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Carlos Sanchez: La poesia che ricongiunge il Poeta al Tutto, “in questo meccanismo perfetto”

In questo meccanismo perfetto

di 

Carlos Sanchez

uni3.630x360Il cielo è aperto
ad un universo cristallino
l’aria che respiro
viene da lì
dove ballano i pianeti.
Mi muovo
in questa terra
piccolina
per un momento
mi abbandono
senza arroganza
mi sento parte
di questo meccanismo
perfetto
con questo corpo
effimero.

Folignano City

orologi-automatici-da-uomo-e1481363729739En este mecanismo perfecto

El cielo está abierto
a un universo cristalino
el aire que respiro
viene de allí
en donde bailan
los planetas.
Me muevo
en esta tierra
pequeñita
por un momento
me abandono
sin arrogancia
me siento parte
de este mecanismo
perfecto
con este cuerpo
efímero.

Folignano City *Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social network.

**Immagini tratte da: https://www.focus.it/scienza/scienze/luniverso-si-espande-piu-velocemente-del-previsto

“Tu musica” versi di Maria Pellino con quadro Vasilij Kandinskij

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Tu musica

di 

Maria Pellino

Dell’eterno tu

zampillo travolgente

impronta percettibile dell’universo racchiuso in un sogno

cogli

ricolmi  orizzonti di infinito lustro

e moti ritmati.

Puro artista.

L’ incanto precipuo spazia l’oltre.

Si svela a me un pensiero zelante

lo inseguo ed inizio a danzare sinuosamente.

Dispersa ritrovo il sentiero dell’anima.

Avverto l’ abbraccio di una melodia che mi avvolge

in lontananza scorgo l’arcobaleno di note

e tutto si riempie.

JEANNE di Giancarlo Fattori, scritta al Pere Lachaise, Parigi, sulla tomba di Jeanne e Amedeo Modigliani

modigliani-450-344x590Ti ho osservata adagiarti
sopra tetti spioventi
come se tu fossi il gelo del
Nord
nelle notti di pioggia
mi rimani vicina
e il tuo respiro s’incolla al
mio
tu sei come l’ombra
che ora fugge per strada
e quell’ombra è il mio
riflesso
il mio pianto dipinge
il tuo corpo sul muro
per riempire il vuoto che c’è
la strada si bagna
dei tuoi occhi socchiusi
la notte risplende
d’un triste tormento
il mio dolore
è di avere scordato
che per poco noi siamo
stati qui
 
*Ricevuto direttamente dall’Autore Giancarlo Fattori, scritta al Pere Lachaise, Parigi, sulla tomba di Jeanne e Amedeo Modigliani.
 

 

“Veleno” di Maria Pellino… sulle pagine del Dinanimismo per un mondo libero dalle mafie.

terra-dei-fuochiVeleno

di

Maria Pellino 

Cattura nell’aria la dolce brezza della vita
un antico dolore dal sapore di un presente
appassito e svuotato.
Esalano veleno terre sconfitte dal fuoco dell’ infamia.
Madri che cullano nel grembo fantasmi inviperiti,
al cielo innalzano grida di disperata fattezza.
Nel cuore ferite si aprono all’amaro sentire
 di una rassegnata verità.

@MariaPellino

*Versi ricevuti direttamente dall’Autrice tramite e-mail.

**Immagine liberamente tratta da: http://www.meteoweb.eu/2014/07/studio-iss-terra-dei-fuochi-non-viene-stabilito-nesso-causale-mortalita-inquinanti/296453/

Maria Pellino – amore e amicizia in versi – sulle pagine del Dinanimismo

Al mio amico

Klimt-Musica-IVersai, amico, lacrime per te, forse poche.
Ti pensai risoluto nell’anima a seguir la scia
che dal cielo vibra nel vuoto.
Come eterea polvere mi sentii avvolta
e cosparsa del tuo affetto,
sollevata di gioia per averti ritrovato
in un attimo di respiro.

Non sarò mai

Vorrei amare come una melodia ama la sua canzone

con le note districate al suo cospetto.
Vorrei essere la nota stonata
di una canzone maledetta.
Nel vuoto amerei
pause ed interludi.
Non sarò mai musica,
per nessuna canzone.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autrice.

**Quadro Gustav Klimt: La Musica I (1895) postato dalla redazione del blog e liberamente tratto da: http://cultura.biografieonline.it/musica-i-klimt/

Le pulizie primaverili – in versi – del Poeta Carlos Sanchez

Senza malinconia

 di

Carlos Sanchez

Magritte-DecalcomaniaSgombro le nuvole con le braccia
lascio un telo azzurro dove ti vedo
sono passati mille anni lo so già
ma quello che ti ricorda
non è questo di ora
è quell’uccello pazzo
che saltava le pozzanghere
che volava nei sonni.
Chi sa dove stai adesso
come avrai chiamato
il tuo settimo figlio
come saranno quei seni.
Non invoco la malinconia
non mi tuffo nelle acque del fiume
che non sono oramai le stesse.
In questa serenità di anni
accumulati con passione
mi viene voglia
di sgombrare le nuvole
solo questo
e guardarti com’eri
come oramai non siamo.

Folignano City

Sin melancolía

Despejo las nubes con los brazos
dejo un lienzo azul donde te veo
han pasado mil años ya lo sé
pero el que te recuerda
no es éste de ahora
es aquel pájaro loco
que saltaba los charcos
que volaba en los sueños.
Quién sabe donde estás ahora
como habrás llamado
a tu séptimo hijo
como serán aquellos senos.
No invoco la melancolía
no me zambullo en las aguas del río
que ya no son las mismas.
En esta serenidad de años
acumulados con pasión
me vino ganas
de despejar las nubes
sólo eso
y mirarte como eras
como ya no somos.

Folignano City

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social network

**Quadro Magritte postato dalla redazione e liberamente tratto da: http://angoloarte.altervista.org/MAGRITTE.htm

“L’UOMO DEI RITAGLI DI TEMPO”… estratti da le storie di Carla, di Fausta Dumano.

The_Kiss_-_Gustav_Klimt_-_Google_Cultural_Institute”Carla, non capisco perché ti ostini a non ascoltarmi, Michele ti ama, vuole pure sposarti, non è semplice accollarsi una come te, con tutti i tuoi problemi, perdi tempo con quello che ti dedica i ritagli di tempo, in fondo ti usa per fare ginnastica erotica”.

Carla resta in silenzio, ah le amiche, certe amiche .

”Michele ha conquistato pure a te, io fuggo da lui, è diventato un incubo, mi spia, mi segue, dà il tormento pure ai miei amici. Michele ha scatenato dentro di me un passato che avevo cercato di archiviare, di mettere tra le ferite, i miei occhi neri, gli sportelli a cui accidentalmente si sbatte. L’uomo dei ritagli, come tu dici, mi dedica il tempo con qualità, non è la quantità che ti dà l’ armonia. In punta di piedi è entrato nella mia vita, non sapeva nulla dei miei occhi neri, della corazza che avevo indossato, delle mie paure, dell’ ansia del buio. Con tanta dolcezza mi  ha restituito il sorriso, mi ha insegnato a ridere nuovamente. Mi nutre di poesie, stimola la mia curiosità, ogni volta mi consegna un autore da scoprire, una mostra da vedere. L’uomo dei ritagli di tempo mi dedica il tempo che la distanza di due città, due lavori, due case diverse consentono. Non devo giustificare la mia storia. Mi sarei aspettata una solidarietà diversa da certe amiche, invece giustificate e sostenete  la violenza psicologica che mi sta facendo  Michele. Vogliamo parlarne ??? Siete andate a vedere una mostra a  Roma con lui, vieni così ti chiarisci con lui!!! Stai esagerando, ti ama, non è un maniaco!!! Che ne sapete voi del tormento che si prova a sentirsi il fiato sul collo??? Non posso uscire da sola, mi ferma ma non parla e poi mi manda biglietti anonimi: << O  mia o di nessuno” “Sei una troia, ma ti amo” oppure ”quanto vuoi per un pompino? a te piace essere trattata così >>. Sono fuggita correndo e sono finita sotto una macchina, ne vogliamo parlare? Sono andata dai carabinieri a dire che mi segue, lo sai cosa mi hanno risposto? << Ha usato violenza? Possiamo solo darle un consiglio, non esca sola con lui>>. Ci servivano loro per questo consiglio. L’uomo dei ritagli di tempo il suo fiato me lo fa sentire diversamente. Sta rinunciando alle sue passioni per starmi più vicino in questo momento di fragilità emotiva. Con una pazienza incredibile cancella dal mio volto le lacrime che al buio cadono dai miei occhi, lacrime che arrivano dopo aver riso con lui. L’ uomo dei ritagli di tempo segue il mio equilibrio. L’uomo dei ritagli di tempo mi legge le fiabe zen. 

*Scritto ricevuto direttamente dall’Autrice.

**Quadro “The kiss” – Klimt, liberamente tratto da: https://it.wikipedia.org/wiki/Il_bacio_(Klimt)

“L’estremismo” di Girolamo Melis. – guardando le stelle in quel lontano 2012 –

200px_Si_L_on_Chestov_noong_1927All’estremo dell’orizzonte terrestre, all’estremo della notte da cui traggono la luce, le stelle del mattino parlano a quelli di noi che hanno destino d’ascolto, il linguaggio della superfluità, della gratuità: il linguaggio estremo per la nostra cultura della convenienza, della funzione, dell’utile. E nella sua opera “estrema” – appunto, Il limite dell’utile – Georges Bataille ci parla dell’utile supremo, la Gloria. Il “per niente”, il “per non essere restituito”, ricambiato, il dono per donare… “dono” senza mano che porge, potlach originario, puro, pre-economico. Non il “per-dono”, il terrificante umano che Jacques Derrida ci presenta come la negazione del Grande, del Sacro. La bellezza, lo sguardo, il “celeste”, la gloria, il “dono-per-niente: questo è l’estremismo. Ciò che è estremo, ai limiti, al di qua dell’orizzonte, eppure – come il raggio verde espresso da rare e sublimi condizioni del cielo al tramonto – dell’oltre cui è chiamata la speranza. (E pensare che la tecnica, la concettualità, dunque la storia, l’economia, la politica, le leggi, perfino la scienza – abbandonata dal pensiero filosofico-matematico – tutto, tutto il nostro mondo del progresso ha inscritto il concetto stesso di estremismo – oltre alla parola – nel Male.) Eppure lo sguardo ci dice: All’estremo del linguaggio corrente, è la Poesia. All’estremo del convenzionale, è il pensare il non-pensato. All’estremo dell’indifferenza, è il prendersi cura. All’estremo del disprezzo, è l’amicizia. All’estremo del nulla, è l’amore. All’estremo dell’ottuso, è lo spalancato. All’estremo dell’ovvio, è Dio. E all’estremo di ciò che è situabile agli estremi? Come possiamo chiamare tutto questo “al di qua”? Voglio dire: tutto ciò che la geografia appena disegnata da me indica come un “tutto” di ovvio-ottuso-nulla-disprezzo-indifferenza-convenzionale-corrente, identificabile come il “tutto-comune”, dunque il mondo dell’umanità, come si nomina, come chiama se stesso, come si definisce? E come può non concordare sull’eccentricità se non addirittura sulla “alterità” di Dio, dello spalancato, dell’amore, dell’amicizia, del prendersi cura, del non-pensato, della poesia? E tuttavia non lo fa, poiché a tutti questi enti attribuisce certamente significati, dunque realtà diverse, se non opposte, al Tutto che abbiamo rappresentato come estremo. E non vedendo, non si offrono sacrifici a Dio, non si sceglie di porre la propria condizione-dimora nello spalancato, di morire per amore, di oblare se stessi per amicizia, di prendersi cura al limite della cura di sé, di tenere per valore il non-pensato, di perdere la propria vita quotidiana nel poetico. All’estremo è il rischio, il bando, l’insensato, il nemico del Nulla: Dio.

 Girolamo Melis 
**Foto: Lev Sestov

Nuovi versi per il Dinanimismo di Giancarlo Fattori

CANZONE PER ILARIA

di

Giancarlo Fattori

Stanza-di-Van-Gogh-Arlesora che faccio chiuso in questa stanza

il sole accende e filtra il mio destino

c’è una tempesta dentro le mie scarpe

c’è la tristezza quando sono in cammino

con la chitarra scaccio via una foto

che s’è sgualcita senza i miei domani

asciugo il pianto in un bicchiere di vino

in un silenzio qui tra le mie mani

 

qualcuno ha visto Ilaria passare

con un veliero tra i suoi capelli

qualcuno ha visto piangere il suo viso

o arricciarsi i pensieri più belli

ed io che corro lungo i marciapiedi

per non scontrarmi più con quella gente

lei ha l’aspetto di una mendicante

di questo a me non interessa più niente

 

 lei che leggeva sopra la finestra

il nostro fato e la pioggia estiva

quando una volta ero una notte migliore

e la mia barca era ancora viva

e lungo il viaggio il tempo si è fermato

nella sua sfera di cristallo e mare

le labbra al gusto di nuvole e grano

e la mia barca pronta a naufragare

*Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite e-mail.

**Quadro “La stanza di Van Gogh ad Arles” liberamente tratto da: http://cultura.biografieonline.it/camera-van-gogh-ad-arles/

“Coglierti” di Maria Pellino

Coglierti.

di

Maria Pellino

Degas, Illustrazione 5Coglierti vorrei in quell’attimo

 in cui i pensieri si raccolgono

ed un vuoto si rinnova

per la tua visibile assenza.

Reduce il mio cercarti

con occhi raggianti di luce trapelata

come ombre di nude carni

che accarezzano insolenti

il nettare di uno sconfinato amore.

Di calore le tue carezze

il mio capo infondono

a suggellare l’infinito librare

della tua impercettibile presenza.

*Versi ricevuti direttamente dall’Autrice tramite e-mail.

**Immagine: quadro di Degas Edgar postata dalla Redazione e liberamente tratta da:https://www.deartibus.it/drupal/node/9862

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