Dinanimismo e Neofuturismo letterario
di Roby Guerra – 2010 –
Dinanimismo: 2010 verso una nuova letteratura futurista
Dopo il centenario futurista, tempo di software, dopo gli hardware del rilancio ufficiale del movimento: naturalmente, è più appropriato parlare di rilanci, per la peculiarità polifonica, aperta, oltre ogni ismo, d’ora in poi, solo segni, griffe, vettori relativi ma significativi, del futurismo dell’era di Internet.
Antonio Saccoccio (Netfuturismo), Riccardo Campa e Stefano Vaj (Transumanisti), Graziano Cecchini (FTM Azione Futurista), Paolo Ruffilli, Futurguerra, e Giovanni Tuzet (Neofuturismo), Valerio Zekkini (Futurismo postcontemporaneo), Luigi Tallarico, Antonio Fiore e Giorgio Di Genova (Futurismo Oggi…), Daniele Schinasi (il cosiddetto Neofuturismo visivo), Baldo Savonari (il cosiddetto Terzo Futurismo), Sandro Battisti e Marco Milani (Connettivisti) i link, nomi, promotori, artisti e critici in Italia, nei fatti, i background, l’organizzazione, qualità e competenza, documentate e facilmente verificabili, on e off line…
Le navicelle (post)futuriste scientificamente e storicamente oggi autorevoli, accreditabili che attestano, aggiornata, la continuità e-o la discontinuità futurista, di Marinetti e il cosiddetto Futurismo Storico (Primo, secondo o Terzo che sia, secondo certa storiografia, ammirevole ed eroica.., ma anche attardata e poco aggiornata):
Nomi e personalità, come si può notare, anche ultracelebri, provenienti dalla storia stessa della poetica d’avanguardia italiana, postGruppo 63 persino, come Ruffilli; futuristi doc del secondo novecento stesso, come Fiore e Futurguerra (già appunto del giro di Enzo Benedetto di Futurismo Oggi), all’epoca, anni 80/90, giovani o giovanissimi. Fino al futurismo anche mediatico e spettacolare di Rosso Trevi, quello culturale-scientifico di Campa.. Fino ai giovani Netfuturisti di Saccoccio, i più celebri nel web, ora sempre più anche off line, dopo numerose iniziative e eventi molto rilevanti (supportati anche dalla nipote di Marinetti, storica d’arte, Francesca Barbi).
Ad essi vanno aggiunti, ovvio, storici e critici d’area futurista, non artisti, ma che da decenni hanno istigato la rinascita del Futurismo: ovvero Claudia Salaris, Alberto Bertoni, Fausto Curi, Giordano Bruno Guerri, lo stesso -almeno parzialmente-Achille Bonito Oliva , Vittorio Sgarbi, Giovanni Lista e altri (oltre agli stessi Tallarico e Di Genova).
Ulteriormente, ora si diceva, è tempo di software: di sottomenu operativi, pur nello stile ormai condiviso o quasi del Nuovo Futurismo del duemila, come arte totale, secondo, poi, le previsioni dello stesso Marinetti, nonché nel secondo novecento di Adriano Spatola (ad esempio), tra i neoavanguardisti o lo stesso Andrea Zanzotto, di estetica tecnologica (qua anche un certo Barilli), di azioni futuriste o neofuturiste o netfuturiste, multimediali, elettroniche.
Va da sé, sottomenu anche specifici alla poesia o alla pittura o alla scultura o alla letteratura o alla musica, al teatro, insomma ai medium “storici”, “convenzionali”, sono dal punto di vista dell’informazione e della comunicazione importanti. Se il vettore condiviso di tutti i futurismi attuali è, ripetiamo, certa estetica letteralmente cibernetica, elettronica, o persino filosofia umanista-scientifica, non tutto è circoscrivibile all’arte elettronica o alla futurologia come scienza umana.
Se non altro perchè nei fatti, alcuni futuristi contemporanei parlano e producono ancora poesie o letteratura ad esempio: lo stesso Francesco Grisi (ex Futurismo Oggi anche lui di Benedetto), poi precocemente scomparso, era oltre che critico e scrittore futurista, anche poeta, come evidenziato proprio recentemente in un evento del centenario a lui dedicato.
Lo stesso Futurguerra, pur già prossimo a poesia neovanguardistica, visiva o sonora e videopoetica (con Fiori della Scienza assieme al videomaker Franco Ferioli, partecipò a una delle ultime edizioni della rassegna U-Tape del prestigioso Centro Video Arte di Ferrara, metà anni ottanta), esordì come poeta puro a inizio anni ‘80, con tanto di Manifesto neofuturista fondamentalmente letterario (Microchip!), come tale continuò fino al duemila e tutt’oggi, pur debordato a livello saggistico e d’arte elettronica, parla ancora di poesia…
Finalmente, all’orizzonte, già sono individuabili, spesso interfacciati, proprio nuovi scrittori, letterati , poeti giovani che si richiamano o attraversano il futurismo come letteratura, chi più chi meno, aggiornandolo, rivendicando anche nuovi loghi,a volte del tutto autonomi, come soprattutto i più noti di tutti, i connettivisti scrittori di fantascienza, oltre appunto a Futurguerra e al giro neofuturista di Ferrara, i vari Filippo Landini, Maurizio Ganzaroli, Sylvia Forty, Lamberto Donegà e lo stesso Giovanni Tuzet, oltre, almeno affini, agli stessi Eugenio Squarcia, Alex Gezzi, Riccardo Roversi, Emilio Diedo.
Oltre al giovane Zairo Ferrante e il suo gruppo Dinanimista (ad esempio la poetessa Barbara Cannetti), anche connesso con i neofuturisti ferraresi, di cui dopo, proprio per la particolare valenza archetipica su tutta la questione da rilanciare proprio come primo logo sottomenu letterario neofuturista ottimale, postcentenario.
I connettivisti, figli del web e del cyberpunk, fungono già come matrice per la scrittura appunto doc fantascientifica come linguaggio e immaginario tecnologico.
I Neofuturisti letterati di Ferrara si differenziano per la reinvenzione specifica della parola nell’era elettronica, in ottiche squisitamente sperimentali, insomma, tra la letteratura storica futurista e le news delle neo/post avanguardia del secondo novecento.
Tuzet in particolare sia come poeta, diversi volumi, sia come saggista, tra cui “A Regola d’Arte”, uno dei saggi più importanti sulla poetica e la letteratura futurista degli ultimi anni, sia come critico in diverse riviste o aree autorevoli italiane, come Poesia, Atelier, Pendragon…., con il suo logo di certa Poesia Logica, appare già fondamentale punto di riferimento, oltre appunto alla poetica visionaria/elettronica, oppure psicolinguistica e lacaniana, rispettivamente dei meno giovani Futurguerra e lo stesso Lamberto Donegà, a suo tempo con la rivista Poeticamente (sempre a Ferrara), promotori ante litteram del neofuturismo del duemila.
Ulteriormente, dopo Internet, ecco il futuro, l’avvenire allo stato nascente, già colmo di prove letterarie… scientifiche. Come sempre, anche in prospettiva, ecco spiccare i Netfuturisti di Saccoccio, lo stesso Giorgetti. Se qua siamo già persino in certo senso,oltre l’arte e l’artista, nel cuore postletterario postpoetico, Netfuturismo è anche Net-Letteratura.
Sia a livello di divenire teorico proprio nel web con la rete specifica netfuturista, sia soprattutto Saccoccio nella sua peculiarità di “Scienziato della Parola dopo il Web” (quindi in parole classiche come critico o storico letterario, anche off line sia ben chiaro con saggi contributi e manifesti anche poetico totali… fondamentali).
E, tra i Netfuturisti, più nello specifico, Saccoccio, infatti è anche poeta visivo (mix appunto tra Marinetti, i Paroliberi,, Govoni, Belloli, eccetera sino ancora al postGruppo63, postGruppo70, Zanzotto, Spatola, ecc., si vedano appunto diversi manifesti. E su scia simile, tra parole in libertà e poetica visiva lo stesso giovane talento NetBalla (Gianluigi Ballarani). Oltre alla più “classica”, di formazione umanistica, Maria Serena Peterlin, gli stessi Stefano Balice, Marco Raimondo, a livello critico Paolo Ciccioli, Elisabetta Mattia, Giulio Morera.
Oppure, e ora tracciamo certa mappa ovvio provvisoria, più peculiare come sottomenu proprio letterario, nel duemila nove, supportati anche da ebook pertinenti, focalizzati attrono all’editing neofuturista on line, Futurist Editions (curato dai neofuturisti di Ferrara in sinergia anche con Rosso Trevi) ecco nuovi scrittori che almeno attraversano il futurismo.
Il giro di Gian Luca D’Aquino, Manuela Vio, Claudio Braggio e altri, tra echi minimalisti, surrealisti, modernisti… o alla Wilde anche (tra Alessandria e Venezia) , la stessa scrittrice sarda Lorena Melis, echi anche simbolisti, il giovanissimo anche neoscapigliato Gidantka (Roma).
E, infine, e da questa news, la griffa link che suggeriamo, criticamente lanciamo come primo logo ufficiale della nuova specifica poetica e letteratura, parola futurista , ovvero il Dinanimismo del giovane talentuoso e dinamico.., scrittore salerinitano (ora in Emilia) Zairo Ferrante, già autore di alcuni libri e saggi autorevoli (cartacei e ebook), interfacciato con i neofuturisti di Ferrara e i transumanisti stessi. Ferrante, narra appunto del Dinanimisno, come divenire dell’Anima nell’era del computer.
Come primo link ufficiale per la nuova parola e scrittura futurista, quel che si esalta è proprio la trasmutazione annunciata dell’ Anima nell’era del computer e della scienza, per così dire, finalmente oltre certa new age… ostilità ancora crociana… dei letterati italiani rispetto al mondocomputer.
Anzi, Ferrante, amplificando e soprattutto sperimentando nella parola e nelle elaborazioni teoriche, l’Anima non come compensazione, ma come X factor creativo e fondamentale sottostante lo stesso spirito scientifico e le sue infinite potenzialità finanche postumane, ha azzerato ogni querelle umanista obsoleta: dice sì al mondo nel suo divenire, senza perdere più tempo con troppi No da gamberi!
In tale amplificazione Ferrante e il suo gruppo ormai, decine e decine di dinanimisti on line, ha codificiato, rilanciato le intuizioni stesse strettamente letterarie di Futuguerra, Donegà e Tuzet e altri, soprattutto al passo proprio con gli orizzonti desiderati alti e celebri dello stesso Enzensberger, lo stesso Barthes e – in Italia- tra non molti-, del solito forever young Paolo Ruffilli, oltre a Campa e ai già citati Spatola, Barilli, Zanzotto, e lo stesso giovane geniale Saccoccio
La parola al termine della scrittura, o dopo il suo grado zero, infine, si riconnette finalmente e consapevolmente nel Dinanimismo letterario all’archetipo: da dove viene anche il Futurismo e da dove si è moltiplicato ed espanso. Ferrante e i dinanimisti non a caso con riferimenti espliciti a certa psicanalisi futuribile (paradosso di paradosso) di Jung, Marie Louis Von Franz, James Hillman,riscoprono certa matrice postromantica della parola futurista, a suo tempo sorprendentemente intuita da un certo Francesco Flora, dai netfuturisti stessi, in altra articolazione più globale totale, con riferimento a Bergson.
Matrice aspaziale, ormai, eppure, in quanto Fare Anima (e Fare Poesia…) nel duemila, fondamentale.
Perciò, ecco il Dinanimismo, brevettato dallo scrittore Zairo Ferrante, come primo logo ufficiale (e virtuale, ovvio, incanto e dis-incanto i futuristi o futuribili contemporanei!) di certa nuova specifica letteratura o poetica neofuturista o futuribile nascente.
*Foto 1: Roberto Guerra, scrittore, poeta e critico letterario.
**Foto 2: Logo del Dinanimismo