SILENZIO E NUDITA’ IN VERSI

Schiele_043.jpgDEL TUO NUDO SILENZIO

di Giancarlo Fattori

Di ghiaccio e vento

s’intrecciano le chiome,

cornice al pallore

degli occhi tuoi stanchi.

Freddo notturno

mi poni sul labbro

dalle tue labbra di luna,

increspate in gelide acque.

Mi desti d’ogni senso,

m’accendi un virile tormento,

come faro per me,

che m’attardo a tornare.

E spazza un vento impetuoso

ogni mia nostalgia, ogni ricordo,

stagliati su cieli dipinti

di vibranti vapori,

spezzando i nostri sogni

come s’incrina un ghiacciaio.

Occhi-faro ghiaccio-mare,

barbagli che lastricano le notti infinite,

vampe appiccate a ogni turgore

mio, per lasciarmi poi senza fiato.

Nudo mi giaccio,

tra le braccia nude

del tuo nudo silenzio.


*Versi ricevuti direttamente dall’Autore

**Quadro “Nudo disteso” di Egon Schiele postato liberamente dalla Redazione e tratto da: http://esperidi.blogspot.com/2010/03/egon-schiele-quando-lossesione-diventa.html

Feb 11, 2012 - opinioni    No Comments

Quando i Poeti parlano: ITALIA AL BORDO DELL’ABISSO di Gabriel Impaglione*

gabriel impaglione,dichiarazioni,situazione italiana,futuro,guerraI crani costituiti nel potere formale, in Italia, danno continuità alle misure politiche neoliberali che vanno applicandosi dall’era berlusconiana.
In questo senso poco o niente è cambiato salvo, se si vuole, una certa impopolarità che non pagherà elettoralmente la lega dei rappresentanti della casta fondomonetaria al governo, e sempre di partito politico parliamo.
E’ grazie a questo infimo dettaglio che la destra e i suoi complici lasciano lavorare i burocrati con totale libertà.
Uno per tutti e tutti per uno.

Senza l’articolo 18 a salvaguardia dei lavoratori, con norme che favoriscono una flessibilizzazione ancora più approfondita nel mondo del lavoro, sarà un gioco da bambini ricevere ‘possibilità d’ investimento’  in un paese nel quale le condizioni di schiavitù non avranno limite, come non avranno limite le garanzie degli imprenditori.
Diciamola così, in una situazione inversamente proporzionale: fame per il popolo lavoratore, ricchezza abusiva per l’oligarchia.
Ciò che già accade in Honduras, Guatemala e Messico, in Haiti….
Ma questa è l’Italia!
 
Grazie alle richieste del Vicerè Monti e i suoi seguaci, l’Italia rischierà di trovarsi allo stesso livello di un’ enorme quantità di paesi del terzo mondo, dove lo sfruttamento ‘legale’ è un diritto dei monopoli.
Mi viene in mente la nordamericana United Fruit, col suo operato in Centro America…e non è un capriccio.
La manifestazione dei metalmeccanici prevista per il 18 febbraio prossimo è un atto di dignità. Se, come credo, nel popolo italiano perdurerà questa virtù, lo sciopero dovrà estendersi a tutto il paese e in maniera indefinita.
 
Tutto indica che la questione di classe gioca la sua battaglia. Tutto indica che Marx continua ad essere più attuale della ‘fine della storia’ di un certo Fukuyama, “best seller” tanto declamato dall’ ultracapitalismo: la felicità planetaria in armonioso equilibriograzie alla teoria di domanda e offerta, non è più certa.

Non si sa come parare la caduta dell’impero del lucro che presenta crepe da ogni parte, fa acqua. E i suoi apostoli non hanno più un discorso che valga. Inventeranno altre guerre. La presenza yankee attorno a Siria e Iran è soffocante.
La formula: ti invado- ti derubo- ti colonizzo, ha dato tanti morti al mondo come garanzia ai governi imperiali…questo orrore non ha misura.

L’ Italia non è estranea questa logica, né innocente. I cacciaborbardieri comprati dal governo avranno finalmente la loro missione  da un momento all’altro ( i tagli non hanno impedito l’acquisto di macchine da morte dalla necessitata industria bellica yankee…sarà uno dei tanti accordi di alleanza invasiva?)
 
E mentre l’Italia cammina in silenzio fino alla realtà di Repubblica delle Banane, con la complicità di una casta conservatrice e l’indifferenza suicida di una buona porzione di popolo (addormentato a lungo in un benessere fittizio), il mondo è diretto dall’impero di pochi fino al pericoloso abisso di una guerra che potrà essere ultima a scuotere la vita del pianeta.

*Poeta italo-argentino ( Gabriel Impaglione )

**Scritto ricevuto da Giovanna Mulas

***Foto postata dalla Redazione del dinanimismo e liberamente tratta da: http://m1so.wbl.sk/simpsonovci.html

VERSI “NERAZZURRO”: CALCIO E (è) POESIA!!!

poesia dedicata all'inter f.c.,calcio e poesia,citazioni pasolini,nerazzurro,zairo ferranteEnzo Biagi: Senza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe piaciuto diventare?
Pier Paolo Pasolini: Un bravo calciatore. Dopo la letteratura e l’eros, per me il football è uno dei grandi piaceri. (da La Stampa, 4 gennaio 1973)

Pier Paolo Pasolini: Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro. (citato in la Repubblica del 10 luglio 2006, p. 19)… citazioni tratte da: http://it.wikiquote.org/wiki/Pier_Paolo_Pasolini


NERAZZURRO

( Versi inediti di Zairo Ferrante, per la serie: tutto può esser poesia )

 

stats.jpgUna linea sottile

separa il nero e

l’azzurro, la storia

tra genio e pazzia.

Corridoio infinito

d’alterne emozioni

scandite dal forte

fruscìo d’una palla

che dolce si scivola

e rotola su strade

di tiepido verde,

sipario di un’unica

arena e battaglia,

di sport e di vita,

scandita dal batter

feroce del tempo

che incastra sussulti,

emozioni e tremori.

Novanta minuti per

gioie e dolori che

incalzano lenti e

sommessi nel cuore.

E così, come un colpo

di vento leggiadro

scompiglia i capelli,

in quei minuti distesi

e dipinti di umano,

la mente si perde

in sublime viaggio

di Beneamata follia.

 

Zairo Ferrante

26 – 1 – 2012

*VERSI DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE ZAIRO FERRANTE, PERTANTO POSSONO ESSERE RIPRODOTTI SOLAMENTE CITANDONE LA FONTE E DOPO IL CONSENSO DIRETTO DEL MEDESIMO AUTORE. Copyright©http://zairoferrante.xoom.it/

**Immagini postate liberamente dalla Redazione e tratte da: http://www.inter.it/it/societa/storia2005-2.html

IN ESCLUSIVA PER IL DINANIMISMO: VERSI DEL POETA FILIPPINO SANTIAGO VILLAFANIA

E’ con grande orgoglio che di seguito pubblichiamo le traduzioni italiane – alcune anche in esclusiva – delle poesie del poeta filippino Santiago Villafania. Per ragioni di spazio – vista la lunghezza della silloge – abbiamo preferito presentare solo le traduzioni ma, è giusto sottolineare che, il poeta ha scritto i suoi versi originali in lingua Pangasinan, pertanto il lavoro di traduzione si è articolato in più fasi. Una prima traduzione è stata fatta dal Pangasinan all’Inglese e una seconda traduzione dall’Inglese all’Italiano.

I versi sono stati pubblicati con il diretto consenso dell’Autore e, a tal proposito, si ringrazia la poetessa americana Ute Margaret Saine che, oltre ad aver tradotto alcuni dei seguenti scritti, ha anche svolto il non facile compito d’intermediario tra Noi e il Poeta.

Zairo Ferrante

per:

la Redazione del Dinanimismo


175px-Santiago_villafania.jpgL’ESSERE ADAMO

di Santiago Villafania

Traduzione Antonio Blunda e Ute Margaret Saine

i.

all’inizio
IO SONO tutto
parola e yoni
è un canto
uni-versale-
una voce
un nome
IO SONO uno
con me (stesso)
la genesi
(è) una notte
un vuoto e
il niente

ii.

Ho pronunciato
il mio prenome
e sono
divenuto ciò che
IO SONO
un mondo
di me stesso
il mio nome
senza parole
(atomi
della mia esistenza)

IO SONO divenuto
luce – il primo
Cristo

iii.

luminosità
coronandomi la testa
divinità dentro
divinità fuori
primigenito della
mente
partenogenita
IO SONO vita
–forza incarnata
fattore
fachiro
e soprattutto
(uomo) poeta

iv.

la mia voce
ha sposato l’oscurità (l’essere oscuro)
& l’abisso
la frutta
di questo incesto
è il caos
fuori dal quale
la luce primordiale
è nata
dalla mia fronte (testa)
ho respirato formando
il firmamento
in rotazione cosmica
sono nati i cieli
scatenate le poesie

v.

rimasi
completamente
incompleto
sulla terra
dove IO SONO
è IO SONO
Dio adirato
rompe
l’inferno
fuori da me
pigliando
un osso
o due

la mia costola
è rotta
rotta &
Eva della costola rotta
è apparsa più colomba
di Lilith
il mio essere Adamo
è completo

vi.

trino
con il monello di Dio
vide Gesù
l’angelo ancorato
mentre mangiavo
l’Ultima Cena
il mio peccato originale
la Parola
sulla lingua
sulle labbra
il suo sangue
il migliore pasto
che ho mai mangiato
fin ad ora
non è da meravigliare
che l’Altruista
abbia proibito
il frutto della
conoscenza

vii.

il serpente
trionfante
a est
dell’orto
lì è una porta
con il segno
USCITA
Eva
e me
siamo andati via
coprendo la nostra
femminile/virile umanità
dai colori
della rovina.

 

untitled.pngEROLALIA 

di Santiago Villafania

Traduzione di Mario Rigli

                    
I )

stasera
Sono Abelardo
Mia Eloisa
Canterò
Delle tue labbra di poesia
Il contorno del tuo seno
Le tue cosce
La tua dolce sorpresa!

II)

Quando dentro
la tua nudità in festa
o mio cuore
romperò ogni impegno!
batterò anche
il cranio e il petto di Dio
Non avrò mente
né morte, né età

III)

donna vorrei baciare
le pendici del tuo seno
E pensare all’Himalaya
E’ come raggiungere
il suolo più alto dell’Everest
quando quelle superbe cime gemelle
sono intrappolate tra le mie labbra

IV)

uccidimi dolcemente amore
nel cuore della notte
con il tuo serico abito caduto
ai piedi dalle caviglie di rosa
seppelliscimi dolcemente amore
seppelliscimi Oh seppelliscimi con
tutto il fascino di Eva
del tuo corpo d’oriente

V)                                                    

Non so dire una parola amore mio
quando vedo rose
sulle tue guance
e gusto l’aroma di vino rosso
sulle tue labbra

le tue guance
le tue labbra
i tuoi seni
piccole poesie silenziose
che hanno ispirato questo canto
Canterò di loro
oh con dolcezza di loro canterò
come se fossero gli ultimi frutti
e fiori del perduto
frutteto dell’Eden

VI)

verrò da te amore
verrò da te, su di te
sì, bianco come chiaro di luna
tagliente come una stella
Ti prenderò amore
dolcemente, oh delicatamente
tu non conoscerai altro, altro
oh fioritura sotto di me,
se non il mio fulgore sopra di te
il mio splendore scintillante
che si impossessa della tua rosea morbidezza
con bianchi canti di luce

VII)

i tuoi seni sono uccelli
sotto le mie mani
desiderosi di essere liberi
dal loro affanno
le tue labbra sono fiori senza nome
che brancolano alla ricerca
della terra in cui
troveranno il loro
principio

i tuoi occhi sono stelle lontane
perse nella propria costellazione
E benché le tenga strette
sono troppo lontane
E il tuo corpo
paradiso di carne
con la sua ombra
E le armoniose sfere
respira il fuoco e la vita
mentre mi tuffo
in movimenti ritmici
o cado in cadenza misurata

uomo-dio e tuono
dentro il tuo misterioso
universo

VIII)

Oh la scura foresta vergine
ora giace sotto di me, sotto di me

Sono rubino
Sono porpora
Sono acciaio

Avvolgimi ora Oh più divina di tutte le amanti
avvolgimi ora con la tua dolcezza
come un uccello in gabbia, in gabbia
tra le tue dita di raso

sarai trafitta da melodie
sarai bagnata da rugiada d’argento
imparerai come si danza sotto di me

E affogherò nelle profondità della “piccola morte”
dentro il tuo intimo universo
dove sono per la prima volta

ix.

mi hai reso Dio stasera
chiuso di luce sotto di te
che con il tuo essere assoluto
hai condotto la mia virilità di Adamo
brevemente in paradiso

così forte
così rapido il mio corpo
che non ho sentito la canzone
di agonia nei tuoi occhi

x.

E ci siamo amati e amati
E amati ancora e ancora
Stupenda è stata la notte
di pioggia cremisi
e canzoni d’amore.

 

PANGASINAN

Versi di Santiago Villafania in lingua originale.

dia ed nipangaw a dapag a bansa na pusok
anggapo’y maanlong a bosis ono Catullus
ono kumasamplon musian onkalab ed Parnasu

kanian inagbibit ko iya’y onoonan liknaan
pian nipintak na salita tan kolor so pamawi
ed ampasiseng a panaon na Caboloan –

saray awaran tan uliran iran inkorit
ed aninagan ya bolobolong na impakalingwan
angga’d itatken kon imbeneg la’d lingwan

say kanonotan dapul la’d panaanap
na bawig ed bukig a sinummingan
tan say dakep na ag ni-Babel kon dila

onsabi so panaon ompano nanonotan da ak
ed Parthenon iran ipaalagey ko para’d anlong

PANGASINANO

Traduzione Inglese-Italiano di Ute Margaret Saine

qui nel paese prigionero del mio cuore
non c’è voce da bardo neanche un Catullo
nè la decima musa per salire sul Parnasso

e così porto questa passione primitiva
dipingendo in parole e colori il richiamo
dei giorni di smeralda di Caboloan –

le sue storie e leggende scritte
sulle pagine trasparenti dell’oblio
finché per caso sarò dimenticato io

ho la memoria brizzolata dal rivelare
il fulcro degli inizi orientali e
la bellezza d’una lingua non da Babele

fra un tempo magari mi ricorderanno
nei Partenoni che costruirò per la poesia

SANTIAGO B. VILLAFANIA è un poeta filippino che scrive in lingua pangasinana e inglese e ha pubblicato due sillogi poetiche e altre liriche.   “Balikas na Caboloan” (Voci da Caboloan) – pubblicato nel 2005 dalla National Commission for the Culture and the Arts (NCCA) delle Filippine sotto la categoria UBOD New Authors.  “Malagilion: Sonnets tan Villanelles” (Maligilion: Sonetti e Villanelle), pubblicato nel 2007, è stato nominato finalista per il Migliore Libro di Poesia del Ventisettesimo Premio Nazionale del Libro.  
Le poesie in pangasinano e inglese di Santiago Villafania sono state tradotte in spagnolo, italiano, tedesco, e francese e sono state pubblicate sia in riviste stampate che on-line.   Villafania è stato nominato uno degli 11 “Pangasinensi eccelsi” e nel 2010 ha ricevuto il premio ASNA per le Arti e la Cultura durante la prima commemorazione annuale dell’origine (documentata) della cultura pangasinana – 430 anni fa (Giornata della Fundazione Pangasinana).   La sua terza silloge “Pinabli and Other Poems” si pubblicherà nel maggio del 2012.

*Per maggiori informazioni sul poeta: http://en.wikipedia.org/wiki/Santiago_B._Villafania

Giovanna Mulas, Gabriel Impaglione e Patrizio Pacioni al Centro Culturale ‘La Quercia’ di Vimodrone.

colombia1.jpgPomeriggio di Letteratura.

Il 19 febbraio gli scrittori Giovanna Mulas, Gabriel Impaglione e Patrizio Pacioni incontreranno i Lettori al Centro Culturale ‘La Quercia’ di Vimodrone, Milano.

Ufficio stampa Isola Nera

*Da GiovannaMulas.blogspot:

“Nelle tribù africane non esiste il cercare di essere meglio di, l’ambizione che soltanto noi, signori ‘evoluti’, conosciamo…si pensi proprio alla musica e ai suoi strumenti…”, mi dice Pedro, “…il capo tribù da un pezzo di canna ricava tante parti uguali quanti sono gli abitanti della tribù. Ognuno di loro potrà suonare soltanto una nota e sempre la stessa che, se presa sola, apparirà sgraziata: un lungo –o intermittente- insensato fischio…
ma unito alle note degli altri membri della tribù, quel fischio creerà la melodia. Tutti loro saranno uguali davanti alla musica e creandola.
Qui sta la filosofia dei popoli neri: tutti uguali davanti a tutti. Nessuno di loro potrebbe vivere senza gli altri.”

**Scritto liberamente scelto dalla Redazione del dinanimismo e tratto da: http://giovannamulas.blogspot.com/2012/01/ho-visto.html

L’inconsistenza della società: è arrivata l’ora di riscrivere Parmenide?

L’INCONSISTENZA DELLA SOCIETA’ E IL NON-ESSERE CHE DIVIENE ESSERE
( è arrivata l’ora di  riscrivere Parmenide e la filosofia? )
di
Zairo Ferrante

images.jpgNel VI – V Sec. A.C., Parmenide, da Elea, diceva: “ l’essere è e non può non-essere. Il non-essere non è e non può essere ”.
Semplificando: se A è l’essere unico e se B non è A, allora B è il non-essere. Seguendo questo ragionamento, se A si trasforma in B non è più essere ma diventa non-essere e, pertanto, risulta implicitamente negato anche un possibile divenire.
Secondo Parmenide, quindi, esiste un essere che è bello, perfetto, eterno e uguale a se stesso. Un essere che é e che non può mutare in altro senza trasformarsi in non-essere.
Tutto sembra avere un senso, logicamente e moralmente corretto ma, se esaminiamo la nostra odierna società, tutto cambia.
Crollati tutti i princìpi, morti tutti i miti, nulla di quello che ci circonda – sia esso un bene materiale o immateriale – è eterno, immutabile e uguale a se stesso.
Tutto – dietro la spinta delle mode, sotto la pressione del mercato e dell’economia, trainato dal capitalismo, dai media e dalle tendenze del momento  – è destinato a mutare.
Ed ecco che il non-essere, influenzato dai suddetti fattori – che per convenzione inizieremo a chiamare Forza X -, si trasforma in essere per poi ritrasformarsi, sempre a causa della Forza X, ancora una volta in non-essere.
Ovviamente, questo non-essere che diventa essere, non è certo un qualcosa che esiste, pertanto non lo possiamo neanche intendere come il “divenire”, come “ il tutto scorre ” di Eraclito. Il quale si riferiva alla realtà, a un qualcosa di reale e esistente, che, pur mutando, continuava comunque a essere reale e quindi a esistere.
Un esempio per chiarire il tutto potrebbe essere proprio quello delle mode.
Immaginiamo un determinato indumento che, sotto la spinta della Forza x, diventa di tendenza.
Beh, è facile intuire come questa tendenza del momento, proprio perché mutevole, temporanea e mai uguale a se stessa, è non-essere.
Eppure, chi l’abbraccia e la segue, pur non esistendo come singolo ma solo come numero uniformato ai tanti dalla Forza x, finisce per sentirsi parte del tutto, finisce per essere “di tendenza”. Anzi, diventa l’essere.
Poi, quando la Forza x, per ovvie ragioni economiche, si esaurisce e dirotta la sua attenzione su altro, l’essere diventa “vecchio” e, non per suo volere perché in realtà questo essere non esiste e quindi non può essere dotato di libero arbitrio, si ritrasforma in non-esser, in attesa che la Forza x  compia un nuovo miracolo, trasformando un altro non-essere in essere.
Ecco che, volendo provare a riscrivere Parmenide, si potrebbe tranquillamente enunciare una nuova formula che suonerebbe, più o meno, così:
Il “non-essere”, esposto alla Forza X, diviene “essere” inesistente che, sempre sotto l’azione della Forza x e dopo un Tempo indeterminato y, ritorna a essere “non-essere”.
Certo, tutto ha meno senso di prima, ma, purtroppo, questo è quanto.
E mi raccomando, ora non soffermiamoci a riflettere troppo su quanto appena detto, altrimenti potremmo essere pervasi dalla malsana voglia di chiamarci fuori dal sistema non-essere/essere e, così facendo, saremmo costretti a rivedere anche il “cogito ergo sum” del buon Cartesio.
Perché è chiaro, la “Forza x”, che nel frattempo sta meditando il golpe a Dio, impone anche un’altra regola: chi pensa, pur esistendo, non è e non deve essere.

14 – Agosto – 2001
Zairo Ferrante

VI FESTIVAL INTERNAZIONALE DI POESIA ‘PAROLA NEL MONDO’

ressegan internazionale,poesia,dinanimismo,zairo ferrante,giovanna mulas,palabra nel mundoLa cultura può e deve il cambiamento.

VI edizione del Festival Internazionale di Poesia ‘Parola Nel Mondo’, per informazioni e adesioni in lingua italiana:  Giovanna Mulas, mulasgiovanna@yahoo.it .

La partecipazione alla VI edizione del Festival è gratuita: ‘Parola Nel Mondo’ nasce per l’essenza della poesia.

La V edizione dell’evento culturale ha visto oltre 700 città partecipanti nel mondo, in contemporanea.

Il Festival integra la Rete di Festivals Internazionali di Poesia Nuestra America, è Festival co-fondatore del Movimento Poetico Mondiale.

La cultura può e deve il cambiamento: vi aspettiamo numerosi.


*Ufficio Stampa Isola Nera

 


 

Riferimenti, info, adesioni per l’Italia: Giovanna Mulas –

 


 


Dal 10 al 22 maggio 2012

Diamo un’opportunità alla Pace


Il Festival internazionale di Poesia Parola Nel Mondo rappresenta da anni e ovunque un’immensa riunione poetica: è come il giorno che ingrandisce il mondo scoprendo l’essenza delle direzioni, il colore delle cose, il mistero della vita che ci spiega la Pace con la naturalezza delle sue manifestazioni, senza necessità di giustificazioni né discorsi complessi.

Parola Nel Mondo è un Festival di Poesia che libera da ogni palmo del pianeta, da ogni casa, luce delle fraternità, e cresce e alimenta la direzione infinita.

Questo è Parola nel Mondo: un grande incontro senza frontiere attorno alla Poesia. Dal 2007, prima esperienza inedita di questo tipo nel mondo, atta a sostenere un carattere plurale e orizzontale, autogestito, libero. Nasce da ognuno di noi per moltiplicarsi: pane buono di mano in mano, canto e speranza.

Decine di paesi, centinaia di città, migliaia di azioni poetiche integrate lungo questi ultimi anni, per esercitare la poesia a voce alta nelle strade, nei paesi, aule e fabbriche, piazze e caffè, biblioteche, università, carceri e parchi (e ovunque l’immaginazione arrivi a creare realtà, grazie alla voglia di costruire dei poeti lavoratori, di docenti, di gestori culturali…)

Uniti diciamo che, tutti, possiamo costruire un grande abbraccio alla Pace e per la Pace.

Perché la pace non è il silenzio dei cimiteri, la pace non fruttifica sotto l’oppressione, non è il prodotto della paura per il Gran Manganello né cresce accanto alle forze economico-militari di dissuasione del niente.

La pace non sopravvive ai silenzi complici, ancora meno rappresenta mercanzia né necessita di sottomarini nucleari o di mercenari, pastori di greggi allucinate da visioni consumiste.

La Pace è un bambino che legge poesia, il nostro prossimo attorno al pane e alla libertà, un canto collettivo. Questo diciamo, uniti, come parola magica che apre le porte dei popoli affinché la fraternità sogni con noi il miglior futuro per tutti.

Ci convochiamo per costruire il possibile e l’impossibile.

Dal 10 al 22 maggio 2012, in ogni luogo e in poesia.

 

 

Giovanna Mulas a Tertenia, con gli autotrasportatori in protesta: quando l’arte di scrivere diventa sociale!!!

TERTENIA2.jpgIeri sono stata per qualche ora con gli amici autotrasportatori in protesta nella zona di Tertenia.

Tra auto di polizia e carabinieri, il gelo di una campagna agreste di gennaio, i camion vengono lasciati per adesso ai lati della strada, in fila indiana, ai fini di consentire il passaggio agli altri automobilisti.

Parlo con padri sostenuti dai gruppi indipendentisti uniti in loro sostegno, parlo con ragazzi che lamentano la quotidiana sopravvivenza alla vita, la totale assenza di sindacati e istituzioni in genere, la mancanza di coscienza di buona parte della popolazione ché non ancora toccata dal fango e il suo odore.

Mancanza di scambio di elementi tra governati e governanti: classe politica alfa già casta, non in grado anche solo di fermarsi ad ascoltare.

Dimentica, questa casta, del virtuale che rappresenta agli occhi degli uomini veri, dei lavoratori veri: casta di burattini senza filo, commessi viaggiatori, mancati piazzisti, rappresentanti di chi oramai non ha più bisogno di essere rappresentato, marionette di un teatro col sipario già calato, come le braghe, sulle vergogne, e per fortuna nostra, agli occhi del mondo.

L’isola è in ginocchio, il malessere è forte e lo respiro come mio da anni, lo conosco e rispetto: e vigorosa, prepotente quanto il diritto alla vita e al lavoro è la dignità di questi uomini e le loro famiglie.

Penso, con ansia crescente per miei figli e i giovani, tutti figli nostri, alle crescenti rappresentazioni fasciste di violenza caotica, che non resteranno senza conseguenze, penso alla superficialità, al costante sottovalutare la situazione degli omuncoli da circo televisivo, gli opinionisti dal sorriso facile, strafottente.

Gli stessi parlamentari borghesi, virtuali e corrotti, che ghignano senza credere, loro per primi, alle cazzate che sparano, offese costanti all’intelligenza del popolo.

AlicI Delle Meraviglie, bianconigli scaduti e affondati in quella poltrona fuori dal mondo, promossi da media complici mentre la polizia manganella chi andrebbe protetto, chi ha fame, chi urla, chi solo, davvero, fa Stato.

Io mi rifiuto di vedere un’Italia alla Capitan Schettino. La nave è già affondata e ancora cadrà: rappresenterà un bene per troppi, la caduta. Ma le masse popolari non sono e non devono essere un capitan schettino: la loro potenza, seppure ancora inconsapevole, non va sottovalutata, va temuta. L’italiano è quel pescatore che, ferito dalla violenza del poliziotto, ha saltato la barricata, ha spezzato un bastone e, furioso per le chiare ingiustizia e repressione, si è difeso.

Pure è un bene, per ora, che quel bastone si fermi ad una barricata messa su dalla polizia-Stato, è un bene che non vada oltre, per ora. Ma presto anche quella barricata cadrà, è fisiologico che cada.

E’ in quel momento che vedremo, voglio, l’italiano vero: orgoglioso, pieno della sua Patria, dell’essenza stessa di Patria, persa da troppo tempo o forse mai conosciuta, comunque schiacciata da indegni.

Pieno dei suoi diritti di Uomo, suoi semplicemente perché uomo, la cui reazione di passione diventa comprensione e quindi conoscenza.

Vedo, voglio, una Patria dove l’ultima delle madri di famiglia possa fare il ministro dell’economia e devo dire che la vedrei molto bene, nel farlo. Senza lacrime di coccodrillo lo farebbe, e non un figlio rimarrebbe senza un piatto.

Certamente lavorerebbe in un’ottica di bene comune quella madre, orizzontale.

Concreto e molto, molto lontano da Alici e bianconigli.

GM

Leggi e vedi immagini dal blog ufficiale: http://giovannamulas.blogspot.com/2012/01/tertenia-con-gli-autotrasportatori-in.html

*Scritto ricevuto direttamente da: Giovanna Mulas ( giovannamulas.blogspot.com )

Il Poeta non deve essere un artista ma un Uomo tra gli Uomini: il dinanimismo nelle parole del grande poeta Rainer M. Rilke.

il poeta,dinanimismo,parole di rilke,poesia,avanguardia,umanità, lettere a un giovane poetaPoche parole per ribadire un concetto portante del Dinanimismo: ” non c’è poeta e non esiste poesia che non sia fatta tra gli uomini e per gli uomini “.

Ecco che, a tal proposito, riproponiamo di seguito un estratto dell’ultima lettera che Rainer Maria Rilke scrisse al giovane, ufficiale e aspirante poeta, Kappus:

Parigi, Santo Stefano del 1908

Sì, mi rallegro di sapervi in questo mestiere stabile, con questo grado, questa uniforme, questo servizio, tutte cose tangibili e ben delimitate. In una simile cornice il vostro mestiere, esercitato su una truppa poco numerosa, e isolata anch’essa, assume un carattere di gravità, di necessità; non è più il gioco o la perdita di tempo della carriera delle armi, è un impiego vigilante che non solo non contraria la personalità, ma la fortifica. Un modo di vita che, a intervalli, ci provoca e ci oppone a grandi cose della vita: ecco quello di cui noi abbiamo bisogno.
Anche l’arte non è che un modo di vita. Ci si può preparare a essa senza saperlo, vivendo in una maniera o in un’altra. In tutto ciò che risponde a qualcosa di reale le siamo più prossimi che in quei mestieri che non si fondano su nulla della vita, mestieri detti artistici, i quali, scimmiottando l’arte, la negano e la offendono. Così è ad esempio del giornalismo, quasi di tutta la critica, di tre quarti di ciò che si chiama o vorrebbe chiamarsi letteratura. In una parola, mi rallegro che abbiate evitato tali vie e che siate solitario e coraggioso nella rude realtà. Che l’anno che viene vi mantenga su questa via e vi fortifichi.

Sempre vostro

Rainer Maria Rilke

* Estratto postato liberamente dalla Redazione del Dinanimismo e tratto da: ” Lettere a un giovane poeta ” R. M. Rilke ( Nova Delphi editore ) http://www.amazon.it/exec/obidos/ASIN/8890514922/viagingerm-21

**Foto e biografia di Rilke: http://it.wikipedia.org/wiki/Rainer_Maria_Rilke

” SCRITTO DI GETTO ” di Roberta Murroni

407436_325409550816800_100000432743504_1163510_1796278282_n.jpgLa mia vita è su di un filo, appesa, in bilico sentimenti, uno strapiombo.
Amico, hai preso il filo tra le mani, ti sei issato e hai camminato fino ad acchiapparmi, stringermi, amarmi, strattonarmi, lanciarmi via e riprendermi.
Ti ho chiesto di non farlo, di non essere così, che avresti potuto conoscere la mia non gentile difesa. Hai continuato, col tuo gioco malato di chi non sa di essere fuoco e vive come acqua cheta, chi spera di essere felice con gli altri quando non ha attimi di tregua con se stesso.
Ho provato a consolarti, a dirti io ci sono, ma nessuna possibilità, nessun cordoglio, mai più orgoglio.

Ed eccomi qui, a raccogliere i cocci di me stessa, sempre camminando sul filo, in bilico tra la follia e la santità, mai abbassata ad un simile affronto, ti ho detto “se vuoi andare, via..” e sei andato, dopo un giorno tornato indietro, dicendo che stavi bene si, tu stavi bene, che ti eri sbagliato, che non ero io.

In bilico, da sola. Cammino. Diritta, senza fermarmi.
Non ho un amico davanti a me, da seguire con rispetto.
Mai l’ho avuto accanto a tenermi la mano ed ora, ringrazio me stessa, non è più dietro di me pronto a scaraventarmi ancora nel baratro.

*Scritto ricevuto da Roberta Murroni: http://www.robertamurroni.com/wp/index.php/work/


**Quadro: “NOI STESSI” olio su tela ms.15x35cm. dic. 2011 di – NICOLA VILLANO – ricevuto tramite social network dallo stesso Autore.

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