ITACA, PENELOPE E I MAIALI di Zairo Ferrante – nuova recensione di Roberto Guerra…

2019 ODISSEA NELLA PAROLA nel nuovo libro di Zairo Ferrante

Recensione di Roby Guerra da:

 https://asinorossoferrara.blogspot.com/2019/06/2019-odissea-nella-parola-nel-nuovo.html

copertina-tileZAIRO FERRANTE: ITACA, PENELOPE E I MAIALI. Piccola odissea contemporanea di sogni, di amori e di barbarie

(EDIZIONI IL FOGLIO, 2019)

Per le prestigiose Edizioni Il Foglio ( per la poesia, editrice storica tra le più rivelanti come per la stessa rivista Il Foglio Letterario) , a cura di Fabio Strinati, nuova produzione poetica e di vertice, sia editoriale che letteraria, per Zairo Ferrante.

Prefazione brillante e intrigante di Michela Zanarella:

” …è un viaggio omerico moderno quello di Ferrante: Da Polifemo a Argo, dalle Sirene ad Eumeo, il suo è un percorso di esplorazione dell’esistenza e dell’umanità….”.

Ferrante, originario di Salerno, d’adozione ferrarese (laurea in Medicina e lavora al Sant’Anna), si è cimentato in una sperimentazione linguistica ardita con esiti intensi, visionari e di Parola assolutamente persuasivi, con lo stesso LMazzoni (in altra cifra…narrativa), dopo questo libro ai vertici stessi per come dire… di Ferrara in Italia, in ambito letterario.

Opera coraggiosa, perchè in tempi liquidi anche per la poesia contemporanea (non a caso una bellissima citazione di  Z. Bauman tra le pagine), soprattutto manierismo, retorico poetare, deludenti sperimentalismi -altrove- sopravvalutazioni delle varie caste letterarie, a Ferrara come in Italia, in particolare un presentismo (invero già da fine secolo) incomparabile con la grande poesia e letteratura del grande passato fino soprattutto al primo novecento d’avanguardia o postromantico, optare per una sorta di riformatizzazione o download dell’Itaca di Omero non è neppure… un banale e pilotato premio letterario, per intenderci.

Fatte le dovute proporzioni e incommensurabili differenze di medium, per la poesia ora Ferrante ha fatto in certo senso quel che Kubrick ha fatto con il celeberrimo 2001 Odissea nello Spazio  – o più circoscritto, a suo tempo, la Rai storica in bianco e nero con la sua versione telefilmica – di Itaca, Ulisse, Polifemo, la maga Circe ecc. che ha educato milioni di italiani sottoacculturati.

Nel suo versificare, non caso anche sperimentale con puntuali deliziosi witz sempre sorprendenti e imprevedibili su un hardware strettamente lirico e-o verso libero, Ferrante ha distillato infatti una nuova versione di uno dei capolavori eterni di Omero, insufflandola di futuro.

Il Dna letterario è quello futuro anteriore, il registro di sistema un bit-verso senza computer, tutti i protagonisti “classici” sembrano cloni più umani degli umani alla luce della perigliosa attuale condizione umana e mutazione sociale in divenire.

Itaca non è solo l’Isola che non esiste, ma una colonia spaziale futuribile o una geopolitica terrestre di un futuro desiderante, quando la parola Civiltà sarà condivisa a livello planetario e non vuote vocali e consonanti mai o poco colorate; Ulisse non solo archetipo dell’eroe esploratore in esilio forzato o ambiguo, ma umano troppo umano e amante felice della maga Circe e anche di Nausica: quest’ultime, rispettivamente una Sirena quasi a Manatthan e Circe una scienziata maliziosa che giustamente trasforma gli uomini in maiali come provvisorio processo per farli evolvere.

Penelope… una Regina democratica che tesse la tela non nell’attesa solo di Ulisse, ma come anticipazione del futuro. E così via…

L’opera di Zairo Ferrante, coerentissimo con l’astronave letteraria che ha lanciato alcuni anni fa, il cosiddetto Dinanimismo, oltre al fare bellezza con volontà di poesia in sé, a fare anima di Hillmaniana ancora recente data memory… ed innestare la poesia nell’era informatica, si sviluppa con una seconda linea parallela squisitamente metasociale se non metapolitica:

i maiali, come nella terza parte del titolo, sono davvero tutti gli umanoidi ancora pitecantropici che congelano sempre l’umanità in tutte le stanze dei bottoni del Potere invisibile (web incluso) che de-genera il mondo e il futuro.

Doppia modulazione simultanea e neo-utopica, come trasparente nella postilla narrante di Ferrante  stesso: “La mia Itaca, la mia Utopia”…

Singolare, infine e avantgarde pura originaria e virtuosa, periodici Spazi di riflessioni per il Lettore, “inclusi” tra i diversi movimenti della narrazione, Itaca e Omero… è sempre un’opera aperta atemporale e aspaziale.

RG

Un testo “icona”:

CIRCE IL SORTILEGIO

di Zairo Ferrante

 

Spalmate, distese infinite

scintillanti e suadenti

schiere di cose, futili oggetti.

Spasmi alitanti di accesi colori,

invitanti canzoni d’infinito potere

illuminano gli occhi a stolti passanti, per

una curva in ascesa a indicare il mercato

 

E crescon desideri, attese e poi pensieri

sospesi nel limbo del fare e non fare.

 

Mentre all’angolo – chiusi –

in una palla di cristallo e

storditi da un moderno sortilegio

si dimenano – come branco di montoni

gli ultimi figli di Prometeo

ITACA, PENELOPE E I MAIALI di Zairo Ferrante – nuova recensione di Roberto Guerra…ultima modifica: 2019-06-26T16:23:56+02:00da zairo-ferrante
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