DECLINAZIONI DELL’ACQUA di Maria Grazia Cicala (anteprima virtuale mostra fotografica)
DECLINAZIONI DELL’ACQUA
di
Maria Grazia Cicala
L’Acqua è il tema dominante, visivamente e allegoricamente. Si presenta come elemento primordiale e viene via via declinato nelle possibili implicazioni, personali e metaforiche. Acque di riparo e di tempesta, di profondità e di superficie; acque che sono origine, mistero, fluidità e quindi vita e sentimento.
L’Acqua viene eletta sublimatrice del passato e confidente, come se fosse in grado di custodire in sé i segreti degli eventi di cui è testimone. Essa è identificata come una difesa contro lo scorrere del tempo.
Tutto ha inizio dalla Poesia Visuale di Carlo Belloli: Acqua. Una poesia di segni/segnali. Parole/segnali che traducono un’azione più che un’idea. La poesia visuale è un linguaggio internazionale inelitario. Spoglio di contenuti emotivi, di immagini, di similitudini, il poema visuale si compone sulla semplicità dei significati delle parole e sulla complessità dei segni. Per il poeta lineare le parole sono cose, le frasi oggetti; per il poeta visuale le parole sono segni, mentre le frasi appartengono alla prosa.
Dalla poesia visuale di Belloli: Acqua, io ne prendo l’idea, le riflessioni, i colori e gli incolori, la flora, ciò che vive nell’acqua, sull’acqua o che semplicemente vive l’acqua.
Le parole acquistano sonorità liquide e l’acqua diviene l’immagine dell’ambiguità e del doppio senso. Le superfici lacustri si appropriano delle immagini del mondo riflettendone una figura diafana, dai contorni confusi e il silenzio stagnante si riempie di parole non dette. (Francesco Spampinato)
“Per sognare profondamente bisogna sognare con della materia”, ha scritto Gaston Bachelard in L’eau et les rêves (1942). Nella sua indagine sul regno dell’immaginazione materiale, l’acqua è, fra i quattro elementi della tradizione empedoclea, la forza naturale da cui sorge la rêverie: “Il vero occhio della terra è l’acqua. Nei nostri occhi è l’acqua che sogna”.
Maria Grazia Cicala architetto
“Ri_Bellarsi: riappropriarsi del Bello”
“Ri_bellarsi, ritornare al bello”, (Alessandro Bergonzoni), ossia riappropriarsi della bellezza attraverso un processo di rigenerazione del nostro essere dove l’acqua è l’elemento dominante della nostra vita.
Nei luoghi che ritraggo, l’implicito, il non visto, l’invisibile e il non detto si fanno dimensioni altrettanto importanti di quanto mostrato e detto. La dimensione liminare dell’immagine fa del fuori campo un simbolo, una metafora dell’invisibile e dello spirituale, di un qualcosa in grado di costruire e definire un “altrove più radicale”. Il fuori campo, nel suo dialogo ininterrotto con il campo, caratterizza un tipo di immagine da me intesa come soglia verso il possibile e il potenziale fino a configurarsi come luogo privilegiato di un’eccedenza celata.
Hanno detto di me…
Il fiore della ninfea emerge dall’acqua stagnante in tutta la sua purezza per ricordarci che la bellezza è un’esperienza sensoriale e concettuale privilegio della natura umana supportata da una rinascita, da un viaggio di andata e di ritorno dal mondo sensibile che cerchiamo di comunicare trasmettendone i tratti più salienti, ritraendola attraverso molteplici simboli e forme. Maria Grazia fluttua tra le forme ed i colori che la luce fissa con intensità diverse durante il viaggio del sole in ogni nuovo giorno. La sensibilità dell’artista è perfettamente connaturata con la ricerca della bellezza, di un’armonia che le ninfee infondono all’ambiente circostante e che ci invita a fermarci per guardare fuori e dentro noi stessi. Una scelta ed un viaggio intrapreso per raggiungere la fonte della poesia e della bellezza come esperienza di vita. Le ninfee nutrono questo bisogno ancestrale di armonia, affinano i sensi e ci portano a scegliere in cosa credere ovvero se: “…. tutto ciò che è bello è vero” oppure, se: “…è vero ciò che è bello”, due approcci diversi che hanno reso l’uomo antico ciò che è oggi, con le sue contraddizioni moderne come bagaglio storico e filosofico. L’autrice di queste visioni affascinanti fluttua tra questi due significati agli antipodi ma con in comune il desiderio di ritornare al bello scegliendo un fiore come la ninfea per far poesia con gli occhi e con la mente. L’acqua sui cui galleggiano sublima la natura umana permettendoci di immaginare di galleggiare nel liquido amniotico da cui prende forma la vita così come la conosciamo e vorremmo che continuasse ad accrescere il nostro bisogno di bellezza. Un sentimento profondo che anima ogni visione proposta, instillandoci un incantamento che superi la sua stessa vocazione poetica per ritornare alle radici del significato stesso del concetto “bellezza” e restituirlo ad una quotidianità altro da sé.
(Paola Palmaro)
Maria Grazia Cicala, architetto, nata a Roma, cotitolare dello Studio Castagnetta e Cicala: Architettura -Interior Design – Trasferita a Rovereto (TN )nel 2015, come scelta di vita.
Ha seguito nell’anno 2013 il percorso di formazione Greenhouse Flex nella start-up aziendale di Progetto Manifattura sito in Rovereto (Trentino)
Oltre alle mansioni di architetto progettista, la sottoscritta ha collaborato come giornalista freelance per diverse Redazioni di Architettura-Design: Dell’Anna Editori, Semestreuropeo della Gangemi editori.
Per Dell’Anna Editori ha scritto su varie testate giornalistiche sempre in tema di Design e precisamente su CaseArchitettura, AmbienteCasa e Lady Sposa. (nell’anno 2013 come Responsabile di Redazione)
Su Semestreuropeo si è occupata di Best Practices nel campo del design e della creatività in genere.
E’ inoltre Curator of Design Exhibitions. Crea eventi culturali, relativi al design, design del gioiello contemporaneo, fotografia, arte. Sono in programma presso il comune di Nogaredo e di Bardolino due mostre personali di fotografia, nei mesi di marzo 2020 e giugno 2021 (rinviata causa emergenza sanitaria).
*Testo e foto ricevute dall’Autrice che ne detiene tutti i diritti -©2020 vietata la riproduzione senza esplicito consenso dell’Autrice.