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Dài Girolamo Melis… in questo week-end prefestivo il dinanimismo ti segue

PAROLE DEL 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015…….

di Girolamo Melis

1361188059Ho conosciuto Alberto. 
Meno di trent’anni, incidentato, su sedia a rotelle 
e fa fatica a muovere anche il collo e le braccia. 
Si appassiona al discorso filosofico, 
si accalora e sembra sciogliersi, liberarsi. 
S’inganna chi lo ritiene appagato da quella sua 
libertà della conoscenza. 
Lui vuole fare l’amore. 
Ho conosciuto Saverio. 
Accetta che gli si costruisca intorno 
una specie di mito della forza, della bellezza fisica. 
Anch’egli incidentato, si mostra sorridente 
e virile. Vive la cultura del “modernismo milanese”, 
la moda, il disegno. 
Non appena resta solo in casa gli sembra di morire. 
Perché vive per farsi accettare come normale. 
Attira e cattura. Una star gli si è avvicinata 
E ha giocato con lui. 
Però Saverio è rimasto solo 
E quasi benedice i dolori fisici alla colonna vertebrale 
per attutire il Dolore vero.
Ora la Star è diventato lui. 
Ho conosciuto Rajid.
Era “spezzato in due”. E’ la case history vivente 
D’appassionato “prendersi cura” di un medico. 
Intorno a lui un giovane medico milanese 
ha costruito un progetto 
che oggi è una cosa molto seria. 
Rajid si è sposato con una ragazza di casa sua, 
hanno avuto un figlio. 
Ha casa e lavoro. 
Non gli ho mai visto il viso sereno: 
non si vuole mai far vedere da macchine fotografiche 
né interrogare come miracolato. 
Non si sente miracolato.
Ho conosciuto Valentina
un capo
una sapiente ellenica
se non fosse dilà dallo Stretto
sarebbe una Mulier Salernitana. 
Ho conosciuto Daniela. 
E’ perennemente in guerra con la sedia a rotelle 
e con gli uomini. 
Deve avercelo lei più lungo. 
Deve salire in cima. 
Deve sedurre e mollare. 
Ha riconoscimenti pubblici. 
Sento che preferisce essere “invidiata” che compatita. 
Ce la mette tutta anche per farsi odiare. 
Ma vorrebbe soltanto essere amata e amare. 
Ho conosciuto Alessio di Vicenza. 
Seducente, si direbbe bellissimo, atletico. 
Inchiodato alla sedia, continua a fare sport, 
soprattutto difficili. 
E’ stato sedotto dalla forsennata Egle, 
che l’ha concupito, sedotto e accasato. 
Vivono di pubblici abbracci 
e di complessi intrecci malinconici. 
Questa loro sfida della performance 
li ha portati da vari mesi alla determinazione 
di avere un figlio loro a tutti i costi. 
Ho conosciuto Mafalda, la più giovane, 
principessa della Vallée. 
Non vuole stare sulla sedia a rotelle. 
Vuole farsi vedere in piedi. 
Vuole muoversi alla stessa identica 
velocità dei suoi desideri. 
Anche lei è in perenne sfida di normalità, 
anche lei si propone come ragazza tra i ragazzi, 
però nessuno la incoraggia a partecipare 
alle gite scolastiche. 
Perché tanto attrae come “normale” 
tanto scoraggia come “peso a carico”. 
E allora le ho detto 
detto hatto 
“Mafalda, fallo tu il tuo tour operator
e inviti chi ti pare a partire da te”.
Ho conosciuto Alessio, 
il mio giovane amico fiorentino, 
furibondo, intollerante, accanito 
nella sua speranza armata di tornare in piedi, 
a camminare, a scopare, a correre. 
Non mente, ahimé, mai. Perciò i suoi giorni 
e le sue notti non trovano soddisfazione 
né nell’intelligenza né nello star bene con gli amici. 
Si nutre di verità.
Dio quanto gli garba la fica. 
Se ognuno di noi facesse bene alla sua vita 
quanto la sua vita fa bene a me, 
Alessio sarebbe già tornato da tempo 
a tuffarsi in mare. 
Ho conosciuto Paolo, 
il primo, forse l’unico chirurgo paraplegico. 
Tra i migliori oncologi, 
attraente, brillante, furioso con chi si lamenta. 
Ogni volta che sente la parola “problemi” 
Gli viene voglia di menare le mani. 
Ma finisce col sorridere. 
“Mi dovete spiegare, dice, 
che cosa significa problemi! 
Se sono riuscito io a diventare chirurgo e 
ad operare tutti i giorni 
ed essere perfino bravo e stimato, 
mi dovete spiegare dove sono i problemi?! 
Non ci puoi riuscire anche tu?! 
E se tiri fuori la storia delle barriere 
Mentre io passo lì davanti, ti stendo con la macchina…” 
Ho conosciuto Fabrizio 
ho conosciuto Loredana 
ho conosciuto Kolambus 
ho conosciuto “Giuduro” 
hoconosciuto Rodolfo

ho conosciuto Maria 
ho conosciuto Quirino 
ho conosciuto Valentina 
ho conosciuto Cinzia 
ho conosciuto Yasmin 
ho conosciuto Ida 
ho conosciuto Tommaso 
ho conosciuto Rodolfo 
ho conosciuto Luca 
ho conosciuto Olena 
ho conosciuto Davide 
ho conosciuto CarloMaria 
ho conosciuto Franco 
ho conosciuto Mara 
ho conosciuto Roumi 
ho conosciuto PaoloOsiride 
ho conosciuto Livia 
ho conosciuto Giada 
ho conosciuto Roberto 
ho conosciuto Barb 
ho conosciuto Paolo 
ho conosciuto Raffaele 
ho conosciuto fighissima Rachele
e conosco i tantissimi 
che non ho mai incontrato. 
Ho conosciuto altre persone 
che si trovano davanti ad altre barriere 
e ho imparato che 
– più le barriere sono invisibili – 
più vengono rese invalicabili. 
E ho imparato a diffidare di me stesso 
ogni volta che per distrazione 
o per cecità o per natura o per cultura 
mi sono concentrato sulle 
barriere somiglianti ai normali ostacoli, 
e a dimenticare 
– ma soprattutto a scordare – 
la mia azione quotidiana 
per considerare inesistenti 
e insignificanti 
le barriere invisibili.

Peggio ancora, 
a considerarle barriere sociali, politiche, 
architettoniche, tecniche, progettuali. 
Pur sapendo che la barriera 
ce la portiamo dentro, 
incorporata, connaturata nella nostra 
umana natura. 
I momenti più difficili sono quelli 
in cui io, che ho così stima di me, 
mi faccio orrore. 
Però, però… 
Quando questa medesima 
sensazione di orrore mi prende, 
è allora principalmente che diffido di me. 
E mi stacco la tagliola dai piedi. 
Perché non voglio somigliare 
alla mia Umana natura 
e assolvermi, e perdonarmi, e giustificarmi 
in virtù dell’umanissima arte del vivere. 
E rifiuto di farmi orrore. 
Non voglio darmi questo sofisticato alibi, 
non voglio sottomettermi a questa 
comunissima strategia fatale: 
“Eh, sai com’è…fratello… 
così va il mondo… così siamo fatti…” 
E via blaterando, cioè assolvendoci 
d’egoismo e quant’altro. 
No, non mi faccio orrore, 
voglio piacermi, voglio provare piacere 
e piaceri, voglio scegliere la bellezza 
e farmi scegliere dalla bellezza. 
Voglio guardare per vedere. 
E voglio vedere per guardare. 
E voglio avvicinarmi per toccare. 
Muovere le labbra per esprimere 
e farmi sentire. 
Voglio spernacchiare 
gli abbracci televisivi e sociali 
e democratici e solidali 
e scegliere la carezza 
la carezza che indugia sulla pelle 
che stringe e che dà tempo ed elettricità 
sufficienti ad essere sentita 
a diventare corpo e rossore. 
E poi voglio pronunciare parole a caso 
ma a condizione che siano scandalose 
al punto da far ridere 
e sghignazzare 
gridare “PA!!!” e altri nonsense 
per muovere uno sguardo 
e un sopracciglio e magari 
farmi stritolare senza restare lì ammosciato 
ma stritolare anch’io. 
Poi voglio capire se a te fa bene lavorare 
perché riesco a scoprirti 
e perché guardandoti lo vedo, lo vedo che saresti 
molto capace a fare una certa cosa 
ma finché nessuno ti guarda non lo saprà mai 
e tu non la potrai fare mai. 
E allora voglio darmi da fare 
per trovarti lavoro, 
e voglio diventare io stesso capace 
di trovare lavori e gente e aziende 
che neanche si immaginano quanto sarebbe bello
e conveniente e redditizio 
farti lavorare e lavorare con te, 
e quanto la tua presenza farebbe bene 
alla produzione, e quanto aumenterebbe 
il ritmo e il piacere lavorativo degli altri… 
e poi vorrei darti un’occhiatina di nascosto, per beccarti quando 
– convinto che nessuno ti veda – ti freghi le mani

e ridacchi perché sei meglio degli altri. 
E il padrone della baracca si vanta di te, 
poi va in giro a cercarne altri come te, 
e poi – la simpatica carogna – riceve qualche riconoscimento 
per quanto è stato buono. 
E poi gli picchietterei sulla spalla 
e lo costringerei a guardarmi negli occhi, 
e allora lui sarebbe contento d’essere stato svelato 
e direbbe sorridente: 
“Macché buono! Sai che ti dico: 
mi sembra d’essere diventato più bello!” 
E poi bisogna continuare. 
Perché domani mattina è più importante di oggi, 
e niente è bello per sempre 
tranne la Bellezza.

http://www.girolamomelis.it/2015/10/parole-del-2005-2006-2007-2008-2009.html

Je reviendrai… dalla Francia, Laura Mucelli Klemm

Je reviendrai

di

Laura Mucelli Klemm

 

12166046_970399083021971_813235565_nAux enfants du siècle perdu

les mains meurtries

qui cherchent des appuis

 

à l’ecchymose des coups portés

la larme rougie

qui sombre dans la nuit

 

à la prière des sages engloutis

la lumière arrachée

qui éclate dans la quête

 

au voyage de l’homme intrépide

l’océan blanc

qui s’éveille en profondeur

 

à l’amour du cœur flamboyant

les songes vivants

qui rejailliront dans l’azur

 

je laisse mon soupir

la clef vivante de mon temple

 

je reviendrai

à la jonction de nos grands yeux

 

Tornero’

 

Ai  figli del secolo perso

le mani dolenti

che cercano un appoggio

 

ai lividi dei colpi dati

la lacrima arrossata

che sprofonda nella notte

 

alla preghiera dei savi sommersi

la luce strappata

che esplode nella ricerca

 

al viaggio dell’uomo intrepido

l’oceano bianco

che si sveglia in profondità

 

all’amore del cuore ardente

i sogni vivi

che scaturiranno nell’azzurro del cielo

 

lascio il mio sospiro

la chiave vivente del mio tempio

 

tornerò

al congiungersi dei nostri grandi occhi

 

Laura Mucelli Klemm, Francia

Traduzione di Line Tarry, Francia

*Foto e versi ricevuti direttamente dalla Poetessa.

Giancarlo Fattori uno nuova poesia per il dinanimismo – parte II –

maedchen-bei-kerzenlicht-einen-brief-lesendLe parole che feriscono restano imprigionate,

mentre tu fosti prima pioggia, poi fango e fardello.

E io? Solo un’ombra come tante tremolante sui muri

dalle pallide candele di questa gelida stanza-cattedrale,

e tu, tu trascendi la luce, ché i tuoi silenzi sono vetrate trasfigurate dal sole.

 

Come nel lutto, si è soli di fronte all’amore, o alla mancanza d’amore.

 

La cera cola lentamente, è lacrima che spande fragranza di solitudine:

m’è vicina la terra, la cenere, la polvere, l’affresco scrostato, l’algido marmo,

il letto mortale, la foto sgualcita e sfocata di noi, scarmigliati, con un sorriso vago,

 

forse un tempo fummo anche felici, poi in me fu notte, incolore.

Riesco ancora a vederti, tra le penombre:

sembri un dipinto barocco, le labbra socchiuse, lo sguardo lontano.

 

*Versi ricevuti direttamente dall’autore tramite e-mail (giancarlo fattori 2015)

*Quadro di Jean Baptiste Santerre (1658 – 1717) “Giovane donna che legge una lettera alla luce della candela” postato dalla redazione del blog e liberamente tratto da: http://www.copia-di-arte.com/a/santerre-jean-baptiste/maedchen-bei-kerzenlicht.html

MENTRE BERLINO FELICE DANZAVA – presentazione del libro di Adriana Scanferla

MENTRE BERLINO FELICE DANZAVA (p. Youcanprint).

libro di poesie di ADRIANA SCANFERLA

 

 volantino 50 berlino crennaNel libro bilingue italiano-inglese, ogni poesia si avvale di una traduzione a fronte, in lingua inglese, a cura della poetessa e traduttrice californiana UTE MARGARET SAINE, questo può quindi rendere il libro di valido aiuto quale strumento didattico.

Nei mesi scorsi ho promosso (sempre in collaborazione con enti o istituzioni) il mio libro, prenotabile anche presso la stessa YOUCANPRINT o i maggiori book-store online, inoltre nelle librerie Feltrinelii,  Mondadori e in altre 4000 librerie italiane.

 

Il prossimo incontro a cura dell’ASSOCIAZIONE VIVERE CRENNA

con il Patrocinio dell’ Assessorato alla Cultura del Comune di GALLARATE:

 

Presentazione del libro di poesia

MENTRE BERLINO FELICE DANZAVA

di Adriana Scanferla

 

Sabato 9 maggio  – ore 17

presso VILLA DELFINA

Via Donatello

Crenna di GALLARATE

Il dinanimismo vi regala Nicole Stella

Il sonno della ragione

gx8_2300-copia1IL SONNO DELLA RAGIONE.

SORDITÀ.

 La pioggia muove i fianchi

Dell’aurora.

I fianchi generosi della terra,

che sovrastano i campi

della follia.

FOLLIA.

 IL SONNO DELLA RAGIONE.

 

Amor Aeternus

Sconveniente, 

misto all’odio,

dirompente, 

e insensibilmente dolce.

La ricchezza e il potere si dissolveranno.

Le parole e le idee si dissolveranno

(così come pronunciate dalla mia mano

finalmente ancora ispirata),

ma l’amore è tra le cose che sono immortali

e che superano quella fragile materia

che noi siamo.

(Liberamente ispirata ad una poesia di Percy Bysshe Shelley) 

 

Il cielo sopra di noi

Il cielo sopra di noi

Era urlante di pioggia

Scrosciava di gelo

E annaspava 

Negli oscuri raggi della notte

(insonne).

Non chiedeva di comprendere

Le sue poesie improvvise

Né di attingere 

Evocazioni dal futuro. 

Evocazioni dal passato

Lo serravano nella morsa

Di un doloroso abbandono

Sentito nel gelo di un abbraccio

Stanco. 

Nel cupo cammino di chi 

Si arrende. 

E tornava a piangere in un talamo

Scolpito nella pietra

E scolpito nel vento. 

 

Non ho mai scritto così tanto. 

NICOLE STELLA (nata a Verbania il 25 Novembre 1991)

Fin da piccola si dedica alla musica, in particolare al pianoforte e al canto. Ancora adolescente inizia a scrivere canzoni, poesie e racconti. 

Nel 2013, dopo aver conseguito la Laurea in “Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali” presso l’Università degli Studi di Pavia, si trasferisce a Londra. Qui Nicole concilia la propria carriera musicale alla gestione di un blog di poesia, arte e musica (www.nicolestella.com). 

*VERSI E BIOGRAFIA RICEVUTI DIRETTAMENTE DA Nicole Stella TRAMITE E-MAIL

**Foto di Nicole Stella ( copyright Giorgia Carena ) liberamente postata dalla redazione e tratta da: http://nicolestella.com/

Carlos Sanchez, a proposito del Jazz – poesia suonata a Miles Davis.

miles-davis-live-miles-more-music-from-the-legendary-carnegie-hall-concert(live)-20120616053254A proposito del jazz di Carlos Sanchez

Caro Miles Davis 
non ricordo quando 
sommai ai miei sentimenti 
la nostalgia 
quel raro tessuto 
che a volte mi avvolge 
e mi lascia privo di voce.
Oggi un tanto distratto 
vedendo senza vedere 
come la foschia copriva 
questa parte piccola del mondo 
in che mi è dato vivere 
mi accarezzò all’improvviso 
il suono del tuo alito 
filtrando nella tromba 
una brezza di nostalgia 
che non ha colore 
né frontiere.
Come nel tango 
il jazz 
una nostalgia pulita 
navigando per le mie vene.

Folignano City, 2015

A propósito del jazz

Querido Miles Davis
no recuerdo cuándo
sumé a mis sentimientos
la nostalgia
esa rara tela
que a veces me envuelve
y me deja sin voz.
Hoy
un tanto distraído
viendo sin ver
como la neblina cubría 
esta parte pequeña del mundo
en que me es dado vivir
me acarició al improviso
el sonido de tu aliento
filtrando en la trompeta
un brisa de nostalgia
que no tiene color
ni fronteras.
Como en el tango
el jazz
una nostalgia limpia
navegando por mis venas. 

Folignano City, 2015

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social network.

**Foto postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.jazzmusicarchives.com/album/miles-davis/live-miles-more-music-from-the-legendary-carnegie-hall-concert(live)

PIERFRANCO BRUNI: poeta e scrittore italiano – anima del nostro ricco SUD – candidato al nobel per la letteratura.

Bruni-Urfuturismo-mix-420x315Nel 2014, La Carmelina Edizioni a cura di Federico Felloni, con sede a Ferrara, del Gruppo editoriale Este Edition, ha edito l’ebook di autori vari “Urfuturismo (Al di là della destra e della sinistra eBook version)”2014, a cura di Roberto Guerra e Sandro Giovannini (Scuola romana di filosofia poltica).

Tra i numerosi autori,  alcuni ben noti nel panorama nazionale, ricordiamo i ferraresi: Emilio Diedo, Sylvia Forty, Zairo Ferrante, Raimondo Galante, Maurizio Ganzaroli, Riccardo Roversi, Marco Tani ed i vari e rilevanti Sandro Battisti, Mauro Biuzzi, Pierfranco Bruni, , Riccardo Campa, Giuseppe Casale, Vitaldo Conte, Antonio Fiore, Luca Gallesi, Miroslava Hajek, Giuseppe Manias, Giancarla Parisi, Daniela Rispoli, Antonio Saccoccio, Giovanni Sessa, Luca Siniscalco, Stefano Vaj.

Proprio Pierfranco Bruni, vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani ( vedi link ), giornalista, poeta, biografo, direttore archeologo coordinatore del Ministero dei beni e delle attività culturali è candidato nella Rosa per il premio Nobel per la Letteratura.

Un dato rilevante della produzione di Bruni sono le traduzioni dei suoi lavori. È tra gli scrittori italiani maggiormente tradotto nei Paesi Esteri: dall’Albania alla Tunisia, da Santo Domingo in Francia, dall’Inglese addirittura alle lingue minoritarie. È spesso ospite nelle Reti Rai per parlare della sua letteratura. Tra i suoi numerosi libri e raccolte poetiche l’ultimo La Pietra d’Oriente è stato appena presentato a Madrid.

La Presentazione ufficiale della Candidatura al Nobel è fissata per il prossimo 24 Marzo.

NOTIZIA TRATTA DA: http://www.estense.com/?p=446199

A tal proposito invitiamo a leggere questo “articolo” su Bruni, scovato in rete e scritto da Elisa Rende, autrice di un saggio dedicato all’Autore e ai suoi 40 anni di attività e dal quale estrapoliamo questi versi:

Poi arriva l’alba…”

“Io, Asmà

Mio amato. Desiderio o destino. Io sono Asmà

e ti cerco nella confusione delle parole. Sono donna

di mare con le nuvole che navigano i miei occhi.

ho carezze tra le mani

che dedico ai tuoi silenzi.

parlami con dolcezza come tu sai fare.

tu sei il mio inganno

e la mia perfezione

ti bacerò

con le mie labbra di sabbia

e di acqua”.

… continua su: http://pierfrancobruni.weebly.com/nel-raccontare-di-pierfranco-bruni-a-40-anni-dalla-sua-prima-pubblicazione.html

A Ferrara il nuovo quotidiano on-line… libero, indipendente e irriverente “ASINOROSSO.IT”

pubblicitàIl quotidiano online Asino Rosso nasce dall’esigenza di avere un giornale libero e indipendente.

R.G.
Dall’esperienza pluriennale (2008) del Giornale blog Asino Rosso, di taglio futuristico, nasce nel 2015 l’omonima testata, articolata in dinamiche meno avanguardistiche e più divulgative. La filosofia editoriale e mediatica resta la stessa, semmai ora più accentuata: sempre focus Ferrara ma vista in chiave sistemica e non “provinciale”, connessa in un gioco feedback con l’Italia e non solo, dal punto di vista metapolitico, culturale, tecnologico, anti-ideologico e sempre d’opposizione.
Buona rivoluzione conservatrice 2.0…

Direttore Responsabile:
Lorenzo Barbieri

Redazione:
Roberto Guerra
Alberto Ferretti

Collaboratori:
Pierluigi Casalino (Imperia) , Graziano Cecchini (Roma), Gianni Correggiari (Bologna – Buenos Aires), Emilio Diedo (Ferrara), Zairo Ferrante (Ferrara), Sandro Giovannini (Pesaro), Stefano Guglielmini (Ferrara), Massimiliano Mazzanti (Bologna), Daniela Rispoli (Bologna), Antonio Saccoccio (Roma), Luigi Franco Sgroi (Milano), Luca Siniscalco (Milano), Massimo Viglione (Roma), Kitty Vinciguerra (Ferrara)

LEGGI TUTTO SU: http://www.asinorosso.it/

Una ballata stonata per gli Amici … versi inediti di Zairo Ferrante

BALLATA STONATA

( agli Amici)

di

Zairo Ferrante

 

untitledAgli Amici questa

ballata tutta stonata

annegata nel vino

destino d’incontro

fatale, mortale, solare.

Di luce e d’affanno

di stelle cadute,

pescate, sognate,

morte e rinate brillanti.

Ballata un poco stonata

agli Amici di sempre,

a Quelli di oggi,

senz’avere un’età

che ci  accomuna,

qualcuno è una donna,

qualche altro sicuro

rassomiglia ad un uomo,

altri, ancora, chissà!

Una ballata suonata

dalle arpe di Dio,

benedetta e riletta

da mille sorrisi e risate

fatte in faccia alla sorte

alle volte cattiva altre,

invece, più buona.

Amori verdi son nati

e viola scoppiati

e azzurri son morti.

Eppure, testarda, continua

questa nostra ballata

ch’ancor canta stonata.

D’Amici spariti e altri,

in silenzio, restituiti.

S’alzan le foglie d’estate

sui rami del mondo,

e volano quelle d’autunno

nel mare del cielo,

e ghiacciano al freddo

i resti interrotti di frasi

di vita nel cuore d’inverno.

Ma quando risale dal nulla

la prima ver’acqua che fresca,

zampilla, gorgoglia e germoglia

ancora una volta questa,

che è la nostra risata,

ballata ancor più stonata.

E gli Angeli guardano,

ammirano, scrutano e

senza parole lanciano

lenti e sorpresi,

– come flotte d’uccelli

a settembre d’arancio

orizzonte che scalda –

benedetti pensieri

che colgono al cuore

gli Amici stonati,

che sbraitano al suono

di questa ballata

suonata nel fondo

di calici e piatti svuotati,

dal tempo passato e riempiti

da quello fuggente presente

in attesa dell’altro; futuro

che incerto ancor sul da farsi,

ci attende sornione sull’uscio

con le orecchie ben dritte a sentire,

ridendo, questa goffa stronzata

ballata ri-nata, nuovamente stonata.

 

E quando l’invenzione

– tutt’umana –

tanto buffa quanto incerta,

busserà alle nostre porte

scivoleremo dritti e lisci

su di una strada già spianata

a sprofondare senza impaccio

nel nostro tosto Paradiso,

che addosso ci si cucirà

come un mantello odor di nuovo

disegnato in toto e su misura.

E sarà una bettola di smeraldo

tanto uguale ad una strada

apparecchiata con tavole imbandite,

e poltrone di velluto, e bicchieri

quelli lindi e di cristallo colmi a festa

di vino pure per gli astemi e ogni

tavolo immancabilmente corredato

del suo splendido posacenere

e sigari, e sigarette che s’accendono

con il pensiero per incanto e

disincanto di quelli stolti

che tardi s’erano pentiti.

Ed in fondo alla pista d’atterraggio

del viaggio nostro ed ultimo,

già m’immagino un piccolo palchetto

con sopra tre jazzisti, due nocciola

ed uno panna, a suonare – mentre tutti

con il bicchiere e la sigaretta in mano

ad occhi chiusi sognando di volare –

questa nostra ed unica ballata

che pure lì, tra i glicini e le viole,

sembrerà stanca e più stonata.

Come oggi, come da tanto, per-tanto

ed ora e per sempre in ricchezza e

prosperità, finché vita non ci ri-unirà.

*Opera inedita di Zairo Ferrante ( tutti i diritti riservati a http://zairoferrante.xoom.it/ – sito personale dell’Autore – )

**Foto quadro di Pierre-Auguste Renoir: le Déjeuner des Canotiers (1880-8 (Phillips Collection, Washington) postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://anto291.typepad.com/blog/2008/08/un-quadro-e-un-romanzo-le-d%C3%A9jeuner-des-canotiers-o-della-vita-moderna.html

Giancarlo Fattori … di un amore folle

…agapimou fidella protinì…

di

Giancarlo Fattori

paolo_e_francescaAncora t’amo d’un amore disperato

come di freddo al giunger della sera,

oltre quel promontorio annebbiato

ove nel buio si desta la bufera;

le acque scure in gravido agitarsi

a me si volgon come feroce fiera,

e in lunghe tracce i sentimenti arsi

si fanno cenere, portata via dal vento,

senza lasciar al cuore di curarsi.

 

E quando Zefiro, dai suoi refoli cinto,

le tue gote sfiora, avvolte dai capelli,

lasciando sguardi in un lontano punto,

guardan le tracce profonde come valli;

il vento ed io, avvolti da un rimpianto

e dalle età come avvolti da mantelli,

il corpo tuo già tramutiamo in canto,

e nell’attesa più lunga d’un istante

giungono raffiche dal tono virulento.

 

Oh mia Penelope dal viso affascinante

rimiri il mare tra i sassi dei miei sogni,

il passo mio s’imprime palpitante

lungo le sabbie, o nei relitti arcigni;

il volto mio a lungo hai tessuto

in fitte trame di onirici disegni,

quindi snodavi il telo sconosciuto

per ricomporlo nel desiderio vivo,

quando la tela diventa di velluto.

 

Ora che il tempo funge da lenitivo,

ora che hai colto i miei fiori recisi,

le brume tue, che in fremito lambivo,

ridanno vita ai miei giardini lisi;

una sull’altra un spumeggiar di onde

fanno ricami dei mari imprecisi,

finché l’aurora, errando, ci confonde,

come confonde i sensi il tuo profumo,

che nell’oblio s’impregna e si diffonde.

 

Oltre lo specchio, tra nuvole di fumo,

il ventre innanzi, e dell’amor stanchezza,

l’uomo che ero s’è dissolto in grumo

di rughe arate dagli anni e da incertezza;

ma da ogni buio v’è vita che sortisce,

che a volte ha forma di gentil carezza,

a mo’ di luce che fulgida colpisce

le nubi dentro, più simili a tempesta,

e che fan chiara l’oscurità che cresce.

 

Qui sul mio letto mi sento alchimista,

tra le lenzuola d’un timido giaciglio,

tramuto in oro il palpito, la vista,

amplessi e baci avvolti in un groviglio;

e tesso chiome coi fili tuoi d’argento,

e di ricordi ne faccio strano intruglio,

come ferite a guisa d’ornamento

che rendon chiare l’effigi di due vecchi

che dell’età ne han fatto appagamento.

 

Siam fuochi spenti all’ombra di bivacchi,

siamo cristalli, al suolo in mille pezzi,

dello splendor rechiam soltanto gli echi

di gesta antiche e di racconti grezzi;

eppure il sole ancora ci consuma,

e si riflette nei nostri tratti mozzi,

e così t’amo, mentre la notte sfuma,

noi soli insieme in questa vicinanza,

mentre nel cielo la luna si frantuma.

 

E ci condanna l’eterna convergenza

d’errar, cercarci, e ritrovarci ancora,

e ancor d’amarci come di dipendenza,

ché la ferita non chiude e non infiora;

il volto stanco sul seno a riposare,

odor di mare come libeccio a prora,

qui sul tuo corpo mi lascio naufragare

con il sapore salato dei tuoi baci,

e non v’è altro che voglia ricordare.

 

Così che t’amo, di nuovo tra le braci,

a te legato da turgida catena,

sfiorando appena gli occhi tuoi loquaci

il mio veliero conduci a notte piena;

salpando ancora verso sperduti porti

il viaggio guidi, a guisa di polena,

tra gli orizzonti dai connotati incerti

l’anima tua mi sembra d’ascoltare,

e non son più capace di scordarti,

mentre la rotta non smette di mutare.

*Versi ricevuti direttamente da: ©giancarlofattori2014

**Foto quadro “Paolo e Francesca” postata direttamente dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.castellodigradara.it/paolo-e-francesca/

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