Archive from gennaio, 2011

VERSI DEL MAESTRO BEPPE COSTA

robertlenkiewicz_21.jpgDi seguito ripropongo una Poesia che mi è stata gentilmente regalata dal Poeta, Maestro e stimatissimo mio “Consolatore” Beppe Costa. La ripropongo con l’intento, tramite le parole e finchè il dinAnimismo avrà vita (…e non so, quindi, per quanto tempo e come), di proseguire la mia battaglia contro l’Indifferenza.

Indifferenza: pane con cui tutti noi, purtroppo, quotidianamente ci saziamo.

I versi che seguono nascono con  una dedica all’Intramontabile Alda Merini, ma qui, li ri-scrivo, aggiungendo una dedica ad un’Altra grande dell’Arte e della Poesia, Goliarda Sapienza, che , come Beppe Costa giustamente sottolinea avendoLa più e più volte difesa e sostenuta: “libri, convegni, associazioni ed è morta sola, per tre giorni nessuno se n’è accorto e senza i soldi per le sigarette. Ora edita in mezzo mondo”.

Zairo Ferrante

Elogio del corpo morto
…di Beppe Costa

ad Alda Merini

 

i poeti il cielo

lo vivono

gli altri

lo raggiungono

o tentano

dopo, se,

solo dopo

 

i poeti

non hanno amici

bisogna prima

concedere loro

il corpo

 

il loro corpo morto

così che poi possano cantarli

con pochi spiccioli

di tempo

e di denaro

 

i poeti

non hanno amici

si battono forte

per averne

almeno uno

ma è questa l’unica cosa

che non riescono a vedere

di tutto il resto sanno

o imparano

 

forse per questo

i poeti

non muoiono mai

e lasciano lì

il corpo

affinché

sia ammirato,

mostrato, lodato

 

il loro corpo morto

e le loro righe

che non muoiono mai

 

cercano di descrivere

a chi resta

quanto sia dura la vita

e tenera la morte

e che fatica immane

per conquistarla

**Quadro di Robert Lenkiewicz tratto da: http://100cosecosi.blogspot.com/2010/01/scoperto-il-patrimonio-segreto.html

Versi in lingua Sarda di Francesco Masia

168237_190404407643206_100000209438038_767934_2478882_s.jpg**”Versos pro s’ischidada” “Versi per il risveglio”

di Francesco Masia

Non bi ada peraulas o versos .. /Non ci sono parole o versi,
solamente sentimentos /
solo sentimenti.
Abbaidende! /
Guardando!
fiores pius bellos de ammirare /
fiori più belli, da ammirare,
fiores chi faeddana /
fiori che parlano
De calchi cosa chi ada a suzzedere. /di qualcosa che accadrà.

Chelzo arrivire a cras manzanu /Voglio solo arrivare all’alba
a cando sa lughe /a quando la luce
est pius’acculzu a domo mia /è più vicino alla mia casa.
e si ada a bidere chi appo iscrittu /Si vedrà che ho scritto
e tue tes’aere leggidu calchi cosa /e tu avrai letto qualcosa.

Sovente suzzedidi a mie! /Succede spesso a me!
e non isco si tue las legges /Non so se tu leggerai,
non isco si ti ana a toccare /non so se sentirai qualcosa.
Isco solu/ So soltanto!
Chi onzi notte mi auguro /Che ogni notte mi auguro,
chi siada cuntentu su tou ischidare./ felice il tuo risveglio.

Franco(Francesco) Masia madre Algherese e padre Ittirese, nasce nel 1954 in un piccolo centro della Sardegna, Tula in provincia di Sassari, dove attualmente risiede, sposato con Graziella.
Sin da ragazzo è appassionato di poesia e letteratura, dovette abbandonare presto gli studi per dedicarsi al lavoro attivo negli anni 70 per necessità contigenti.
IL secondogenito di un nucleo familiare composto da un fratello minore e 4 sorelle.
Da giovanissimo continua ad acculturarsi in privato frequentando con sacrificio vari corsi di specializzazione, intraprende ed è titolare di una piccola impresa edile (figlio d’arte), lavorando quasi sempre fuori dal paese, ed in particolare in Costa Smeralda.
La sua alta propensione all’ associazionismo lo porta nell’organizzazione imprenditoriale a ricoprire i massimi livelli dirigenziali:Presidente Provinciale,
dirigente Regionale e per 10 anni componente la direzione Nazionale.

Nel 2004 è colpito da ischemia acuta, gli viene riscontrata una cardiopatia, è costretto all’infermità,ed i medici ne consigliano il totale riposo.

Oggi con piglio si dedica più assiduamente a quanto, da piccolo abbandonato, mettendo a frutto tutte quelle sapienze ed esperienze: umane, sociali, lavorative, sindacali e associazionistiche vissute.

OPERE:

a) libro in lingua Sarda pubblicato nel 2007 composto da ottanta liriche edito dalla Magnum Edizioni dal titolo “Tribulias”.

b) libro in lingua Sarda pubblicato nel 2009 composto da 130 liriche edito dalla Cirronis Editore dal titolo “Istinchiddias e Buttios”.

c) Libro in lingua italiana dal titolo “Canti,Pianti e rimpianti” 32 pesie edito dalla Riflessione Edit. pubblicato nel 2010;

d) Romanzo-verità in lingua Italiana, pubblicato dalla Magnum Edizioni dal titolo “disFAIDAnte”.

e) In itinere pubblicazione del libro “Boghes a bentu”-“Voci al vento” 52 Poesie in lingua sarda con a fianco traduzione editerà la Riflessione Edit.

f) In itinere pubblicazione del libro “Duas limbas duos coros”-“Due lingue due cuori” 52 Poesie in lingua sarda con a fianco traduzione.

**Versi ricevuti dallo stesso autore

M.G. Farina e Mariella Nava spiegano Mariella Nava e la sua Poesia

nava4_html_696ce362.gifINTERVISTA A MARIELLA NAVA

della Filosofa MARIA GIOVANNA FARINA

Il dinanimismo, movimento-casa d’Arte e Poesia, di seguito ripropone l’intervista ad una Poetessa dei nostri giorni con l’intento di esaltare il bello, l’arte e l’Essere Donna.

ZF

“Anche nella nostra epoca, un po’ dimentica delle belle maniere, lei sa dare un modello di cultura ed eleganza. L’intervista mi ha dato la possibilità di conoscere qualcosa di più: dietro le parole che canta e che scrive anche per altri famosi interpreti c’è una donna che pensa, si interroga e scrive mettendo in atto quella ricerca che è tipica del procedimento filosofico. In ognuno di noi c’è un piccolo filosofo da nutrire, possiamo dire che lei sia riuscita a farlo crescere. Mariella senza ostentazione, ma con classe ed eleganza, mostra al mondo che il femminile, come categoria dell’essere ma anche come femminilità che a lei non manca di certo, è un aspetto da coltivare con pazienza e determinazione: per ricordare, non solo alle donne, quanto conti il contenuto. La parte femminile presente in ogni persona favorisce lo scrivere: banalmente la scrittura è femmina.

È quella capacità di trasferire i pensieri, le emozioni, i sogni….in scrittura

D. “Non facciamo quello che vogliamo e tuttavia siamo responsabili di quel che siamo (Sartre)” Questo è l’incipit della tua canzone Un treno (tratta da Dentro una rosa 2007). Che cosa è la libertà? Come dici nel testo “Siamo viaggiatori in eterno cammino”, è difficile prendere il treno giusto?

R. Quanta umanità si sarà interrogata su questo pensiero!….Cos’è la libertà? Dove comincia, dove finisce, dove la si serve, dove la si tradisce. Qual è l’esatta misura della stessa perché sia applicata senza contraddizioni del suo stesso essere. Io so che per me la libertà è onestà, è rispetto, è buon senso, è sapere che quello che sento io è uguale e identico a quello che sentono tutti gli altri e, se non è giusto che sia fatta a me qualsiasi cosa di negativo, devo fare di tutto, devo adoperarmi, perché non sia fatta a nessuno. E’ tolleranza, è vivere insieme in armonia con le regole di una natura meno istintiva e più razionale, perché dovrebbe essere questa, la nostra peculiarità: il poter controllare gli istinti con la ragione ed il pensiero.

Ogni forma di organizzazione cosiddetta sociale e civile, dovrebbe partire da questa riflessione. Solo la ragione può renderci saggi e non c’è libertà senza saggezza. Una volta si teneva agli anziani, erano loro i portatori di saggezza, non li si parcheggiava in attesa di morire nelle case di riposo, perché da loro si doveva imparare l’esperienza e la strada per essere migliori, più cauti, più pazienti. Adesso si spende parte della nostra vita a correre senza ascoltare prima, e senza consegnare niente a nessuno poi, e  la fine è essere rinchiusi, abbandonati lì,  senza insegnare quel che si è imparato a nostre spese. La vera decodifica, la vera lettura del senso di quel correre la si capisce troppo tardi. Una società che non rispetta ogni fase e tempo del nostro vivere, non è abbastanza matura per essere libera.

Ed è difficile che sappia individuare il treno che descrivo………per salirci e viaggiarci su

D. Che cosa rappresenta per te la scrittura?

R.  “La scrittura è un modo di parlare senza essere interrotti”, come diceva Renard.

Per me è anche un modo di entrare negli altri senza dover bussare. Se qualcuno ti ascolta ti ha già aperto la porta, se qualcuno si ferma o si sofferma a raccogliere il tuo scrivere, ti ha già fatto accomodare sul suo salotto. Sta già interloquendo con te. Ti sta già dando parte del suo tempo, della sua vita, si sta già fidando di te. Probabilmente si sta trovando nelle tue parole e si sta specchiando.

Scrivere è specchiare. Ecco. E’ far sentire qualcuno meno solo. Scrivere è incontrare. E poi scripta manent, dicevano i latini. Scrivere è per sempre. Resta. Scrivere è tramandare. Scrivere è il pensare di adesso, è il leggere di domani, forse anche il capire di dopodomani…”

CONTINUA SULLA RIVISTA: “L’Accento di Socrate”

Sito ufficiale dell’Artista: Mariella Nava

 

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