Saggio sulla parola KAMIKAZE
saggio e versi di Zairo Ferrante
quadro “La Grande Onda” di Katsushika Hokusai
Specchio della cultura di una comunità, di un popolo o di una Nazione può essere anche il linguaggio, inteso come uso corretto delle parole.
Quindi oggi, accogliendo il suggerimento del Sig. Shingo Hamada, vi racconto della parola KAMIKAZE.
Nel mondo occidentale la si usa solo per indicare “degli attacchi suicidi da parte di militari o civili”.
Invece, e questo può sembrare strano, in Giappone è usata “solo per indicare un leggendario tifone che nel 1281 salvò il Giappone da un’invasione Mongola” .
Tradotta letteralmente questa parola significa (KA= ispirare, ZE= espirare KAZE= vento e KAMI= divino) Vento Divino (Vd. Wikipedia).
Ecco che ritengo giusto iniziare ad usare in modo appropriato questo termine riscoprendone, così, il significato originale, sia per rispettare una cultura millenaria come quella Giapponese, sia per ricominciare a sperare in un mondo in cui l’originale significato di questa parola non venga più sostituito da nessun altro.
Credo fermamente che l’uomo, per il bene del “Futuro”, debba perseguire e difendere la Pace e sono convinto, in pieno stile DinAnimista, che validi mezzi per perseguire tale obbiettivo possano essere anche, se non soprattutto, le parole ed i versi:
KAMIKAZE
Soffia sui volti spaventati
di attoniti soldati.
A mutar la storia
in un sol Divin respiro .
E’ fu bagliore,
fulmine,
e tempesta
ad opporsi alla natura
dell’uomo che s’espande
quasi a dir qual’era
il suo avvenire.
In un attimo soffiò.
Ed il battito nel mare
in quell’attimo l’aprì.
Rombò il tuono
dagli infiniti monti e
come voce del divino
sordamente riecheggiò
che dinanzi a tal potenza
ogni arma s’abbassò.
Soffia ancora il vento
lì sulle colline
e ancor canta l’Alito Divino.
Lo ritrovo anche nell’aurora
quale sole tiepo del mattino,
quel vento che ancor soffia
come un lento sussurrare.
Quasi a ricordarci
il compito dell’uomo.
Quasi ad indicarci
il passo del futuro.
Ed ecco che ancor fischia
tra gli alberi e la steppa
e se cattura e bacia
le lacrime dal cielo
come corde di violino,
immediato dona vita
ad una musica sonante.
E se s’infila muto…
nella bocca d’una grotta ,
subito diventa
una voce sussurante.
E tutto tace in un sol colpo!
E pur la rima si nasconde,
se la musica e la voce
cantano sole,
la parola Pace.
di ZAIRO FERRANTE (13-04-2010)
Badate bene il “Qual’era” apostrofato è da ritenersi una licenza poetica, usata perchè l’apostrofo, secondo me, dona maggiore continuità alla due parole che di conseguenza scorrono meglio.
Ovviamente volendolo scrivere in modo corretto bisogna eliminarlo!!!!!
ZF
“Fischia il vento, infuria la bufera”, altro vento che cambiò la storia stavolta della nostra Nazione. Bella e potente lirica, rieccheggia dagli occhi all’anima speranza e monito, indicandoci la Pace quale sola via di salvezza verso un futuro migliore.
Ma se è vero, come è vero che “Non c’è Pace senza giustizia”, temo che malgrado i nostri auspici e quelli del Poeta, l’Umanità dovrà tardare ancora a lungo l’attesa ascesa del “Sole dell’Avvenire”. Complimenti al Poeta e alle intenzioni.
“Fischia il vento, infuria la bufera”, altro vento che cambiò la storia stavolta della nostra Nazione. Bella e potente lirica, rieccheggia dagli occhi all’anima speranza e monito, indicandoci la Pace quale sola via di salvezza verso un futuro migliore.
Ma se è vero, come è vero che “Non c’è Pace senza giustizia”, temo che malgrado i nostri auspici e quelli del Poeta, l’Umanità dovrà tardare ancora a lungo l’attesa ascesa del “Sole dell’Avvenire”. Complimenti al Poeta e alle intenzioni.