Archive from novembre, 2010

Collaborazione Francese

24149_105876812770076_100000432743504_149273_6784407_n.jpgIntrospection

di Laura Mucelli Klemm PROVVIDENZA 01-09-2010

Volonté
de vouloir
descendre
si profondément
dans les entrelacs
de l’âme
pour dénouer
les tensions
au point
qu’elle s’y perd
à essayer
de connecter
des chemins
égarés
Devoir
de mémoire
douloureux
à la recherche
du Moi
dévié
par les chutes
les obstacles
les terreurs
pour désosser
chaque amas
poussiéreux
de particules
terrestres
agglutinées
comme
des polluants
qui noircissent
l’authenticité
de l’Etre
Puis
après un chemin
à rebours
reconstruire
en partant
de l’essence
pour remonter
la pente
vers
un point
brillant
celui
du devenir
conscient
voulu
et rêvé
Finir
en poussière
d’étoile
et se répandre
en énergie
lumineuse
dans un ciel
éclairé
en expansion.

Introspezione

Volontà
di voler
scendere
in profondità
negli intrecci
dell’anima
per snodare
le tensioni
a tal punto
che si perde
cercando
di connettere
cammini
smarriti
Dovere
di memoria
doloroso
alla ricerca
dell’Io
deviato
dalle cadute
gli ostacoli
i terrori
per disossare
ogni cumulo
polveroso
di particelle
terrestri
agglutinate
come
infezioni
che anneriscono
l’autenticità
dell’Essere
Poi
dopo un cammino
all’indietro
ricostruire
partendo
dall’essenza
per risalire
la china
verso
un punto
lucente
quello
del divenire
cosciente
voluto
e sognato
Finire
in polvere
di stella
e spargersi
in energia
luminosa
in un cielo
illuminato
in espansione.

Laura Mucelli (in arte Provvidenza) è nata il 16 marzo 1964 a Behren-Lès-Forbach, città miniera situata a nord est della Francia, nella regione della Lorena confinante  con la Germania.
E’ figlia di emigrati italiani, padre Sardo (minatore) e mamma Abruzzese (casalinga). Nella realtà dove vive coesistono più di cinquanta nazionalità ed apprende, nella diversità, il rispetto delle altre culture ampliando, così, la sua visione del mondo. A diciotto anni supera l’esame di Maturità in Lettere e Filosofia ed inizia gli studi universitari nella città di Nancy specializzandosi in lingua e letteratura Italiana. Si laurea a ventuno anni. A ventidue anni diventa traduttrice ed interprete giurata presso il Tribunale di Prima Istanza di Sarreguemines, e lavora per il Ministero della Giustizia ma anche per gli emigrati a titolo privato. Inizia la sua carriera d’insegnante per ottenere, dopo pochi anni, l’incarico di Direttrice (attività che svolge tutt’ora). A quarant’anni diventa traduttrice ed interprete esperta presso la Corte d’Appello di Metz ed a quarantasei anni ottiene la medaglia d’argento in quanto traduttrice ed interprete presso la Camera dei Traduttori, di cui fa parte da 24 anni. Dal punto di vista artistico si dedica al canto, sia come corista che come solista, al ballo ed al teatro, lavorando per cinque anni con il regista Thiery Bourcier.

Tra i suoi autori preferiti si segnalano: Ungaretti, Buzzati,Pirandello,Verlaine,Rimbaud,Sartre,Prévert,Camus e Zola.

Scrive da sempre, ma solo da qualche tempo si è decisa a rendere pubblici i suoi scritti ricchi di metafore e di simboli. Sempre attenta ai disagi dell’uomo e della società, si definisce: “ un’anima umanista “in” uno spirito universale”.

**Versi e biografia segnalati direttamente dall’autrice

***Quadro: “grido” di Nicola Villano

Raccolta Versi Inediti di Roberto Guerra

ROBERTO GUERRA_0001.jpgIL CANTO DI HAL 9000 inediti  di FuturGuerra   

 

1-

l’electro aurora è scarica

come pila di ruggine

nanoparticelle in fuga

dal noioso cuore di Icaro

Noia velocità

unica al mondo

 

Come sempre i miei bip bip.

 

2.

Volare con ali di cera

è il peccato originale?

 

Micro chicchi di ghiaccio

minuti riflessi di buio

lacrime finalmente ibernate

dopo eclissi d’acqua invisibile

 

3

Oggi la paura fa 2010

dopo l’estasi del 2009

un bambino futurista ibernato

per un secondo luce Giocattolo vivo

 

Domani plastica baby rotta,

dopo i sassi virtuali ma reali

di un girotondo di vita

punto dalle zanzare tiranne

bruciacchiato da compagni di sogno

ladri di un risveglio del Futuro

 

 

4

Pupille aperte nelle cataratte dei fossili

estinti ma comandanti

le lacrime tatuate nella guancia

il sorriso da robot

miei amati transistor

prematura crisalide elettronica

 

 

6

Perduta la scommessa romantica nuova

per liberare il cuore e i battiti

dalla morte programmata?

 

La vittoria appena un raggio

un effimero blog

nell’antica Rete del Telaio

mai incantato?

 

Il grande ragno

oggi abbatte gli aerofanciulli

con proiettili di ghiaccio?

 

Ai futuristi la facile sentenza!

 

7.

E la fata

quale bacchetta

lancerà nel cielo

senza stelle

della poesia dei numeri

senza più matematica?

 

Cibernetica fredda

ma di calda plastica

o un saluto

terminale

…..

 

6

 

Tanti flashes oltre

il buco nero

dall’infanzia sempre intravisto

all’orizzonte

 

Quanti misssili e bombe bambini

ho sganciato

miniuomo e minieroe

di silicio sperimentale

nel laboratorio

della mia passeggiata terrestre?

 

Giocattoli sembravano

comunque spento il monitor militare

micro-ordigni da qualche elettrone e protone

registrati e nella Rete

da una Particella sposa succhiati e amati.

 

Ruoteranno persempre due microbagliori celesti.

 

7.

Ero un pupazzo di neve

mi trasformai per un fiocco di miracolo

in giovane robot

fatto di ghiaccio e cristallo

ma esperimento del cuore

 

Sarò pupazzo di neve

 

L’esperimento è finito!


 

 

8.

1 BIMBO DI NEVE

azzurro fiocco turchese nanotornado

nanotornado fiocco azzurro turchese

 

C’era una volta nel Futuro il Cielo!

 

Timido nanotornado

mai captato da nessun radar

 

Invisibile all’Impero dei Fanciulli

persino al profumo indovino delle Rose

 

Dal ghiaccio dell’Arcobaleno

a 18 mesi luce nella sublime Stanza del Computer

c’est moi

mon amour DNA

 

FUTURGRAFIA di Roberto Guerra futurista;nato nel xx secolo(1960-ITALIA-FERRARA-)manifesti-articoli-news-recensioni-rassegne-video dal 1980.Ha pubblicato raccolte poetiche saggi,fantascienza,poesia sonora,videopoesie.Su Guerra hanno scritto:Riccardo Campa,Graziano Cecchini,Sandro Battisti,Ugo Spezza,Enzo Benedetto,Marc Kober,Paolo Ruffilli, Riccardo Roversi,Marialivia Brunelli,Giuliana Berengan,Sergio Fortini,Lamberto Donegà,Roberto Pazzi, Francesco Grisi. E’ stato Coordinatore del LLF Laboratorio nazionale Letteratura Futurista per l’AIT – Associazione Italiana Transumanisti. E’ attivista di Azione Futurista (di Graziano Cecchini Rossotrevi). Guida per Controcultura Supereva. Cura la webzine Futurismo Space 2009, il blog Scienza e Futuro, l’editing on line Futurist Editions e il giornale blog Futurista L’Asino Rosso (con Graziano Cecchini).

Versi dalla Sardegna

Le_ravissement_de_Psyche.jpgDedicato all’Amore (il mio Amore)

di Roberta Murroni

Rocce e spine
scolpite sul corpo come brezza
di lieve e pungente profondità.
Stordiscimi col tuo ego,
la tua essenza m’è cara e sfuggevole:
volto coperto di sole e capelli unti di sale,
sei nell’anima e nel corpo,
orgasmico mutare di intenti e tragedia.

Roberta Murroni: laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università degli Studi di Milano, studentessa del corso di laurea specialistica in Lingue e culture per la comunicazione e cooperazione internazionale presso lo stesso ateneo, insegnante di lingue presso scuole private, ricercatrice per il centro studi Sea (Centro Studi sulla Sardegna e sui rapporti storici, culturali, sociali ed economici con l’Europa e l’America Latina), scrive per le testate giornalistiche L’Arborense e La gazzetta del Sulcis, collabora con la rivista letteraria dell’Università degli Studi di Milano “Altre modernità”.

*Quadro:  Le ravissement de Psyche, William Bouguereau, 1895

 

scritti dei Collaboratori

     L’ORLANDO PRECARIO      di “Carlo Rinaldi”

        finalista del primo concorso dinanimista

 

320px-Peterzano_-_Angelica_and_Medoro.jpgQual velo di dama crudele

un fumo indeciso di fiele

pulviscolo incerto si spande

pesante negli occhi lo vedo

 

oscura cortina che cala

sipario su favola d’oggi

che narra di papi baroni

e pupi impauriti sospesi

di trame e d’inganni moderni

 

da castelli precari si alza

di carte brillanti truccate

misere in fila crollate

al soffio di solita sorte

 

polvere sassi detriti di sogni

nuvole e schegge

cavalier a contratto

nascondon ancora sepolto

che d’armi ideali fu morto.

 

*Quadro: Angelica si innamora di Medoro, dipinto di Simone Peterzano, Collezione privata.

Filosofia moderna: “Alla ri-cerca di Zero”

Renato-Zero-1-PICCOLA.jpgArticolo della filosofa Maria Giovanna Farina

I sorcini, “ figli della solitudine affamati di poesia”, si sono riprodotti continuamente e hanno resistito ad ogni sorta di minaccia: alla moda, alle trasformazioni sociali e alle tappe artistiche di chi li “ha messi al mondo”. La mia è una osservazione critica delle dinamiche affettive che si sono sviluppate tra Renato Zero e i suoi fan; questa riflessione è fatta da chi da molti anni ha fatto oggetto  dei suoi studi  filosofici e psicologici anche Renato Zero con le sue canzoni.

Il tema centrale che ho individuato  nelle canzoni di Renato è lo scambio affettivo tra madre e figlio e tra il gruppo dei fratelli. E’ importante sottolineare che la componente materna e paterna è presente in molte persone a prescindere dal sesso di appartenenza ed è visibile nelle relazioni con gli altri. Parlare di componente materna non è tout court parlare di femminilità, ma è parlare dell’  approccio materno alla relazione che è simbolizzato dall’accudimento, dal mettersi a disposizione senza condizioni, dall’essere protettivi soprattutto con i più deboli, ecc. “Sotto quel tendone blu sei cresciuto e sei adesso un uomo tu”, sei quindi cresciuto perché protetto e nutrito da quel grembo fecondo ben simbolizzato dal tendone, che fa crescere tutti i suoi figli senza distinzioni e permette loro di amarsi. Ecco ricorrere lo scambio affettivo tra madre e figli e fratelli (tra loro). Renato Zero rappresenta una sorta di “passaggio” per tutti gli adolescenti che lo amano (e lo amavano) e trovano in lui la possibilità di attuare il distacco generazionale dalla loro famiglia. L’adolescenza è infatti un periodo di lotta per la separazione dalle figure genitoriali. L’impresa è molto difficile perché da un lato ci si vuole staccare per crescere e dall’altro si vuole rimanere protetti e accuditi. In realtà il distacco è solo apparente perché ci si trova tra le braccia di un’altra madre dall’apparenza trasgressiva, (specialmente il Renato prima maniera) ma che in realtà “dietro questa maschera c’è un uomo” che sente, vive, e ama in modo molto, molto tradizionale. La fiducia nei valori  e nell’amore viene trasmessa al pubblico che è costituito in forma quasi esclusiva da sorcini diventati mamme e papà e dai loro figli.  Ritengo che la carriera artistica  di Zero si possa dividere in due grandi momenti: il periodo giovanile della trasgressione e del forte bisogno di affermazione dove tutto veniva rappresentato (con abiti e trucco) come in un circo e una seconda fase più matura (dopo i primi anni ‘80) che lentamente e progressivamente porta all’abbandono del “travestimento” spettacolare per raggiungere un look  sempre più convenzionale e dove il messaggio da trasmettere viene sempre più affidato alle parole delle canzoni. In quelle più vecchie è maggiormente presente la figura del fratello maggiore che mette in guardia dai pericoli in cui un giovane inesperto può incappare. Nei testi di Renato si nota l’evoluzione e la crescita, da ragazzo diventa  adulto. La trasgressione delle canzoni più antiche come “Mi vendo” e “Triangolo”, per citarne due celebri, viene via via trasformandosi in nostalgia dei vissuti giovanili, non più rivivibili, nel gruppo dei pari; per es. Angeli in cui afferma: ”..ritornerei ancora in quel sacco a pelo contando con voi tutte le stelle del cielo”. I veri amici infatti sono quelli dell’infanzia e dell’adolescenza perché ciò che tiene uniti é il grande progetto comune della crescita, in epoche successive è molto più difficile e di ciò, Renato ne ha ormai la certezza nell’ultimo album:” Tanto poi gli amici non si fanno vivi più…chiamano se gli conviene. Un pronto soccorso casa mia…” 

E’ presente nel percorso di crescita dell’autore l’invito a non lasciarsi mai andare e a combattere contro  la noia (Resisti), il vuoto ideologico (Il niente), la droga (.La tua idea………Pericolosamente amici) e a scoprire che dietro la maschera (Niente trucco, La facciata ) c’è lui e la sua realtà.

Ciò spinge a guardare oltre le semplici apparenze. Il pericolo della droga è uno dei temi  più trattati nelle sue canzoni, é il mettere in guardia i ragazzi dalla seduzione pericolosa, la seduzione di una madre negativa che porta ad una dipendenza mortale tanto che “sulla pelle del tuo ultimo fratello innocente c’era rimasto un buco solamente”. A ciò si contrappone la madre positiva che ti rassicura per cui “non ti appenderei a quel laccio emostatico, tu mi detesterai ma io ti salverei”.

  Osservando la messa in scena degli spettacoli, mi è nata la concreta consapevolezza che Renato

drammatizza la quotidianità. Le simbolizzazioni arrivano in modo subliminale al pubblico che inconsciamente percepisce l’autenticità del messaggio  comunicativo. Ad esempio la canzone “Non sparare” sia nel contenuto verbale che figurativo affronta il problema della caccia e della sua crudeltà.

 Al di là del contenuto manifesto, al primo livello simbolico v’è una richiesta di non tarpare le ali della libera espressione di sé, ma ad una lettura seconda e più approfondita della simbologia notiamo qualcosa di molto più importante e significativo per i nostri interessi, ossia: le ali del grande uccello rappresentano le braccia della madre che tiene protetti i suoi cuccioli e il cacciatore non è altro che il padre che in modo molto doloroso vuole strappare i figli dalla protezione materna. Si tratta qui di una figura paterna negativa che non crea l’ordine nel confuso habitat materno, ma che violentemente crede di aiutare il figlio e invece lo sottomette con il suo strapotere fallico/maschile.                       

 Chissà quanti ragazzi hanno vissuto questa lacerante realtà! Certamente come Renato la drammatizzò  dava la speranza di uscirne meno malconci se solo si fosse riusciti a sensibilizzare questo padre! “Non sparare vecchio cacciatore, hai volato mai, l’hai fatto mai?”. E’ come dire:” Se sei stato libero di esprimere te stesso, se hai provato, non puoi uccidere la mia libertà”. E’ un chiaro invito a tutti i padri che non sono stati in grado, o non hanno voluto, lasciar “volare” i loro figli. Questa tematica viene ripresa esplicitamente molti anni dopo in Anima Grande:”…se hanno un figlio a colori lottano contro di lui per appiattirgli i pensieri”.

   Questa affermazione è molto intensa  perché racchiude anni di lotta per l’affermazione di ogni diversità. Sappiamo come molti genitori  purtroppo non riescano, al contrario di Anima Grande (suo padre), ad accettare di avere un figlio colorato in un mondo in bianco e nero: mettono in atto la loro “castrazione cromatica” impedendo la libera espressione del sé ai loro figli. Ai concerti di Zero, chiunque si senta, per qualunque motivo, diverso, sa di essere capito, accettato e amato: ”...per noi diversi, per noi che siamo tanti, per noi che forse sembriamo strani, ma che in fondo siamo così umani. Prestateci un sogno lasciateci ancora tentare, perché questa notte sia eterna, perché sia una notte d’amore.” E altrove:”.. a voi che basta un sorriso una stretta di mano e a me che basta dirvi vi amo”.. Col passare del tempo, la simbologia dell’abbraccio materno del grande uccello ha lasciato posto ad un più essenziale auto-abbraccio dopo aver indicato i vari settori del pubblico, ma il mettersi a disposizione è continuo: “ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi” e ancora “prenditi quello che ti servirà, del mio cuore il battito migliore”. Spesso l’aspetto materno appare intrecciato con il desiderio di lotta giovanile contro i difetti della società: l’ipocrisia, l’ingiustizia e gli abusi, così appare come una madre che lotta per assicurare, almeno idealmente, una vita più vivibile ai suoi figli.     

  Negli ultimi anni si nota un avvicinamento all’alterità metafisica più intenso e mistico. La canzone Ave Maria, con la sua richiesta d’intercessione, ne è un esempio eloquente. In questo approccio c’è un cambiamento radicale rispetto alla visione precedente di una divinità più immanente, dove Renato  invitava i sorcini a ricercare Dio “magari in un cuore, in un atto d’amore, nel tuo immenso io…”. Ora il nostro Renato  ha perso un po’ di questa forza protettiva ed ha bisogno lui stesso di protezione. 

 Dalla madre premurosa che accudisce e protegge sotto le proprie ali, accettando pregi e difetti dei suoi figli e ascoltando le loro richieste, trapela la figura di una madre stanca e forse un po’ sfiduciata, che chiede ella stessa accudimento.

Non sappiamo quanto Renato Fiacchini sia davvero materno, sicuramente lo è Renato Zero sul palcoscenico ed è questo che ho voluto osservare. E’, e soprattutto è stato, un personaggio unico forse perché ha messo sul palcoscenico se stesso. Resta il fatto che interpretarlo una Madre non vuole essere un tentativo di riduzionismo, sarebbe troppo banale credere che questo importante aspetto sia l’unico motivo di tanto e duraturo successo. Renato Zero non sarebbe stato tale se non avesse avuto quel quid che ha fatto di lui quello che è. Certo è che Renato Fiacchini ha saputo, e forse ha dovuto, tirar fuori il “tesoro” che aveva custodito dentro di sé (Renato Zero), quella parte che sarebbe stato difficile imprigionare :”Sono stato chiuso in barattolo per vent’anni e trentamila secoli…”  Questa seconda nascita gli ha permesso di diventare uno dei più grandi e originali interpreti della musica leggera italiana. La mia ri-cerca di Zero si conclude qui con la speranza di ri-trovarlo.

Articolo concesso dall’Autrice…continua su:                                                                                    http://www.mariagiovannafarina.it/Renato_Zero.html   

Maria Giovanna Farina nasce nel ’62 a Milano dove si laurea in filosofia presso l’Università Statale, è una studiosa di comunicazione umana in tutte le sue forme d’espressione. Oltre agli studi accademici, si dà alla ricerca sul campo in maniera del tutto originale. Nel 2002 realizza un suo antico desiderio e crea a Milano l’Heuristic Institution, uno studio professionale di consulenze filosofiche, dove mettendo a profitto le competenze acquisite permette alle persone che vogliono ri-trovare ordine ed armonia nelle relazioni di superare il disagio esistenziale che le condiziona.Per le sue particolari competenze nelle dinamiche relazionali omosessuali ha collaborato per alcuni anni con il mensile Babilonia tramite la rubrica di lettere, creata ad hoc, “Gli occhiali di Socrate” e molti articoli. Ha collaborato e collabora con altre riviste ed è intervenuta per alcuni anni su Radio Reporter con “Quattro passi di filosofia” per mostrare come la filosofia possa aiutare nella vita quotidiana. Nel 2010 ha creato insieme ad un gruppo di amici, filosofi e non, la rivista on-line L’accento di Socrate www.laccentodisocrate.it. “Il bambino senza parole” è una sua opera pubblicata con ed. Edizioni Clandestine e tradotta nel 2008 in lingua turca.