arriva il momento di ripulire il cuore, ci si affida alla preghiera, a un Dio che tutti assolve e perdona; ecco allora farsi scia luminosa la fede, che indica la strada per essere un uomo migliore, ecco gli Angeli, quelle presenze benevole che accompagnano il poeta nel suo cammino di vita, passo dopo passo, tra i Presenti e gli Assenti […] una dedica alla nonna Angela. Sono versi di una tale incisività che risulta difficile non emozionarsi al suono delle parole scelte con accuratezza: “… E non più parole/ ma sguardi e respiri/ artificiali e sospinti/ s’intrecciano alla vita…”. E si procede in una immersione di immagini dal significato ampio e dal valore universale […] la mimesi che possiede l’ispirazione del poeta e tramuta l’animale in un simbolo essenziale all’esistenza. Nella simbologia l’aquila incarna la potenza del cosmo, è sinonimo di grandezza, paragonabile allo stesso Dio. È quindi creatura a immagine e somiglianza divina, esattamente come l’essere umano. E l’uomo non è più uomo quando scruta il firmamento, ma si fa Vita. L’essenzialità e la purezza di linguaggio di Ferrante sono garanzia di per una scrittura autentica, limpida, come deve essere la “vera” poesia. È raro trovare queste qualità nella poesia contemporanea, Zairo Ferrante ha compreso qual è la giusta direzione, è protetto da una sensibilità raffinata, assistito da una sorta di aura poetica. […] E quando, finalmente, avviene l’incontro con Dio, il poeta si rende conto della Sua grandezza, Lui che si fa uomo in mille volti umani sparsi per il mondo, Lui che séguita/ a radersi la faccia/ ogni singola mattina/ in infiniti specchi”, Lui che è uomo tra di noi. […] Sono parole dettate da una sincera amicizia e questo manifesta la sensibilità del poeta che ad ogni gesto, ad ogni intenzione, dona una parte di se stesso non solo alle persone care, ma anche al lettore, che si fa partecipe del suo messaggio. […] Un grazie sincero e spontaneo, un grazie alla vita che il poeta ama, accoglie, onora ed elogia. Nel rispetto, nell’umiltà, con amore Zairo Ferrante si affida alla poesia e indossa ali che lo portano in alto, tra parole ben calibrate e di spessore, pronte a mettere radice nel DinAnimismo, il suo movimento poetico-artistico-rivoluzionario delle anime, ufficialmente riconosciuto come avanguardia da una parte della critica letteraria. … estratto dalla prefazione di Michela Zanarella

Zairo Ferrante è nato in provincia di Salerno nel 1983, ha vissuto ad Aquara, piccolo paese nel cuore del Cilento, fino all’età di 19 anni e, dopo aver conseguito la maturità scientifica, si è trasferito a Ferrara, dove ancora oggi vive e dove si è laureato in Medicina e Chirurgia. Autore di libri di Poesia e di prosa, nel 2009 ha fondato il “DinAnimismo”(Movimento Poetico/Artistico Rivoluzionario Delle Anime), ufficialmente riconosciuto come avanguardia da una parte della Critica letteraria. Attualmente, oltre a continuare la propria formazione in ambito medico, si occupa di gestire la rete e le collaborazioni artistiche del movimento Dinanimista, e di proseguire la sua attività letteraria. Suoi scritti e sue poesie si trovano su diverse autorevoli riviste, periodici culturali e raccolte antologiche, sia on-line che cartacee. Alcune liriche sono state tradotte in inglese, spagnolo e francese. Ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti.

Per info sul libro:  http://artemuse.it/?p=610

Per acquistare l’opera o per prenotarla: http://www.qplibrerie.it/prodotto/come-polvere-di-cassetti-ferrante-zairo/

Il dinanimismo segnala ARS AMANDI… personale di Giancarla Parisi a sostegno della ricerca contro il cancro.

10995800_1433329940319823_8114915182684946021_n393002_2535500316564_1520412391_nLunedì 8 giugno , al Golden Palace di Via Arcivescovado (Torino) dalle 18,00 alle 19,30, sì terrà una mostra personale di Giancarla Parisi, Artista piemontese dalla spiccata sensibilità. Oserei dire unica nel suo genere. Le sue opere incarnano un sapiente e ricercato mix  tra anima e progresso. Un connubio perfetto tra la Femminilità che è stata e quella che dovrà essere; consigli che indicano la strada da seguire affinché, in quest’epoca di profondi e veloci mutamenti, l’essere Donna non si snaturi e non smarrisca la sua vera essenza che tanto ha donato, e tanto ancora ha da donare, all’intera Umanità.

L’ingresso è libero e  durante la serata si raccoglieranno fondi a favore della fondazione Piemontese per la ricerca contro il Cancro.

Z. Ferrante

Carlos Sanchez il Poeta della semplicità: “Continuerò a cantare” – l’ultimo suo libro – recensione di Z. Ferrante

11350528_10204256279942429_7896820520720753055_nHo avuto il piacere di riceverlo in dono l’ultimo libro di Carlos Sanchez, con all’interno una piccola dedica: “Caro Zairo: tra colline, montagne e boschi, sempre la stessa passione. Un abbraccio”.

Leggendolo immediatamente mi sono accorto che Carlos aveva ragione, nei suoi versi, nelle sue parole e nelle sue pagine c’è sempre la stessa passione.

La passione di un grande Poeta che, con cuore di bambino, ancora si sforza di cercare l’introvabile e di frugare nella sua anima che, come per miracolo, pagina dopo pagina, diventa l’Anima di tutti, l’Anima del mondo.

Diviene la lente d’ingrandimento con la quale il lettore può guardarsi dentro.

E di colpo, magicamente, chi legge scopre la felicità e si rende conto che l’aveva avuta sempre lì, a portata mano, solo che non riusciva a vederla.

Con “continuerò a cantare” Sanchez ci insegna dove si nasconde quella felicità, alza il suo braccio, distende il suo secondo dito e ci indica la strada da percorrere; sorridendo ci dice: “andate e cercate tra la semplicità”, mentre lui, abile Maestro, semplicemente continua a cantare e ad incantare.

Zairo Ferrante

La Ballerina ( Tratta da “Continuerò a cantare” di Carlos Sanchez – Lìbrati edizione 2015-)

Ho scelto

con tutto il pudore del vocabolo

questo posto desolato

dove vivo

abbaiano i cani

crescono gli orti

e gli uomini camminano.

Non ci sono luci che accecano

né grandi vanità

girando per le strade 

si vive ridotti

stretti

quasi senza parole.

Si sa che più in là

c’è il mondo

che ancora ricordo 

nel suo terribile sgomento.

Non si sta male qui

l’aria è buona

e ogni tanto

entra nella casa

la poesia

dalla finestra aperta

una ballerina russa

in punta di piedi.

Il libro lo trovate su: http://www.ibs.it/ebook/S%C3%A1nchez-Carlos/Continuer%C3%B2-a-cantare/9788866455288.html

 

 

“FERRARA-ITALIA” quotidiano indipendente osservatorio globale/locale sull’attualità: il dinanimismo definito come “un’avanguardia leggera e nuovamente tecnica umanistica”

Cattura8Il giovane talento, scrittore Zairo Ferrante, autore di “D’amore di sogni e d’altre follie” (Este Edition, 2009) dell’e-book “Dinanimismo” (Futurist Editions on line, 2009) promuove il cosiddetto… Dinanimismo,l’Anima nell’era del web e delle nuove tecnologie, rilette con sguardi neoromantici e letterari. La parola dopo la scrittura terminale, Barilli, al di là del grado zero, Barthes e Lacan stessi, riconnessi, oltre certo – altrove – cerebralismo o psicologismo, alla dimensione archetipale cara magari a Jung, Hillman e seguaci.Un’avanguardia leggera e nuovamente tecnica e umanistica, la poetica nascente dinanimista e di Ferrante, attraversante… anche la cifra del Futurismo, echi specifici dello stesso classico Flora, la scienza romantica di Bergson. Fare Macchina, fare parola anima cuore, la matrice del Duemila possibile e fondamentale, oltre il tempo e lo spazio.

Tale new romantic uplodato esita ancor più programmatico nel volume megamix tra poesia, manifesti dinanimisti e saggistica, “I bisbigli di un’anima muta”, edito da CSA editrice nel 2011 (poi anche in eBook, nel 2014).
In tale esplorazione letteraria, Ferrante traccia una navigazione potente, solida e in progress, confermata anche criticamente da prestigiosi rilanci in certa stessa variabile dinanimista sociale neoumanistica, nella rivista letteraria “Isola Nera”, a cura della nota poetessa Giovanna Mulas.
Zairo Ferrante e il Dinanimismo, inoltre sono stati evidenziati da media rilevanti, quali Il Giornale, nell’inserto periodico Style – Voglia d’Italia, a cura di Girolamo Melis, dal network storico SuperEva -Controcultura (Firenze). Segnalato anche oltrecontinente (Australia) dall’Associazione Italo-Australiana, Alias.
Ferrante, di origini salernitane, è tra i novanta autori del libro manifesto “Per una Nuova Oggettività”(Heliopolis -Pesaro -Roma, 2011), di cifra estetico-filosofica post romantica, a cura di Sandro Giovannini e altri – diversi docenti universitari tra gli aderenti ed autori – e suo uno dei book trailer Evoluzione, del movimento; nonché poi nelle raccolte ebook de La Carmelina“Urfuturismo, La Grande Guerra futurista” (2014).
Non ultimo da segnalare diverse presentazioni radiofoniche (Milano- Pulsante Radio Web), segnalazioni su “Patria Letteratura “e altre riviste di rilievo nazionale e in particolare nel Blog Poesia di RaiNewsa c ura di Luigia Sorrentino… by Roby Guerra continua su: http://www.ferraraitalia.it/zairo-ferrante-la-poesia-dinanimista-34745.html

Il dinanimismo segnala la recensione su: EMILIO DIEDO da eccolanotiziaquotidiana roma

EMILIO DIEDO   da eccolanotiziaquotidiana roma
 

Per futurist editions on line (editing dei neofuturisti italiani) esordio in certo senso digitale per Emilio Diedo (originario di Venezia), con Serie (di) Ko(s)miche ebooK; Diedo è promotore da anni della Poesia Cosmica, poeta, scrittore e critico letterario (collaboratore di Literary Magazine, Padova).

Già autore di diverse silloges e canovacci teatrali, Diedo, come accennato è un poeta di cifra cosmica, nuova rotta della poetica contemporanea, codificata dal secondo novecento dai vari Stefanutti, Tagliati e altri, con tanto di pluridecennale ormai Premio in quel di Canaro (Rovigo).
La poesia cosmica è succintamente un canto al nuovo uomo contemporaneo, figlio dell’era spaziale e della tecnologia: a differenza tuttavia di certo futuribile radicale e d’avanguardia, in tale percorso letterario, ma a ben vedere non solo (certa musica cosmica assai celebre, Tangerine Dream, Klaus Schulze ecc.), certa arte contemporanea (Antonio Fiore Ufagrà e certa Net-Art), non ultimo certa futurologianeocosmista “russa”), finanche certo Immaginario pop nipponico (cinema e cartoni animati), la visione è prettamente umanistica, lirica e persino a volte religiosa (Tagliati) alla T. de Chardin e altri.
In Diedo, nello specifico, la rotta è particolarmente lirica, la sperimentazione linguistica articolata, modulata soprattutto nella ritmica, verso orizzonti siderali letteralmente desideranti, fare cuore e anima nell’era della scienza, quasi un neoromanticismo spaziale da esiti ammalianti , quasi musica classica contemporanea.
Semmai, in questo ebook, la dimensione spiritual/siderale e esplorativa essenziale in altri volumi, Sbarchi d’arche, Agli Angeli, La Fiamma della Croce, Stelle di Terra ecc., tutti Este Edition, spiccano una parola ulteriormente rarefatta e elegiaca, una danza più neobarocca, nello stesso tempo, magari come in certo celebre S. Lem (Congresso di Futurologia), una news umoristica più terrestre e cybersex, il futuro finalmente come anche videogame pensante, giocoso, senza magari certo a volte eccessivo aut aut tra scenari apocalittici o integrati.
In definitiva, laddove anche la fantascienza, ovviamente, è sempre tacita nei futuribili e anche recentemente in Italia lanciata dalla new wave connettivista, nello specifico anche la poesia cosmica di Diedo appare in parallela sintonia e divenire letterario in progress.
“….Tant’altri alieni amori I coiti itineranti altrimenti interrotti/per ammennicoli ameni diversivi,contrapposti a perenni amenorree/di segrete secrezioni sentimentali,/surriscaldano tant’altri alieni amori. /Mentre membranosi imenei cosmici/d’ovattati inoltri (incontri-scontri)/penetrati/nell’amore per l’esistere/e per la continuità di molte specie/masturbano desideri senza destino. /Lassù-quaggiù altrove-in ogni dove/scivola la tentacolata mano divina/a palpare palpiti umani-disumani/di vicende ravvoltolate in emisferi/semiseri finché i misteri s’intrigano. Sbrodola il vaginale pertugio di vita/infradiciato dello sperma del caso/e sulle natiche d’infimi posteriori/è infinito il vagolar di un’eternità/propositiva d’ogni ciclica flatulenza. (Emilio Diedo)

info: eBook download http://www.este-edition.com/categorie.php?idCat=31

http://www.literary.it/ali/dati/autori/diedo_emilio.html

L’Anima muta e mutante di Zairo Ferrante: Recensione di Roberto Guerra

 

 
IL LIBRO DEL DINANIMISMO
“I Bisbigli di un’ Anima Muta” Edizioni CSA
*di Roby Guerra
Florilegio number one dinanimista per il promotore Zairo Ferrante, sintesi essenziale dei primi anni della nuova poetica: dal 2009, esperimento letterario, neoumanista e postavanguardia, già rilanciato -per la cronaca- da “Style” il mensile inserto de Il Giornale, a cura di Girolamo Melis, e dalla prestigiosa rivista poetico-culturale “Isola Nera”, diretta dalla celebre poetessa sarda Giovanna Mulas.
Un volume cartaceo- “narrativo”… saggistico, “storico-poetico” dell’ancor giovane talento salernitano e anche ferrarese (dove risiede ancora e da alcuni anni): nella città estense ha esordito, subito segnalandosi con una prima raccolta poetica (per Este Edition), poi collaborando con il neofuturismo ferrarese (Asino Rosso giornale blog- l’editing Futurist Editions) e – per un certo periodo anche con il futurismo “scientifico” transumanista.
Come accennato l’antologia minima attuale, memorizza e segnala il divenire ancora d’infanzia per la giovane biografia del neomovimento, approdato in certa futuristica sociale, nello stesso tempo mirabile prova non facile di fare poesia, fare parola, fare anima, fare avvenire, da bordi squisitamente umanistici e – criticamente parlando- non distante da certa visione atopica o archetipica, cara a maestri della psicologia o dell’estetica contemporanea, di neomatrice postromantica, quali il celebre James Hillman (il principale erede di un certo Jung) che il ben noto in Italia, Franco Rella.
Sulla figura-sfondo più recente di certa poietica… sociale post-realista, filtrata attraverso certa ecopoetica di poeti e scrittori, quali lo stesso Girolamo Melis, Giovann Mulas, Gabriel Impaglione e diversi altri.
Non ultimo un certo numero di nuovi talenti, gravitanti oggi nel Dinanimismo, tra appunto certo bordo neoromantico e altri vettori più futuribili. Una “sostenibile e godibile Leggerezza dell’Essere (d’Avantgarde).  

 

RECENSIONE TRATTA DA:

http://futurismo2000.blogspot.com/2011/08/lanima-muta-e-mutante-di-zairo-ferrante.html

 
 

DINANIMISMO ED INDIVIDUALITA’ di Barbara Cannetti

 

 

Alcune considerazioni sul DinAnimismo di Barbara Cannetti.

Zairo Ferrante ha scelto due termini ricchi di suggestioni: anima e dinamismo. Dalla loro fusione, è nato un lemma accattivante – ossia ‘DinAnimismo’ – con cui lo scrittore non desidera individuare un nuovo movimento letterario, né focalizzare, più in particolare, una corrente poetica.

Leggendo l’ e-book che Ferrante dedica al DinAnimismo, si scopre che, in realtà, si tratta di una sorta di dichiarazione d’intenti o, meglio ancora, di una espressione d’amore per tutto quel che è poesia, arte, sentimento.

Gli esseri umani, infatti, non possono esimersi dal provare sensazioni ed emozioni durante il corso della loro vita. La sfera emotiva non può, però, essere affidata alla mera razionalità; ecco quindi l’importanza di affidarsi alla creatività artistica, per veicolare sentimenti e turbamenti.

In questo campo diviene, a mio avviso, estremamente riduttivo parlare di definizioni, anche se la tendenza dell’uomo è, da sempre, quella di catalogare, classificare, delineare e quindi affidare un significato razionale ad ogni singolo aspetto della società, della vita e del mondo stesso e, di conseguenza, anche ad ogni modalità espressiva.

Ragionando per compartimenti stagni, però, è facile che si creino delle gabbie socio – culturali complesse e difficili da valicare. Se alcune di queste limitazioni alla libertà individuale sono necessarie per regolare le relazioni umane e la vita sociale, altre appaiono del tutto inutili o arbitrarie. Ricordiamo, ad esempio, le restrizioni causate da più elementi eterogenei, come la necessità di sentirsi accettati e diventare parte integrante di un gruppo. Si può trattare, di volta in volta, del nucleo familiare, di una cerchia di amici, dei colleghi di lavoro…

Questo è un campo molto complesso, in cui gli aspetti normativi si confrontano e si coordinano con quelli economici, relazionali, sociali ed in cui l’individualità del singolo è diventata meno forte, fino ad arrivare, in alcuni casi limite, a soccombere. Siamo, infatti, diventati sempre meno bravi a parlare di noi stessi e sempre più bravi a confonderci col gruppo. L’individualità è però molto importante perché ci ha permesso e continua a permetterci di vedere noi stessi sia come singoli, sia in rapporto agli altri.

La poesia – da sempre – ha un ruolo importantissimo nell’analisi dei sentimenti umani e nell’indagine interiore, perchè è in grado di assumere in sé una valenza multipla. È una pluralità espressiva che si somma alle classiche categorie di opposti, in apparenza più rigide ma che in realtà si declinano – a loro volta – in infinite dicotomie o, per usare una immagine di Ferrante stesso, “un ponte” tra dentro e fuori, tra luce e buio, tra soggetto ed oggetto, tra singolo e gruppo…

La necessità di costruire un ponte tra rive opposte, si ritrova in ogni azione umana, perché se l’uomo è anche anima, nessuno può restare isolato, tagliato fuori dalla propria sfera soggettiva. Da qui nasce l’importanza del dialogo che ciascun individuo sa intavolare con se stesso ed con il proprio cuore.

Quella di esprimere i propri sentimenti è una necessità che il mondo moderno sembra aver dimenticato. Se ci si guarda attorno con attenzione, però, è una pratica molto più sviluppata di quanto si creda. Ha solo cambiato forma e luogo poiché si realizza sempre più spesso attraverso siti internet e blog personali.

Queste moderne forme di diario, più o meno delineate – rappresentano degli importanti tentativi di esprimere sentimenti e valori. Se un tempo il diario e la poesia erano prevalentemente questioni private, ora – in epoca di reality show e di globalizzazione – coloro che sentono la necessità di parlare di sentimenti, lo fanno in modo diverso, utilizzando anche le nuove tecnologie che, in teoria, ne rendono più semplice la diffusione.

Ha perciò ragione, a mio avviso, Ferrante quando afferma che non è assolutamente vero che la poesia non è un discorso per pochi eletti, elite di cultura superiore. Il problema maggiore, sta piuttosto in quella mancanza di ascolto che oggi sembra diventare sempre più forte e diffusa.

L’incomunicabilità e la mancanza di ascolto, non riguarda solo le terze persone, dato che gli uomini tendono ad ascoltarsi sempre meno (soprattutto in termini di tempo). Tutto questo si declina in un disinteresse per la lettura in generale e per la poesia – da sempre, come detto, espressione dell’umanità e dei sentimenti – in particolare.

Ed ecco che Ferrante ci propone, come terapia, proprio una maggiore diffusione della poesia: ogni individuo dovrebbe iniziare o riprendere non solo a leggere, ma anche a scrivere versi, perché il testo poetico, pur non essendo una panacea, ha potenzialità immense.

Alle carenze divulgative della poesia concorrono però, inevitabilmente, anche le scelte economiche ed editoriali delle case editrici e delle librerie, nonché l’educazione ricevuta. Spesso la ricerca di una silloge non risulta facile, a meno che non si tratti di testi ed opere dei grandi poeti classici.

La scarsa diffusione ha fatto sì che si diffondesse la convinzione che le raccolte liriche sono destinate a pochi. Utilizzando una terminologia commerciale, si è affermato che si tratta di un prodotto di nicchia.

Ma le poesie, oltre alla sfera dei sentimenti, possono toccare infinite tematiche ed attraversare più problemi sociali e, quindi – almeno da un punto di vista teorico – non conoscono limiti. Si trovano, ad esempio, splendide liriche che parlano di politica, di guerra, di dittatura, di cultura…

In una parola, i poeti si occupano anche della società in cui vivono…

Il tema della globalizzazione è, tra questi, sempre più importante, poiché diventa metafora di quella perdita di cultura che si crea ogni volta che si perde di vista la propria realtà locale ed individuale. La poesia dialettale, in particolare, nasce proprio per rievocare e mantenere vive le radici di un luogo, di un paese, di una comunità. I registri linguistici, ovviamente, variano in base a molti aspetti, tra i quali c’è anche il tipo di messaggio poetico che si vuole veicolare. La poesia religiosa, ad esempio, è diversa da quella di denuncia. La prima è, molto spesso, più dolce e musicale, mentre la seconda risulta più forte sia nel timbro che nelle immagini evocate.

In molti testi poetici, indipendentemente dal tema principale trattato, si ritrova il tormento dell’essere umano che è sempre alla ricerca di qualcosa e che mai è realmente soddisfatto di sé o di quel che lo circonda. La poesia, proprio perché mette a nudo le anime, porta a galla questo variegato mondo di sensazioni, immagini, odori e colori. Per questo il poeta, veicolando i propri messaggi, permette alle opere poetiche di diventare tessuto connettivo dello spirito e del cuore. Non dimentichiamoci che la poesia si ritrova anche nelle canzoni, nella prosa lirica, nei diari personali, nelle lettere…

Nella poesia che Ferrante sogna e desidera diffondere, l’aspetto formale – pur essendo importante – deve rimanere secondario rispetto alla capacità dei testi di veicolare messaggi, perché tutto possa rimanere sempre e comunque riconducibile all’anima degli uomini ed all’aspetto intimo delle cose.

Solo gettando le proprie maschere, l’uomo può ascoltare la propria anima e può, di conseguenza, evitare di inaridirsi, alienarsi, ripiegarsi su se stesso, come avviene se si continua sulla strada del non ascolto.

Per Ferrante, il DinAnimismo è un movimento etereo. Ciò mi ha colpito perché, in qualche modo, questa affermazione ricorda che l’uomo, proprio come necessita di aria per vivere, ha bisogno della propria interiorità per capire e capirsi.

Lo scrittore ci ricorda anche che la vita stessa è poesia. Spetta a ciascuno di noi capire e rendere visibile tutto questo. Il silenzio in questo senso diventa importantissimo, poiché permette di pensare o, meglio ancora, di sentire le sensazioni e quindi favorisce l’indagine interiore.

Tutto questo, ci dice Ferrante,è la voce dell’Anima, è istinto, è voglia di vivere, è uno dei pochi mezzi (insieme alla Musica ed alle Arti visive e figurative) che permette, a mio avviso, di dialogare in silenzio con noi stessi.”

Credo che tale messaggio sia molto importante. In un mondo che parla di inclusione, ma che ancora non riesce a valorizzare le capacità di tutti gli esseri umani c’è davvero bisogno di ritrovare forme espressive in grado di veicolare messaggi universali, affiancandoli alle impressioni individuali. Si sono perse le capacità degli oratori che raccontavano a memoria poesie, miti, leggende, aneddoti.

Ma la voglia di scrivere non deve perdersi perché ogni uomo ha in sé una innata capacità espressiva. Se la lingua dell’anima appartiene a tutti, allora tutti siamo potenzialmente poeti quindi fruitori consapevoli del messaggio poetico. Perché, scrive Ferrante, “l’importante è che sia Anima, l’importante è che si ascolti quest’Anima” per comprendersi e comprendere e per essere veramente consapevoli del presente, del passato e del futuro più prossimo.

Anche chi non condivide le idee di questo giovane scrittore, credo non possa non essere d’accordo con lui sulla necessità di rispettare e di lottare per la libertà delle proprie idee e dei propri valori, oltre che dei sentimenti.

Desidero chiudere queste considerazioni in pieno spirito dinanimista, ossia riprendendo una lirica di Marcos Ana:



La mia casa e il mio cuore
(sogno di libertà)

Se un giorno tornerò alla vita
la mia casa non avrà chiavi:
sempre aperta, come il mare,
il sole e l’aria.

Che entrino la notte e il giorno,
la pioggia azzurra, la sera,
il pane rosso dell’aurora;
la luna, mia dolce amante.

Che l’amicizia non trattenga
il passo sulla soglia,
né la rondine il volo,
né l’amore le labbra. Nessuno.

La mia casa e il mio cuore
mai chiusi: che passino
gli uccelli, gli amici,
e il sole e l’aria.