IL GIARDINO DELLE OCEANICHE PROFONDITA’ di Giancarlo Fattori
IL GIARDINO DELLE OCEANICHE PROFONDITA’
di
Giancarlo Fattori
Non tacerò del dono furtivo della notte,
del consumarmi, varcando la tua soglia:
e come un fiume solcato dalle chiatte
ti attraverso, e le membra mi scarmiglia;
le tue dimore, e il cielo tuo infinito,
ed il piacere, disciolto tra le ciglia,
impallidiscono quel mare inaudito
che nelle viscere del dio pace non trova,
e a lungo tace quel sogno rifiorito.
Così solcando quella traccia nuova,
che sia abbandono, offerta o sacrificio,
sento fragranze, dei palpiti un’alcova,
o un tormento che a stento mi ricucio;
e sul declivio che porta all’universo
ti lego attorno a guisa di cilicio,
e ti contemplo quasi fossi un cielo terso
nella vertigine del sole che risplende,
e sul tuo corpo trascrivo un altro verso.
Oltre l’oblio già l’anima riscende
e si distacca, lasciando calde brume,
per crogiolarmi a volte mi confonde
delle passioni la tenebra e il lume;
nei flutti eterni d’eterna tenerezza
vanno a scandirsi dei gemiti le spume,
quindi rimane sul corpo la carezza
come detrito dei sensi già stravolti,
e della luna ne irradia la bellezza.
Si nutre il labbro dei riccioli tuoi folti,
la carne tua s’avvolge al mio turgore,
come il villano, al tempo dei raccolti,
la terra coglie in tutto il suo calore;
e sulle vette dell’estasi sublime
s’ode il silenzio in tutto il suo fragore,
lungo le braccia che cingono le cime
di questa morte che livida s’appresta,
il lieve pianto che il cuore mi sopprime.
Il caos del dio ci copre d’una crosta,
ma è solo notte che dona la sua coltre,
come di rocce a custodir la costa
che divide le mie labbra dal tuo ventre;
scorrono le ore e queste nubi amare,
di vento gonfie e di bagliori tetre,
del crepitare d’un vecchio focolare
hanno quel sonno, in cui siam scivolati,
come sul fondo d’un ancestrale mare,
o all’orizzonte di spazi sconfinati.
*Versi ricevuti direttamente da ©giancarlofattori2014 tramite e-mail.