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Lettera al Dinanimismo di Daniela Schiarini

FUTURISTI DEL FUTURO,

come la poesia diventa un tappeto volante…

 

340px-Vasnetsov_samoletEra il Gennaio del 2010 quando inizia col Dinanimismo il mio viaggio poetico nel web e da allora è stato un crescendo di emozioni in versi e prosa condivisa anche qui, con Zairo Ferrante.

Un anno fa la mia prima opera cartacea, “tr@ Schermo & Anim@”, oggi acquistabile in contrassegno tramite spedizione al prezzo di euro 15,70, richiedibile all’autrice.

Appassionata dei moti dell’anima, inizio il mio viaggio virtuale e inizio a raccontarlo e a raccontare il mondo di Facebook in chiave poetica, come finora non si è mai fatto.

Quanto lo schermo di un pc può imprigionare l’anima di chi è dall’altra parte?

Quanto, invece, può lo schermo favorire la liberazione dell’anima dalle sue prigioni, trasformando il mezzo meccanico in tela di pittore, sulla quale esprimere i propri colori?

Attraverso la storia d’amore e di amicizia tra un poeta e una poetessa che comunicano solo attraverso lo schermo del pc, io dimostro nella mia opera che l’anima è inarrestabile e capace di vivere forti passioni anche e solo attraverso la mera poesia.

E intanto che tra un verso e un capoverso in questo primo anno dalla pubblicazione, avvenuta nel Novembre del 2012, io presento il mio libro in diversi eventi artistici e intanto che la mia opera viene premiata col Premio alla Cultura in occasione del Festival del Cinema di Orta di Atella (Ce),

mi sovviene l’idea, certamente ispirata, di proporre un progetto gratuito alla Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli (Na).

Dalle prigioni del web alle prigioni vere: nasce OLTRE LE PRIGIONI DELL’ANIMA

( il mio progetto poetico approvato dal Tribunale di Napoli e considerato “di sostegno e recupero delle detenute”, per il quale ricevo un permesso di 12 mesi, tempo nel quale svolgere le mie attività creative chiaramente legate alla poesia).

La mia poesia nel carcere, come mezzo per offrire un nuovo orizzonte alle detenute affinché la loro anima potesse volare Oltre, affinché da ognuna (anche la più analfabeta) potesse nascere versi fatti anche di dolore, capaci però di condurre Oltre le prigioni materiali.

Il miracolo poetico c’è stato e verrà raccontato in un’opera alla quale sto lavorando, sperando questa volta di ricevere il sostegno di una valida casa editrice.

Oggi sono fermamente convinta che la poesia può anche all’Inferno donare un soffio di respiro e da lì nascere per colorare il buio delle celle dimenticate.

Nei prossimi mesi conto di realizzare un evento conclusivo nel teatro all’interno della Casa Circondariale, nel quale si darà elogio in musica e recita ai versi, scritti senza metrica se non quella del cuore dalle detenute che hanno partecipato al mio Laboratorio di Poesia.

Un breve assaggio inedito al mio caro Dinanimismo, che continua a seguire i miei passi discreti, timidi, nascosti perchè sia Arte e sia Amore…sempre.

 

Dal mio diario di bordo:

“Ormai siamo in tante, ormai decolliamo… Ormai anche chi non partecipa al corso di poesia mi conosce tramite i racconti delle “mie”, che tornano in cella leggiadre.

Mi accosto appena alle sbarre di una cella e una detenuta mi chiede: “Siete la poetessa?” e mi dice che sono meglio di una psicologa, perché “si vede dalla faccia che voi avete pazienza …e dolcezza! Appena mi tolgono l’isolamento, vengo. Qua quasi tutte ci pigliamo la terapia.”

Dopo 5 mesi di Laboratorio poetico è’ iniziata la rivoluzione, ma non quella dei cucchiai contro le sbarre, quella dell’anima… perchè ognuna di noi è una poesia, anche la “mia” piccola ex prostituta africana, che ringrazia Dio di essere ancora viva.

………….

Chiudo con un frammento di una lettera ricevuta oggi, 11 Novembre 2013:

“…Sei la persona che mi ha fatto conoscere che ognuno di noi ha un’anima e un cuore che può dare tanto agli altri.

Ti scrivo perché tu mi dimostri forza e coraggio e hai una pazienza non indifferente. Ti ammiro quando mi dici non mollare perché la speranza e l’anima è l’ultima a morire!

Ti voglio bene,

dalla tua M……”

Non smettiamo di credere che andare Oltre è possibile, che liberare la nostra anima è possibile, che le prigioni spesso sono illusorie e che la Poesia può condurci ovunque noi desideriamo.

Con affetto non virtuale,

Daniela Schiarini: danyschyibero.it

**Foto postata dalla Redazione del blog e liberamente tratta da:http://it.wikipedia.org/wiki/Tappeto_volante

 

Girolamo Melis scrive all’Uomo -Papa-…

Il voto di Castità. 
Il vuoto di Carità.  

(9 settembre 2012)

Da quanto tempo desidero parlarti, Maestro, dell’abbrutimento della “Castità”! A te, non ad altri. Dal fondo della mia incompetenza dottrinaria e dal dubbio della mia felice condizione giudaico-cristiana. A te come Papa Cristiano, Benedetto XVI. A te come Sapiente, Joseph Ratzinger. A te per l’antica Sapienza e per la moderna benedizione ricevuta dagli ultimi Maestri, Martin Heidegger e Romano Guardini su tutti. 
Ti voglio parlare della Castità. Del suo senso “mitico” e della sua insensatezza odierna. No, del suo senso mitico avrei da dire solo ciò che entrambi sappiamo, e che ai lettori parrebbe soltanto un vuoto e dotto esercizio di cultura storica. Ti parlo invece dell’insensatezza della Castità oggi: o meglio, della sua devastante ossessione. Della sua irreparabile vanificazione nel Sacerdozio. Castità è sacrificio. Sacrificio della Carne? Sacrificio della mondità? O “manifesto storico” contro la storia e il tempo degli Uomini, erèttisi contro l’Assoluto? Dunque una misura centrale del “relativismo”? Dunque una forma biblica del rigetto dei falsi Idoli? Sacrificio della Carne? Ma non è forse vero che la “carne” è Corpo Sacro? Non è forse nel Corpus Jesus che avviene lo scambio tra Dio e l’Uomo? 
Dove voglio arrivare? Come posso non perdermi nella demenziale dialettica? Voglio arrivare a Cristo. Al suo sconvolgente messaggio agli Apostoli. E siccome sto parlando a Te, Fratello Joseph, devo moderarmi nello sproloquio. Che cosa ha chiesto Cristo agli Apostoli? Ha chiesto “castità” o Dono? Ha chiesto loro di predicare la punizione della Carne o di rivoluzionare la Vita del Mondo donando la Fede, la Carità, la Speranza? Sappiamo entrambi che in duemila anni gli uomini hanno messo in bocca a Gesù Cristo tutte le parole e le intenzioni che a loro facevano e fanno più comodo. Ma quando noi pensiamo “Gesù Cristo” non confondiamo il Gesù che mena calci ai banchi del mercato col Gesù che abbraccia il malato, il reietto. Non li confondiamo poiché è la stessa Persona. Ma noi non potremo mai mettere in bocca a Gesù le Parole, l’Esortazione, l’Ordine di reprimere – nel Giovanni, nel Luca, nel Matteo di questo modesto avvìo del Terzo Millennio – la propria Carne, concentrando il loro intero Corpo nell’ossessionante autonegazione del non vedere miliardi di immagini e offerte di carni e corpi nudi esposti nella macelleria dei media, del non ascoltare miliardi di messaggi orientati a consumare, ad essere consumati dal linguaggio delle carni, dell’immaginario della sessualità e della sua stessa ridicolizzazione nella pornologìa, nella pornografìa. 
Ricordi, Fratello Joseph, le parole con le quali il grande Maestro Heidegger risponde all’illusione di Junger? “Sulla linea”, risponde, non… “oltre la linea”. Siamo sulla linea. Siamo nel mondo. Siamo nel Dasein. Che facciamo? Interroghiamoci, è meglio. Ma come può il misero giovane, vecchio, adulto Sacerdote, interrogare il mondo? Se gli Uomini, separati dal Linguaggio del “Sein”, sono cementificati dalle loro stesse macchinazioni? Che facciamo? Diciamo al Sacerdote: “Cristo ti ordina di sacrificarti”? O gli diciamo: “Cristo ti ama. Perciò ti dona il privilegio di fare doni”? L’ho scritto – con l’impudenza del Fratello – nel titolo di questa Lettera: “Voto di Castità”. “Vuoto di Carità”. E tu sai bene, sì, molto più profondamente e dolorosamente di me, che cosa vuol dire questo slogan, seppure intraducibile nella tua Lingua Tedesca. Può un Corpo obeso di mondo e serrato nella propria prigione, aprire le porte al Fratello? Al passante? Allo sconosciuto? Al nemico? All’indifferente? Sacrificare la carne non vuol dire forse erigere templi e altari all’Idolo ossessionante del mondo post-moderno: il Consumo?! Come può il povero Parroco liberarsi della propria condizione di povero Uomo, se il suo diurno e notturno pensare – oh, di più!, sentire, percepire, assaporare, appetire – è drammaticamente ossessionato dalla Condanna? E come può – sotto la minaccia della Condanna – aprire la porta di casa, anzi: non chiuderla mai, aprire il cuore, tenere felicemente desta la sua apostolica missione in pulsione di Carità!? 
 Obeso di Carne com’è.

**Foto e scritto liberamente tratti dal journal dell’Amico del Dinanimismo Girolamo Melis: http://girolamo.melis.it/2013/02/fratello-joseph-ti-scrissi-questa.html

Il dinanimismo sostenie Giovanna Mulas che…aspetta anche Te!!!

stop.jpg*Nel giro di poche settimane il seguente Manifesto ha superato, tra adesioni raccolte tramite social networks e ‘Giovanna Mulas, il Blog ufficiale’, le 1500 firme.
Il Manifesto verra’ inviato alla Presidenza della Repubblica nonche’ riportato nelle redazioni di competenza culturale nazionale ed internaz., come forma di protesta Non Violenta ma forte, costante.
Attendiamo anche la Tua adesione.

MANIFESTO PER LA DIGNITA’ DEI LAVORATORI

di Giovanna Mulas

Affinché l’ autentico intellettualismo etico, cultore di un moderno valore umanistico secondo cui l’agire morale è possibile soltanto in quanto si conosca e si razionalizzi il bene mediante l’intelletto; tramite il presente Manifesto di Resistenza della Cultura Per la Vita vada a testimoniare sostegno coerente, costante al fianco dei minatori, dei cassaintegrati, di Uomini e Donne in resistenza,
Cittadini provati nella loro dignità e privati della stessa, in un’Italia da allarme sociale dove undici milioni di persone vivono in vergognosa povertà. Una nazione che nel 2013, secondo la Banca d’Italia, supererà l’ undici per cento del tasso di disoccupazione stroncando, per lo più, l‘avvenire produttivo di giovani e donne. Un’ Italia dove cultura ed arte muoiono in silenzio, dove affonda la stessa identità. E mentre l’ indigenza mette in ginocchio una popolazione stordita, impreparata al peggio, nell’assenza di un’informazione libera da condizionamenti, Governo e partiti proseguono scandalosi, coesi, nel non privarsi di antichi privilegi, nel sostenere quella politica bancaria perversa, già scritta: ai poveri si aggiungono e si aggiungeranno nuovi poveri, i ricchi si fanno più ricchi ché le possibilità di guidare, governare dal politico, culturale e territoriale, rappresentano porta aperta per quelle istituzioni-Stato che vivono nella e della corruzione. E’
necessario pensare a modelli diversi di società rispetto a quella attuale, nemica dell’Uomo: partorisce guerre, individualismo, egoismo. Non è accettabile che, ad oggi, multinazionali e pochi paesi prevarichino sull’Umanità, tentando di conquistare l’egemonia sul mondo. L’Umanità deve e può lottare per cambiare la situazione sociale
ed ecologica del pianeta. La realtà stessa, la prevaricazione fisiologica e storica del potere, il dominio sul più debole hanno trasportato il popolo nelle vie della risposta spesso violenta, non sempre voluta. L’asfissiante situazione attuale deriva da una formattazione decennale inconscia sfociata in una generale tolleranza, nella rassegnazione, nel fatalismo acritico.
Da un modo perverso di esercitare proibizioni nell’essere umano, dal persuaderlo affinché durante tutta le sua vita non vada a rompere –e neppure ci pensi- gli schemi prestabiliti, imposti. Dalla mancanza di un’informazione libera dai condizionamenti dei singoli gruppi di potere.
La vittimizzazione di un popolo si costruisce col tempo e la storia.
E’ una cipolla coi suoi strati: il primo è rappresentato dall’impedire un lavoro e di conseguenza il cibo, quindi la dignità, fino ad arrivare al nucleo della cipolla: l’annullamento dell’uomo in quanto tale, la sua distruzione. TU SEI se consumi, in caso contrario lasci
di funzionare per il sistema. Se non consumi non esisti, o meglio: il sistema fa si che tu senta di non esistere. In base a questi crismi è inutile vivere senza esistere o almeno, esistere secondo il concetto imposto di esistenza. In Italia e nel mondo, oggi, ogni singolo è chiamato sul ring da personaggio, a ricostruire, modellare, migliorarsi e migliorare. E’ in questo contesto che urge la necessità
del ritorno alle piazze simbolo del risorgimento del popolo, il Popolo Mondo. Piazze che mai hanno smesso di appartenere al popolo se non quando il popolo stesso le ha dimenticate, distratto dal nichilismo, da tutto ciò che comporta l’imperialismo. Un cambio radicale è possibile con l’arte quindi la cultura, per una società dove la
Comunità sarà protagonista per un cambio nella coscienza sociale, per la rottura delle catene dei dogma. Non potremo e non dovremo dare riposo alla nostra coscienza, alla nostra intelligenza fino a quando sapremo un solo uomo nel sopruso, nel degrado iniquo e non voluto.Un
cambiamento è possibile; c’è da camminare e costruire un’
autocoscienza necessaria alla critica costante sulla e della realtà, che tenda la mano ai movimenti sociali in opposizione alla guerra, l’ingiustizia, alla disuguaglianza sociale. Fragile uomo che solo una goccia d’acqua basta ad ucciderlo…l’unica sua dignità sta nel pensiero, nella conoscenza, nel diritto di Essere.
Solo una ragione naturalmente libera, e vera, non è soggetta a nulla ché al Nulla è superiore: Qui, ora, un Manifesto di Resistenza per la
Cultura della Vita.
Il nostro Basta! per gli operai, i cassaintegrati e le loro famiglie, per i nostri figli, per i cervelli in fuga, per il domani: insieme è necessario, insieme è Futuro.
Abbiamo bisogno anche di Te.

Firma e fai firmare l’adesione al Manifesto ( nome, cognome, città di
provenienza, professione )
invia i tuoi dati a: mulasgiovanna@ymail.com
Ti aspettiamo.

*Comunicato ricevuto direttamente da Giovanna Mulas per Ufficio stampa Isola Nera

(seguono le Firme)

Info aggiornate su: http://giovannamulas.baab.it/ , il Blog
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