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Foto di un tramonto silenzioso immortalato nei versi di Giancarlo Fattori.

ECHI DI SILENZIO

di

Giancarlo Fattori

 

IMG_2000.jpgSu questa terra dove giaccio addormentato

nessuno attende il soffiare del vento,

il mio riflesso si specchia sulle nubi in corsa;

 

e mi sento frammento di un tempo antico

 

come mani che accarezzano chiome lontane,

e consolo me stesso in questo pianto sommesso:

mi addolora stare solo, e tendo una mano

 

all’immagine che, nel sogno, ho di te.

 

Un giorno mi son perso,

non ricordo dove,

intorno a me un campo arso

al sole, dove manchi solo tu;

e non c’è luogo al mondo

che m’appartenga,

lungo il cammino

solo echi di silenzio.

(Giugno 2013 )

 

*Versi e foto ricevuti direttamente dall’Autore.

**Foto di Giancarlo Fattori. 

 

Dedicato ai giovani che si sentono vecchi o, forse, ai Vecchi che sono giovani…

Èvita i Vecchi di Girolamo Melis…
images.jpg

  
Èvita quelle carogne dei vecchi.
Èvita i vecchi che i guai se li tirano. 
Èvita i vecchi che quando passano sulle strisce devono sempre alzare le mani per spiegarti che stanno per passare. 
Èvita i vecchi che invece di fare versi potrebbero sbrigarsi. 
Èvita i vecchi che fanno quelle facce sempre incazzate invece di ringraziare che non li stendi sotto il motorino. 
Èvita i vecchi che invece di tenere la bocca chiusa ridono con quelle dentiere che si ritrovano. 
Èvita i vecchi che, non contenti di aver rotto i coglioni per sessant’anni, vogliono arrivare a cento. 
Èvita i vecchi che non parlano per farti sentire in colpa. 
Èvita i vecchi che dicono quelle frasi lunghe che non finiscono mai. 
Èvita i vecchi che o non si capisce quello che pensano o ti fanno dimenticare quel che volevi dire. 
Èvita i vecchi che portano sfiga, ma non ce la fanno a reggerla da soli e la fanno cadere da tutte le parti. 
Èvita i vecchi che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera e occupano sempre i meglio posti sul tram, sul bus e sui treni. 
Èvita i vecchi che, con la scusa di essere timidi, guardano sempre il culo delle ragazze. 
Èvita i vecchi che, a differenza degli orologi, non diventano mai antichi e non aumentano di valore. 
Èvita i vecchi che alzano l’età media della popolazione e ci fanno fare brutta figura all’estero. 
Èvita i vecchi che non sanno nemmeno cosa vuol dire sms. 
Èvita i vecchi che sono ancora lì a leccare i francobolli. 
Èvita i vecchi che sono ancora lì a lamentarsi per quella loro pensione di merda, invece di darla a noi. 
Èvita i vecchi che per la strada si fermano all’improvviso, tu gli vai addosso ed è colpa tua. 
Èvita i vecchi che, invece delle polo Lacoste, portano quelle magliette a righine, come se già non si capisse che sono vecchi. 
Èvita i vecchi che sono ancora lì a menarla con gli Anni Sessanta. 
Èvita i vecchi che passano il tempo alle ASL a discutere se è meglio l’artrite del Vecchio A o la cateratta del Vecchio B. 
Èvita i vecchi che guidano le Mercedes. 
Èvita i vecchi albesi che guidano-in folle col cappello in testa. 
Èvita i vecchi che si piazzano davanti alla TV per ore e consumano la corrente. 
Èvita i vecchi che vogliono tanto bene ai bambini. E allora? 
Èvita i vecchi che sono fissati con la minestra. Èvita i vecchi che sono tutti ammiratori di Gerri Scotti, alzano la audience e noi dobbiamo averlo tra le palle da decenni.
Èvita i vecchi che hanno sparso la voce di saper raccontare le favole ai bambini ma si addormentano prima loro. 
Èvita i vecchi che da giovani erano molto meglio di noi e non si accorgono di come sono conciati. 
Èvita i vecchi che prima almeno si mettevano in quattro intorno a un tavolino del bar a giocare a scopa con quattro bianchini, e ora stanno lì ognuno per conto suo, occupano quattro tavolini e non consumano un cazzo. 
Èvita i vecchi che si piazzano lì con la Gazzetta dello Sport in mano e non la mollano per ore 
Èvita i vecchi che ora non si ubriacano più in pubblico, lo fanno di nascosto in casa e non servono nemmeno a farsi pigliare per il culo. 
Èvita i vecchi che appena mangiato si addormentano e non aiutano nemmeno a sparecchiare. 
Èvita i vecchi che stanno svegli tutta la notte e fanno casino nei corridoi. 
Èvita i vecchi che ti guardano fisso come se si aspettassero sempre qualcosa o che se non si aspettassero più niente. 
Èvita i vecchi che sono specialisti a farti sentire una merda. 
Èvita i vecchi che quando cerchi di scippargli la borsa dalle mani mica la mollano, e gli viene una forza micidiale che sei costretto a staccargli un braccio, e allora cascano per terra, si fanno male, tutti intorno si agitano, la polizia ti prende e ci rimetti sempre tu.
 Èvita i vecchi che saltellano, caracollano, si danno quel tono dinamico per non far capire che non si reggono in piedi. 
Èvita i vecchi che prima erano tutti di destra e ora sono tutti di sinistra.
 Èvita i vecchi che non guardano in faccia nessuno e muoiono. 
Èvita i vecchi che muoiono e ti lasciano lì come una merda proprio mentre stavi per dirgli “ti voglio bene”.

**TRATTO DAL JOURNAL DI GIROLAMO MELIS ( già Giovane Amico del dinanimismo ): http://girolamo.melis.it/2013/05/evita-i-vecchi.html

Ritratto di Famiglia… di Carlos Sanchez

Cronaca familiare

di

Carlos Sanchez

944425_4917691535378_148554035_n.jpgGrazie a questa fotografia
potresti ricostruire la festa
l’atmosfera di quel Natale.
C’è un primo piano sfocato
con brillo di bottiglie da sidro
di coppe di cristallo di Murano
piatti sparsi senza simmetria
su un tavolo forse di pino,
suggerito appena sotto i fiori
de un tovagliolo di filo di Scozia.
La zia Giulia suona il pianoforte
nostalgia di uno zio mai comparso,
nonna Maria col suo sguardo di comando
rattiene l’abbraccio dei miei nei loro valzer.
Indietro la cugina più grande
in uno dei suoi tanti smarrimenti.
Suo padre come sempre assente.
Il volto del nonno esemplare
insinua nella sua sana indifferenza
un regno di infinite scaramucce.
La zia Rosaria ostenta una creatura
nella culla delle sue braccia robuste:
Quello che appena è entrato in scena sono io
che adesso non ricorda a cosa pensassi.

In quel momento stavamo tutti
a contendersi un posto nella foto,
adesso lei è solo un pallido riflesso
un bollettino di guerra e di fantasmi.

Di “Alta Marea” Editora Quasar, Roma 2005

Crónica familiar

Por esa fotografía amarillenta
podrías reconstruir la fiesta
la atmósfera de aquella Navidad.
Hay un primer plano desenfocado
con brillos de botellas de sidra
de copas de cristal de Murano
platos esparcidos sin simetría
en una mesa seguramente de pino,
apenas insinuada bajo las flores
de un mantel de hilo de Escocia.
La tía Julia está tocando el piano
añorado un tío que nunca llegará,
la abuela María con su mirada
de expresiva alertando a las tropas,                                                                                             mis padres en un abrazo tímido
de vals. Más atrás la prima mayor
en uno de sus tantos extravíos.
Su padre como siempre ausente.
El rostro del abuelo es ejemplar
insinúa en su sana indiferencia
un reinado de infinitas escaramuzas.
La tía Rosario ostenta una criatura
en la cuna de sus brazos robustos:
ese recién entrado en escena soy yo
que no recuerda ahora en qué pensaba.


En ese entonces estábamos todos
disputándonos un lugar en la foto,
ahora ella es sólo un pálido reflejo
un boletín de guerra y de fantasmas.

**Foto e Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social-network

L’UOMO CHE CAMMINA SULL’ARCOBALENO di Giancarlo Fattori

NATURA MORTA IN ARANCIONE(1).JPG

Il suono dell’universo, il colore, sgargiante,

un calore diverso, l’abbraccio che giace steso,

allungato al cielo, porta i rami ormai secchi

distanti, strani, di questa terra tiepida di sogni,

e tu ci puoi pensare, come uomo, o fiore sgualcito,

puoi camminare sull’abisso, sul mondo dismesso,

sull’arcobaleno compromesso, di cristallo,

già infranto dal lucore delle briciole del sole,

di umano splendore, di vago dolore, passandoci dentro.

Non sono solo i simboli di smeraldo, no,

non è così, non sei tu l’araldo del dio,

non v’è nulla tra le rughe di saggezza

che ricordi le ombre di rami stagliati

ai riflessi d’un parabrezza, o debolezza,

o la dolcezza che lasci dentro, tra le mani

del bambino, d’una splendida aurora depressiva,

magia d’incenso che saliva, a spirali,

nel caldo vento d’ogni giorno.

Cos’è che esce dal silenzio? Solo amore,

o goccia d’assenzio su zolletta di tormento,

e dove stai andando? La luna t’è rimasta dentro,

ascoltando, pregando in volo, se dire o no

la scelta di un celeste segmento, lontananza

di temporale all’orizzonte, eppure no, non è soltanto

il silenzio, né un sorriso spento: è un cantare gitano

danzando sui colori seminati nel cielo, o nel tempo.

Dopo io penso di archiviare la vita piegando abiti smessi,

chiudendo una libertà gioita in grandi scatoloni,

incrostati dalla colla calda del pianto, del torrente

di un’assenza ticchettata dallo scandir dell’orologio,

mentre, come uomo, corri, a perdifiato

sul mantello alato che si stempera in ricordo,

seme, gramigna, fiore discreto nella discrepanza

dell’asfalto rotto da chilometri di pioggia.

Il tempo non esiste, ha perso i pezzi nel cammino,

o come in un camino arde il ciocco di legno della vita,

diranno un giorno che sei morto, sbriciolandoti in un lampo,

che compiuto il suo destino ha il pazzo, in un campo

di saggezza illimitata, nel tempo stabilito

da quel confine incerto che incatena ogni uomo

a un eterno senza senso, a un labile consenso.

Ora chiudo il maglione nero

 dentro l’ultima valigia,

cosa resto a fare qui,

 a chiedermi: son matto anch’io?

Che cammino un po’ distratto

in un dirimpetto altrove.

 


(alla memoria di Lucio)


*Versi e dipinto digitale (Natura morta in arancione ) di G. Fattori ricevuti direttamente dallo stesso Autore.

Carlos Sanchez: A volte credo di essere alla fine: mi domando, alla fine di cosa?

Questa mia ginnastica – Esta gimnasia mía
di
Carlos Sanchez

carlos sanchez,versi,libro,poesia,dinanimismo,argentina,italiaSmarrito come un cane rauco
come una lucertola con impermeabile
transito per l’ampio viale di questa vita
senza freni né semafori verdi.
Sono un uomo moderno
informato dei contrattempi di questo mondo
vedo bruciare gli dei di cartone
ed il ruminare inesorabile della storia.
Penso che la poesia non mi giustifichi
e non riesco a spegnere questa ginnastica metafisica
con nessuna occasionale allegria.
A volte credo di essere alla fine:
mi domando, alla fine di cosa?

*Versi tratti Dal libro “La poesia, le nuvole e l’aglio”
– Librati 2009- e ricevuti direttamente dall’Autore tramite Social-Network

Esta gimnasia mía

Extraviado como un perro afónico
como un lagarto con impermeable
transito por la amplia avenida de esta vida
sin frenos ni semáforos verdes.
Soy un hombre moderno
enterado de los percances de este mundo
veo quemar los dioses de cartón
y el rumiar inexorable de la historia.
Pienso que la poesía no me justifica
y no logro apagar esta gimnasia metafísica
con ninguna ocasional alegría.
A veces creo que estoy en el final:
me pregunto, en el final de qué?

Nuova Versi di Giancarlo Fattori!!!

giancarlo fattori,versi,inediti,dinanimismo,amici,amicizia,cosmica.GLI AMICI COSMICI
di
Giancarlo Fattori

L’acufene che, come treno in corsa,

ci attraversa la mente, selvaggia,

di rami spezzati, di contorti paesaggi;

forte il fischio del suo scorrere

e tu, anzi noi, che rinchiudiamo la speranza,

non cambiamo mai, è eredità di cammino,

è amore piccolo, cullato in robuste braccia.

Sdraiato sul palmo della mano,

(la mia mano onesta, fragile,

che accoglie fumo d’erba e voli di aquile,

vanto bradicardico d’affettuoso sguardo)

tu segui il mio perdersi lontano come vento leggero,

un velo, la pagina di un libro, la corda della chitarra,

mentre io accolgo i tuoi affranti affanni.

(Eh si, pizzichi le corde dell’anima, la mia, la tua,

scorrendo le dita sulla tastiera, risonanza

magnetica-musicale, cosmica, transazionale,

funzioni psichiche del suono, del canto,

stonato, della serie: lasciati andare,

lascia scorrere ciò che pulsa dentro,

lascia che esca, al limite incrinato della voce).

E si parla di figli, di coscienze celesti, col cuore

fluttuante e lo specchio che riflette le parole,

le masturbazioni, il calcio a un pallone,

e poi scendi, ruzzolando, le scale, saliscendi della vita.

(Eh già, ruzzolando insieme ad ogni spigolo,

vieni, dai che ti abbraccio forte,

abbraccio il tuo malessere leggero

e te lo rendo in forma di leggera carezza,

un tono più alto, uno medio, uno in fondo al pozzo,

un caffè, una pizza bollente da vescicola gengivale,

fratellanza di circoncisa carne).

Cosa dici? Parli di sentieri, di vuoti della mente, della rabbia.

Condividere le cose? Si, e stringi la fatica, le incomprensioni,

e qualche goccia di lacrima che diviene sciarpa di lana,

all’angola della strada buia, di un pensiero rimosso,

corsa all’indietro verso lontane ferite.

Guarite, forse, perdute, soccorse:

d’amore il tuo sguardo è pregno,

sei soltanto un altro pazzo nella collezione di pazzi,

una gramigna, un seme ben oleato,

e mi soccorro, appena posso, al silenzio, all’ascolto,

all’ebbrezza confusa, al confuso senso dell’esistere.

Senza perdersi, né perderti, né perdermi:

solo errando, di sbaglio in sbaglio

fino a un accecante abbaglio,

o all’unico possibile barbaglio di luce.


*Versi ricevuti direttamente dall’Autore Giancarlo Fattori, 28 aprile 2013

**Foto di “Eistein e Fisici 1931” postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da:http://www.vip.it/le-foto-piu-viste-in-cinque-anni-di-flickr/einstein-e-fisici-1931/

“Come un cane”… inedito di Zairo Ferrante

 

zairo ferrante,come un cane,versi,dinanimismo,ineditoCOME UN CANE

di

Zairo Ferrante

 

Come un cane l’annuso

la pioggia che casca

dalle nuvole sulle cose

vecchie, stipate in giardino,

 

spazio curato

 

come un cuore che pulsa

su cui scendono lacrime che

lavano ricordi e pensieri,

vanghe e rastrelli.

Come un cane l’annuso

e le lecco le lacrime,

la pioggia che scivola

e gocciola senza rumore.

E le asciugo,

in silenzio,

in disparte,

felice.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore http://zairoferrante.xoom.it/.

 

**Foto quadro di Jacopo Bassano “Due cani da caccia” postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.copia-di-arte.com/a/bassano-jacopo/ddue-cani-da-caccia.html

 

L’INVITO AL VOLO di Carlos Sanchez…

Invito al volo

di Carlos Sanchez

 

b7be063f5d_2046741_med.jpgT’invito a volare
come in un quadro di Chagall
dammi la mano
ed diamo inizio il viaggio.
 Lasciamo dietro
la certezza dei piedi
la prigione della casa
la trappola del tempo
la sicurezza che non abbiamo.
 Sono stanco di immaginare
di mettere la speranza
nel vuoto degli uomini.
 Godiamo del vento
che ci pulisce il viso
dell’inutilità delle scarpe
abbandoniamo la nostra invidia
degli uccelli
godiamo della fragilità
delle nuvole
della monotona legge
di gravità
mettiamo ali ai limiti
 valutiamo l’immaginazione
accettiamo l’istinto.
 Sarà una prova generale
di ritornare all’origine.
 Voliamo voliamo
in questo spazio enorme
in questo spazio vuoto.

 

Invitación al vuelo
 
Te invito a volar
 como en un cuadro de Chagall
 dame la mano
 y demos inicio al viaje.
 Dejemos atrás
 la certeza de los pies
 la cárcel de la casa
 la trampa del tiempo
 la seguridad que no tenemos.
 Estoy cansado de imaginar
 de poner la esperanza
 en el vacío de los hombres.
 Gocemos del viento
 que nos limpia la cara
 de la inutilidad de los zapatos
 abandonemos nuestra envidia
 de los pájaros
 gocemos de la fragilidad
 de la nubes
 de la monótona
ley de gravedad
 pongamos alas a los limites
 valoricemos la imaginación
 aceptemos el instinto.
 Será una prueba general
 de regresar al origen.
 Volemos volemos
 en este espacio enorme
 en este espacio vacío.

*VERSI RICEVUTI DIRETTAMENTE DALL’AUTORE TRAMITE SOCIAL NETWORK

**foto postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://foto.libero.it/gatto1001/uccelli/colibri-

“L’ABBRACCIO” quadro e versi di Liliana Ummarino…

 

L’ABBRACCIO

 

collaboratori,liliana ummarino,abbraccio,quadro,versiSULLA SOMMITA’ DEL MONTE PIANTERO’ LA BANDIERA DELL’EGO,

LONTANA DALLA VALLE BUIA DOVE HO LASCIATO LE VESTI.

 

MI OFFRIRO’ FELICE ALLA DOLCE CAREZZA DEL VENTO,

AL TEPORE DEL SOLE…..

FINALMENTE LIBERA!

 

LA ECO DEL MIO GRIDO  ESPLODERA’

FRA LE GOLE RIMANDANDOMI IL SUONO.

 

LE BRACCIA  A CIRCONDAR LE GINOCCHIA,

MI CULLERO’ FELICE

AL DOLCE SOSPIRO DEL SILENZIO……

 

Liliana Ummarino

Liliana Ummarino. Artista di Arte contemporanea, opera e lavora a Roma, vicepresidente di Art-Arvalia ass. artistica del xv Municipio di Roma. Insegnante di pittura figurativa, astratta, informale, polimaterica.

 

**Foto quadro e Versi ricevuti direttamente dall’Autrice.

“Kaamos” la luce non luce di Giancarlo Fattori…

KAAMOS
di
Giancarlo Fattori
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Dal punto di vista del cuore
questa pioggia è oscuro mistero,
perduto nella luce sottile
dove ogni melanconia vive,
e si rigenera.
Oceano d’argento che pulsa
nello sguardo errante
lungo l’orizzonte:
il vento gelido ne è
vivido testimone,
e così il mio corpo, 
che mille volte muore.
E mille altre volte rinasce
questa mia carne,
che è pietra di scoglio,
e betulla, e brullo paesaggio,
epico poema di me stesso.
Di spazio e silenzio
è rivestito il mio animo,
come una sorta di radura
velata di neve.

 

 
“Kaamos” è un termine finlandese, intraducibile, che descrive un fenomeno naturale, una sorta di eterno crepuscolo, tipico delle zone più a nord, nella Lapponia. Una luce che non è luce, un buio che ha bagliori colorati. In questa luce il paesaggio è come impietrito, come un dipinto a acquarello.

*Versi e definizione ricevuti direttamente dall’Autore: Giancarlo Fattori, 2012.

**Foto postata dalla redazione del dinanimismo e liberamente tratta da: http://www.zingarate.com/foto/un-2012-pieno-di-aurore-boreali-ecco-dove-vederle/lapponia_1.html