GIROLAMO MELIS: IL MEDICO E LA TECNICA… la cura del “corpanima”

DEDICO AD UNA PERSONA CARA QUESTO MIO PAMPHLET DEL 2007 SULLA TERRIFICANTE “FIGURA” DEL MEDICO CHE NON MEDICA

 

 

…agli ex-medici – di base, di famiglia, generici, generalisti, della mutua, di turno, di catena di montaggio – che non guardano in faccia i malati, che non ricordano i loro nomi, che li spediscono a “fare gli esami”, che possono indifferentemente respingerli a morire a casa o dichiararli “guariti” o indirizzarli in qualche “struttura” d’un loro socio in affari, che li beffeggiano, che tolgono loro la speranza… non ho niente da dire. Parlo a te, Lettore. 

IL MEDICO E LA TECNICA. 
 La “questione della Tecnica”, è opportuno dirlo, non riguarda soltanto la “tecnica” in senso stretto, ma tutto ciò che si costituisce come concettualità, e guida irreversibilmente – con leggi ottuse e ottundenti – la vita dell’uomo sulla Terra, distaccando l’uomo dalla sua medesima natura: la storia, la politica, l’economia, le scienze positive, le scienze “ex-umane”. 
La medicina. 
E la Medicina è il luogo Terrificante di cui da oggi vogliamo parlare. Con l’aiuto di tutti voi. Abbiamo deciso di aprire il discorso del Linguaggio del Medico (discorso morto e seppellito dalla “Cultura” della Medicina e della Cura) perché riguarda l’esistenza stessa, oltreché il senso, della nostra avventura. Perché, se chiamiamo “sfide” le porte che apriamo sulle grandi questioni della tenerezza, degli affetti, della protezione, della scuola, del lavoro, della vicinanza, della povertà, della condivisione, della sessualità e del sesso delle persone con un andicUP, allora non possiamo sottrarci dal chiamare Sfida delle Sfide, Guerra, la Guerra da combattere per la ricostituzione della Persona del Medico davanti alla Persona del Malato e della Famiglia del Malato. 

 Io dico: 
provo dolore. 
La macchina conferma: 
 raggiunto lo stato A. 
 

1. “Vuole tacere per favore? Non sento il battito cardiaco!” 
 2. “Presenti questo al Centro Diagnosi XY. Le diranno quando c’è posto per gli Esami. Scusi, lei si chiama?” 
 3. “No, il Dottore non visita a casa.” 
4. “Cara signora (la signora sta allattando il neonato al suo secondo giorno di vita), guardi, qui risulta un problemino: ci sono molte probabilità che suo figlio abbia la spina bifida, Ma ancora non siamo sicuri al 100%”. 
5. “Voi siete i genitori di X, vero? Piacere, io sono il Primario. Sentite, io preferisco essere franco: questo figlio è venuto male, meglio se ne fate un altro…” (Questa frase, déttale alla presenza di testimoni, mi è stata detta dalla Madre (P.P.) di quel Bambino. Così come tutte le frasi qui riportate alla lettera da pazienti che io conosco. G.M.
6. “Leggo che lei è un mio paziente da, vediamo un po’…,, sei anni. Mi vuole dare il suo nominativo corretto?” 
7. “E’ inutile che lei continui a tornare. Gliel’ho detto: faccia tutti gli esami che sono scritti qui, faccia la risonanza, poi, cosa avevo scritto? Ah, faccia l’esame neurologico, e poi ci rivedremo.” 
 8. “Ho un quarto d’ora tutto per lei. Mi dica tutto.” 
9. “Guardi che dalla palpazione non risulta quello che lei mi sta dicendo…” 
10. “Signora… lei ha passato gli Ottanta. Ha seppellito (in senso buono, eh!) anche il medico che c’era prima di me. Su di lei non c’è nessuna anamnesi…che vuole che le dica? Prenda la vita come viene, no?” 
La macchina ha raggiunto lo Stato A. 
Il corpo prova dolore. 
Il bambino era febbricitante da alcuni giorni. Il suo corpo sentiva (e presentava) lo stress di una condizione influenzale. Era debilitato. L’operatore sanitario aveva in mano la quinta o diciassettesima o trentesima siringa per somministrare il vaccino. La madre teneva il bambino con fiducia e tenerezza. Era un incontro funzionale. Nessuno guardava in faccia nessuno. 
 Nemmeno l’operatore sanitario guardava in faccia il medico che avrebbe dovuto essere in lui. 
Già fatto?! Ora il bambino è gravemente e irreversibilmente paralizzato motorio e psichico. Ma un tribunale ha, dopo alcuni anni, fatto “giustizia”, risarcendo il danno subìto “dalla famiglia” con quella che gli schifosi giornalisti hanno definito una maxi-cifra. Immaginiamo che la questione sia stata posta tra l’operatore sanitario che diceva “non mi avevano mica avvertito”, e la famiglia che controargomentava “avrebbe dovuto informarci”. Comprensibilmente non è stata dichiarata né l’insipiente colpa del “medico” (che era assente da se stesso), né la correità della famiglia per essersi fidata di quell’operatore sanitario. La punizione – in forma di multa amministrativa – è stata comminata a quell’astrazione democratica e progressista della Cura, chiamata Usl, o ASL. 
*** 
La macchina raggiunge lo Stato A
poiché così è stata programmata. Il programma contiene l’intera filière che va dalla registrazione dei sintomi (i quali sono a loro volta “programmi”) alla fornitura della risposta programmata (la diagnosi pre-scritta) la quale pre-scrive l’intervento risolutore sulla carne.
La macchina spara. 
E’ sempre la stessa macchina che il prete don Lorenzo Milani scuoiava a metà degli anni ‘950, nello specifico della Scuola, così poco specifico rispetto alla Cura Medica. 
Diceva Milani: 
“La Maestra, difronte alla pagella, è come il cacciatore che vede muoversi qualcosa dietro il cespuglio, e spara. Può essere un coniglio o può essere un bambino”. 
La macchina raggiunge lo Stato A. 
Il programma dell’anno scolastico è stato completato. La scuola perde un bambino. Nessuno ascolta il dolore. 
*** 
Il medico non sente, non vede, non parla. 
1. 
 Egli non si chiama più Dottore, né Signor Dottore. Perché “dottore” è chiunque. 
2. 
Egli si chiama Medico ma impropriamente, perché non medica. Medicano i “paramedici”. 
3. 
 Egli è un “operatore sanitario”, così come un “operatore ecologico”, un “operatore turistico”, un “operatore della Moda”. Ma il malato entra nello studio dell’ex-SignorDottore con un viso diverso da quello di chi entra in qualsiasi altro luogo, stanza, ufficio, aspettativa. Il malato investe nell’incontro con il Sacro: cioè con la Sapienza benefica, generosa, caritatevole, taumaturgica. Ciò significa semplicemente che il malato – sia l’uomo più potente o il bambino più tremante – ha dentro di sé il senso del Sacro, lo anela, lo proietta sul medico, investendolo di paramenti adeguati alla più tremenda delle liturgie: quella della conservazione o del ripristino della Salute, della sconfitta della Morte. Dunque il Malato porta il Sacro nella Stanza del Medico. E vi trova un operatore distratto e indifferente. Non la Medicina ha sputato sul Sacro. Chi sputa sul Sacro è la Persona del Medico. 
*** 
Dicono che il Medico è “ormai diventato un Manager”! Bugia spudorata. Magari fosse. Il Manager, dal più geniale al più severo al più ottuso al più truffaldino, deve rendere conto di una Responsabilità oggettiva: le regole rispondono generalmente ad un desiderio modesto, economico, imprenditoriale, gestionale, che si misura con e nei risultati ottenuti. 
La Responsabilità è far funzionare le cose. Magari fosse diventato “un Manager”, il Medico. Magari egli dovesse rispondere del “funzionamento delle cose”! Perché nella Cura il “funzionamento delle Cose” altro non sarebbe (altro non è) che il Prendersi Cura del Malato. 
L’operatore non sa (e non vuole più sapere) che cosa sia il Prendersi cura della Persona malata che gli sta lì davanti. Perché egli è evoluto, è progredito, è un Medico Moderno. Per difendersi dal Malato, egli ha al proprio servizio il formidabile, fantasmagorico apparato diagnostico-farmaceutico-chirurgico fornitogli dal Progresso Tecnico. Egli non ha più la scomoda responsabilità di usare i suoi sensi: non è obbligato a sapere, a sentire, a udire, a carezzare, a tastare, a parlare, a far coraggio, a sussurrare, ad accompagnare, a far visita, a giocare, ad ascoltare il detto e il non detto dal malato. Egli è uno smistatore, un camallo, un procacciatore di corpi per l’organizzazione medico-chirurgica della Società.  
(Ognuno di noi conosce, è conosciuto, stima ed è ricambiato d’attenzioni da parte di un semplice “grande medico”. E i piccoli semplici “grandi medici” sanno ciò che stiamo dicendo, ne soffrono e s’addolorano ben più di quanto cerchiamo di mostrare noi, qui.) 
 *** 
 La Morte del Signor Dottore. Sostituito dallo Specialista e dal cosiddetto Medico Generico. Il Signor Dottore era reso Speciale dal suo stesso non essere confondibile né sostituibile da Nessun’Altra Autorità, da nessun’Altra Autorevolezza. La sua Dottrina-Docenza consisteva nell’appellativo onorifico di “Signor”Dottore. Egli era colui che un Rango non commensurabile designava ad ascoltare-vedere-giudicare-curare (prendersi-cura di).  
Ma la centralità del suo Rango (cioè la centralità del prendersi-cura) risiedeva nella Parola. La Parola del SignorDottore, prima di produrre un Significato, era il Significante. 
Da decenni si è sentito deridere quella sorta di birignao teatrale che era (che sembrava) il dire del SignorDottore. Quel segno, che noi riferiamo né più né meno alla retorica antica, costituiva, né più né meno, il linguaggio della con-fidenza. Il malato contava su quel Linguaggio, che lo conteneva mantenendolo nel suo statuto famigliare. Il malato guariva, non guariva o moriva nella Casa. L’Ospedale era il terminale della Casa: un soggiorno dal quale si tornava “a Casa”, vivi o morti, ma senza mai essere “lontani” da Casa. Grazie al “medico di Casa, o di Famiglia”. Bepi o la sciura Rosa, il sor Giuseppe o il signor Ingegnere, Titina o Fabbro Cesare, quasi nessuno considerava il “medico di famiglia” un pozzo di scienza. Ma pochissimi erano coloro che si sentivano al sicuro nelle mani dello Specialista. Nessuno poteva esser “matematicamente” certo delle diagnosi tecniche del SignorDottore, ma nessuno l’avrebbe mai definito “medico generico”. Eppure il mascalzoncello si identifica volentieri nella definizione di medico generico, anche se forse preferisce “generalista”. La generalità (non genericità) del SignorDottore era infatti concretamente costituita dall’Ascolto e dalla Parola. Dallo scambio affettuoso e naturale, non dissimile da quanto avviene in natura tra il sole e le piante, uno scambio di vita e di senso. 
 *** 
Finché il SignorDottore ha ricevuto il colpo finale: dallo psicoanalista. Otturato nell’ascolto, tacitato nella parola. La scuola italiana e il suo referente culturale (il primato della Tecnica) hanno tolto l’ascolto e la parola al medico, l’hanno discreditato a favore del nuovo Specialista Totalitario, lo Psicologo, lo Psicoanalista. Solo che, mentre il SignorDottore stava difronte ad una Persona, della quale sapeva anche carezzare il Corpo e con la quale incrociava lo sguardo e l’angoscia, lo Psicologo (nella nominazione di psicoanalista o psicoterapeuta o qual’altro) si presenta al Malato con una Tecnica dell’Analisi e, fondamentalmente, con uno scambio di tipo capitalistico: Parole contro Denaro, e con un Demiurgo mostruoso: la Durata della Seduta. La messa a profitto delle Parole (della Parola) specialistiche, accreditata come Gestione del Linguaggio, scredita e azzera la parola del medico generico. Ora il Malato è veramente solo, nelle mani di nessuno. 
 *** 
Fine dello scambio tra la malattia e il prendersi cura. Il Prete dava il cambio al Medico. Ora anche il Prete si inscrive nella fine dello scambio tra il Dolore e il Prendersi Cura. In un luogo Altro dalla Casa. 
Leggiamo insieme Jean Baudrillard: “Per un mucchio di buone ragioni materiali (mediche, urbane, ecc), ma soprattutto: in quanto corpo biologico, il moribondo o il malato non ha più posto che in un ambiente tecnico. Con il pretesto di curarlo, è quindi deportato in uno spazio-tempo funzionale che s’incarica di neutralizzare la malattia e la morte nelle loro differenze simboliche. Proprio là dove la finalità è l’eliminazione della morte, l’ospedale – e la medicina in generale – prende a carico il malato come virtualmente morto. Scientificità ed efficacia terapeutica presuppongono l’oggettivazione radicale del corpo, la discriminazione del malato, quindi un processo di mortificazione”. 

*** Forse non potrà più nascere un Medico, se prima non sarà stato un Malato. 

 Girolamo Melis
( Già “Amico” del dinanimismo )

*****POSTATO DALLA REDAZIONE E TRATTO LIBERAMENTE DA: http://girolamo.melis.it/2013/04/dedico-ad-una-persona-cara-questo-mio.html
GIROLAMO MELIS: IL MEDICO E LA TECNICA… la cura del “corpanima”ultima modifica: 2013-04-20T15:01:00+02:00da zairo-ferrante
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