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VERSI “NERAZZURRO”: CALCIO E (è) POESIA!!!

poesia dedicata all'inter f.c.,calcio e poesia,citazioni pasolini,nerazzurro,zairo ferranteEnzo Biagi: Senza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe piaciuto diventare?
Pier Paolo Pasolini: Un bravo calciatore. Dopo la letteratura e l’eros, per me il football è uno dei grandi piaceri. (da La Stampa, 4 gennaio 1973)

Pier Paolo Pasolini: Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro. (citato in la Repubblica del 10 luglio 2006, p. 19)… citazioni tratte da: http://it.wikiquote.org/wiki/Pier_Paolo_Pasolini


NERAZZURRO

( Versi inediti di Zairo Ferrante, per la serie: tutto può esser poesia )

 

stats.jpgUna linea sottile

separa il nero e

l’azzurro, la storia

tra genio e pazzia.

Corridoio infinito

d’alterne emozioni

scandite dal forte

fruscìo d’una palla

che dolce si scivola

e rotola su strade

di tiepido verde,

sipario di un’unica

arena e battaglia,

di sport e di vita,

scandita dal batter

feroce del tempo

che incastra sussulti,

emozioni e tremori.

Novanta minuti per

gioie e dolori che

incalzano lenti e

sommessi nel cuore.

E così, come un colpo

di vento leggiadro

scompiglia i capelli,

in quei minuti distesi

e dipinti di umano,

la mente si perde

in sublime viaggio

di Beneamata follia.

 

Zairo Ferrante

26 – 1 – 2012

*VERSI DI PROPRIETA’ DELL’AUTORE ZAIRO FERRANTE, PERTANTO POSSONO ESSERE RIPRODOTTI SOLAMENTE CITANDONE LA FONTE E DOPO IL CONSENSO DIRETTO DEL MEDESIMO AUTORE. Copyright©http://zairoferrante.xoom.it/

**Immagini postate liberamente dalla Redazione e tratte da: http://www.inter.it/it/societa/storia2005-2.html

L’inconsistenza della società: è arrivata l’ora di riscrivere Parmenide?

L’INCONSISTENZA DELLA SOCIETA’ E IL NON-ESSERE CHE DIVIENE ESSERE
( è arrivata l’ora di  riscrivere Parmenide e la filosofia? )
di
Zairo Ferrante

images.jpgNel VI – V Sec. A.C., Parmenide, da Elea, diceva: “ l’essere è e non può non-essere. Il non-essere non è e non può essere ”.
Semplificando: se A è l’essere unico e se B non è A, allora B è il non-essere. Seguendo questo ragionamento, se A si trasforma in B non è più essere ma diventa non-essere e, pertanto, risulta implicitamente negato anche un possibile divenire.
Secondo Parmenide, quindi, esiste un essere che è bello, perfetto, eterno e uguale a se stesso. Un essere che é e che non può mutare in altro senza trasformarsi in non-essere.
Tutto sembra avere un senso, logicamente e moralmente corretto ma, se esaminiamo la nostra odierna società, tutto cambia.
Crollati tutti i princìpi, morti tutti i miti, nulla di quello che ci circonda – sia esso un bene materiale o immateriale – è eterno, immutabile e uguale a se stesso.
Tutto – dietro la spinta delle mode, sotto la pressione del mercato e dell’economia, trainato dal capitalismo, dai media e dalle tendenze del momento  – è destinato a mutare.
Ed ecco che il non-essere, influenzato dai suddetti fattori – che per convenzione inizieremo a chiamare Forza X -, si trasforma in essere per poi ritrasformarsi, sempre a causa della Forza X, ancora una volta in non-essere.
Ovviamente, questo non-essere che diventa essere, non è certo un qualcosa che esiste, pertanto non lo possiamo neanche intendere come il “divenire”, come “ il tutto scorre ” di Eraclito. Il quale si riferiva alla realtà, a un qualcosa di reale e esistente, che, pur mutando, continuava comunque a essere reale e quindi a esistere.
Un esempio per chiarire il tutto potrebbe essere proprio quello delle mode.
Immaginiamo un determinato indumento che, sotto la spinta della Forza x, diventa di tendenza.
Beh, è facile intuire come questa tendenza del momento, proprio perché mutevole, temporanea e mai uguale a se stessa, è non-essere.
Eppure, chi l’abbraccia e la segue, pur non esistendo come singolo ma solo come numero uniformato ai tanti dalla Forza x, finisce per sentirsi parte del tutto, finisce per essere “di tendenza”. Anzi, diventa l’essere.
Poi, quando la Forza x, per ovvie ragioni economiche, si esaurisce e dirotta la sua attenzione su altro, l’essere diventa “vecchio” e, non per suo volere perché in realtà questo essere non esiste e quindi non può essere dotato di libero arbitrio, si ritrasforma in non-esser, in attesa che la Forza x  compia un nuovo miracolo, trasformando un altro non-essere in essere.
Ecco che, volendo provare a riscrivere Parmenide, si potrebbe tranquillamente enunciare una nuova formula che suonerebbe, più o meno, così:
Il “non-essere”, esposto alla Forza X, diviene “essere” inesistente che, sempre sotto l’azione della Forza x e dopo un Tempo indeterminato y, ritorna a essere “non-essere”.
Certo, tutto ha meno senso di prima, ma, purtroppo, questo è quanto.
E mi raccomando, ora non soffermiamoci a riflettere troppo su quanto appena detto, altrimenti potremmo essere pervasi dalla malsana voglia di chiamarci fuori dal sistema non-essere/essere e, così facendo, saremmo costretti a rivedere anche il “cogito ergo sum” del buon Cartesio.
Perché è chiaro, la “Forza x”, che nel frattempo sta meditando il golpe a Dio, impone anche un’altra regola: chi pensa, pur esistendo, non è e non deve essere.

14 – Agosto – 2001
Zairo Ferrante

Giovanna Mulas a Tertenia, con gli autotrasportatori in protesta: quando l’arte di scrivere diventa sociale!!!

TERTENIA2.jpgIeri sono stata per qualche ora con gli amici autotrasportatori in protesta nella zona di Tertenia.

Tra auto di polizia e carabinieri, il gelo di una campagna agreste di gennaio, i camion vengono lasciati per adesso ai lati della strada, in fila indiana, ai fini di consentire il passaggio agli altri automobilisti.

Parlo con padri sostenuti dai gruppi indipendentisti uniti in loro sostegno, parlo con ragazzi che lamentano la quotidiana sopravvivenza alla vita, la totale assenza di sindacati e istituzioni in genere, la mancanza di coscienza di buona parte della popolazione ché non ancora toccata dal fango e il suo odore.

Mancanza di scambio di elementi tra governati e governanti: classe politica alfa già casta, non in grado anche solo di fermarsi ad ascoltare.

Dimentica, questa casta, del virtuale che rappresenta agli occhi degli uomini veri, dei lavoratori veri: casta di burattini senza filo, commessi viaggiatori, mancati piazzisti, rappresentanti di chi oramai non ha più bisogno di essere rappresentato, marionette di un teatro col sipario già calato, come le braghe, sulle vergogne, e per fortuna nostra, agli occhi del mondo.

L’isola è in ginocchio, il malessere è forte e lo respiro come mio da anni, lo conosco e rispetto: e vigorosa, prepotente quanto il diritto alla vita e al lavoro è la dignità di questi uomini e le loro famiglie.

Penso, con ansia crescente per miei figli e i giovani, tutti figli nostri, alle crescenti rappresentazioni fasciste di violenza caotica, che non resteranno senza conseguenze, penso alla superficialità, al costante sottovalutare la situazione degli omuncoli da circo televisivo, gli opinionisti dal sorriso facile, strafottente.

Gli stessi parlamentari borghesi, virtuali e corrotti, che ghignano senza credere, loro per primi, alle cazzate che sparano, offese costanti all’intelligenza del popolo.

AlicI Delle Meraviglie, bianconigli scaduti e affondati in quella poltrona fuori dal mondo, promossi da media complici mentre la polizia manganella chi andrebbe protetto, chi ha fame, chi urla, chi solo, davvero, fa Stato.

Io mi rifiuto di vedere un’Italia alla Capitan Schettino. La nave è già affondata e ancora cadrà: rappresenterà un bene per troppi, la caduta. Ma le masse popolari non sono e non devono essere un capitan schettino: la loro potenza, seppure ancora inconsapevole, non va sottovalutata, va temuta. L’italiano è quel pescatore che, ferito dalla violenza del poliziotto, ha saltato la barricata, ha spezzato un bastone e, furioso per le chiare ingiustizia e repressione, si è difeso.

Pure è un bene, per ora, che quel bastone si fermi ad una barricata messa su dalla polizia-Stato, è un bene che non vada oltre, per ora. Ma presto anche quella barricata cadrà, è fisiologico che cada.

E’ in quel momento che vedremo, voglio, l’italiano vero: orgoglioso, pieno della sua Patria, dell’essenza stessa di Patria, persa da troppo tempo o forse mai conosciuta, comunque schiacciata da indegni.

Pieno dei suoi diritti di Uomo, suoi semplicemente perché uomo, la cui reazione di passione diventa comprensione e quindi conoscenza.

Vedo, voglio, una Patria dove l’ultima delle madri di famiglia possa fare il ministro dell’economia e devo dire che la vedrei molto bene, nel farlo. Senza lacrime di coccodrillo lo farebbe, e non un figlio rimarrebbe senza un piatto.

Certamente lavorerebbe in un’ottica di bene comune quella madre, orizzontale.

Concreto e molto, molto lontano da Alici e bianconigli.

GM

Leggi e vedi immagini dal blog ufficiale: http://giovannamulas.blogspot.com/2012/01/tertenia-con-gli-autotrasportatori-in.html

*Scritto ricevuto direttamente da: Giovanna Mulas ( giovannamulas.blogspot.com )

” SCRITTO DI GETTO ” di Roberta Murroni

407436_325409550816800_100000432743504_1163510_1796278282_n.jpgLa mia vita è su di un filo, appesa, in bilico sentimenti, uno strapiombo.
Amico, hai preso il filo tra le mani, ti sei issato e hai camminato fino ad acchiapparmi, stringermi, amarmi, strattonarmi, lanciarmi via e riprendermi.
Ti ho chiesto di non farlo, di non essere così, che avresti potuto conoscere la mia non gentile difesa. Hai continuato, col tuo gioco malato di chi non sa di essere fuoco e vive come acqua cheta, chi spera di essere felice con gli altri quando non ha attimi di tregua con se stesso.
Ho provato a consolarti, a dirti io ci sono, ma nessuna possibilità, nessun cordoglio, mai più orgoglio.

Ed eccomi qui, a raccogliere i cocci di me stessa, sempre camminando sul filo, in bilico tra la follia e la santità, mai abbassata ad un simile affronto, ti ho detto “se vuoi andare, via..” e sei andato, dopo un giorno tornato indietro, dicendo che stavi bene si, tu stavi bene, che ti eri sbagliato, che non ero io.

In bilico, da sola. Cammino. Diritta, senza fermarmi.
Non ho un amico davanti a me, da seguire con rispetto.
Mai l’ho avuto accanto a tenermi la mano ed ora, ringrazio me stessa, non è più dietro di me pronto a scaraventarmi ancora nel baratro.

*Scritto ricevuto da Roberta Murroni: http://www.robertamurroni.com/wp/index.php/work/


**Quadro: “NOI STESSI” olio su tela ms.15x35cm. dic. 2011 di – NICOLA VILLANO – ricevuto tramite social network dallo stesso Autore.

VERSI DI GIANCARLO FATTORI

p044_1_01.jpgRAMO SECCO

di Giancarlo Fattori


“Vieni a tendermi la mano,

ascoltami  nel vuoto che m’è di fronte:

sei sordo al lamento, al baratro.

 

Dorato risplende il sospiro del buio,

luce di lampione nella nebbia,

la tua mano: un tumulo arcaico.

 

Scompare il ruscello nel volto di pietra,

e la mia pelle antica, scolorita al sole,

sgocciola sangue e seme, fecondando il terreno.

 

Di nuovo il sonno, l’erba selvatica tra i sassi,

lo sguardo esangue che mi cattura

lontano dal fuoco, immenso nel tempo.

 

La paralisi tesse il mio cammino

ornato dei mattini lamentosi:

una guglia che svetta sola tra le nubi.

 

Mi denudi i sensi ad ogni risveglio,

fino a sciogliersi in pianto

il tocco delle dita dentro l’anima.”


*VERSI RICEVUTI DIRETTAMENTE DALL’AUTORE


**QUADRO: “Il mattino” di Antonio Fontanesi, postato dalla Redazione e tratto liberamente da: http://www.donmilanicolombo.com/colombo/appunti%20per%20il%20sito/il_mattino_.html

… PER LA SERIE: MICA VOGLIAMO MORIRE PROPRIO A NATALE??? di Girolamo Melis

TELETHONIZZATI DELL’ITALIA TELEVISIVA, RIBELLATEVI. DIVENTIAMO UNA FORZA!

di Girolamo Melis

8.png

Per esempio, ti è venuto in mente che l’altroieri – quando scrivevo di M’erda e di Torta al Cioccolato – stavo dicendo qualcosa di grosso?
E che alludendo a “ottimismo” e “pessimismo”, intendevo parlare della Chiacchiera?
E che dunque il dilemma “M’erda-TortaAlCioccolato” riguardava qualcosa somigliante a questa malafedosa e vergognosa offesa al Natale Cristiano, chiamata
“Bontà” col Timer Telethon.
E riguardava l’ipocrisia
della cosiddetta “Ricerca Scientifica”.
E riguardava l’indicibile business
dell’Associazionismo sulle spalle dei Deboli.
Insomma, amici, parlavo di Andicap.
Parlavo – dopo le lotte e i fallimenti degli anni scorsi, con Vincere!, con Dài!, con Tuttinpiedi!, e con “Io mi prendo cura di te” – parlavo, per fare solo un esempio, dell’indifferenza di questo nostro ex-Popolo verso l’immenso Popolo di Paraplegici e dei Tetraplegici. Le cui schiere, ogni anno, si infoltiscono di almeno 1500 nuovi deboli grazie alle Lesioni Spinali che né la Ricerca “scientifica” né la mitica OMS né la criminale Industria Farmaceutica hanno INTERESSE a studiare, curare, riparare, guarire.
Di questo parlavo.
E, dopo sei-sette anni perduti, voglio tornare a parlare di Fare Politica. Fare Politica della Cura e della Guarigione. Del diventare una Forza. Dell’uscire dalla solitudine dell’isolamento delle case, dei “lavori” assegnati per quote sociali, del non contare niente e dell’arrendersi.
Dobbiamo diventare una Forza.
Venire eletti in Parlamento.
Conquistare il Diritto di legiferare.
Imporre scelte Economiche, Imprenditoriali, Mediche.
Non venire a patti con i “Partiti” delle svergognate ideologie.
Non chiedere più a nessuno.
Non scendere a patti ma far pesare Forza Contrattuale.
Contare.
Come si fa? Ma scherziamo?!
Ci si incontra tra persone non chiacchierone, non burocratiche, non arriviste, non segaiuole. Si stanano i ricchi che hanno un andicap in casa, in famiglia, negli affetti, e si incoraggiamo a battersi insieme agli altri deboli, che sono, siamo, tuttinpiedi, fortissimi.
E mai, mai più “separati” da quelli che camminano, da quelli con altri andicap, dai tanti altri “deboli”, dai tanti altri emarginati e, sì, dalle Famiglie.
Si forma un Gruppo Dirigente per un Primo Programma.
Si fa un Organigramma dei Ruoli, delle Responsabilità e degli Impegni, Un Board d’Impresa.
Si incomincia a creare Lavoro. E si comincia a lavorare.
Si incomincia a fare Politica. E si comincia a imporre la nostra Potenza, le nostre Idee, con i nostri grandi Compagni di Viaggio.
E, da subito, mettiamo le carte in chiaro sulla menzogna della “Ricerca Scientifica” e sulla verità di ciò che è possibile fare.

(alla prossima puntata)…

… SCRITTO POSTATO DALLA REDAZIONE E LIBERAMENTE TRATTO DA: http://girolamo.melis.it/2011/12/telethonizzati-dellitalia-televisiva.html

JANIS JOPLIN… secondo Giancarlo Fattori

janis_joplin.jpgJANIS
 
Appoggia i braccialetti sul comodino,
lasciali tintinnare nel buio,
lascia che siano loro a parlare di te:
 
non la bottiglia vuota,
non le tue suppliche d’amore, cadute nel vuoto,
non la carta vetrata della tua voce, un lamento,
 
e non di certo quella lacrima, che nessuno vede.
 
Come uno straccio sporco cadesti,
le tue labbra baciarono la polvere.
 
Avrei voluto trascorrere con te quella notte,
mi avresti cantato quella canzone, sai,
soltanto per me, usando come strumenti musicali
le tue collane, i tuoi anelli di pietra colorata,
le mie mani, i miei piedi, la mia pelle calda di te.
 
T’avrei presa per mano e,
correndo a piedi nudi nella notte,
t’avrei fatta volare, come in un dipinto di Chagall.
 
Non è quella siringa che parla di te,
non c’entra nulla con te, non ha suono né poesia.
Non è nemmeno una canzone d’amore,
da urlare a quell’uomo che non ti ascolta.
 
Cantala a me, quella canzone.
Sempre ti sento, e sempre attendo:
che tu giunga al mio letto,
che tu mi prenda per mano,
che tu mi faccia volare con te,
come aquilone.
 
Senza quella lacrima, che nessuno vedrà mai.
 
 
Giancarlo Fattori.

**Versi e foto di Janis Joplin ricevuti direttamente dall’Autore.

Sul razzismo negato… articolo/denuncia di Giovanna Mulas

Africa.jpg…Parliamo di uomini ad esempio, e non esistono razze. Parliamo di uomini ad esempio, e non devono esistere paure capaci di togliere loro la vita. Risulta essenziale un costante monitoraggio sui processi di integrazione, avviati a largo spettro. Parliamo di persone che possono essere rinchiuse nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) senza alcun diritto. Cie Lager?
Secondo un’indagine svolta da Medici Senza Frontiere, in numerosi centri i servizi erogati soddisfano a malapena i bisogni primari: vengono tralasciate le molteplici istanze che possono contribuire a determinare una condizione accettabile di benessere psicofisico.Persone costrette a vivere in container fatiscenti di 25 metri quadrati, distanti centinaia di metri dai servizi e dalle altre strutture del centro.
Negli stessi centri l’assenza di una mensa obbliga le persone a consumare i pasti giornalieri sui letti o a terra.
Signora mia “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”, recita Il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Non si legittima il razzismo, mai ci si deve abituare ad esso.
Meditiamo italiani, brava gente…


**Foto postata dalla redazione del dinanimismo e liberamente tratta da: http://www.liligo.it/blog-viaggi/notizie-viaggi/2010/12/27/il-natale-in-giro-per-il-mondo-3468/

Riflessioni Natalizie di: Adriana Scanferla

 

la_piccola_fiammiferaia.jpgC’era una zingarella di 17 anni vagava  per le strade di Busto Arsizio in questo periodo natalizio , sporca e malvestita chiedeva la carità con in braccio il suo piccolo bimbo tremante di freddo.

Il pensiero mi corre alla “Piccola Fiammiferaia”.

 Degli angeli travestiti da Vigili urbani le si sono avvicinati per recarle quella carità che lei cercava, un posto sereno e caldo dove poter allevare il suo piccino.

C’era un povero bambino appena nato, forse  strappato alla madre e gettato come uno straccio  in un cassonetto  in mezzo agli abiti usati raccolti per farne carità ai poveri.

Miracolosamente, due angeli sudamericani, giunti in Italia ,chissà come,  chissà perché,quel giorno di buon mattino hanno deciso che quel cassonetto andava vuotato.

E ancora una volta il Bambino è rinato.

A volte però, anche in questo periodo di bontà gli angeli sono distratti, si incantano a guardare le vetrine e dimenticano i retrobottega, dove si lavora sodo altrimenti….quella è la porta.

Purtroppo non per tutti sarà un Natale sereno, troppi i morti sul lavoro,  tanti i morti sulle strade.

In molte famiglie al pranzo di Natale ci saranno   posti vuoti a tavola, non ci sono abbastanza angeli per occuparli tutti.

A chi ha bisogno d’aiuto e a chi è capace di donarlo

Buon Natale  

 

Adriana Scanferla

*Scritto ricevuto direttamente dall’Autrice.

**Foto: “la piccola fiammiferaia” postata liberamente dalla redazione e tratta da: http://christmas4ever.altervista.org/favole.htm

 

PICCOLA FAVOLA NATALIZIA…

 

IL MIO NATALE PRIMA DELLA CRISI.

 piccola favola vecchia

 di

 Zairo Ferrante

 

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E’ arrivata l’ora e… occorre, rigorosamente, scrivere e parlare del Natale.

Dovrei parlarvi della famosa bontà natalizia. A Natale lo si sa. Si è tutti più buoni.

Dovrei scrivere che tutta questa bontà è solo falsa ipocrisia e, per essere davvero cool, dovrei rinnegare questo gioioso stato d’animo e dire che io preferisco essere un grande “stronzo”, guerrafondaio, privo di qualsiasi ideale.

Così facendo, sicuramente, sarei uno “scrittore” alternativo, degno di tale nome e non uniformato alla massa.

E invece no.

Io amo il Natale. A Natale mi sento più bbbuono ( rigorosamente con la tripla “b” per risvegliare il mio essere campano ). E sono fierissimo di questo mio buonismo.

Mi ricordo del mio Natale, quando la crisi non esisteva o – almeno – non la si sentiva per strada. L’aria dicembrina era pervasa da un odore agro-dolce. Il dolce era dato dal fuoco di camini mescolato a carne e castagne abbrustolite. L’acro – invece – era dato dalla polvere da sparo scoppiata.

No, non la polvere da sparo di fucili, mitra e cannoni!

Erano i petardi ad esplodere. E io ero davvero felice quando sentivo il botto.

Con 500 lire riuscivo a comprare dieci raudi o – in alternatava – venti mini ciccioli.

Con dieci raudi riempivo – ma piena zeppa – una delle due tasche del mio giaccone.

Un giaccone rigorosamente verde, con colletto di velluto blu.

L’altra tasca serviva per la “miccetta”. La miccetta costava 150 lire e durava almeno tre/quattro giorni.

Erano davvero dispettose quelle miccette. Alle volte ti rosicchiavano completamente la fodera della tasca. Altre volte, invece, gli svedesi si staccavano dalla stecca di legno e s’accendevano da soli.

Morale della favola: la tasca si bucava, le Mamme lo scoprivano, ed ecco che erano “mazzate”.

Certo, erano mazzate d’amore e… alla fine si era lo stesso felici.

In fondo, cosa desiderare di più.

Avevi i petardi, sentivi i botti, la scuola era chiusa e, soprattutto, arrivava Natale e, se “avevi fatto il bravo” ( ma poi mi chiedo quale bambino all’epoca era realmente cattivo? ), potevi sperare in un regalo che giungeva direttamente da – udite!!! udite!!! – Babbo Natale.

Perché si. Babbo Natale esisteva eccome.

 

Oggi, invece, c’è la crisi.

E la crisi va esorcizzata come si deve.

Ecco che: i petardi sono stati sostituiti dagli smartphone, al posto delle miccette ci sono gli ipood, le tasche non si bucano più, i botti sono stati sostituiti dai bassi, sparati rigorosamente a palla, degli happy hour e nella tasca di dietro si è aggiunto un bel portafogli carico di biglietti rossi e con una carta d’identità che ci ricorda una data.

Nato il: 25 – 12 – 1996.

Ma non importa, tanto il prosecco glielo daranno ugualmente e senza sperare in Babbo Natale.

Bastano i soldi.

Insomma, forse i tempi son cambiati, ma io per fortuna il mio presepio l’ho fatto anche quest’anno.

E ora mi godo Benino, quel poverissimo pastore che dorme beato, ignaro di tutto.

Mi commuovo.

Mi fermo a pensare.

Concludo che, alla fine, le crisi ci sono sempre state e, in un modo o in altro, si sono sempre risolte. In fondo pure Benino… mica era ricco!

M’interrogo.

E la domanda non è più “chissà se ne usciremo” ma “ chissà come ne usciremo e, soprattutto, cosa diventeremo”… ma intanto, chissenefrega.

Tra meno di un mese è Natale e… Benino, lo stesso continua a dormire beato.

 

ZF

4-12-2011

* Foto liberamente tratta da: http://www.angolodonne.it/5719/scusa%E2%80%A6%E2%80%A6-una-parola-cosi-piccola-ma-difficile-nel-dirla/

 

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