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Il Dinanimismo consiglia: Diario di chi? Il romanzo di Emilio Diedo (ed. Arstudio 2017 ).

9788898316397Un libro incentrato sull’Uomo e sul suo infinito dilemma: Essere o non essere? Un delicatissimo romanzo che, con estrema sensibilità, parla di Vita, di Morte e di Amore.

Una storia da leggere con la mente proiettata al  futuro.

“Diario di chi?”, l’ultima fatica letteraria di Emilio Diedo, Poeta e Scrittore sempre attento alle vicende umane e che oggi ha deciso di riassumere in Prosa tutta la complessa Poesia della Vita.

Zairo Ferrante

TRAMA DEL LIBRO: “Chi io sia me lo domando a raffica, ma mi rendo conto che potrei benissimo chiedermi: che cosa sono, che tipo di creatura sono? Sono o non sono, prima di tutto, un uomo? E se non sono uomo, che altro potrei essere? Forse un animale? O neanche quello? Cosa sono allora, un ibrido, una chimera? O cos’altro ancora? Riuscirò mai a darmi una definitiva risposta?”: https://www.libreriauniversitaria.it/diario-chi-diedo-emilio-arstudio/libro/978889831639

DIEDO EMILIO: (Camponogara 1956), poeta, saggista, autore di romanzi, racconti, fiabe e testi teatrali e critico letterario, vive a Ferrara. Collabora con giornali, case editrici e riviste culturali. Ha diverse pubblicazioni al suo attivo: per il teatro, Mariéta Penèa (1997, inedito), Madama Etron (2006); per la poesia: Mea culpa (1995, primo premio assoluto “Noi e gli altri 1996”), Risorgeremo(1996, autoproduzione), Tra mille e più (1996, autoproduzione), Fotoni (1997), Le ebbrezze di Chronos (1999 premio selezione “Janus Pannonius 2000”), Poesie (1999, silloge antologica con testi di R. Ferri e A. Moretti), Poesie (1999), Sbarchi d’arche (2001), La Fiamma sulla Croce (2002); per la narrativa: Farfalle d’autunno (1996), Lettera dal paradiso (1997, due edizioni, primo premio “Valle Senio 2004).  È presente nelle antologie: “Il Cantavita” del Movimento per la vita di Savigliano (1986 e 1987); “Quaderni di poesia” del Gruppo Artisti della Saccisica di Piove di Sacco (1995, 1996 e 1999); “Affacciàti sull’infinito” (1999); “Kelle” (2001); “Lavinia” (2003); “Maree” (2003), “Premio Licenza” (2003). Nella veste di poeta ha partecipato alla sesta “Biennale d’arte della Saccisica” ed è stato inserito nel catalogo omologo. Con quasi tutto il suo repertorio letterario è stato prescelto come espositore per la “Biennale d’arte contemporanea Città di Roma-Jubilaeum 2000”, occasione nella quale è stato decretato vincitore assoluto per la letteratura (poesia visiva, poesia, racconto, romanzo, editi ed inediti). È socio fondatore del Gruppo Scrittori Ferraresi, associazione ministerialmente riconosciuta previa registrazione prefettizia, di cui è attualmente segretario. È ideatore e segretario del Concorso letterario nazionale “San Maurelio”… CONTINUA SU: http://www.literary.it/ali/dati/autori/diedo_emilio.html

Emilio Diedo: recensione de “La sua figura rimane vaga e sbiadita ?” Do Sergio Vincenzi

La sua figura rimane vaga e sbiadita ? Una risposta a «L’enigma Gesù» di John Carroll

Don Sergio Vincenzi, settantenne sacerdote cattolico, è uno scrittore prolifico quanto eclettico. Teoretico e faceto insieme, sa scrivere seriamente e sa scrivere con ironia. A seconda che intenda far attentamente meditare oppure, optando per una diversiva leggerezza, far sorridere il suo fruitore. Della quindicina di libri che ha pubblicato, infatti, metà propendono nel primo senso e metà nell’altro. In particolare, tra la serie di libri impegnati, La movida ferrarese: cultura giovanile fra Chiesa e Istituzioni (2013), credo possa essere considerato il suo più significativo lavoro, nelle prevalenti ed intonse vesti d’opinionista.

Con questo nuovo saggio egli si dimostra ulteriormente, ma in maniera ancora più qualificata di quanto non abbia finora saputo fare, esegeta e prima di tutto teologo. Acuto nell’esegesi e rigorosamente attento al confronto tra la letteratura evangelica cattolica vera e propria ed una letteratura alternativa che della dottrina cattolica ha poco a che spartire. Eloquente esempio, altro testo del 2013, era già stato Nell’oscurità della fede non è mai mancata la luce, con il quale s’opponeva alle divergenti analisi che Ferruccio Parazzoli aveva espresso nel libro Eclisse del Dio Unico (Il Saggiatore, 2012).

Analogamente a quel confronto col Parazzoli, in quest’ultimo non meno interessante libro, tende a controbattere quanto John Carroll ha precedentemente pubblicato sulla vita del Cristo (The Existential Jesus, 2007, poi tradotto, nel 2013, da Fazi col titolo L’enigma Gesù).

L’opera del Carroll, d’ispirazione protestante per gli spunti e le annotazioni di cui s’è appropriato, alla luce delle proiezioni del Vincenzi parrebbe finalizzata ad incongrui rilievi filosofico-esistenziali che, pur attingendo ad ottime credenziali teoretiche, dal lato fideistico-interpretativo lasciano invece a desiderare, denotando non indifferenti lacune.

Partendo dal basilare studio di Carroll sul vangelo di Marco, il nostro autore debutta prendendo a spunto la seguente osservazione, preliminare alla complessiva analisi: «Gesù, come viene comunemente significato ed inteso, è un prodotto del cristianesimo, la religione fondata sul suo nome. È il Cristo Salvatore mediato attraverso le sue chiese» (cfr. p. 8 e, subito dopo, p. 13). Vista quest’oziosa, senz’altro infondata premessa del Carroll, Vincenzi non poteva che cercare di smentirlo.

Egli in primis osserva che, intanto, la biografia adottata dal Carroll «è formata solamente da studi ed esegesi protestanti, per lo più Anglicani […] cita studiosi rigorosamente protestanti […] sono anche presenti alcuni autori cattolici ai quali è riservato un piccolo spazio […]. Ma il problema più urgente [sarebbe, a detta di Vincenzi] un esistenzialismo […] pessimistico», ibidem, pp. 8-9.

Don Vincenzi, quale questione di fondo, non riesce a capire perché l’uomo sia un enigma «che, spogliato delle sue sembianze, diventa una concentrazione eterea dell’essere […], secondo J. Carroll vale anche per Gesù, e questo, secondo lui, emerge chiaramente dalla lettura del primo vangelo attribuito all’evangelista Marco», cfr. p. 11.

In sostanza il nostro, traendo una propedeutica sintetica analisi, osserva trattarsi d’un «pensiero spesso astratto […], a volte confuso e […] contradditorio», cfr. p. 30.

La critica del sacerdote, per dare la convincente idea della parzialità dello studio di Carroll, estende l’analisi a tutti e tre i vangeli sinottici (Marco, Matteo, Luca). Ad efficace supporto delle sue confutazioni, s’avvale d’una contro-bibliografia d’eccellenza. Egli cita, tra i vari autori, religiosi e/o esegeti (Virgilio Levi, Alfred Loisy, Davide Rondoni, Piero Rossano, Eliseo Ruffini, Schmid Josef, Rudolf Schnackemburg… Adalberto Sisti), alcuni scritti dal taglio palesemente inconfutabile, dei Papi Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. E s’appoggia su una documentazione altrettanto autorevole e perentoria quale gli atti del Concilio Ecumenico Vaticano.

È chiaro che avendo John Carroll voluto disquisire sull’esistenza di Cristo con la pretesa d’un’apertura essenzialmente teoretica e dalla natura squisitamente filosofica, piuttosto che cristiana (tra l’altro assumendo una posizione fondamentalmente protestante anziché cattolica), è già in sé il presupposto esegetico della sua opera ad essere inficiato di palesi incoerenze se non delle contraddizioni rilevate da Vincenzi. Un’ipotesi progettuale radicalmente sballata….CONTINUA SU: http://www.literary.it/dati/literary/d/diedo/la_sua_figura_rimane_vaga_e_sbia.html

Due parole con Emilio Diedo intervista di Zairo Ferrante

Diedo,una sommatoria sulla tua attività di scrittore e di recensore.

emilio_diedoTi confido che c’è stato più di qualche momento (per vari motivi, a seguito di circostanze poco piacevoli) in cui avrei voluto mollare e chiudere definitivamente con la letteratura. Ma, volente o nolente, non posso non rinnegare quanto ho scritto, tra pubblicazioni varie (presenza in una ventina di antologie, 4 e-book personali, una quindicina di libri cartacei autonomi e tantissimi altri lavori on-line, tra cui credo che cinquecento recensioni siano anche poche da annoverare, e posso dire di vantare un altrettanto voluminoso quantitativo di lavori in sospeso: almeno tre romanzi ed una dozzina di racconti da rivedere; delle circa 3700 poesie che ho scritto in parte in qualche modo ne ho pubblicate ed in parte sono ancora delle bozze, e probabilmente rimarranno tali). Mollare mi darebbe l’impressione di non aver mai scritto niente. È proprio il far finta che in tutti questi anni non abbia prodotto assolutamente niente che non mi permette di cessare. Poi, il concorso letterario internazionale San Maurelio, che curo ormai da una quindicina d’anni, è anche questo un mio impegno non indifferente, a cui non vorrei, almeno per ora, rinunciare. È una soddisfazione ammettere d’aver scritto una grande quantità di belle cose. Probabilmente alcuni lavori potranno essere mediocri, ma, con onestà critica ed umana, penso che nel mio curriculum ci siano anche delle realizzazioni di valore. Quando penso alle mie affermazioni nel 2000, alla Biennale d’Arte Contemporanea “Città di Roma-Jubilæum 2000” (vincitore assoluto per la letteratura edita ed inedita – allora ero un po’ più giovane!) ed all’inclusione tra i “Magnifici dieci” in una delle riviste del gruppo editoriale San Paolo, mi basta per convincermi che la mia scrittura non sia una realtà che sta unicamente nella mia testa. Per cui al momento, in quella che considero una pausa di riflessione, e non certo un anno sabbatico, perché intanto scrivo sia per me (limando, rivedendo ed abbozzando) sia per altri (recensioni, prefazioni e presentazioni in genere), medito su come impostare le prossime tappe, quelle che potrebbero significare gli eventi più importanti della mia vita di scrittore. Il prossimo romanzo, già in itinere da diverso tempo, e che spero di poter pubblicare verosimilmente da qui ad un anno, o poco oltre, sento che potrebbe essere un elemento determinante. “O la va o la spacca”, come s’usa dire. Dopo di che, e solo allora, nella peggiore delle ipotesi, penserei di mollare.

Emilio Diedo poeta, cosmico ed innovatore, vuoi definire la tua matrice estetica.

Prima di dichiararmi poeta cosmico mi sentirei di proclamarmi proprio come m’intendi tu: poeta innovatore. Non saprei dire se sia, la mia, un’estensione sui generis, tale da pormi, anche oggi, tra le avanguardie. Forse agli inizi, una trentina d’anni orsono, quando veramente avevo intenti provocatori nei confronti dei contemporanei ed osavo sperimentare a tutto tondo, allora sì che potevo connotarmi tra le avanguardie. E mi piaceva apparire tale. In me, parlando di letteratura, c’è sempre stato uno spiritello libero e ribelle agli schemi prefissati. Però, ci tengo a dirlo, entro certi limiti. Perché penso che le regole, di qualsiasi natura siano, stiano alla base della civiltà e della democrazia. Per cui, pur essendo un ribelle, non mi riterrei uno spregiudicato nichilista, quello che nel sociale si dice il trasgressore per eccellenza. Anche ora sono precipuamente anticonformista, è verissimo. Ma il fondamento che governa il mio rendermi controcorrente è un minimo di buon senso, che credo stia alla base dei rapporti sia civili (civici e sociali) sia di tutti quegli altri che regolano la globale convivenza e le organizzazioni di pertinenza, senza le cui regole (statuti, regolamenti, canoni… convenzioni) cadrebbe il significato di reciprocità tra uomo e uomo e, nello specifico, tra artista ed artista. Solo in seguito, grazie anche e soprattutto alla diretta conoscenza che ho avuto nei riguardi di uno dei pionieri della poesia cosmica, il ferrarese Guido Tagliati, m’è piaciuto alimentarmi alla stessa fonte. Attualmente ritengo d’avere elaborato un mio equilibrio cosmico ed estetico che mi consente, quasi ogni volta che mi va di cimentarmi nella poesia, di letteralmente “spaziare nella materia cosmica”. Sulla poesia cosmica non ho intenzione di aggiungere altro. A suo tempo ne ho ampiamente parlato. Mi riferisco ad un’analoga intervista fattami ed ampiamente diffusa dal neo-futurista Roby Guerra un paio d’anni fa.

Emilio, cos’hai detto che stai preparando?

Ho anticipato nella prima risposta che il mio prossimo obiettivo è narrativo: un romanzo. Tipologia fantastica, con piano storico proiettato di qualche secolo nell’avvenire. Altro non voglio aggiungere. A parte il fatto che mi riprometto, da qui in avanti, di curare appunto più la narrativa piuttosto che la poesia. So già in partenza che alla poesia non potrò mai rinunciare. Una cosa tuttavia credo d’averla messa ben a fuoco, nel taccuino dei miei programmi. D’ora in poi, se uscirò con nuovi lavori, saranno esclusivamente di narrativa o, al limite di prosa teatrale.

Che ne pensi della poesia di questi ultimi anni in generale e di quella cosmica nel particolare?

Credo che mai come oggi (quest’ultimo ventennio) ci sia stato un così accanito contrasto tra il nuovo ed il tradizionale, o, nello specifico, tra la libertà ed il canone. Non avrei pensato che ancora ci fossero così tanti “canonisti”. Troppi. E per la maggior parte avversi nei confronti degli innovatori. Accaniti oppositori! È certamente un peccato, ché non porta progresso, né estetico né d’intenti, tra le fila dei poeti. Tuttavia le avanguardie esistono… alla faccia di chi non le gradisca! Quanto alla poesia cosmica, o altrimenti cosmo-poetica, credo che sia l’unica finalità sulla quale possa trovare ragione d’esistere la stessa poesia. Sia i canonisti, puri o metrici che siano, sia gli innovatori ormai ne hanno saputo cogliere l’alto senso poietico ed ispiratore. Magari senza nemmeno rendersene conto. È chiaro poi che, al di là delle singole posizioni, ognuno voglia accasarsene un certo uso. Tu lo sai che, per quello che mi riguarda, avrei le idee molto chiare in proposito, ma mi riservo d’affermare unicamente che anche quel minimo senso che i poeti, come del resto gli artisti in generale, sanno coglierne rende più appetibile la fruizione della poesia, intesa in tutte le sue forme tipologiche. E, prima ancora, ritengo che stuzzichi gli autori che vogliano consciamente creare suggestive metafore, stimolanti allegorie, più concettuali significanti.

Cosa significa per Diedo la poesia cosmica tra passato e presente? Avrà un suo fortunato avvenire o sarà un concetto limitato nel tempo?

Del mio modulo cosmico d’interpretare la poesia ne parlai esaustivamente qualche anno fa, tramite la suaccennata intervista di fattispecie e per mezzo d’un saggio sui due fondatori storici della poesia cosmica: il veneziano Ugo Stefanuti ed il ferrarese Guido Tagliati, ormai ambedue defunti. Pace alle loro anime! Saggio pubblicato in diversi siti online e che avevo pubblicato, in forma cartacea molto più ridotta, diversi anni prima su Literary. Lì davo le mie personali coordinate della poesia cosmica. Devo per altro ammettere che si tratta d’una definizione per certi versi asfissiante, teoreticamente piena, assoluta, difficile ma, per quanto parossistica e finanche proibitiva potesse apparire, ritengo non sia impossibile da applicarsi. Ribadisco che per me la cosmo-poetica è la vera poesia di questo presente. Sono pure convinto che continuerà ad avere discendenze più o meno forti, e probabilmente anche tra di loro contrastanti, per lo meno per qualche decennio ancora. Ma vorrei far presente che, come anticipai nel saggio ora citato, la cosmo-poetica non è stata una scoperta contemporanea, bensì è stata semplicemente espulsa da un utero che la stava da troppo tempo partorendo, praticamente da che mondo è mondo. Essa esisteva fin dalle origini della poesia, da sempre. Il fatto è che non se n’era riconosciuta la valenza. E non ne era di conseguenza data una propria definizione. Le arti in generale, nessuna esclusa, sia nazionali sia internazionali, anche extraeuropee, ne sono da sempre coinvolte, facendone un uso più o meno ampio. Non chiedermi di citare nomi. Non mi piace farne, perché non vorrei che mi si considerasse di parte. Ce ne sarebbe da fare un lungo elenco. Ne sortirebbe una lista di nomi interminabile – è risaputo che la memoria facilmente può ingannare.

Nel concludere vorrei il tuo parere sui corsi di scrittura creativa…. CONTINUA SU: http://www.literary.it/rubriche/dati/intervista/ferrante_zairo/due_parole_con_emilio_diedo.html

Il critico letterario Emilio Diedo recensisce “Come polvere di cassetti. Mentre gli Angeli danzano per l’universo”

Recensione a cura di

EMILIO DIEDO

Pubblicata su:
Literary nr. 1/2016 

La succitata, ulteriore raccolta in versi pubblicata dall’ancor giovane medico-chirurgo Zairo Ferrante consiste in una cinquantina di componimenti dal vario, ed anche se in minima parte, molto diversivo impianto. Versi di buon livello, in perfetta sintonia con le precedenti pubblicazioni. Organizzati, dal punto di vista del linguaggio, della scrittura e finanche della metafora e, più in generale, delle figure estetiche, in maniera chiara e semplice. Versi non per questo banali né scontati, piacevolmente schietti ed agevolmente acquisibili.

L’idea ispiratrice è una doppia religiosità, cosmico-animistica e divina. Dal respiro cristiano, precipuamente. Poiesi coltivata con la consapevolezza di colpire quel bersaglio mobile d’un utente che, per una serie inspiegabile di ragioni, non è mai semplice intercettare, che ha in serbo uno stimolo masochisticamente urticante, fustigatore della pelle ma che artiglia i sentimenti, in grado di smuovere un acconcio stato umorale collimante in un ethos in toto condivisibile, in quanto espressione di superlativi valori, umani e religiosi insieme, innegabile passe-partout del nostro perturbato presente.

D’altronde come negarne quella, non più solamente sedicente bensì ormai acclarata, proposta ‘dinanimista’ che Zairo Ferrante, fantasista ed insieme spiritualista, va seminando, all’insegna d’un’artistica, quanto meno poetica, rivoluzione delle Anime? Solo per dire come, il medesimo, ci tenga, e non poco, agli esistenziali propositi richiamati nei versi. Verrebbe spontaneo azzardare il parallelo che la sua professione medica del chirurgo deputato a sanare egli intenda esercitarla non solo nel corpo ma altresì nell’anima del prossimo. Anche se la sua è un’istigazione alla bontà – mi si passi la similitudine! – la cui rampa di lancio è, prima di tutto, se stesso: lui il primissimo, se non esclusivo, bersaglio.

Diverse sono le composizioni di quest’ultima silloge già fatte arrivare all’attento utente online dal suo sito personale e specialmente dal blog ufficiale del Dinanimismo, epocali e benemeriti strumenti d’etico insegnamento, ambedue. L’autore ce le indica di volta in volta con nota in calce.

Florilegio, questo, nello specifico, i cui fondamentali mattoni, struttura portante della poesia, non sono altro che “pensieri” e “speranze”. Così definisce i suoi versi, con convinta modestia, Zairo. È da qui, da un’umiltà di base, contrapposta ad un’urlata presunzione tipica di tanti, troppi autoproclamati ‘vati’, che, in un intento di defilata implosione, in realtà esplode l’autentico spettacolo pirotecnico della parola. Di quella parola eloquente guardiana del pensiero. La quale si fa schiava dei buoni proponimenti, della bontà, dell’amore… della sottomissione. Non il contrario. «La poesia si confonde con la preghiera e diventa intimo dialogo con gli “angeli”, esseri divini, sempre attenti e vicini alle faccende umane, dispensatori di valori positivi» (dalla 1^ patella). Ed è proprio con tale mentalità che il poeta, inconsapevolmente quanto meritevolmente s’eleva a vate. Vate autentico, non gonfio di presunzione, operatore di fede e di giustizia quindi, parte attiva dell’umanità in «un momento […] in cui si sente il bisogno di aprire i cassetti chiusi da anni e iniziare a sistemare ciò che […], in modo confuso e casuale, era stato riposto. […] Nell’aprire questi cassetti inevitabilmente il passato ritorna alla mente e, insieme alla polvere che si alza dai vecchi e ruvidi diari e dalle foto spiegazzate, nella stanza iniziano a volare punti interrogativi, riflessioni, svariati “se” e tanti “ma”. […] Si pensa a come si poteva fare meglio […]. Si prega e si spera di non commettere più gli stessi errori» (cfr. pp. 13 e 14 in Auto-presentazione). Ancora, In vita, si legge: «Nell’ansia, fobica e / ossessiva di / ricongiungermi al dolore, / resto qui aggrappato, / inesorabile, alla vita. / Malato, forse sì […], / ma soprattutto vivo!», a prescindere dalle occasioni dell’esistenza e dalla naturale evoluzione del fato (In uno stagno, pp. 58 e 59), forzando in tal modo, nell’orizzonte del bene, il libero arbitrio.

La poesia di Ferrante dunque è il giusto tramite, verbo ispirato dal Cosmo, per la ricerca, seria, perentoria dell’Amore, a governo d’un mondo che, nella sua Apparenza (cfr. p. 49), invece sembrerebbe irrimediabilmente condannato all’odio, alla reciproca incomprensione fino alle minime rappresentazioni collettive.

…. CONTINUA SU: http://www.literary.it/dati/literary/d/diedo/come_polvere_di_cassetti.html

*Per acquistare il libro di Zairo Ferrante: http://www.lafeltrinelli.it/libri/ferrante-zairo/come-polvere-cassetti-mentre-angeli/9788869840548

Il dinanimismo segnala: “Reale Apparente” e la Geometrica di Emilio Diedo.

REALE APPARENTE

giochi d’esistenza

di

Emilio Diedo

 ( Este-edition 2014 in coproduzione con L’AlianteLeone – scrittori riuniti – )

Recensione di Zairo Ferrante

Copia1_Diedo6_jpgMEDIAVi scrivo, anzi, vi racconto  dell’ultimo viaggio che ho compiuto.

Una splendida escursione tra pagine, parole, versi , ma soprattutto idee.

Sì, vi sembrerà strano ma, in questo mondo fatto di plastica e ricchezze virtuali, Qualcuno ancora s’impegna a produrre idee.

Idee “inutili” per il mercato ( secondo il comune e sciocco pensiero che solo quel che produce ricchezza è utile )  ma vitali per l’Uomo e soprattutto per la sua Anima.

Questo Qualcuno si chiama Emilio Diedo – un Uomo e un Poeta – e le sue Idee le ha ordinatamente stipate nel suo ultimo libro dal titolo “Reale apparente”.

Un’opera “manifesto”, come lo stesso autore ama definirla, che parla di Poesia per mezzo della Poesia.

Un manoscritto che lancia un nuovo concetto, o meglio, una nuova idea di metrica… la Geometrica.

Avete capito bene!!!

Anche oggi fortunatamente c’è chi ha ancora il coraggio di speculare sul concetto di metrica e di proporre un nuovo modo di fare poesia.

Che cos’è la Geometrica?

Beh questo dovrete scoprirlo da soli, semmai sfogliando e leggendo il “Reale apparente”, io posso solo anticiparvi che, tramite l’utilizzo di questo semplice e geniale “arteficio”, Diedo riesce a liberare il verso dalla sua gabbia senza sacrificare l’armonia, che anzi permane non solo nel ritmo ma anche nel “visivo”.

Uno schema che aiuta il Lettore a plasmare i versi a propria immagine e somiglianza.

Un’idea che ( dinanimisticamente parlando ) “può umanizzare la poesia e poetizzare il lettore/spettatore”.

“Reale apparente”, un piacevolissimo regalo che vi invito vivamente a scartare e gustare.

Una raccolta di versi in cui troverete nuove parole e nuovi dipinti che parleranno di voi, del vostro passato, del vostro essere felicemente uomini e, alcune volte, anche del vostro essere scomodamente Uomini.

Proprio come il poeta Diedo qui sapientemente ci rammenta:

 

“Scomodi modi che l’uomo,

modificandoli all’esigenza,

vicendevolmente s’impone.

 

Scomodi moduli d’esistere

che arrestan le ali alle idee,

trasmutando il volo dell’Io

 

nel buco nero d’ore sforate

da delle mani dilapidatrici,

prive di coerenza e di umiltà.

 

Scomodi uomini, nei limiti

inclusi tra rancore ed odio,

nel tirar avanti per inerzia.”

*Per info sul libro: http://www.este-edition.com/prodotti.php?idProd=847

Il dinanimismo sostiene e consiglia…Il Concorso letterario Internazionale San Maurelio • XI edizione 2014 •

Tenuto conto dell’importanza del concorso e soprattutto della serietà del comitato organizzativo e del Segretario, il Dinanimismo ( con questa “collaborazione” mediatica ) invita tutti i Lettori interessati a partecipare al:

Concorso letterario Internazionale

San Maurelio

• XI edizione 2014 •

4 Medaglie del Presidente della Repubblica (Ciampi e Napolitano)

4 Medaglie della Presidenza del Senato della Repubblica

5 Medaglie della Presidenza della Camera dei Deputati

undicesima edizione 2014

La parrocchia San Maurelio e Assunzione di Maria Santissima, di Malborghetto di Boara (Ferrara), in collaborazione col Comitato San Maurelio RockaFe, indice e bandisce il sunnominato concorso di letteratura. La partecipazione vincola de facto ogni concorrente alle norme disposte dal contestuale regolamento (cfr. art. 8).

regolamento e bando al link: http://www.literary.it/premi/dati/san_maurelio/san_maurelio.html

Il dinanimismo segnala la recensione su: EMILIO DIEDO da eccolanotiziaquotidiana roma

EMILIO DIEDO   da eccolanotiziaquotidiana roma
 

Per futurist editions on line (editing dei neofuturisti italiani) esordio in certo senso digitale per Emilio Diedo (originario di Venezia), con Serie (di) Ko(s)miche ebooK; Diedo è promotore da anni della Poesia Cosmica, poeta, scrittore e critico letterario (collaboratore di Literary Magazine, Padova).

Già autore di diverse silloges e canovacci teatrali, Diedo, come accennato è un poeta di cifra cosmica, nuova rotta della poetica contemporanea, codificata dal secondo novecento dai vari Stefanutti, Tagliati e altri, con tanto di pluridecennale ormai Premio in quel di Canaro (Rovigo).
La poesia cosmica è succintamente un canto al nuovo uomo contemporaneo, figlio dell’era spaziale e della tecnologia: a differenza tuttavia di certo futuribile radicale e d’avanguardia, in tale percorso letterario, ma a ben vedere non solo (certa musica cosmica assai celebre, Tangerine Dream, Klaus Schulze ecc.), certa arte contemporanea (Antonio Fiore Ufagrà e certa Net-Art), non ultimo certa futurologianeocosmista “russa”), finanche certo Immaginario pop nipponico (cinema e cartoni animati), la visione è prettamente umanistica, lirica e persino a volte religiosa (Tagliati) alla T. de Chardin e altri.
In Diedo, nello specifico, la rotta è particolarmente lirica, la sperimentazione linguistica articolata, modulata soprattutto nella ritmica, verso orizzonti siderali letteralmente desideranti, fare cuore e anima nell’era della scienza, quasi un neoromanticismo spaziale da esiti ammalianti , quasi musica classica contemporanea.
Semmai, in questo ebook, la dimensione spiritual/siderale e esplorativa essenziale in altri volumi, Sbarchi d’arche, Agli Angeli, La Fiamma della Croce, Stelle di Terra ecc., tutti Este Edition, spiccano una parola ulteriormente rarefatta e elegiaca, una danza più neobarocca, nello stesso tempo, magari come in certo celebre S. Lem (Congresso di Futurologia), una news umoristica più terrestre e cybersex, il futuro finalmente come anche videogame pensante, giocoso, senza magari certo a volte eccessivo aut aut tra scenari apocalittici o integrati.
In definitiva, laddove anche la fantascienza, ovviamente, è sempre tacita nei futuribili e anche recentemente in Italia lanciata dalla new wave connettivista, nello specifico anche la poesia cosmica di Diedo appare in parallela sintonia e divenire letterario in progress.
“….Tant’altri alieni amori I coiti itineranti altrimenti interrotti/per ammennicoli ameni diversivi,contrapposti a perenni amenorree/di segrete secrezioni sentimentali,/surriscaldano tant’altri alieni amori. /Mentre membranosi imenei cosmici/d’ovattati inoltri (incontri-scontri)/penetrati/nell’amore per l’esistere/e per la continuità di molte specie/masturbano desideri senza destino. /Lassù-quaggiù altrove-in ogni dove/scivola la tentacolata mano divina/a palpare palpiti umani-disumani/di vicende ravvoltolate in emisferi/semiseri finché i misteri s’intrigano. Sbrodola il vaginale pertugio di vita/infradiciato dello sperma del caso/e sulle natiche d’infimi posteriori/è infinito il vagolar di un’eternità/propositiva d’ogni ciclica flatulenza. (Emilio Diedo)

info: eBook download http://www.este-edition.com/categorie.php?idCat=31

http://www.literary.it/ali/dati/autori/diedo_emilio.html

CicloInVersoEmila 2012… Enrico Pietrangeli dialoga con Vincenza Fava ed Emilio Diedo.

 

 

 

Con la collaborazione di Angelo Andreotti, verrà presentata la silloge poetica Mezzogiorno dell’animo, Edizioni Cleup Padova, di Enrico Pietrangeli,  ideatore del Cicloprogetto (poesia in bicicletta).

Dialogheranno con l’autore Vincenza Fava ed Emilio Diedo.

 

 

VENERDì 4 MAGGIO ORE 16:00

NEL GIARDINO DI PALAZZO SCHIFANOIA, VIA SCANDIANA 28

[In caso di maltempo, con pioggia o minaccia di pioggia, l’evento verrà trasferito a CASA ARIOSTO, in via Ariosto 67].

Ingresso libero

 

 

ØIntervento teatrale del cast di Simone Bavia, con la drammatizzazione metaforica La voce della Poesia e la declamazione di alcuni brani poetici di famosi autori.

 

ØAltre letture poetiche dalla viva voce degli stessi autori:

 

·      Zairo Ferrante

·      Stefano Caranti

·      Riccardo Carli Ballola

·      Rita Grasso

·      Rita Mazzini

 

“I BISBIGLI DI UN’ANIMA MUTA” recensione di Emilio Diedo

 

9788896703526.jpg” I bisbigli di un’anima muta Prosa, poesie e dinanimismo ” di Zairo Ferrante

Recensione di: Emilio diedo

In copertina, elaborazione di Zairo Ferrante d’una fotografia di Agostino Panajia

CSA Castellana Grotte, 2011, pp.96, € 10,00

 

 

 

 

I bisbigli di un’animadi Zairo Ferrante hanno in sé la coerente, identica enfasi e l’altrettanto uguale significato dell’opera prima D’amore, di sogni e di altre follie (Este Edition) pubblicata nel 2009.

 

     Un significato cioè imposto, nella sua essenza programmatica ed idealistica, fin dalla prefazione disvelante un’ironia, qualche volta anche ridanciana, ma soprattutto fungente da assiduo spot pubblicitario all’insegna del cosiddetto dinAnimismo.

 

     Questo il fine primario. Tutta la raccolta (un mixage tra poesia e parafrasi, con un innesto, o meglio un brano d’avvio, perché posto proprio in apertura, d’un raccontino ispiratore e, per così dire, propedeutico ad un finalistico concento) è ineccepibilmente orientata ad una sorta d’addottrinamento dinanimista.

 

     La medesima, e se vogliamo, impropria prefazione (la quale avrebbe potuto trovare una diversa, più canonica denominazione, del tipo introduzione; e quindi essere divisa in due parti, di cui la seconda, magari collocata a fine opera piuttosto che all’inizio, con la distinta dizione di ringraziamenti), nel richiamo che reca in sé, rende il libretto alquanto stuzzicante.

 

     Il baricentro concettuale dell’opera è, come anticipato, una metodica discettazione sul dinAnimismo,  movimento che il giovane, ventisettenne autore ha fondato per stimolare «una certa coscienza comunitaria utile a contrastare la futilità, l’ingiustizia e a difendere l’Uomo […] da contrapporre alla dilagante superficialità dei nostri giorni […] una poetica  e una produzione artistica ispirate a principi di matrice “romantico-umanistica”», da intendersi, in buona sostanza, «come un “futurismo” che esalti il divenire dell’uomo e della sua interiorità anziché il divenire della “macchina”».   

 

     Il costrutto poetico, a parte, come si disse, l’incipitario raccontino (Prosimetro), è invariabilmente seguito da consequenziali parafrasi e/o annotazioni tendenti, nel dilatare i vari passaggi poetici, ad elevare di volta in volta la conoscenza al dinanimismo. Non sono note strettamente esplicative dei contenuti (non se ne ravvisa alcuna necessità, né concettuale né metaforica, in quanto esemplari per trasparenza semantica) bensì sembrerebbero assolvere a quell’unico bersaglio dinanimista.

 

     Il titolo, I bisbigli di un’anima, è di fatto la letterale specificazione del dinanimismo, in quanto comprensivo della dinamicità dell’Anima. Se è vero che l’anima non partecipa ai rumori molesti del corpo che la rappresenta, potrebbe però essere altrettanto vero che, proprio in forza della parola trascritta nella poesia, essa possa persino cantare ed urlare a squarciagola. Ma, l’implicita sinestesia (e qui sta davvero il piatto forte della poesia di Zairo Ferrante, che snocciola un espediente assai più incisivo della metafora), vuole dimostrare che, nella costruttiva meditazione dell’anima, il suo inappagabile silenzio non vuole farsi stridente portatore di proclami, bensì ama unicamente essere un sussurro latore d’amore, di pace, di giustizia… bisbiglio (tendente a rappresentare un ossimoro di forte sonorità) di sola verità, che comunque, nella sua ponderata posa, sa a sua volta farsi icasticamente prorompente.

 

     Lo scrivere in versi di questo poeta è appunto e soprattutto un inno all’Amore. 

 

 


Ferrara, ottobre 2011


*RECENSIONE RICEVUTA DIRETTAMENTE DAL CRITICO, POETA E SCRITTORE EMILIO DIEDO.

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