Archive from gennaio, 2010

COMUNICATO STAMPA SALEMI-SGARBI

 

 

 

CITTA’ di SALEMI

Provincia di Trapani

Gabinetto del Sindaco –

Ufficio per la Comunicazione

Telefono e Fax 0924 – 991 400 – Cell: 331 1708195* 380 – 5475045

E-mail: ufficiostampa@cittadisalemi.it comunedisalemi@email.it – 

 


Selezione di collaboratori

per il Comune e la Fondazione Sgarbi


SALEMI – Vittorio Sgarbi e il suo staff procederanno alla selezione di nuovi collaboratori, di età compresa tra i 18 e i 30 anni, da destinare alle attività culturali e di comunicazione del Comune e della «Fondazione Sgarbi».


La selezione riguarderà i seguenti settori: Turismo, Marketing e Comunicazione, Organizzazione di Eventi, Storia dell’Arte, Cinema, Fotografia, Video, Grafica, Web, Giornalismo, Politiche Comunitarie, Diritto Internazionale, Archeologia e Restauro.


Lettere di motivazione, comprensive di curricula, dovranno essere inviate a questi due indirizzi:

vittoriosgarbi@cittadisalemi.it , info@fondazionesgarbi.it


Sarà effettuata una prima selezione e i candidati scelti saranno invitati a una prova. Tra questi verranno individuati i migliori, che saranno chiamati a fare parte dell’internship della «Fondazione Sgarbi», attraverso un progetto editoriale e numerose altre iniziative.


La Fondazione Sgarbi, presieduta dallo stesso Vittorio Sgarbi, è nata da pochi mesi con l’intento di formare, promuovere, diffondere e sostenere espressioni della cultura, dell’arte, della comunicazione. È un centro internazionale di studio e ricerca, che non solo fungerà da promotore di qualità per ogni forma espressiva dell’uomo, ma che è altresì volto a produrre nuovi linguaggi della creatività.


l’Ufficio per la Comunicazione

(Nino Ippolito) 346-5774489 – ufficiostampa@cittadisalemi.it

 

considerazioni sul Dinanimismo

 

Forza, ANIMA E POESIA SECONDO ANNA Naccarato!

(per la serie Considerazioni sul Dinanimismo)

 

Articolo / Nota di Zairo Ferrante

Il Dinanimismo esiste!!!

E’ quello che mi sono detto dopo aver letto le poesie dell’esordiente (sulla carta ma non certo nei fatti) scrittrice di Cosenza Anna Naccarato.

Da tempo sostengo che la poesia è forza, che la poesia è anima, che la poesia è  sostegno per l’uomo del futuro ed ecco che – a rafforzare ed a rinvigorire le mie tesi – mi vengono incontro anche parole e persone nuove, che quasi per magia vibrano sulle stesse note del Dinanimismo.

Versi che impreziosiscono il gruppo del movimento poetico rivoluzionario delle anime su Facebook.

Versi che naturalmente sintetizzano manifesti e scritti più o meno ufficiali, esaltando la Poesia in qualità di voce dell’Anima,  poesia che “attinge da un cuore trafitto”, poesia  che si espande come “gocce di sangue” quasi a regalare l’immagine della fatica.

Ma anche potenza, forza non umana capace di “graffiare mura”  e, nello stesso tempo, di donare “pace” a chi  riesce a comprenderla ed a decifrarla .

Ecco perché, senza aggiungere altro prendo questi versi e ve li dono con felicità  proprio come è stato fatto con me:   

 

 

 

 

SOMMO POETA

 

inclinato E il verso del Sommo Poeta.
Attingi dal Suo Cuore trafitto.
Gocce di sangue
estenderanno pene
E sofferenze.
parleranno alle pietre …..
graffieranno Mura
tinteggiate di nero.
sfoglieranno pagine
di vita vissuta …..
in un silenzio trepidante.
struggenti note oderanno
in pace una solista Che Appartiene uno pochi.

Poesia di: Naccarato Anna

Articolo di nota: Zairo Ferrante

DOPO IL “DINANIMISMO” NASCE IL “ROBOTISMO”

 

Neofuturismo e Arte Elettronica: Robotismo!

di Roberto Guerra (FuturGuerra)

-da Marinetti ai Kraftwerk-



Persino Internet, in sé, come ben compreso dal netfuturista Antonio Saccoccio , è semplicemente estetica futurista, della macchina, oggi tekno o electro futurismo non stop, il quasi leggendario Regno della Macchina marinettiano, come chi scrive ha evidenziato nel saggio on line futuribile e psicanalitico La Poetica di Internet.


Pertanto, alla luce della Rete, dell’informatica age, la discussione futurismo, neofuturismo, arte elettronica o ciberculture (per dirla con il….solito De Kerckhove, dopo il solito _potenza del genio- Marshall McLuhan-persino è superflua). I netfuturisti ad esempio, proprio per autodefinizione tecnonaturale sono arte elettronica allo stato puro, qualunque cosa facciano nel web (il Web è il Messaggio!), post, blognet, skype art, oltre ai più “classici” (!) video, manifesti – pura Poesia Totale o Elettronica o Visiva alla Spatola eccetera…


Tutto il futurismo contemporaneo, come evidenziato anche recentemente dallo scrittore Dinanimista Zairo Ferrante, promotore del Dinanimismo come neofuturismo squisitamente letterario, in sé è elettronico, cibernetico nel senso hard filosofico e-o sistemico come l’intenderebbero probabilmente gli stessi Norbert Wiener, J. Von Neumann e lo stesso Marvin Minsky, o, ai giorni nostri oltre a…Negroponte.. gli stessi Riccardo Campa e Ugo Spezza del Movimento Transumanista,padri e figli del nascente Uomo postumano o Homme Robot….


E l’arte cosiddetta transumanista è già segnale chiaramente robotista, dalla leader mondiale del movimento culturale scientifico appunto dei futurologi transumanisti- Natasha Vita More- agli stessi cyberpunk storici William Gibson e Bruce Sterling… Robotismo non solo attraverso le Macchine concretissime ma anche Astratte, Immaginarie, letterarie…


Ancora….. tutta la nuova generazione cyberpunk anche italiana, tra arte e critici: dai Connettivisti (e Sandro Battisti in particolare) ai vari (storici nomi anche) Caronia, Giovannoli, Capucci, Marziani, Boschi.. il giovanissimo M. Teti (per certo robotismo giapponese contemporaneo)


Ecco, forse, dove cercare il link password formula matemagica… per codificare il futurismo, oggi, come arte elettronica in senso, ora, stretto, pur nel relativismo del vettore: Robot! Parola, segno, sogno, significante, archetipo del futurismo (che lo chiamava Uomo Meccanico o Moltiplicato…), della fantascienza, del nuovo Immaginario scientifico (la scuola di Jung stessa….): dalle versioni antropomorfe alla Asimov (o alla Asimo della Honda…), all’automazione e alla domotica, ai micro-nano- robot quasi di Second Life. Non ultimo, nell’inconscio collettivo e soprattutto la fantasia modernissima dell’uomo moderno, non solo nei laboratori o nelle avanguardie artistiche, ma on … in …of the road…


Arte Elettronica Futurista? Video e Computer Art, Computer Music, Net Art, Second life…..ma pure tutta la cosiddetta estetica tecnologica, dai futuristi all’arte programmata, certo informale, spazio-nucleari, a certa pop art, a certo situazionismo, certo cinema, certa poesia (sonora, visiva anche… totale), certo teatro d’avanguardia….certo cinema fantascientifico, non ultimo quello Made in Japan, anche d’animazione, da Godzilla a Goldrake a Manga e Anime! Nomi? Tra gli artisti Marinetti…, Walt Disney, Andy Warhol, Christo, Nam June Paik, Stanley Kubrick, John Carpenter, Wachowsky (Matrix…) naturalmente il Cameron rivoluzionario di Avatar; dichiarati o meno.


Oggi tra i nuovissimi Roberto Carraro, Claudio Castelli, Aviador Dro. (Nomi puramente indicativi, anche, in un tourbillon apertissimo, di cui magari semplicemente You Tube, digitando la formula tecnomagica futurismo video e affini, è indizio in progress e live…). Nell’area strettamente postMarinetti…come accennato, l’incredibile equipe di Netfuturismo, Net/Web Arte pura (i vari Antonio Saccoccio, Gianni Giorgetti, Gian Luca Ballarani e altri) esplosi nell’anno del centenario, in particolare a Torino, Futurismi e Futuristi. Robotismo neofuturistico disseminato anche nei centri propulsori dell’arte elettronica o video nazionali (Milano, Bologna, Napoli, Trieste).


Graziano Cecchini (Poetica neosituazionista dell’Algebra Digitale) l’avanguardia electrovideo di Ferrara (capitale in fine novecento… da Plessi e Cattani a oggi Landini, Forlani a D.J Afghan a Futurguerra a Verdoia a V. Teti, Eugenio Squarcia, Maurizio Ganzaroli, Alberto Rizzi, Alessandra Fabbri a Massimo Croce).


Ma il robotismo neofuturista, si diceva, esiste già fin dai futuristi storici, incluso il futurismo europeo (Bauhaus) e quello russo (Costruttivismo, Suprematismo): tutta la cosidddetta estetica tecnologica (i vari Moles, Lea Vergine-Arte Programmata, fino alla Video Arte, la Computer Art, la Musica elettronica). Una renaissance particolarmente trasparente anche nel linguaggio riguarda certa musica elettronica cosiddetta technopo o persino futurista. The Robots dei mitici tedeschi Kraftwerk (futuristi dichiarati) è una sorta di soundtrack del robotismo! Ma tutta la techno generation, inlcusa, oltre ai vari David Bowie, Brian Eno, Rokets, Devo, Ultravox, Gary Numan, Depeche Mode, Daft Punk e cos’ via.


Questa – ma anche qua i nomi puramente quasi indicativi- la flotta multicolore in libertà del neofuturismo elettronico che è tempo – a livello strettamente futurista- di chiamare ufficialmente Robotismo, per evidenziare la sua specificità, rispetto alla Matrice- futurista-tutt’oggi centralmente viva e attiva, ma da differenziare per captare tutta la luce delle stelle contemporanee e irradiarla nei crani ancora neandarthaliani del cosiddetto Homo Sapiens! Noi Robot così caldi così freddi! Anche romantici, se necessario, più umani degli umani!


Roby Guerra futurista Coordinatore x Ferrara Associazione Italiana Transumanisti (sede a Milano)


Video 1 Moana Lisa Cyberpunk Futurguerra

http://www.youtube.com/watch?v=355nwfkJyuk



Video 2 The Robots Kraftwerk

http://www.youtube.com/watch?v=Eg6baEGVl58

 

– contro la casta culturale italiana-

 

FUTURISMO POST-MARINETTI

– contro la casta culturale italiana-


Il centenario futurista, che volge al termine, dopo centinaia di eventi in Italia e all’estero, ha rivelato non soltanto la persistente attualità dell’avanguardia italiana, certo interesse sorprendente dei contemporanei, la sua continuità, dimostrata da alcuni gruppi “neofuturisti”, tutt’oggi attivissimi e persino anche interfacciati, ma anche – neppure in controluce- certa casta culturale italiana, anche nell’area futurista, che è tempo di smascherare e terminare.


Come magari suggerisce uno dei gruppi “neofuturisti” protagonisti del rilancio del Futurismo, con il volume cartaceo più importante uscito nel fatidico 2009, Divenire 3 Futurismo, (con saggi o testi degli stessi Roberto Guerra e Graziano Cecchini) a cura infatti dei Transumanisti di Riccardo Campa, Sociologo della Scienza (sede a Milano), Associazione Culturale Scientifica, sezione Italia del celebre Humanity +, la casa madre internazionale, movimento disseminato in circa 100 paesi, con illustri scienziati, intellettuali tra i suoi aderenti, (da Marvin Minsky e il fondatore Nick Bostrom a …Bruce Sterling, padre del Cyberpunk con lo stesso William Gibson..), il futurismo contemporaneo, al passo con il suo DNA autentico e originario, ha come interlocutori privilegiati proprio il mondo della scienza e la sua evoluzione tecnoscientifica. Può benissimo recidere il residuo cordone ombelicale con l’arte convenzionale e i suoi glossatori… storici o critici d’arte, criptici…, fuori sincronia con il divenire estetico stesso.


L’ambiente storico-critico ha svolto per il centenario un ruolo ambiguo, contraddittorio: importante per la divulgazione contemporanea e -suo malagrado- per il rilancio del futurismo: involontario effetto, perchè, quasi esclusivamente si è trattato di celebrazioni e archiviazioni, tranne rare eccezioni (come i transumanisti), in flagrante disInformazione e scarso aggiornamento culturale.


Dagli anni sessanta ad oggi, la continuità futurista è documentata nella cultura italiana: dopo Internet i fatti e tale continuità ulteriormente rintracciabile….Azione Futurista Roma-Ferrara(Rosso Trevi e chi scrive…), Netfuturismo, Connettivismo, Post Futurismo Oggi… Evidentemente la casta culturale italiana, anche quella d’area futurista, non naviga in Internet, oppure in malafede ignorano la continuità futurista.


Quel che sorprende non sono tanto certi storici o critici d’arte convenzionali, magari improvvisatisi a volte curatori di eventi del centenario futurista: sorprendono certi critici d’area futurista o dell’avanguardia sicuramente a conoscenza di certa continuità futurista: intellettuali neppure banali, anzi persino relativamente creativi, alcuni di loro persino a suo tempo contestati per le loro ricerche e rilancio stesso del futurismo storico, operazione encomiabile che oggettivamente sarà sempre ricordata…


Va da sé, quasi sazi, del Centenario, siccome non han detto una parola sulla continuità futurista, complici della storicizzazione generale e d’archiviazione della casta culturale italiana tout court.


Unica eccezione, tra gli storici d’area, l’eterno Luigi Tallarico, non solo da sempre promotore della continuità futurista, ma curatore di un paio di eventi centenari live (coinvolgendo anche almeno uno degli ultimi futuristi, il pittore Antonio Fiore Ufagrà) e puntualmente, autore del volume Futurismo: la Continuità.


Invece, ad esempio: Giovanni Lista, che pure collaborò attivamente nel secondo novecento, storico di grande spessore sia ben chiaro, con il gruppo sopravvissuto all’inquisizione post seconda guerra mondiale, ovvero Enzo Benedetto e nei fatti- la rivista Futurismo Oggi, attiva fino al 1993, interfacciata persino con il Moma di New York e il Centre Pompidau…, ha nell’anno del centenario poco evidenziato se non il contrario tale continuità.

Oppure, lo stesso Bonito-Oliva, padre della transvanguardia, altra mente certamente elevata: nel più importante special telvisivo sul Futurismo, il Futuro del Futurismo, trasmesso da Rai Due (Palco e Retropalco del 19 2 , alla vigilia del 20, data ufficiale di fondazione dell’avanguardia di Marinetti), dedicato ai centenari più significativi, con scansioni rapide su tali eventi, era tra i critici intervenuti, con lo stesso Giovanni Lista oltre a Giordano Bruno Guerri (quest’ultimo rara eccezione perchè sempre attento e alla storia e al suo evolversi).

Ebbene sia Lista che Bonito Oliva evidentemente non hanno mai guardato la trasmissione mandata in onda. Visto che tra i centenari era evidenziato anche uno dei pochissimi eventi centenari non solo celebrativi ma a cura di futuristi contemporanei attivi. Vale a dire il centenario di Ferrara, a cura di Azione Futurista di un certo Graziano Cecchini Rosso Trevi e il futurista ferrarese Roberto Guerra (ex Futurismo Oggi!), con la presenza stessa tra gli altri dei transumanisti Riccardo Campa e Stefano Vaj, persino via video clip Antonio Fiore e lo stesso Valerio Zekkini.


Altri storici ben noti d’area non han- per così dire- parlato! E così via.

Va da sé, siccome la conoscenza aggiornata è almeno patrimonio acquisito anche per la storia dell’arte, quale metodo di credibilità e autorevolezza, metodo scientifico, o meno, la disinformazione italiana contemporanea sul Futurismo e la sua continuità, confuta in sé, piaccia o meno, la stessa critica futurista convenzionale.


Terminiamola! Se non altro, anche, ci si permetta un vezzo ultraoggettivo uno di noi (Guerra), ha edito diversi saggi in merito, fin dal 1989 (!), lunghi o brevi, proprio anche su Futurismo Oggi, oltre ai volumi Marinetti e il Duemila e l’Immaginario Futurista del 2000, il primo appunto ristampato nel 2009 dai transumanisti. Quindi anche Guerra appartiene alla casta culturale di storici e critici d’arte (come virus ovvio!).


AZIONE FUTURISTA NEOFUTURISTI DINANIMISMO FERRARA ROMA AQUARA (SALERNO)


Roby Guerra

Graziano Cecchini

Zairo Ferrante

Maurizio Ganzaroli

STORIA DEL DINANIMISMO Parte Prima

 

DINANIMISMO: LA POESIA DIRETTAMENTE DAL FUTURO POST-2012

Confessione

di

Zairo Ferrante (Parte Prima)

Dopo l’ufficializzazione neofuturista, dopo l’inaspettato consenso riscosso dal DinAnimismo e tenendo conto sia della situazione politica mondiale che si sta delineando all’orizzonte sia delle recenti storie o credenze sul 2012, J.Titor e la possibile fine del mondo; ho deciso di raccontare, a tutti coloro che vogliono sapere, una storia.

Ecco che vi chiedo solo di ascoltare:

Tutto ebbe inizio il 13 settembre 2001, a quel tempo vivevo ancora ad Aquara (paese in provincia di Salerno) e frequentavo assiduamente la piccola biblioteca comunale, che oltre ad avere un discreto numero di libri rappresentava anche un luogo di ritrovo per la mia generazione.

Di solito ci ritrovavamo lì per parlare o giocare ai classici giochi da tavolo che ognuno di noi aveva donato alla comunità!

Ebbene, proprio quella sera ero rimasto solo e non sapendo come ammazzare il tristo tempo di fine estate mi recai verso lo stabile comunale fumando la mia solita sigaretta “di compagnia”.

Rimasi stranito nel trovare la porta della biblioteca spalancata.

Poi pensando che qualche mio solitario compagno avesse avuto la mia stessa idea vi entrai senza più pensarci!

Ma presto mi dovetti ricredere, come al solito i miei pensieri erano andati nella direzione sbagliata, qualcuno stava trafugando dei libri dagli scaffali e nonostante quel qualcuno mi avesse ben notato, continuò a gettare velocemente i libri in un grosso sacco di canapa non curandosi della mia presenza.

Poi si voltò, sorrise e mi disse: “Piacere Mariern”.

Capite il mio stupore nel vedere un uomo sconosciuto che con immensa disinvoltura mi rubava i libri da sotto al naso e come se non bastasse con altrettanta disinvoltura si presentava anche!

Infatti restai per un attimo senza parlare, poi velocemente mi avvicinai e con un piede lo scaraventai a terra (La mia azione venne anche facilitata dal suo perdere l’equilibrio visto che, per prendere i libri dal ripiano più basso, stava flesso sulle gambe) e lui dopo essersi adagiato e ben sistemato sul pavimento alzò lo sguardo e sorridendo mi disse: “un minuto, chiudo il sacco e ti spiego tutto, non è come sembra!”.

Era un uomo sui trent’anni, di statura media, capelli neri e molto scuro di carnagione, la prima cosa che notai furono i suoi baffi neri molto simili a quelli del cantante dei Queen, poi subito dopo a distogliere la mia attenzione da i suoi baffi e dal suo giaccone simil-militare furono i suoi occhi lucidi, carichi di lacrime che riflettevano il giallo della sclera quasi coprendo il nocciola dell’iride.

Mi persi letteralmente nel suo sguardo, tanto che lui ebbe tutto il tempo per rialzarsi, per chiudere il sacco e per avvicinarsi a me e mettendo la sua mano sotto il mio braccio mi disse: “Mariern il mio nome è Mariern soldato 271812, vengo dall’anno 2036 insieme al soldato Jo’ Titor, il mio compito è quello di riportare nel futuro la testimonianze della civiltà dei nostri padri andata perduta in seguito al primo conflitto post-nucleare iniziato il 14 aprile 2012 e terminato il 21 aprile dello stesso anno.”

Credetemi a quel punto davvero non sapevo più cosa dire, mi sembrava di vivere in un sogno ed allora con voce bassa, quasi più della sua, gli dissi: “puoi spiegarti meglio e lui,sorridendo, a me: “Certo, tutto è iniziato nel 2009 quando in seguito al riarmo della Russia volto ad ostacolare lo scudo Americano tutto il mondo è impazzito, tutti gli stati compreso quelli fino ad allora neutrali hanno iniziato una folle corsa al riarmo, in tre anni l’intero pianeta è diventato una polveriera pronta ad esplodere e la catastrofe è scoppiata proprio il 14 aprile del 2012 quando è stata usata l’arma più distruttiva che l’uomo avesse mai potuto creare, le sue onde elettromagnetiche hanno in un attimo azzerato millenni di sviluppo, riducendo l’intera umanità alla stregua dei suoi primitivi antenati. Il 21 aprile dello stesso anno i capi del mondo dopo un congresso tenutosi nell’ormai inesistente New York, rendendosi conto della grave situazione a cui si era giunti, dichiararono la fine della guerra ed inaugurarono il cosiddetto “millennio della pace”.

Però ormai tutto era stato perso, l’unico conforto della civiltà era il ricordo dei sopravvissuti; ecco che dopo 24 anni di ricostruzioni io e Jo’ siamo stati mandati qui per riportare le testimonianze dello sviluppo della civiltà dei nostri padri. A me sono toccati i libri, a lui i vecchi pc.

Non avevo capito nulla, ma le sue parole mi avevano quasi ipnotizzato ed il mio stato “catatonico” fu interrotto solo dal suo sussurrarmi all’orecchio: “E’ tutto più chiaro adesso? Ad ogni modo spero di rincontrarti per spiegarti meglio, scusami ma devo”.

Avvertii un forte colpo al viso ed ebbi la sensazione di una luce al neon che si spegnesse, mi risvegliai dopo cinque minuti con il volto pieno di sangue ed il mio naso ulteriormente rotto. Avevo un grande mal di testa e nella mia mente esisteva una parola nuova sussurrata dalla voce di quello sconosciuto quasi come se l’avesse ripetuta più volte mentre ero a terra senza conoscenza, la parola era “DinAnimismo” e dopo qualche ora ad essa seguì la nuova idea di un movimento Poetico che riscoprisse ed esaltasse la poesia quale sostegno per l’uomo nuovo del futuro prossimo…

…Il resto probabilmente ve lo racconterò più avanti!!!


ZF http://zairoferrante.xoom.it/

DINANIMISMO ED INDIVIDUALITA’ di Barbara Cannetti

 

 

Alcune considerazioni sul DinAnimismo di Barbara Cannetti.

Zairo Ferrante ha scelto due termini ricchi di suggestioni: anima e dinamismo. Dalla loro fusione, è nato un lemma accattivante – ossia ‘DinAnimismo’ – con cui lo scrittore non desidera individuare un nuovo movimento letterario, né focalizzare, più in particolare, una corrente poetica.

Leggendo l’ e-book che Ferrante dedica al DinAnimismo, si scopre che, in realtà, si tratta di una sorta di dichiarazione d’intenti o, meglio ancora, di una espressione d’amore per tutto quel che è poesia, arte, sentimento.

Gli esseri umani, infatti, non possono esimersi dal provare sensazioni ed emozioni durante il corso della loro vita. La sfera emotiva non può, però, essere affidata alla mera razionalità; ecco quindi l’importanza di affidarsi alla creatività artistica, per veicolare sentimenti e turbamenti.

In questo campo diviene, a mio avviso, estremamente riduttivo parlare di definizioni, anche se la tendenza dell’uomo è, da sempre, quella di catalogare, classificare, delineare e quindi affidare un significato razionale ad ogni singolo aspetto della società, della vita e del mondo stesso e, di conseguenza, anche ad ogni modalità espressiva.

Ragionando per compartimenti stagni, però, è facile che si creino delle gabbie socio – culturali complesse e difficili da valicare. Se alcune di queste limitazioni alla libertà individuale sono necessarie per regolare le relazioni umane e la vita sociale, altre appaiono del tutto inutili o arbitrarie. Ricordiamo, ad esempio, le restrizioni causate da più elementi eterogenei, come la necessità di sentirsi accettati e diventare parte integrante di un gruppo. Si può trattare, di volta in volta, del nucleo familiare, di una cerchia di amici, dei colleghi di lavoro…

Questo è un campo molto complesso, in cui gli aspetti normativi si confrontano e si coordinano con quelli economici, relazionali, sociali ed in cui l’individualità del singolo è diventata meno forte, fino ad arrivare, in alcuni casi limite, a soccombere. Siamo, infatti, diventati sempre meno bravi a parlare di noi stessi e sempre più bravi a confonderci col gruppo. L’individualità è però molto importante perché ci ha permesso e continua a permetterci di vedere noi stessi sia come singoli, sia in rapporto agli altri.

La poesia – da sempre – ha un ruolo importantissimo nell’analisi dei sentimenti umani e nell’indagine interiore, perchè è in grado di assumere in sé una valenza multipla. È una pluralità espressiva che si somma alle classiche categorie di opposti, in apparenza più rigide ma che in realtà si declinano – a loro volta – in infinite dicotomie o, per usare una immagine di Ferrante stesso, “un ponte” tra dentro e fuori, tra luce e buio, tra soggetto ed oggetto, tra singolo e gruppo…

La necessità di costruire un ponte tra rive opposte, si ritrova in ogni azione umana, perché se l’uomo è anche anima, nessuno può restare isolato, tagliato fuori dalla propria sfera soggettiva. Da qui nasce l’importanza del dialogo che ciascun individuo sa intavolare con se stesso ed con il proprio cuore.

Quella di esprimere i propri sentimenti è una necessità che il mondo moderno sembra aver dimenticato. Se ci si guarda attorno con attenzione, però, è una pratica molto più sviluppata di quanto si creda. Ha solo cambiato forma e luogo poiché si realizza sempre più spesso attraverso siti internet e blog personali.

Queste moderne forme di diario, più o meno delineate – rappresentano degli importanti tentativi di esprimere sentimenti e valori. Se un tempo il diario e la poesia erano prevalentemente questioni private, ora – in epoca di reality show e di globalizzazione – coloro che sentono la necessità di parlare di sentimenti, lo fanno in modo diverso, utilizzando anche le nuove tecnologie che, in teoria, ne rendono più semplice la diffusione.

Ha perciò ragione, a mio avviso, Ferrante quando afferma che non è assolutamente vero che la poesia non è un discorso per pochi eletti, elite di cultura superiore. Il problema maggiore, sta piuttosto in quella mancanza di ascolto che oggi sembra diventare sempre più forte e diffusa.

L’incomunicabilità e la mancanza di ascolto, non riguarda solo le terze persone, dato che gli uomini tendono ad ascoltarsi sempre meno (soprattutto in termini di tempo). Tutto questo si declina in un disinteresse per la lettura in generale e per la poesia – da sempre, come detto, espressione dell’umanità e dei sentimenti – in particolare.

Ed ecco che Ferrante ci propone, come terapia, proprio una maggiore diffusione della poesia: ogni individuo dovrebbe iniziare o riprendere non solo a leggere, ma anche a scrivere versi, perché il testo poetico, pur non essendo una panacea, ha potenzialità immense.

Alle carenze divulgative della poesia concorrono però, inevitabilmente, anche le scelte economiche ed editoriali delle case editrici e delle librerie, nonché l’educazione ricevuta. Spesso la ricerca di una silloge non risulta facile, a meno che non si tratti di testi ed opere dei grandi poeti classici.

La scarsa diffusione ha fatto sì che si diffondesse la convinzione che le raccolte liriche sono destinate a pochi. Utilizzando una terminologia commerciale, si è affermato che si tratta di un prodotto di nicchia.

Ma le poesie, oltre alla sfera dei sentimenti, possono toccare infinite tematiche ed attraversare più problemi sociali e, quindi – almeno da un punto di vista teorico – non conoscono limiti. Si trovano, ad esempio, splendide liriche che parlano di politica, di guerra, di dittatura, di cultura…

In una parola, i poeti si occupano anche della società in cui vivono…

Il tema della globalizzazione è, tra questi, sempre più importante, poiché diventa metafora di quella perdita di cultura che si crea ogni volta che si perde di vista la propria realtà locale ed individuale. La poesia dialettale, in particolare, nasce proprio per rievocare e mantenere vive le radici di un luogo, di un paese, di una comunità. I registri linguistici, ovviamente, variano in base a molti aspetti, tra i quali c’è anche il tipo di messaggio poetico che si vuole veicolare. La poesia religiosa, ad esempio, è diversa da quella di denuncia. La prima è, molto spesso, più dolce e musicale, mentre la seconda risulta più forte sia nel timbro che nelle immagini evocate.

In molti testi poetici, indipendentemente dal tema principale trattato, si ritrova il tormento dell’essere umano che è sempre alla ricerca di qualcosa e che mai è realmente soddisfatto di sé o di quel che lo circonda. La poesia, proprio perché mette a nudo le anime, porta a galla questo variegato mondo di sensazioni, immagini, odori e colori. Per questo il poeta, veicolando i propri messaggi, permette alle opere poetiche di diventare tessuto connettivo dello spirito e del cuore. Non dimentichiamoci che la poesia si ritrova anche nelle canzoni, nella prosa lirica, nei diari personali, nelle lettere…

Nella poesia che Ferrante sogna e desidera diffondere, l’aspetto formale – pur essendo importante – deve rimanere secondario rispetto alla capacità dei testi di veicolare messaggi, perché tutto possa rimanere sempre e comunque riconducibile all’anima degli uomini ed all’aspetto intimo delle cose.

Solo gettando le proprie maschere, l’uomo può ascoltare la propria anima e può, di conseguenza, evitare di inaridirsi, alienarsi, ripiegarsi su se stesso, come avviene se si continua sulla strada del non ascolto.

Per Ferrante, il DinAnimismo è un movimento etereo. Ciò mi ha colpito perché, in qualche modo, questa affermazione ricorda che l’uomo, proprio come necessita di aria per vivere, ha bisogno della propria interiorità per capire e capirsi.

Lo scrittore ci ricorda anche che la vita stessa è poesia. Spetta a ciascuno di noi capire e rendere visibile tutto questo. Il silenzio in questo senso diventa importantissimo, poiché permette di pensare o, meglio ancora, di sentire le sensazioni e quindi favorisce l’indagine interiore.

Tutto questo, ci dice Ferrante,è la voce dell’Anima, è istinto, è voglia di vivere, è uno dei pochi mezzi (insieme alla Musica ed alle Arti visive e figurative) che permette, a mio avviso, di dialogare in silenzio con noi stessi.”

Credo che tale messaggio sia molto importante. In un mondo che parla di inclusione, ma che ancora non riesce a valorizzare le capacità di tutti gli esseri umani c’è davvero bisogno di ritrovare forme espressive in grado di veicolare messaggi universali, affiancandoli alle impressioni individuali. Si sono perse le capacità degli oratori che raccontavano a memoria poesie, miti, leggende, aneddoti.

Ma la voglia di scrivere non deve perdersi perché ogni uomo ha in sé una innata capacità espressiva. Se la lingua dell’anima appartiene a tutti, allora tutti siamo potenzialmente poeti quindi fruitori consapevoli del messaggio poetico. Perché, scrive Ferrante, “l’importante è che sia Anima, l’importante è che si ascolti quest’Anima” per comprendersi e comprendere e per essere veramente consapevoli del presente, del passato e del futuro più prossimo.

Anche chi non condivide le idee di questo giovane scrittore, credo non possa non essere d’accordo con lui sulla necessità di rispettare e di lottare per la libertà delle proprie idee e dei propri valori, oltre che dei sentimenti.

Desidero chiudere queste considerazioni in pieno spirito dinanimista, ossia riprendendo una lirica di Marcos Ana:



La mia casa e il mio cuore
(sogno di libertà)

Se un giorno tornerò alla vita
la mia casa non avrà chiavi:
sempre aperta, come il mare,
il sole e l’aria.

Che entrino la notte e il giorno,
la pioggia azzurra, la sera,
il pane rosso dell’aurora;
la luna, mia dolce amante.

Che l’amicizia non trattenga
il passo sulla soglia,
né la rondine il volo,
né l’amore le labbra. Nessuno.

La mia casa e il mio cuore
mai chiusi: che passino
gli uccelli, gli amici,
e il sole e l’aria.

Storia del neofuturismo (1950-2009) di Roberto Guerra

Storia del neofuturismo (1950-2009) di Roberto Guerra

La cosiddetta storia del neofuturismo (cosiddetto anch’esso- come vedremo) in realtà, alla luce sia delle conoscenze storiche sia del centenario del 2009, dopo decenni di oblio spesso in malafede degli storici dell’arte oppure per disinformazione e assenza di .. download e aggiornamenti, in realtà altro non puo’ essere che la storia della continuità futurista, dopo Marinetti, dopo la scomparsa di Marinetti e la fine del Movimento “storico” del 1944 del secolo scorso.

Neo, post, trans o altri “neologismi” associati alla parola futurismo ….ha un mero valore relativo, per evidenziare, nell’arco dell’unica avanguardia capace, piaccia o meno, di riprodursi e quasi (con una metafora) clonarsi per un secolo intero, semplicemente certo divenire storico, necessariamente in progress e con variabili autonome ed originali, ma sempre innestate nella matrice del Futurismo storico di Marinetti e dei Manifesti fondatori.

Basti pensare, che persino “accademicamente, si è spesso parlato di secondo o anche terzo futurismo, persino di neofuturismo, anche per quel che riguarda il futurismo degli anni 20, 30, 40 sempre del Novecento.

Dati storici verificabili e documentabili, non soltanto in documenti on line, ma nell’editoria italiana e negli archivi di quotidiani e riviste, possiamo distinguere, fermo restando la premessa succitata, i seguenti neofuturismi….CONTINUA http://futurguerra.blogspot.com/2010/01/storia-del-neofuturismo-da-futurismo.html