Su individualismo e Oltre (Giovanna Mulas)

Caspar_David_Friedrich_Wanderer-235x300.jpg“Ora i nostri stracci sono i più laceri, il nostro jazz il più triste,i nostri poveri i più poveri…”, Scrive l’amico Jack Hirschman.
Ho il ricordo infantile di un uccellino morto, sul ciglio della strada. Corpo martoriato, invaso dai parassiti. Eppure la morte, spogliatolo di ogni dignità, lo rendeva grande, etereo ed eterno come un Re in esilio: guerriero che aveva perduto la sua battaglia fondamentale, ché l’ ultima.
Lì, a lasciare che l’orrore della realtà parlasse del suo orrore, deriso dalla vita mentre il Tutto attorno, indifferente, si affollava di erbe e fiori nuovi, all’attenti della primavera.
Mondo-sistema creato per deridere il più debole, divorarlo, trasformare in eroismo il banale.
Mi capita spesso di pensare a quell’uccellino ed i suoi parassiti. Al mondo sistema.
La vittimizzazione di un popolo si costruisce col tempo e la storia.
E’ come una cipolla coi suoi strati: il primo e’ rappresentato dall’impedire un lavoro e di conseguenza il cibo, quindi la dignita’, fino ad arrivare al nucleo della cipolla: l’annullamento dell’uomo in quanto tale, la sua distruzione.
Penso che esista un limite, al dolore di ogni uomo. Dopo, nell’Oltre, forse la pazzia. Credo, penso che si debba insegnare ai nostri figli a
camminare fino al confine della Terra.
Penso pure che noi, per primi e fisiologicamente, dobbiamo apprenderne il confine, metabolizzarlo, non temerlo.
Non temere un volo, il salto, ovunque esso ci porti.
E ritengo che un cambio radicale, nell’Uomo di Oggi e Sempre, sia possibile con l’arte, la cultura dell’unita’, educazione contro l’individualismo, la guerra: tutto cio’ che e’ sinonimo di violenza.
Per Madosini Latozi Mpahleni, la mia Mama nera, la divinità suprema è il Grande Albero che si fa Arte, Poesia: “Siamo tutti parte del Grande
Albero, e dalla posizione che occupiamo mai riusciremo a vederne ogni angolo. Potremo immaginare ma mai vederli tutti nella loro totalità.
Questo serve per l’Arte: non si potrà mai vederla ma la si potrà immaginare e vivere, ascoltare attraverso gli altri che ascoltano noi.”.
Nelle tribu’ africane non esiste il ‘cercare di essere meglio di’. Si pensi proprio alla musica e ai suoi strumenti. Il capo tribu’ da un pezzo di canna ricava tante parti uguali quanti sono gli abitanti
della tribu’. Ognuno di loro potra’ suonare soltanto una nota e sempre la stessa che, sola, apparira’ sgraziata: un lungo -o intermittente-,
insensato fischio… ma unita alle note degli altri membri della tribu’, quel fischio creera’ la melodia. Tutti loro saranno uguali davanti alla musica, creandola.
Tutti uguali davanti a tutti.
Nessuno di loro potrebbe vivere, senza gli altri.
Liberarci da quell’ autoreferenzialita’, dall’ambizione inoculata nell’Uomo alla sua nascita e proprio da un Sistema che continua a volerlo numero, Cosa, Non Pensiero, Non Essere…questa, vedo come sfida quotidiana.
Un lavorare all’albero, tornare a quei rami che ne fanno parte: tutti uguali, tutti Uno…”

Giovanna Mulas per Ufficio Stampa Isola Nera

Leggi tutto dal blog Ufficiale:
http://giovannamulas.baab.it/2013/03/07/su-individualismo-e-oltre/

*Foto quadro
“Il viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich liberamente postata dalla Redazione e tratta da: http://www.thefrontpage.it/2011/02/06/un-uomo-solo-al-comando-e-le-penne-siciliane/

Su individualismo e Oltre (Giovanna Mulas)ultima modifica: 2013-03-14T22:15:10+01:00da zairo-ferrante
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