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Riceviamo e pubblichiamo: La via uruguagia alla felicità di Frank Iodice

Colonia del Sacramento (24)Da qualche tempo un piccolo Paese latinoamericano incastrato tra l’Argentina e il Brasile è al centro dell’attenzione mediatica internazionale. L’Uruguay misura circa tre volte la Svizzera, conta poco più di tre milioni di abitanti, dei quali un milione e mezzo a Montevideo, la capitale. Le ragioni della sua notorietà sono riconducibili alla figura anticonformista del Presidente della Repubblica, José Mujica, responsabile di progetti innovativi a favore delle famiglie prive di reddito; oppure per le leggi di approvazione dell’aborto e del matrimonio gay; o, ancora, per la recente regolarizzazione dell’uso e del commercio della marijuana.

Durante il suo discorso alle Nazioni Unite a Rio de Janeiro nel 2012, José Mujica cattura l’attenzione mondiale parlando di felicità come scopo ultimo dell’Essere Umano. «Per essere felici dobbiamo fare ciò che a noi piace», dice il Presidente Mujica, «e per fare ciò che a noi piace bisogna avere tempo». Concetti tanto semplici quanto dimenticati nella nostra società di consumo iniziano a fare il giro del mondo e passano di bocca in bocca; Mujica diventa innovatore del linguaggio politico, rinuncia al 90% del suo stipendio e lo cede al progetto a favore delle famiglie senzatetto. Dimostra quindi col suo stile di vita ai limiti della povertà che ciò che racconta è realizzabile.

Questo è un sunto degli articoli che possiamo leggere su importanti testate di ogni Paese, da El País al Financial Times, da Il Mattino a Al Jazeera, a firma di voci autorevoli, addirittura di premi Nobel come lo scrittore Mario Vargas Llosa.

 

La ragione per cui scriviamo questo articolo è la necessità di raccontare quanto riscontrato a Montevideo durante una breve ricerca durata tre mesi, pur consapevoli che per favorire lo sviluppo dell’economia di una nazione sarebbe preferibile descrivere i possibili investimenti e tutto ciò di cui si può ampliamente leggere nei giornali di cui sopra. Conoscere la parte povera della città, i cosiddetti cantegriles, ci ha invece fatto sentire in dovere di dare un quadro più completo della realtà uruguagia, una realtà per certi aspetti molto dura, un’economia reduce da anni e anni di dittatura, un Paese, infine, che lotta per godersi la tanto agognata democrazia ottenuta solo nel 1985, a seguito delle leggi sull’impunità che invitavano i cittadini a dimenticare quanto di atroce era accaduto durante quegli anni e a guardare al futuro.

Siamo anche consapevoli che superare ciò che si è vissuto durante la dittatura non è stato affatto facile e ha lasciato nello spirito degli uruguaiani una certa quantità di vendette incompiute. Oggi a Montevideo si cerca di dimenticare, dunque, ma non senza dare dignità al passato che tre quarti dei cittadini hanno in comune.

 

Nel lato povero della città, nella zona dell’Ippodromo, le strade non sono asfaltate, non c’è sistema fognario, le case sono fatte di mattoni e lamiere che d’estate ardono come padelle sul fuoco e d’inverno si congelano. I bambini che vivono in questi quartieri, di mattina, non riescono ad alzarsi perché si svegliano intirizziti dal freddo, e quando verso le undici il sole incomincia a riscaldarli, finalmente escono a giocare. Non tutti sanno scrivere, molti sanno a stento parlare, per far rispettare i loro spazi usano pugni e morsi. L’umidità raccolta sotto i bassi soffitti durante la notte si trasforma in gocce ghiacciate che cadono sui loro letti per tutto il giorno, e di sera sono costretti a coricarsi nelle lenzuola umide. D’estate, invece, quando le temperature raggiungono quaranta gradi all’ombra, le lamiere scottano e in quegli stessi letti ci si scioglie in una pozza di sudore.

Nelle bidon-ville vivono i cosiddetti selezionatori, che vanno in giro su carri di legno trainati da muli malnutriti per raccogliere plastica e carta dal fondo dei bidoni dell’immondizia; vederli mentre si tuffano nei bidoni non è bello come vedere i ricchi turisti argentini e brasiliani che si tuffano in acqua a pochi chilometri di distanza, sulle spiagge di Punta del Este. Montevideo è una città piena di contraddizioni. La maggior parte degli uruguaiani non vive a Punta del Este o a Pocitos, ma in condizioni di vera e propria miseria, vale a dire in condizioni che in Europa non siamo in grado di immaginare.

 

Rispetto ad altre capitali sudamericane, Montevideo è ritenuta una città sicura, benché la delinquenza, soprattutto quella minorile, non abbia nulla da invidiare a quella degli altri Paesi.

In particolare, ricordiamo che la legge vieta di arrestare i minori di diciotto anni. Ci sono istituti di recupero per i minori, dove per un omicidio si prevedono tre anni, che diventano due se ci si comporta bene, e ancora meno se ci si comporta benissimo. Questi istituti si chiamano INAU, ce ne sono tre a Montevideo, ognuno funziona in una maniera diversa. Quello che abbiamo visitato è una specie di carcere, ci sono le sbarre alle finestre e bisogna dividere i ragazzi con la forza per non farli sbranare a vicenda. Gli impiegati hanno dovuto frequentare persino un corso di autodifesa prima di essere assunti; ce lo rivela Pablo Lopez, uno dei cinque educatori che gestiscono quasi cento bambini e adolescenti. «In altri istituti per minori – ci ha raccontato Pablo – si usano droghe o sonniferi, e i ragazzi passano il giorno rintontiti nel loro letto».

Il tasso di criminalità giovanile è molto alto, soprattutto perché gli adulti che vogliono rapinare un negozio o commettere reati anche peggiori usano i ragazzini, per cui si creano piccole bande di un adulto e tre minori per esempio, in quartieri pericolosi come Marconi o Casavalle. Pablo ci racconta che non è facile resistere a lungo nell’INAU, gli educatori restano al massimo un paio d’anni; lo stesso vale per le educatrici, se non subiscono prima violenze gravi.

 

Ci sarebbero tante cose di cui parlare, basta sedersi in un bar e osservare le persone, e le loro storie ci arrivano nelle mani senza fare alcuno sforzo. Montevideo è una città piena di storie; l’Uruguay è un paese di gente libera, sparsa nelle immense praterie, gente che non accetta compromessi; ma è anche un paese di donne sole e povere, abbandonate nei cantegriles, che si realizzano soltanto rimanendo incinta, gravidanza dopo gravidanza dopo gravidanza, talvolta con uomini diversi, e a vent’anni hanno già tre figli; appena il più grande incomincia a camminare ne vogliono un altro, e poi un altro ancora, perché, senza, non sarebbero nulla, soltanto povere e anonime passanti.

 

Riguardo alla dittatura militare, c’è un aspetto in particolare che non possiamo fare a meno di trattare: in un Paese relativamente piccolo come l’Uruguay si può incontrare la stessa persona più volte in un giorno; ma cosa succede se questa persona è la stessa che ti ha violentato vent’anni fa?!

In un bar di Calle Canelones, sotto l’ombra fresca della parrocchia di San José, incontriamo la signora Titi, che chiameremo così perché Titi è un bel nome e perché le abbiamo promesso di scegliere un bel nome. Non ci rivela la sua età, ma allo stesso tempo non nasconde né le rughe né i capelli bianchi, porta una camicetta gialla con i girasoli, in fondo alla strada in discesa, a due quadras dal bar, c’è il mare.

Titi ci racconta che negli anni Settanta finivano tutti in carcere, chi a lungo, chi solo per un giorno, «eravamo prigionieri politici, anarchici, ribelli, fanatici, eravamo tutti pazzi perché non avevamo altra scelta – ci racconta – la dittatura ti rende pazzo!» Molte sue coetanee sono state torturate in quegli anni, fino all’Ottantacinque, «fino all’altro ieri!» Quello che in Europa non immaginiamo è che oggi le amiche di Titi sono costrette a incrociare per strada i loro carnefici, gli stessi che quando erano ragazze hanno abusato di loro più e più volte, senza giustificazione se non quella della crudeltà lecita quando eri dell’Intelligenza, i Servizi Segreti. In generale erano loro quelli specializzati nelle torture, formati in Panama dai militari francesi. Titi confessa di odiare i francesi, ha le sue ragioni, non possiamo darle torto. Ci racconta che al supermercato puoi incontrare l’uomo che ti ha picchiata quando eri in carcere, puoi incrociarti con lui in ascensore o vederlo seduto al bar a prendere un caffè e godersi una pensione molto più consistente della tua, dopo una brillante carriera militare!

Le chiediamo come possa sopportare una cosa del genere, Titi ride forte, a Montevideo tutti ridono forte, e ci risponde: «mi hijo, qui si è fermato il tempo per la metà di noi, siamo tutti in attesa che gli orologi riprendano a funzionare». Sui polsi dei politici ci sono buoni orologi?, le chiediamo. «Molto buoni», risponde Titi con un sospiro. Il nostro caffè è già finito, lo abbiamo bevuto bollente perché quando ti abitui al mate perdi la sensibilità della lingua, Titi ci guarda con la premura di una madre lasciata tante volte e altrettante volte ritrovata in giro per il mondo. Ci spiega che ricominciare dai brandelli della propria dignità per diventare di nuovo donna non è stato facile, e che qualche volta avrebbe voluto uccidere con le proprie mani quell’uomo che ha riconosciuto nel supermercato o nell’ascensore del suo stesso palazzo, ma poi, saggiamente, aggiunge: «non servirebbe a niente, dopo aver introdotto la cosiddetta legge dei due diavoli – una sorta di patto grazie al quale quanto era accaduto durante la dittatura doveva essere dimenticato per non generare una nuova guerra fatta di vendette – abbiamo dovuto rinunciare alla prima metà della nostra vita». Qual è stato il momento più difficile?, le chiediamo. «Quello in cui ho deciso di raccontarlo ai miei figli».

La seconda testimonianza è quella del signor Manuel, vecchio proprietario di un bar del Barrio Sud. Chiacchieriamo con lui davanti a una buona Malta, bevanda simile alla birra molto diffusa in Sud America; alle nostre spalle c’è una grande fotografia di Alfredo Zitarrosa, famoso cantante montevideano. Parlare con gli anziani del Barrio Sud ci ha permesso di conoscere il punto di vista dei cittadini riguardo alle recenti manovre politiche così ben viste dai Media internazionali. Manuel fa riferimento a ciò che sui giornali non è stato scritto, naturalmente, e ci racconta che «il progetto Un techo para todos, nonché il piano regolatore che sta permettendo di ridare una casa alle ragazze madri senza alcun reddito, è stato ben pubblicizzato e ha dato all’Uruguay  la possibilità di distinguersi rispetto agli altri Paesi sudamericani. Per realizzarlo – continua Manuel – sono state scelte diverse imprese edilizie, attraverso un processo simile alle cosiddette gare d’appalto e, infine, l’intero progetto è stato ceduto a un’impresa venezuelana per venti milioni di dollari, venti milioni pagati alla Presidenza dell’Uruguay per permettere a un altro Paese di costruire nel dipartimento di Montevideo e Canelones». Se analizziamo la realtà uruguayana dal punto di vista politico, le contraddizioni saltano subito all’occhio; scopriremmo che, a seguito di un controllo del conto bancario in dollari del signor Presidente e degli altri leader dei partiti principali, quello di Mujica è risultato essere il più cospicuo. Risparmi messi da parte con la sua attività di floricoltore? Può darsi, ma a noi non interessa, innanzitutto perché preferiamo non credere a quello che si racconta nelle strade di Montevideo, e in secondo luogo perché il nostro approccio, come abbiamo avuto il piacere di dire a lui in persona, è stato di tipo filosofico.

Abbiamo incontrato il signor Manuel mentre rientravamo dal Barrio del Cerro, un quartiere a venti chilometri dal centro, dove vive il Presidente Mujica. Volevamo vedere la sua gente per descriverla in queste pagine: le descrizioni più belle sono quelle che sopravvivono nel ricordo.

Il Presidente José Mujica è un uomo sobrio, non ha alcuna scorta e veste sempre con abiti semplici, talvolta si è presentato alle riunioni presso la sede della Repubblica in sandali e con il thermos per il mate sotto il braccio. «Non avrebbe senso iniziare ad accumulare denaro adesso, a 79 anni», commenta spesso. Ecco perché ha deciso di aiutare i più bisognosi e, nei limiti che il suo stesso partito, il Frente Amplio, gli ha concesso, mette in pratica la sua etica di vita dando un esempio a tutti coloro che sappiano coglierlo.

Dopo diverse settimane di attesa, grazie all’intercessione della signora Adriana Gutierrez, addetta alla comunicazione presso il Ministero della Cultura e dell’Educazione, riusciamo a incontrare il Presidente, il quale si è ritagliato una pausa tra una riunione e l’altra. Consapevoli che si tratti di un evento irripetibile per un autore e un editore pressoché sconosciuti, ci accontentiamo dei pochi minuti che ci sono concessi*. Bere un caffè in compagnia di un Presidente della Repubblica non capita certo tutti i giorni!

Dopo aver esposto l’idea di realizzare un testo ispirato alla sua filosofia di vita, con lo scopo di diffonderlo tra i giovani pensatori delle scuole italiane, e avergli regalato un libro di Seneca che ha molto apprezzato, stringiamo la mano a un uomo che merita tutta la nostra ammirazione. Come lui, centinaia di uruguaiani sono reduci da anni di reclusione, come ci ha raccontato la signora Titi, ma non tutti hanno avuto la fortuna di potersi prendere una tale rivincita nei confronti della vita stessa, che, per usare le sue parole precise, «è fatta di riprese; nella vita – dice José Mujica – ciò che conta è la capacità di ricominciare dopo essere caduti».

E riguardo alla felicità? Abbiamo imparato grazie alle parole di quest’uomo semplice che per essere felici basta molto poco: quanto più ci circondiamo di beni materiali, tanto più ne saremo schiavi e sarà più pesante il carico di cianfrusaglie che dovremo portarci addosso. Un’esperienza, questa di Montevideo, che ci ha insegnato molto e ci ha ricordato la fortuna che abbiamo avuto a nascere in Italia, un Paese che, al di là di tutte le critiche che possiamo sollevare, ci ha permesso di scegliere liberamente quale destino costruirci.

 

*In realtà sono partito da solo, per realizzare un saggio sulla felicità ispirato alla filosofia del Presidente Mujica, a sua volta ispirata alle tesi di Seneca e di Erich Fromm; ma mi piace immaginare che con me ci fossero l’editore Cosimo Lupo e la filosofa Ada Fiore, i quali mi hanno sostenuto dall’Italia.

*TESTO E FOTO (colonia del sacramento) RICEVUTI DIRETTAMENTE DALL’AUTORE TRAMITE E-MAIL

 

INTERVISTE

Nuova Antologia, Firenze, Mondadori, marzo 2013.

Radio Punto Zero, febbraio 2012: http://www.youtube.com/watch?v=ow72AU5vdv0

Librolibero, ottobre 2012: http://libroliberoblog.altervista.org/2-chiacchiere-con-frank-gallo/

Allenavita, ottobre 2012: http://www.allenavita.com/2012/10/la-paura-del-confronto-la-sfida-dello.html

RecensioniLibri, febbraio 2011: http://www.recensionilibri.org/2011/02/intervista-a-frank-iodice.html

Futurismo oggi… la storica rivista rilanciata da Roby Guerra e La Carmelina ed.

stealth-8a09b9e6a6b138365de11987319c4aabOn line ,  la nuova edizione versione ebook per il volume del 2013,  AA.VV., Al di là della Destra e della Sinistra… a cura di Roby Guerra, futurista ferrarese antagonista e di Sandro Giovannini, poeta – filosofo, del Movimento Nuova Oggettività e Scuola Romana di Filosofia Politica (area Univ. La Sapienza, Roma). E importanti download: Sempre edito da La Carmelina di Federico Felloni, l’eBook ora inaugura i quaderni cosiddetti Futurismo Oggi 2000, primo numero URFUTURISMO, ovvero il rilancio digitale della storica ultima rivista futurista del secondo novecento a cura di Enzo Benedetto e lo stesso celebre storico d’arte Luigi Tallarico, benemerito di Stato per la cultura, entrambi di Roma. Futurismo Oggi fu attiva dagli anni ’60 al 1993 con la scomparsa di Benedetto, futurista amico di Marinetti fin dalla gioventù. (Poi dallo stesso Tallarico, elaborata in Centro Studi Futurismo Oggi, sempre a Roma).

La rivista pur di nicchia conservò la memoria del futurismo nel secondo novecento e ebbe aderenti illustri quali il MoMa di New York e il Centre Pompidou di Parigi. Ci scrissero, in età giovanile, lo stesso Guerra e anche Riccardo Roversi, tra i ferraresi, oltre a tutta l’area futurista ancora superstite dopo la scomparsa di Marinetti, gli stessi Antonio Fiore, Giovanni Lista, Gino Agnese, Francesco Grisi, Vitaldo Conte, Marzio Pinottini e altri.  La  nuova versione ebook, tra le note collaudi introduttivi lo stesso Tallarico e Antonio Saccoccio, Sandro Giovannini e Giovanni Sessa, inoltre, integralmente replicata con gli stessi autori del “cartaceo”  – sempre in forma intervista –  (vedi elenco di seguito), è ampliata con una  nuova sezione e nuovi autori, alcuni molto rilevanti. 
Infine così Guerra annuncia la News editoriale: ” Con questa sinergia, grazie a Federico Felloni, l’editore, La Carmelina edizioni – una sede anche a Roma – si pone come Link editoriale inedito a Ferrara, oltre il localismo deja vu e mummificante, al passo con la nuova cibercultura nascente in Italia, antagonista e conoscitiva, come devono fare scrittori e editori: La cultura Viva come autentico Ossimoro 3.0, rispetto a certa ignoranza conclamata e alla spersonalizzazione della Casta Politica e degli intellettuali attardati”.

*(NEWS-parte 4… IL SUBLIME AVVENIRE) : (Interviste a ) Marco Tani, Max Scordamaglia, Laura Rossi, Daniela Rispoli, Antonella Pignotta, Miroslava Hayek, Giancarla Parisi, Luca Gallesi, Alessandro Guzzi,  Mimmo Centonze, Luca Calselli,, Tommaso Busatto, Pierfranco Bruni, Roberto Bonuglia, Sandro Battisti. 

PARTE 1 NUOVA OGGETTIVITA’ E-O NEW REALISM  (Interviste a ) Luigi Sgroi, Giovanni Sessa, Francesco Sacconi, Paolo Melandri, Roby Guerra, Sandro Giovannini, Vitaldo Conte, Giuseppe Casale.
PARTE 2  URFUTURISMO E DINTORNI (Interviste a ) Stefano Vaj, Riccardo Roversi, Maurizio Ganzaroli, Marcello Francolini, Sylvia Forty, Antonio Fiore (di A. Brugnoli), Alberto Ferretti, Zairo Ferrante, Emilio Diedo, Riccardo Campa, Pierluigi Casalino (di Alessia Mocci) , Graziano Cecchini, Alessio Brugnoli.

PARTE 3 (TEMPI NETMODERNI) (Interviste a ) Luca Siniscalco, Fabio Scorza, Maria Antonietta Pinna, Giuseppe Manias, Raimondo Galante, Giovanna Guardiani, Francesca De Carolis, Daco, Seconda Carta, Mauro Biuzzi.

E-book al seguente link:http://www.ultimabooks.it/futurismo-oggi-2000-01-urfuturismo

ECCO LA TELA NUMERO 40 COMPLETA DI RITESSITURA”CAMBIARE”… di M. Gallazzi e A. Molinari

tela-40-web                                                                                                                                               Davanti a me un foglio bianco

 

e tanti pastelli colorati….

 

A lato la mia autobiografia.

 

 

Silenzio

 

 

Cambiare…

 

 

Consenso

 

 

Inizio usando il rosa…

 

Voglio colorare i momenti pesanti

 

vissuti nell’infanzia di rosa….

 

 

Condenso.

 

 

I colori sono ancora tanti

 

e la mia vita

 

altrettanto ricca…

 

 

Lascio che il sole

 

 

Adolescenza… Momenti bui….

 

Quale colore per alleggerire?

 

Il giallo del sole che mi indica

 

una luce… una speranza

….CONTINUA SU: http://trudy1961.altervista.org/ecco-la-tela-numero-40-completa-di-ritessituracambiare/?doing_wp_cron=1402137140.9783120155334472656250

**Segnalazione di Mariangela Gallazzi, ricevuta tramite Social Network.

***immagine realizzata e concessa dall’ artista Mario Sesenna per le tele di Mariangela Gallazzi e Maurizio Alberto Molinari

Da ” Zero alle stelle ” ultimo libro di Maria Giovanna Farina

Martedì – 27 maggio 2014 – ore 21

 

“Presentazione numero zero”

del nuovo libro Da zero alle stelle – Eden Editori

di Maria Giovanna Farina, filosofa e consulente filosofico

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Un’autobiografia musicale e filosofica ispirata da

 Renato Zero, Alberto Fortis, Mariella Nava, la pianista Cristiana Pegoraro

 e il filosofo Renato Cartesio.

 

Dalla IV di copertina:

«Musica e parole possono rendere migliore la nostra vita, Maria Giovanna Farina lo vuole affermare dal suo punto di vista filosofico con uno stile sciolto, dove non manca emozione ed ironia. Un percorso autobiografico e terapeutico che, giungendo alla musica delle stelle, sa ritornare continuamente, toccando l’anima, all’origine del viaggio.»

 

c/o Spazio Rusconi Spreafico Expo

via XXV Aprile 15 – Cinisello Balsamo (Mi)

 

– saranno esposti i disegni della copertina di Roberto Rossi –

 

Evento organizzato da libreria Gulliver, via Frova 3, Cinisello Balsamo

 

Ingresso libero

*Comunicato ricevuto direttamente dall’Autrice

Roma, Pierfranco Bruni ripropone Giuseppe Berto al Salone del libro di Torino… da lanotiziah24

Pierfranco-Bruni-427x350Al Salone del Libro di Torino il Giuseppe Berto curato da Pierfranco Bruni. La letteratura e la necessità di raccontare la vita. Giuseppe Berto dalla sua guerra d’Africa al mare della Calabria. Un centenario per raccontare la letteratura italiana del secondo Novecento. “Giuseppe Berto, sottolinea Pierfranco Bruni,  resta uno scrittore che ha attraversato precisi generi letterari. Dalla ‘forma’ neorealista, che tale non è alla luce di una rilettura estetica, ad uno scavo che è chiaramente psicologico.

 

Ma in tutto questo attraversamento ci sono tre aspetti rilevanti: il linguaggio, la struttura dei testi, il suo confrontarsi con una visione metafisica della vita. Nonostante la storia sia presente viene completamente attraversata e superata perché alla fine restano i personaggi a raccontare il tutto. Da ‘Anonimo veneziano’ a ‘La Gloria’. Uno scrittore importante in un Novecento che si appresta a rileggere la sua temperie e la sua letteratura”.

Un Centenario per riaprire un dibattito sulla figura di uno scrittore che attraversato generazioni ed epoche. Giuseppe Berto a cento anni dalla nascita. Su questo autore il Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, diretto da Pierfranco Bruni, e il Sindacato Libero Scrittori Italiani, pubblicheranno un saggio dedicato allo scrittore nato Mogliano Veneto il 1914 e morto a  Roma il 1978 dal titolo: “Giuseppe Berto. La necessità di raccontare”.

 

Il saggio, curato e con scritti di Pierfranco Bruni, apre un dibattito sul ruolo dello scrittore e l’importanza della metafora tra linguaggio e forme narranti.

 

Pierfranco Bruni si occupa del rapporto tra Berto e il Novecento letterario e  le sue eredità con Albert Camus, Gerardo Picardo si sofferma sugli aspetti “teologici” ed eretici del Giuda in Berto, Gennaro Malgieri affronta gli elementi storico – politici e letterari intorno a “Guerra in camicia nera”,  Marilena Cavallo traccia un profilo tra “La cosa buffa”, “Il male oscuro” e i “Racconti”, Mauro Mazza porta una sua testimonianza inedita e il suo incontro con Berto, Claudia Rende traccia un profilo sul legame tra Berto e il cinena e Micol Bruni raccorda la dimensione calabra in Berto oltre a coordinare una bibliografia ragionata.

 

 “Riproporre Giuseppe Berto a cento anni dalla nascita, sottolinea Pierfranco Bruni, curatore dello studio,  significa anche contestualizzare un profilo del Novecento letterario e culturale tout court attraverso libri che hanno segnato generazioni. È  necessario rileggere romanzi che hanno fatto discutere in anni di transizione come: Anonimo veneziano e La gloria.  Due libri che ancora oggi propongono una chiave di lettura anticonformista”.

 

“In Giuseppe Berto, dichiara ancora Bruni, si vive un intreccio non solo letterario, ma anche esistenziale e psicologico tutto giocato tra amore e morte. Ovvero tra la capacità dell’amore di farsi definizione ancestrale di un modello di vita, che ha in sé il senso del destino, e la realtà della morte che diventa, nei suoi scritti, sempre più consapevolezza di un andare nel di dentro della vita stessa senza la paura della perdita….

…CONTINUA SU: http://lanotiziah24.com/2014/05/roma-pierfranco-bruni-per-giuseppe-berto-al-salone-del-libro-di-torino/#

Auguri di Buona Pasqua a tutti gli amici – e non – del dinanimismo….

250px-Corinth_Lovis_Crucified_Thief« Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.
(Luca, 23, 39-43) »

*Foto quadro Il buon ladrone crocifisso, 1883, opera dell’artista Lovis Corinth postato dalla redazione e liberamente tratta da: http://it.wikipedia.org/wiki/Disma_(santo)

Poeti in strada e le strade con i poeti a Ferrara

leadImage_miniSabato 5 aprile pv, una nuova iniziativa dell’Assessorato al Commercio e alle Attività Produttive del Comune di Ferrara per valorizzare le attività commerciali del centro storico organizzata in collaborazione con più di venti poeti ferraresi, che riporterà in alcuni prestigiosi luoghi del centro l’antica tradizione dei Cantari,la lettura delle poesie nelle strade e nelle piazze.

Amore, tristezza, gioia, nostalgia… ma anche la primavera, la nebbia e il grande fiume saranno gli argomenti che si troveranno declamati in ogni angolo della nostra Ferrara, e potrà capitare d’incontrare un poeta che vi creerà al momento una poesia.

Le strade coinvolte saranno,al mattino dalle ore 10.30 alle ore 12.30, Piazza della Repubblica – Via Cortevecchia e Via Mazzini.

Al pomeriggio, dalle ore 17.00 alle ore 19.00, Via Contrari e Via Bersaglieri del Po.

*Segnalazione ricevuta direttamente dallo scrittore Maurizio Ganzaroli.

**Per info: https://www.facebook.com/events/1464799050417642/

 

 

da Asino Rosso quotidiano blog di Ferrara: Milano, Omegalfa di Giancarla Parisi, con Graziano Cecchini, Marcello Francolini, Roby Guerra

Giancarla-Paisi_0001Giancarla Parisi è lieta di invitarvi all’esposizione delle sue opere. OMEGALFA The Nemesis Paradeigma. Milano, 10-17 Aprile 2014 Presso gli uffici milanesi dello Studio Legale Sutti, in occasione del vernissage che si svolgerà in luogo nella serata del 10 Aprile a partire dalle 18, sotto il patrocinio della Associazione Italiana Transumanisti. Sarà presente l’artista. Le opere resteranno visionabili sino al 17 Aprile. La mostra vuole esprimere quel misto di speranza e paura tipica degli ” ultimi giorni dell’ impero”, quando tutti, più o meno consapevolmente, stanno traghettando attraverso quel periglioso tratto di mare che conduce verso una nuova e misteriosa epoca della nostra storia, che per la prima volta potrebbe diventare finalmente transumana, sperando altresì che non diventi inumana. Giancarla Parisi Critica di Marcello Francolini: Giancarla Parisi attinge a piene mani sia nei confronti di una pittura retrò… continua su: http://lasinorosso.myblog.it/2014/03/27/milano-omegalfa-giancarla-parisi-graziano-cecchini-marcello-francolini-roby-guerra/

Il dinanimismo segnala: Costantino Kavafis, Il sole del pomeriggio, traduzione di Tino Sangiglio e Paolo Ruffilli, Introduzione di Paolo Ruffilli, Biblioteca dei Leoni-LCE Edizioni

725562122014Kavafis_xISBNCostantino Kavafis, Il sole del pomeriggio, traduzione di Tino Sangiglio e Paolo Ruffilli, Introduzione di Paolo Ruffilli, Biblioteca dei Leoni-LCE Edizioni, € 12

Costantino Kavafis si è ispirato al mondo ellenistico pagano che ad Alessandria, sua città natale e in quegli anni ombelico del mondo, celebrava gli ultimi fasti. I motivi ricorrenti della sua poesia sono: l’amore (vissuto tra sensualità violenta e accorata nostalgia), l’inafferrabilità della bellezza (specchio del desiderio che non si placa), la storia (vista come terreno di scontro tra l’uomo e la sorte).

Per acquistare il libro: http://www.lceedizioni.com/Prodotti/Vedi/22/Il_sole_del_pomeriggio

Il Dinanimismo su “Patria Letteratura” rivista internazionale di lingua & letteratura

patria-letteratura5Da oggi è possibile leggere la presentazione del Dinanimismo anche su “Patria Letteratura”, rivista internazionale di lingua e letteratura.

Testata mensile on-line che vede come presidente onorario Gezim Hajdari, uno tra i maggiori poeti contemporanei, e come presidente in carica lo scrittore Matteo Chiavarone.

Per leggere l’articolo sul dinanimismo accedere a: http://www.patrialetteratura.com/il-dinanimismo-per-una-poesia-contro-la-superficialita/

Per scoprire il comitato di redazione della rivista: http://www.patrialetteratura.com/arh/

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