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AYAHUASCA (canto sciamanico in quattro atti) di Giancarlo Fattori

Versi ricevuti da Giancarlo Fattori

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(canto sciamanico in quattro atti)

1. Abbandonarsi ai profili argentati di queste mura
uno dopo l’altro scrivere del mare, dell’amore, del cosmo,
di me, di te, del sesso che prorompe come magma,
lava di vulcano sulla pelle, tra le dita, tra i capelli,
premonizione, visione, cose che rimangono sole, sepolte.
Tu, come rilievo della crosta-verità d’ogni giorno,
tu, come crepuscolo che cancella ogni luce,
tu città morente che rimane sospesa, affranta,
di alghe, di chiglie, di scaglie, di marmi assonnati.
Niente più che fumo disperso nel silenzio,
piccoli acquarelli, brevi erranti spiriti sfocati,
fogli stracciati trasportati dal sonno, dall’estasi.
Nessun luogo, per me, ma carbone che arde,
fiamma che si eleva come turgido membro al cielo,
suono notturno di una ferita che squarcia il buio,
come freccia, alabarda infuocata, uno stonato canto.

2. Perso, distratto, disciolto nel vento, nel rombo della tempesta,
nell’erba che t’accarezzo come fosse una chioma distesa nel tempo,
e non v’è ignoto che sulle tue labbra, incartapecorite nella visione,
che si frange su questo io che si dilata oltre misura,
fino a sfidare l’universo intero e la sua fame, la sua gloria.
Arcano mistero di pietra, dei colori che hanno un suono,
dei suoni che hanno colore, del cielo come coccio sbreccato.
Le tue labbra. Le mie labbra. Le mani. I capelli. Gli occhi.
Le ombre. Il vuoto profondo. La musica distorta. Il sesso.
Gli odori. La pelle. Le carni. Il seme. Il profumo di legno bruciato.
Non c’è silenzio. Non c’è pallore. Non c’è cuore che arde.
C’è la roccia, la porta che si apre, lo spirito che trascina lontano,
ci sei tu che diventi me che divento Dio che diventa morte
che diventa teschio che diventa polvere che diventa eternità.

3. Lasciami solo,
lascia che io scivoli
lungo i margini del mondo,
lascia che anneghi il dolore,
lascia che io lenisca
questa ferita spezzata,
lascia che io taccia
d’un tacere che sia addio,
che muoia di nuovo
di questa solitudine antica,
di pietra focaia,
di stella primitiva,
di mondo prima del mondo,
lascia che io sia tempesta
che mai non smette di far male,
che sia il serpente,
che sia la liana,
che sia radice,
che sia foglia,
che sia bevanda,
che sia estatico stordito sonno,
lascia che io sia
il sospiro sullo scoglio,
l’ardore di quell’onda
mentre sorge il nero divino,
sfumando il mio deserto,
le mie pliche di sabbia in mare aperto.

4. un bacio ti dipingo sulle labbra, 
e il sapore è di pioggia 
su un campo di grano; 
il fulgore della notte trafitta 
dai lampi come quello delle 
mie dita tra i capelli. 
Non è solo sogno e danza, 
ma raggio di luce, 
porta aperta al mistero, 
percorrere straniero sentieri solitari.
L’acqua diviene cenere
su un tappeto di baci assetati.
Pioggia sulle mie pietre.
E questo, che sembra nulla,
risuona come tutto.

(Giancarlo Fattori 1981, revisione 2015)

**Foto di uno sciamano Lakota postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://masadaweb.org/2009/06/02/masada-n%C2%B0-933-2-6-2009-stati-modificati-di-coscienza-sciamanesimo-parte-seconda/

I Versi del poeta argentino Martín (Poni) Micharvegas recevuti per mano di Carlos Sanchez

11403130_10204517735478654_4478082329712957051_nHo ricevuto questo bel poema di mio fratello maggiore, come risposta al mio ultimo libro “Continuerò a cantare” Come è la sua abitudine, l’originale sta scritto come lo pronuncia un argentino

He recibido este hermoso poema de mi hermano mayor, como respuesta a mi último libro “Continuaré a cantar” Como es su costumbre, el original está escrito como lo pronuncia un argentino. 
Carlos Sanchez


Martín (Poni) Micharvegas
Poeta, scrittore, musicista, pittore, medico, psicoanalista. Mio fratello maggiore.
Argentina, 1935. Da 1977 risiede in Spagna.

IL POETA NEL SUO POSTO

Non so perché la vita
abbia le mani cosí piccole
.Carlos Sánchez

il poeta ha trovato 
un posto, non un posto 
qualsiasi: ci sono lì uccelli 
variopinti, per esempio 
– molti ed insieme formano 
un arcobaleno -, altri lasciano cadere 
la sua terribile piuma nera 
sull’istante sempre fugace ) 
il poeta trovò il suo posto 
una tranquillità inquieta 
dove si sa vivo tra montagne 
che gelano o bruciano in estate 
la sua voglia di scrivere 
scrivere? iscriversi!
segnala quello critico funambolesco
correndo dietro 
il seminatore di seme-parole 
di parola-semi 
che dicono e non dicono 
fanno bilancio 
sulla steppa, la pampa 
il deserto, le sostanziose selve, 
il duro mare del vivere 
impressionerebbe come 
che fosse facile proferirlo, ma non 
lui sa e ce lo fa sapere 
( il suo cuore è una mite bussola 
ma pure 
una furibonda rosa dei venti )
lui dice e si dice 
e se conta, narra, recupera, perde, 
espressa, mette in dubbio 
lo fa da quel tavolo 
di quattro zampe solide 
con viso verso la baia dei suoi giorni 
dove sotto dormicchia
il cane filosofale della pazienza.

Madrid / 5034NE

Martín Micharvegas
Poeta, escritor, músico, pintor, médico, psicoanalista. Mi Hermano mayor
Argentina, 1935. Desde 1977 reside en España.

EL POETA EN SU SITIO
Non so perché la vita
abbia le mani cosí piccole
.Carlos Sánchez

el poeta ha encontradoun sitio 
(no un sitio
cualquiera:hay ayí pájaros
variopintos, por ejemplo-
muchos y juntos forman
un arco iris -, otros dejan caer
su temible pluma negra
sobre el instante siempre fugás )
el poeta hayó su sitio:
una tranquilidad inquieta
donde se sabe vivo entre montanias
que hielan o escuesen en verano
sus ganas de escribir
“escribir? escribirse!”,
seniala el crítico funambulesco 
galgueando detrás 
del sembrador de semiyas-palabras
de palabras-semiyas que 
dicen y no dicen
hacen bilancio
sobre la estepa, la pampa,
el desierto, las sustansiosas selvas,
el duro mar del vivir
impresionaría como 
que fuera fásil proferirlo, pero no:
él lo sabe y nos lo hace saber
( su corasón es una mansa brújula
pero también 
una furibunda rosa de los vientos )
él dice y se dice
y si cuenta, narra, recupera, pierde,
espresa, pone en duda
lo hase desde esa mesa
de cuatro patas sólidas
con rostro hacia la bahía de sus días
donde debajo dormita
el perro filosofal de la pasiensia

madrid / 5034NE

*Versi e foto recevuti direttamente da Carlos Sanchez tramite social network.

La poetica della Resistenza… viva l’Italia con i versi di Piero Calamandrei

Versi Piero Calamandrei

Logo-70Lo avrai 
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi itali
anima con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire. 
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’un macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.

Albert Kesselring, che durante il secondo conflitto mondiale fu il comandante delle forze armate germaniche in Italia, a fine conflitto (1947) fu processato e condannato a morte per i numerosi eccidi che l’esercito nazista aveva commesso ai suoi ordini (Fosse Ardeatine, Strage di Marzabotto e molte altre). Successivamente la condanna fu commutata in ergastolo, ma egli venne rilasciato nel 1952 per le sue presunte gravi condizioni di salute. Tale gravità fu smentita dal fatto che Kesselring visse altri otto anni libero nel suo Paese, ove divenne quasi oggetto di culto negli ambienti neonazisti della Baviera.

Tornato libero, Kesselring sostenne di non essere affatto pentito di ciò che aveva fatto durante i 18 mesi nei quali tenne il comando in Italia ed anzi dichiarò che gli italiani, per il bene che secondo lui aveva loro fatto, avrebbero dovuto erigergli un monumento. In risposta a queste affermazioni Piero Calamandrei scrisse la celebre epigrafe, dedicata a Duccio Galimberti, “Lo avrai, camerata Kesselring…“, il cui testo venne posto sotto una lapide ad ignominia di Kesselring stesso, deposta dal comune di Cuneo, e poi affissa anche a Montepulciano, in località Sant’Agnese, a Sant’Anna di Stazzema, ad Aosta, ai piedi del faro di Prarostino, all’ingresso delle cascate delle Marmore e a Borgo San Lorenzo, sull’antico palazzo del Podestà… continua su: http://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Calamandrei

**IMMAGINE POSTATA DALLA REDAZIONE DEL BLOG E LIBERAMENTE TRATTA DA: http://www.italia-resistenza.it/eventi-e-news/70-anniversario-della-resistenza/

 

ECCO la tela n° 31… progetto realizzato da M. Gallazzi, M.A. Molinari e M. Sesenna.

Mar-31-2013-web1(MO) Libero germogli di luce

 

(MA) Nel ripercorrere il mio cammino vedo i miglioramenti…

Ripenso.

 

(MO) toccando strofe di memoria.

(MA) Anni fa prima di qualsiasi evento dovevo prendere le compresse di “Buscopan”. Se non lo facevo il dolore diventava per me insopportabile, al punto da dover ricorrere alle cure del pronto soccorso.

(MO) Ricamo antiche storie

(MA) Indelebile nei miei ricordi quella volta in cui mi ero accordata con degli amici per la festa del mio compleanno…

(MO) correndo sul dorso del pensiero.

(MA) Il timore che qualcosa potesse andare storto o che per una ragione qualsiasi non si sarebbe potuta fare…

(MO) Incrocio dolori e pallori

(MA) Dolori addominali dalla sera prima.

Il mio tentativo di vivere un pensiero positivo per poter controllare il disagio del momento non bastava mai!

(MO) dominando il destino.

(MA) La notte trascorsa a cercare di sopportare, nella speranza che tutto passasse…

 

(MO) L’orgoglio della speranza

(MA) Sono finita al pronto soccorso

dove sono rimasta tutto il giorno e tutta la sera;

alle dimissioni i valori erano rientrati nella norma…

CONTINUA SU: http://trudy1961.altervista.org/ecco-la-tela-numero-31-completa-di-ritessitura-2/

Immagine realizzata e concessa dall’ artista Mario Sesenna per le tele di Maurizio Alberto Molinari e Mariangela Gallazzi

Carlos Sanchez, a proposito del Jazz – poesia suonata a Miles Davis.

miles-davis-live-miles-more-music-from-the-legendary-carnegie-hall-concert(live)-20120616053254A proposito del jazz di Carlos Sanchez

Caro Miles Davis 
non ricordo quando 
sommai ai miei sentimenti 
la nostalgia 
quel raro tessuto 
che a volte mi avvolge 
e mi lascia privo di voce.
Oggi un tanto distratto 
vedendo senza vedere 
come la foschia copriva 
questa parte piccola del mondo 
in che mi è dato vivere 
mi accarezzò all’improvviso 
il suono del tuo alito 
filtrando nella tromba 
una brezza di nostalgia 
che non ha colore 
né frontiere.
Come nel tango 
il jazz 
una nostalgia pulita 
navigando per le mie vene.

Folignano City, 2015

A propósito del jazz

Querido Miles Davis
no recuerdo cuándo
sumé a mis sentimientos
la nostalgia
esa rara tela
que a veces me envuelve
y me deja sin voz.
Hoy
un tanto distraído
viendo sin ver
como la neblina cubría 
esta parte pequeña del mundo
en que me es dado vivir
me acarició al improviso
el sonido de tu aliento
filtrando en la trompeta
un brisa de nostalgia
que no tiene color
ni fronteras.
Como en el tango
el jazz
una nostalgia limpia
navegando por mis venas. 

Folignano City, 2015

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social network.

**Foto postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.jazzmusicarchives.com/album/miles-davis/live-miles-more-music-from-the-legendary-carnegie-hall-concert(live)

IL GIARDINO DELLE OCEANICHE PROFONDITA’ di Giancarlo Fattori

IL GIARDINO DELLE OCEANICHE PROFONDITA’

di

Giancarlo Fattori

 

oceanworld1Non tacerò del dono furtivo della notte,

del consumarmi, varcando la tua soglia:

e come un fiume solcato dalle chiatte

ti attraverso, e le membra mi scarmiglia;

le tue dimore, e il cielo tuo infinito,

ed il piacere, disciolto tra le ciglia,

impallidiscono quel mare inaudito

che nelle viscere del dio pace non trova,

e a lungo tace quel sogno rifiorito.

 

Così solcando quella traccia nuova,

che sia abbandono, offerta o sacrificio,

sento fragranze, dei palpiti un’alcova,

o un tormento che a stento mi ricucio;

e sul declivio che porta all’universo

ti lego attorno a guisa di cilicio,

e ti contemplo quasi fossi un cielo terso

nella vertigine del sole che risplende,

e sul tuo corpo trascrivo un altro verso.

 

Oltre l’oblio già l’anima riscende

e si distacca, lasciando calde brume,

per crogiolarmi a volte mi confonde

delle passioni la tenebra e il lume;

nei flutti eterni d’eterna tenerezza

vanno a scandirsi dei gemiti le spume,

quindi rimane sul corpo la carezza

come detrito dei sensi già stravolti,

e della luna ne irradia la bellezza.

 

Si nutre il labbro dei riccioli tuoi folti,

la carne tua s’avvolge al mio turgore,

come il villano, al tempo dei raccolti,

la terra coglie in tutto il suo calore;

e sulle vette dell’estasi sublime

s’ode il silenzio in tutto il suo fragore,

lungo le braccia che cingono le cime

di questa morte che livida s’appresta,

il lieve pianto che il cuore mi sopprime.

 

Il caos del dio ci copre d’una crosta,

ma è solo notte che dona la sua coltre,

come di rocce a custodir la costa

che divide le mie labbra dal tuo ventre;

scorrono le ore e queste nubi amare,

di vento gonfie e di bagliori tetre,

del crepitare d’un vecchio focolare

hanno quel sonno, in cui siam scivolati,

come sul fondo d’un ancestrale mare,

o all’orizzonte di spazi sconfinati.

 

*Versi ricevuti direttamente da ©giancarlofattori2014 tramite e-mail.

**Foto oceano postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.mymovies.it/film/2009/oceani3d/news/eilmisterodelloceanoprofondo/

IL DINANIMISMO vi regala FATIMA MUTARELLI

ArtX0009Con immenso piacere pubblichiamo sul nostro blog uno scritto inedito di Fatima Mutarelli. Versi carichi di realtà e amore. Spaccati di vita vissuta immortalati come quadri. Parole decise, sapientemente adoperate a mo’ di pennellate che, cariche di colore, vanno a riempire la tela bianca della memoria.

ZF

Alzheimer

di

Fatima Mutarelli

– Voglio darti un bacio. Mamma! Voglio darti un bacio.
Grida mia nonna.
Entro nella sua stanza.
La bacio.
– Posso darti un bacio?
– Si

Ora.

Tutto toglie e ti toglie, questa malattia.
Il tempo.
Le notti.
Il riposo.
I no. Anche i no. Perché a volte vorresti dire “no”.
Non puoi.
I giorni di festa.
Il silenzio

“Vuless truva’ pace”

Tutto stravolge.
I ritmi.
L’Amore che si confonde con la rabbia.
L’ansia che diventa coraggio.
Una nipote che diventa mamma.

– Mamma … vorrei darti un bacio.
Mi chino.
Il bacio.

Nulla sarà restituito.
E non guariremo da queste ferite.
Le mie.
Le tue.

Ma oggi ho rivoluzionato ogni cosa.
Sono la madre di mia nonna.
Ho avuto un bacio d’Amore.

————————————————————–

Nota biografica:

Nata a Salerno nel giugno del 1979.
A Salerno vive, nel cuore storico della città coi suoi e con la nonna.
Lavora e quando non lo fa, scrive o tenta di farlo.
Appassionata di lettura e letteratura, partecipa agli “scriptpad” (oltreleden.it/contenuti/scriptpad) dove si approfondiscono i lati meno conosciuti di personaggi letterari e non.
Non sa scrivere biografie.

*VERSI E NOTA BIOGRAFICA RICEVUTI DIRETTAMENTE DALL’AUTRICE TRAMITE E-MAIL

*QUADRO ” Ragazza alla Finestra” di DALì postato dalla redazione del blog e liberamento tratto da: http://www.gruclubadb.it/ArtCrossing/ArtX0009.htm

Il San Valentino sui generis di Carlos Sanchez… anche questo è Amore

Parto

di

Carlos Sanchez

10974176_10203685502513350_8968145051077876731_oDal tuo ventre
dalla parte del tuo essere
che ha un ventre
concepisti in una notte
con piena colpevolezza
un nuovo essere
e la vita continuò
in quei mesi
mobilitando nomi
sentendo con le tue mani
con il tuo sguardo
e le tue suppliche
quella metamorfosi
gestita nel nostro ventre.
Ci sono stati attacchi di malinconia
timori ancestrali
veglie tra sogni
e il ventre ci crebbe
con dolori disuguali
ed una notte come altre
appena incominciato l’autunno
avvisò che ci lasciava
per essere finalmente tra noi.
A partire d’allora
il tuo cognome si distese
in questa città del nome breve
e tutte le strade
mi portarono lì
dietro una parola
del suono dolce
Cecilia.

Dal libro “L’inquilino scomodo” Gemina, Roma, 1991

Parto

De tu vientre
de la parte de tu ser 
que tiene un vientre
concebiste en una noche
con plena culpabilidad
un nuevo ser
y la vida continuó
en esos meses
movilizando nombres
sintiendo con tus manos
con tus miradas
y tus ruegos
esa metamorfosis
gestada en nuestro vientre.
Hubo accesos de melancolía
temores ancestrales
desvelos entre sueños
el vientre nos creció
con dolores desiguales
y una noche como otra
apenas comenzado el otoño
avisó que nos dejaba
para estar entre nosotros.
A partir de ese entonces
tu apellido se extendió
en esa ciudad del nombre breve
y todos los caminos
me llevaron allí
en pos de una palabra
del sonido dulce
Cecilia.

Del libro “L’inquilino scomodo” Gemina, Roma, 1991

*Versi e foto ricevuti direttamente dall’Autore tramite Social Network.

I Bilanci di Carlos Sanchez

A dispetto di tutto
di
Carlos Sanchez

justice_and_peaceUn vecchio bilancio 
che non chiuderò 
in questo anno 
che sta finendo
di bugie 
di obbrobri 
di ingiustizie. 
Non posso parlare 
della speranza 
non ho voce 
per tanta utopia.
Continuerò a camminare 
in mezzo ai difetti
del sistema.

Pese a todo

Un viejo balance
que no cerraré
en este año 
que está terminando
de mentiras
de oprobios
de injusticias.
No puedo hablar
de la esperanza
no tengo voz
para tanta utopía.
Seguiré andando
entre las fallas 
del sistema.

GUERRA E PACE

*Versi ricevuti direttamente da Carlos Sanchez
**LA GIUSTIZIA A LA PACE SI ABBRACCIANO – JACOPO PALMA IL GIOVANE quadro postato dalla Redazione e liberamente tratto dal sito: http://www.copia-di-arte.com/a/jacopo-palma-il-giovane/la-giustizia-a-la-pace.html

La coperta di stelle e poesia del Poeta argentino…Carlos Sanchez

cielo-stellato-2Le stelle possono aspettare

di

Carlos Sanchez

Tento di mettere ordine 
di non esagerare con gli errori 
di rispettare il ritmo 
che è la sua anima.
Sanguina ogni tanto una rosa 
vola un viso 
nell’aria quieta 
un ricordo millepiedi 
cammina per il muro 
una visione di orgasmo.
Pattina per il corridoio 
un bambino angosciato 
si dondola un’amaca vuota
tossisce l’orologio nell’angolo 
si disfa la montagna.
Ci sono uccelli che volano 
poiché non c’è libertà.
Ma come lei vive nella casa 
legge con me il giornale 
i libri di storia 
mi presta i suoi occhi e le sue parole 
mi aiuta a vedere 
stimola i miei pensieri 
che coincidono quasi sempre 
non posso lasciarla da parte 
ritornare alla rosa 
che sanguina 
al volto di quella donna
che non ha saputo invecchiare 
come noi 
per questo motivo 
di comune accordo 
diamo voce 
al pane semplice 
alla quotidianità 
che irradia anche poesia.

Folignano, 2014 

Las estrellas pueden esperar

Trato de poner orden
de no exagerar con los errores
de respetar el ritmo
que es su alma.
Sangra cada tanto una rosa
vuela un rostro
en el aire quieto
un recuerdo ciempiés
camina por el muro
una visión de orgasmo.
Patina por el pasillo
un niño acongojado
se hamaca una hamaca vacía 
tose el reloj en el ángulo
se deshace la montaña.
Hay pájaros que vuelan
ya que no hay libertad.
Pero como ella vive en la casa
lee conmigo el periódico
los libros de historia
me presta sus ojos y sus palabras
me ayuda a ver
estimula mis pensamientos
que casi siempre coinciden
no puedo dejarla de lado
volver a la rosa
que sangra
a el rostro de esa mujer
que no ha sabido envejecer
como nosotros
por eso 
de común acuerdo 
damos voz
al pan simple
a la cotidianidad
que también irradia poesía. 

*Folignano, 2014 – Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social-network

**Foto postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.meteoweb.eu/2014/05/sciame-meteore-dal-24-maggio-terra-nel-flusso-detriti-cometa-209plinear/281566/

 

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