DISCORSI SUL PENSIERO di Girò… …Giro… Girolamo… Melis!!!

 

L’indicibile follìa dell’Uomo: 
chiamare Pensiero il Pensare.
 Piccolo divertissement post-heideggeriano dedicato a 
Sua Consumìa il Lettore della WebEra

di Girolamo Melis

1. 

The_Thinker_Musee_Rodin.jpgTutto è stato pensato. Abitiamo il pensato. Noi stessi siamo il pensato, e del pensato siamo costituiti. Tant’è che pensiamo che il pensare sia la nostra natura. Eppure c’è qualcosa che non sappiamo pensare, per quanto ci applichiamo da milioni di anni: non sappiamo pensare Dio. Non lo sappiamo pensare a tal punto che non sappiamo se tutto il pensato sia stato Dio a pensarlo. Insomma pensiamo (ma al tempo stesso non ci accorgiamo di chiamare “pensare” il credere) che un’attività così umana come il pensare – con la sua abissale imperfezione – possa essere attribuita alla perfezione che chiamiamo – crediamo – Dio. E ci dibattiamo nell’equazione-disequazione tra il relativo e storico pensare e l’assoluto essere Dio. Eppure pensiamo che l’universo debba necessariamente essere il “risultato” (l’opera) di un pensare assoluto. Un pensare… assoluto?! Ma come possiamo mettere in tale insensata relazione la Cosa che per eccellenza designa una attività, la Cosa che nemmeno sappiamo se appartiene all’Uomo o se dell’Uomo è l’habitat, la casa del tempo e della storia, con Dio? Se sapessimo “divertirci”, non andando altrove ma restando nel pensare, ci chiederemmo allora: “Ma Dio, prima di pensare/creare il mondo, che faceva?” 
2. 
Ecco un pensiero che arriva. Ed è questo: a noi umani il pensare è l’attività che appare la più grande, magnifica, incomparabile ad altre attività, tale che non la accostiamo ad altre “attività”; e nemmeno ce la rappresentiamo come “facoltà”, come attributo. Noi pensiamo (e ancora una volta sbagliamo verbo, non volendo ammettere che… “crediamo”) che il pensare sia il nome della creazione. E perciò lo riferiamo a Dio, che non riusciamo a pensare altro che come Pensiero. Eppure, da tempo immemorabile, sappiamo – dovremmo sapere – che la parola stessa Pensare, e il suo prodotto “pensiero”, sono concetti pensati, detti, raffigurati dall’uomo, non da Dio. Parole umane, sì, dell’uomo pensato da Dio ma uscite dalla bocca dell’uomo e misurate dal Logos. E che il Logos dell’uomo continui ad arrovellarsi nel pensare, è provato anche da quell’aggettivo folle che l’uomo aggiunge a “pensiero” quando vuole prostrarsi a Dio quando dice “pensiero puro”. Parole umane. Forse somiglianti al Dio che crediamo, non di certo alla “natura di Dio”, che osiamo immaginare come materia costitutiva della nostra stessa essenza. Ancora e ancora ingannando noi stessi nell’atto stesso di “prostrarci”. Insomma nel delirio di possedere Dio come creatura del nostro Pensare. 
3. 
 Tutto è stato pensato dall’uomo, nel mondo sensibile. Incluso il pensare il pensiero di Dio. Inclusa la nostra idea di perfezione e imperfezione, la vertiginosa impossibilità di raffigurarci il Dio pensante, e la nostra speculare certezza di esserne misura e materia costitutiva. Ma anche il chiarore della nostra fragilità che ci viene in soccorso, ci stimola, ci bussa alla porta per sussurarci che, verosimilmente, dalla ristretta prigionia del pensare umano, forse non ci è dato immaginarci il Dio pensante. E allora può accadere che ci accorgiamo della vera e formidabile proprietà del pensare umano: quella di riuscire a pensare la nostra fallacia, il nostro limite, il ristretto orizzonte di ciò che chiamiamo “assoluto”.
… CONTINUA… SUL JOURNAL DELL’AMICO GIROLAMO MELIS: http://girolamo.melis.it/2013/05/che-cosa-significa-pensare.html

**Foto del “Pensatore” postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://it.wikipedia.org/wiki/Il_pensatore
DISCORSI SUL PENSIERO di Girò… …Giro… Girolamo… Melis!!!ultima modifica: 2013-05-19T15:20:00+02:00da zairo-ferrante
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