Francesca Barbi Marinetti e la corsa del Futurismo verso il suo futuro!

page.jpgOgni passato genera il proprio futuro e, volendo capovolgere questa banale equazione, si può dire che: non esiste futuro che non abbia un proprio passato da raccontare.

Ecco perché, di seguito, vi regalo una “lettera” ricevuta proprio questa mattina dalla Dott.ssa Francesca Barbi ( Nipote del Maestro Filippo Tommaso Marinetti).

Il testo, scritto in occasione  dell’evento “ *Corsa Futurista 2010 ” , ci dona  un’occasione unica per riflettere sul ruolo che l’Artista, anche oggi, dovrebbe ricoprire.

Auspicando, in pieno stile dinanimista, una “ribellione” dal giogo “dell’intellettualismo” e della “casta”,  a favore di un’arte propulsiva e propositiva costruita in nome degli Uomini.

Zairo Ferrante

Nota: l’evento ” La corsa Futurista 2011 ” si terrà il 24 settembre p.v. , per maggiori informazioni accedere al sito ufficiale della manifestazione tramite il link che trovate alla fine di questo articolo.

 

«Nella carne dell’uomo dormono delle ali»

Lettera/Presentazione di Francesca Barbi

 

Un secolo fa ad infervorare ‘l’immaginazione senza fili’ di mio nonno F.T. Marinetti fu una cosmogonia visionaria legata al mito della Velocità. Un mondo imbrigliato da reti che permetteva l’immediatezza della comunicazione, lo sfrecciare di un esercito di supporti meccanici addomesticati che come nuove protesi modificavano in terra e in cielo il rapporto con lo Spazio ed il Tempo, permettevano di abbracciare le distanze terrestri in un amplesso dal ritmo rigeneratore. È l’annuncio della conquista di una identità e di uno spirito con cui l’uomo abiterà il mondo rifecondati dalla nuova tecnologia.

E allora correre – «correre correre correre volare volare» -, sfidare senza freni la barriera cronometrica, si impone per Marinetti come una preghiera laica essendo quella della Velocità la nuova religione-morale. Ed è così che intitola il suo manifesto pubblicato nel 1916.

Contro la lentezza melliflua e passatista tardo ottocentesca, il sentimentalismo retrogrado e impantanato di futili mollezze del pensiero, si preannuncia l’avvento di una umanità reattiva e votata alla bellezza della modernità sulla soglia della rivoluzione tecnologica.

«Noi crediamo alla possibilità di un numero incalcolabile di trasformazioni umane, e dichiariamo senza sorridere che nella carne dell’uomo dormono delle ali», scrive ne L’uomo moltiplicato e il Regno della macchina. Se la tecnologia sostiene la ‘nuova religione-morale della velocità’ porsi nelle condizioni fisiche e mentali di accogliere e assecondare questa inevitabile trasformazione diventa un must, a fronte di un vitalismo artificiale e ottimistico che rivoluzioni il rapporto con la vita in tutti i suoi aspetti.

«Gli sportsmen – scriveva – sono i primi catecumeni di questa religione».

La Corsa Futurista non solo prende spunto dall’attinenza che il tema ebbe per il movimento, ma ha una ragion d’essere ben radicata e riscontrabile nella documentazione storica. È noto quanto il futurismo auspicasse una rivoluzione del modus vivendi a 360° sempre imperniata sull’inscindibile equazione Arte-Vita. E attento quale era ai diversi ambiti del sociale e del costume, Marinetti più volte si esprime in merito allo Sport, non limitandosi alla suggestione esemplificativa del concetto perno ‘movimento-azione’.

In più occasioni egli auspica l’inserimento nelle discipline scolastiche di ‘corsi di coraggio fisico e patriottismo’. Il muscolo allenato all’azione predispone alla elasticità creativa, così che nella sua logica di Arte-Azione vi è Azione = Arte. Creatività che si affianca sempre ad un altro ideale per lui imprescindibile, che è quello di italianità, di fierezza dell’Amor patrio : «Mediante le scuole di coraggio che noi propugnamo, vogliamo aumentare questo vigore del sangue italiano, predisponendolo a tutte le audacie e a una sempre maggiore capacità artistica di creare, inventare e godere spiritualmente», leggiamo in Al di là del comunismo. E in Democrazia futurista «Ma noi artisti non siamo i così detti intellettuali. Siamo soprattutto dei cuori palpitanti, dei fasci di nervi in vibrazione, degli istintivi, degli esseri governati solo dalla divina, ubbriacante intuizione, e crediamo di essere, o siamo, tutti accesi del così detto fuoco sacro».

La competizione, elemento connaturato all’evoluzione della specie e alla conquista delle stelle, è la chiave per sviluppare un’intelligenza coraggiosa. Al quesito amletico Marinetti risponde senza pavide sfumature : «superare, superarsi o non essere»!

L’accettazione positiva della modernità implica necessariamente il superamento del sentimentalismo angoscioso e ossessivo, l’abbattimento delle paure nei confronti dell’ignoto. E la Corsa rappresenta lo sforzo primario e istintivo dell’uomo di competere per il raggiungimento di una meta. È metafora di intuizione, di slancio vitale ed energia primordiale. È l’affermazione della individualità e dell’originalità, nonché il superamento della moltitudine grigia e indistinta che rappresenta la contropartita negativa della società massificata.

La Corsa Futurista risponde all’appello marinettiano di resistere all’affossamento dell’io in una folla livellata. È lo sforzo positivo e competitivo di emancipazione da uomini senza volto in individui che insieme affermano il controllo sulle proprie esistenze diventando una ‘moltiplicazione di individualità originali’. È l’affermazione energica di voler appartenere ad una folla inegualista. È la prefigurazione di una rivoluzione che esalti le differenze all’insegna dell’assunto per cui «democrazia significa qualità e non quantità».

Un secolo fa… mio nonno… non è che pecchiamo per caso di passatismo? si perché – in fondo in fondo – ogni qualvolta si omaggia quest’avanguardia vecchia di un secolo, e che faceva a cazzotti con il passato, ci si pone un dilemma di contraddizione. La contraddizione risiede nell’impossibilità di farne una ricostruzione filologica senza sentirsi scivolare dalla parte del ‘nemico passatismo’. Nel rispetto della visione marinettiana occorre che questa sia sempre rinverdita di senso contemporaneo, farle spiccare il volo con le ali del suo sogno ma attraverso la percezione allargata sui confini sconfinati del pensiero creativo. Per non farle perdere quota, far prendere all’ala il vento.

Nel 1928 in seguito ad un viaggio a Madrid dove partecipò ad una partita di ‘golf reale’, con sottile ironia ne fa il resoconto tratteggiando un manifesto che verrà poi pubblicato sulla «Gazzetta del Popolo». I punti programmatici prevedono simultaneità tra le varie discipline sportive – con trovate esilaranti, come nel ‘Tiro al golf’ dove stabilisce che spettatori e spettatrici armati di fucili tenteranno di colpire la palla bianca nel suo volo – innervate da momenti di pura ispirazione artistica.

Arte e attività fisica si sposano costantemente: «Occorre arricchire lo Sport di simultaneità. Perciò propongo i seguenti giochi sportivi simultanei, che si possono dividere in doppi giuochi sportivi fisici ed in giuochi di muscolo e pensiero artistico». È qui che Marinetti propone una «Corsa a piedi con declamazioni di versi».

Non credo che Ferdy Colloca,  per quanto attento conoscitore di sport e appassionato di futurismo, avesse presente questo proclama marinettiano quando sognò di realizzare la sua corsa futurista. Indice che le idee hanno una loro forza, viaggiano per conto loro, affondano e riemergono nel tempo, fanno incontrare persone, chiarire i legami con la storia.

 

 

Francesca Barbi

 

*Nella Foto elaborata dalla Redazione: Francesca Barbi e suo Nonno F. T. Marinetti.

**Per maggiori informazioni sull’evento “ Corsa Futurista 2011 “:

http://www.corsafuturista.com/cfr11/

 


Francesca Barbi Marinetti e la corsa del Futurismo verso il suo futuro!ultima modifica: 2011-09-06T14:36:00+02:00da zairo-ferrante
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