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“Fortissimo”: Matteo Bianchi con Minerva Edizioni.

FORTISSIMO 

di Matteo Bianchi (Minerva ed. 2019)

Nota di lettura di Zairo Ferrante

31ditgajQ6L._SX325_BO1,204,203,200_“Fortissimo” l’ultima raccolta di poesie di Matteo Bianchi, pubblicata da “Minerva Edizioni” nella collana  “Cleide”.

Partiamo dall’involucro.

Un libro elegante, con una copertina ruvida che rende bene l’idea dell’oggetto che abbiamo tra le mani. Un libro di poesie, che non può e non deve essere né arrogante né sgargiante.

La poesia non urla ma sussurra… e questo, evidentemente, l’han capito benissimo sia l’editore Roberto Mugavero sia i curatori di questa innovativa collana under 40, ossia la poetessa Cinzia Demi e il maestro e poeta Giancarlo Pontiggia.

In questa silloge, il poeta Matteo Bianchi, ci parla d’amore.

Un amore sofferto che, nella prima parte del volume, viene narrato sotto forma di “diario”, dove l’autore tenta di metabolizzare una sorta di sconfitta amorosa;  una perdita, un distacco, una distanza, in grado di generare molteplici sentimenti che oscillano tra il ripensamento e la rabbia.

Sentimenti che difficilmente possono essere “ingabbiati” in un verso e forse, proprio per questo, nella prima parte del volume, l’autore si avvale di una sorta di prosa poetica, che meglio riesce a contenere ed inglobare la miriade di “pensieri” che si vogliono allontanare da sé.

Un canto liberatorio che non perde mai  di vista il suo fine ultimo, ossia seminare il dubbio e l’interrogativo per costringerci a riflettere. 

Nella seconda parte del libro dal titolo “Mezzo piano”, invece, ritroviamo il Matteo Bianchi che tutti noi (ri-)conosciamo; un poeta che è in grado di giocare con la parola e con i suoi significati, costruendo versi precisi e puntuali che danzano come note sul pentagramma e ci di donano emozioni e spunti di riflessione mai banali. 

«Nelle serate sotto quel balcone

temevo i tuoi occhi oltre la luna

aprire la strada ai bravi;

l’incontravo e più non sapevo

dove si sarebbero calati».

(Dentro le parole della Storia).

«Oggi, a distanza di un sorso mortale

sapessi di averti qui accanto,

accetterei di sognare il nero,

pur di guardarti dormire ogni tanto».

Romeo durava nel sonno,

ma la morte non fu vana.

“Fortissimo”, un titolo che omaggia l’immenso Camillo Sbarbaro, per un’opera da leggere in silenzio per ritrovare sé stessi e il tempo andato.

Zairo Ferrante http://www.italian-poetry.org/zairo-ferrante/

Matteo BianchiMatteo Bianchi è nato nel 1987 a Ferrara, dove vive. Ha pubblicato le raccolte: Poesie in bicicletta (Este Edition, 2007, Premio Lascito Niccolini), Fischi di merlo (Edizioni del Leone, 2011, con una nota di Mario Specchio, Premio Rabelais, Premio Turoldo, Premio Oubliette), L’amore è qualcos’altro (Empirìa, 2013, a quattro mani con Alessio Casalicchio, note di Roberto Pazzi e Giancarlo Pontiggia), La metà del letto (Barbera, 2015, note di Anna Maria Carpi e Roberto Pazzi, Premio Metauro). Collabora con il quotidiano “la Nuova Ferrara”, “Gagarin. Orbite culturali”, “SITI – Unesco World Heritage Sites Journal”, “QuiLibri”, “L’immaginazione”, online con “Poesia 2.0” e “Alleo”, con Punto. Almanacco della Poesia Italiana (puntoacapo Editrice). Numerosi i suoi articoli apparsi sul portale Rai Letteratura. È presente in riviste e antologie, tra le quali In questo margine di valige estranee e Quel poco che sappiamo (Giulio Perrone, 2011) e L’evoluzione delle forme poetiche. La migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio 1990-2012 (Kairós, 2013). Cura In gransegreto, rassegna annuale di poesia contemporanea a Ferrara e nel 2009 ha fondato l’Associazione Culturale “Gruppo del Tasso” (www.gruppodeltasso.it). È stato tradotto in francese da Antoine Isenbrandt-Pitton sulla “Revue Verso” di Lucenay (n. 153, 2013), e in inglese da Christopher Channing su “Pelagos Letteratura”…. da:http://www.italian-poetry.org/matteo-bianchi/

*Per il libro: https://www.amazon.it/Fortissimo-Matteo-Bianchi/dp/8833241580

“Soglie II” la nuova raccolta poetica di AA.VV. a cura di Ivan Pozzoni – con all’interno anche dei versi di Zairo Ferrante e un’interpretazione originale scritta dal Maestro Giancarlo Pontiggia –

 7106694“Soglie II” AA.VV. a cura di Ivan Pozzoni – con all’interno interpretazione scritta dal Poeta Giancarlo Pontiggia – ( Editore: Limina Mentis – 2016  – ISBN 978- 88-99433-21-5. )

“Cosa occorre per fare poesia? Quali eventi determinano i nostri pensieri più intimi, decidono per un sì o per un no, indicano la strada che dovevamo intraprendere, oscurando tutte le altre? Non sbaglieremmo a dire: la nostra esperienza di vita; la qualità delle nostre letture, e dunque l’intensità e la memorabilità con cui hanno saputo imprimersi in noi; il sapere tecnico, così fondamentale per incanalare in una forma compiuta e appropriata il nostro sentimento poetico, e dunque quella disciplina formale che è sempre – al suo meglio – un rispecchiamento del nostro mondo interiore, di quell’ordine morale che è a sua volta un ordine del pensiero. Ma se volessimo penetrare più a fondo, restituire non dico la vastità delle sensazioni, delle immagini, delle emozioni che hanno determinato i nostri versi, ma almeno sentirne l’odore, allora dovremmo spingerci oltre, incamminarci a ritroso lungo i sentieri che conducono alla nostra percezione originaria delle cose, a quell’immaginare primo cui continuiamo a ubbidire come a una verità fondante.” (G. Pontiggia) http://www.lafeltrinelli.it/libri/soglie-vol-2/9788899433215

Nov 21, 2015 - NOTIZIE SU E DAL DINANIMISMO, RECENSIONI DEL DINANIMISMO, VETRINA D'ARTE DINANIMISTA    Commenti disabilitati su La poesia di Giancarlo Pontiggia: Un esempio di coerenza e di continua ricerca dell’essenziale.

La poesia di Giancarlo Pontiggia: Un esempio di coerenza e di continua ricerca dell’essenziale.

copDi seguito riportiamo alcuni versi ( tratti dal web ) del Prof. Giancarlo Pontiggia, una tra le “voci poetiche” più autorevoli del secondo novecento italiano. Parole che non cedono mai il passo al pessimismo, al lamento e all’autocommiserazione.

Una poesia limpida che accompagna  lettore tra i sentieri della propria anima. Un invito a godere dell’istante, dell’attimo irripetibile in grado di piegare e segnare l’inevitabile scorrere del tempo. Tempo che deve essere speso e non sprecato. Vita che deve essere vissuta e non rimpianta.

Un esempio di coerenza e di continua ricerca dell’essenziale. Tutto questo, e non solo, vive e si moltiplica nella poesia del Giancarlo Pontiggia, il “Maestro nascosto”.

Zairo Ferrante

 

Nella polvere di un noto confine

 

Scrivi celato

fra i rametti del cuore; serba

doni umili, suoni

sussurranti come una preghiera; dì

quello che devi, custode

dei nomi e dei semi, nelle estati

che verranno

(e negli autunni piovosi, nelle ruggini

del tempo)

– resta

nella polvere di un noto

confine.

Al lettore

 

Viandante, che trai il tuo passo

per caso presso questo

margo appartato,

tra i fichi, i peschi, le ombre

odorose della grande estate

pensa che qui sovrastano,

ai confini di un campo assediato,

cieli più intensi e profondi

del tempo che infierisce con

orrendi oh non più presagi, ma

con fionde, con ferite, clangori

e lenti affioramenti

di miasmi e di occhi

infelici, lesi, tra soglie invase

che nessuno più onora

perché il tempo non è che la metà

brutale, paurosa dei pensieri

che sfiorano in questo mese

di agosto che avanza le nere

capitali del mondo colpito

dove anche tu, già ormai oltre

il cancello mortale dei miei versi,

appari tra la fine di un secolo scuro

e un altro ancora ignoto, troppo, per noi

viventi e non viventi

nel legno minaccioso delle stanze

quando ancora premono le forze

della vita che chiama, chiama

e dice: resta, non fuggire,

guarda!

 

Lascia un segno nel celeste pomeriggio

 

Lascia un segno nel celeste pomeriggio,

brucia un’altra volta, passa

ombra di terra salvata dal fuoco,

da una forza più lenta, scura e sacra.

Niente è più arduo di cio che appare

semplice, affondato in un ginocchio

che sanguina, o nella polvere di un viottolo

che si curva per sempre, verso

un altro confine, quando

un fumo indiano sale, nell’aria

spessa e odorosa, e già diviene potenza

di una nuvola sposa. Ma chi cammina

con passi solitari, tra ombre, nel soffio

remoto di fruscianti mattine, e trova

spighe di nomi, nubi, splendori

di una vita lontana, pensa

alle api silenziose, erranti in una

personale arcadia,

e già forza

i cancelli di un buio più estremo.

Nomi stordenti e felici

di un cuore ormai severo, siete

alle soglie immemori, sul primo gradino,

in un tempo fisso, nel punto imo.

 

*VERSI POSTATI DALLA REDAZIONE DEL BLOG E LIBERAMENTE TRATTIDA: http://www.italian-poetry.org/Pontiggia.htm

 

**BIOGRAFIA DI GIANCARLO PONTIGGIA: https://it.wikipedia.org/wiki/Giancarlo_Pontiggia

 

***IMMAGINE TRATTA DA: http://www.ibs.it/code/9788868570231/pontiggia-giancarlo/origini-poesie-1998.html