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“LE TEMPS”: versi di Zairo Ferrante – traduzione della poetessa francese Laura Mucelli.

 

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Le temps

Le temps s’écoule
entre les coudes anguleux
inutilement arrondis
par des souvenirs soustraits.
Presque il rebondit
des tapis de la mémoire
comme une histoire immortalisée
sur la page inutile
d’un essai de vie.
Et pourtant il se meut.
-Le temps-
Comme un chien matraqué
qui glapit au milieu des épines.
Uniques roses d’un jardin
abandonné.
Et il demande la note.
-Le temps-
Lorsque, au comptoir,
tu consommes et tu perds
la face
en voulant masquer ton passé.
Et en prenant ta dernière
monnaie, le barman
-en effronté-
te rappelle celui que tu étais.
Et il sourit lorsque
tu l’attends dans ton restoroute.
Dernier arrêt boiteux
comme une oasis qui t’éloigne
de la mort.
-C’est une illusion stupide-
De toute façon c’est le temps : qui te sert,
vole et te dépasse.
Sur cette autoroute
que freine ton chemin
et qui est la vie.

*VERSI DI ZAIRO FERRANTE TRADOTTI DALLA POETESSA FRANCO-ITALIANA LAURA MUCELLI.

 

L TEMPO ( inedito)

Scorre il tempo
tra curve spigolose
inutilmente arrotondate
da ricordi trafugati.
Quasi rimbalza
dai tappeti della memoria
come storia immortalata
nell’inutile pagina
di un tentato vivere.
Eppur si muove.
– Il tempo –
Come cane bastonato
a mugolare tra le spine.
Uniche rose di un giardino
abbandonato.
E chiede il conto.
– Questo tempo –
Quando, al bancone,
tu consumi e perdi
la tua faccia
nel mascherare il tuo passato.
E nel prendere gli ultimi
tuoi spicci, il barista,
da sfacciato –
ti rammenta quel che eri.
E sorride mentre
tu l’aspetti al tuo autogrill.
Ultima fermata sgangherata
come oasi che ti allontana
dalla morte.
– E’ stupida illusione –
Tanto è tempo: che ti serve,
vola e ti sorpassa.
In quest’autostrada
che rallenta il tuo cammino
e che è la vita.

Italia Vs Inghilterra 4 – 2 ( ai rigori )… anche questo è Poesia!!!

calcio,italia inghilterra,poesia,zairo ferrante,pier paolo pasolini,dinanimismoSe sostituissimo i tifosi imbecilli – violenti e violentatori del sogno calcio – con dei tifosi orgogliosi e civili –  fierezza di una Nazione – ecco che il calcio magicamente si libererebbe dalle catene dell’umana natura per trasformarsi in poesia.

Versi in cui la metrica ( 4-4-2, 3-5-2, 4-3-3 ) conta poco, perché quello che realmente fa la differenza è la musica, la coralità, la squadra.

E allora potremmo leggere le parole che si rincorrono sulla pagina verde e trovarvi metafore di vita: alcune volte si perde giocando bene e altre volte si vince giocando male.

Perché, in fondo, anche questo è vita.

Anche così è la vita: l’importante è giocare con cuore e onestà. 

E se per caso si sente la mancanza di una rima, ecco il palo all’ottanciquesimo minuto come una rima baciata che ti s’inchioda nella mente.

Per non parlare di una rovesciata, colpo di genio, al limite dell’aria di rigore come una spledida rima invertita che arriva quando ormai non te l’aspetti.

E il rigore, verso d’Autore che ti svela il senso di tutta una partita.

E il goal, finale atteso che aspettavi almeno dal giorno prima e che ti libera dall’angoscia.

Tutto questo è calcio, tutto questo è anche poesia perché – e proprio adesso me lo ha ricordato il grande Pasolini – :

“*Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica.” …

 

… e “Il capocannoniere di un campionato è sempre il miglior poeta dell’anno.”

 

Zairo Ferrante

*Pier Paolo Pasolini, Il calcio “è” un linguaggio con i suoi poeti e prosatori, su Il Giorno, 1971

**Foto del rigore capolavoro di Pirlo liberamente tratta da: http://www.ilmessaggero.it/foto/il_cucchiaio_di_pirlo_/2-8141-204553.shtml

 

 

 

In risposta all’amico Giro ( Melis per i nemici ) che scrive: ” Ma che fanno, le stelle, mentre tu le vedi? “

cometa1.jpgCaro Amico,

anch’io le vedo le Stelle e qualche volta le guardo. Intenzionalmente le osservo e loro restano ferme e, per questo, anch’io mi chiedo cosa pensano di me le Stelle. Mi domando cosa pensano del mondo le Stelle e ho come l’impressione che, alcune volte, si rompono le palle d’osservarci, di apprendere che spesso – volutamente e non – facciamo delle cazzate e allora si lasciano cadere.

In realtà le stelle cadono non perché si vogliono ammazzare.!

Proprio l’altra sera una me lo ha spiegato bene: a cadere sono soltanto le stelle buone e con “due palle così” ( l’ha detto Lei ). Quelle che, colte da sentimenti d’amore verso gli uomini e sentendosi impotenti perché bloccate nel firmamento, si ribellano al loro destino e cercano di raggiungerci.

L’unico modo per arrivare sulla terra è cadere e, una volta atterrate, perdono la loro essenza di Stelle e si trasformano in “colpi di fortuna” ( …ad essere sincero, la Stella che mi ha spiegato tutto questo ha usato l’espressione “Botta di culo”… ma credo che il senso sia lo stesso ).

La Stella decide di cadere perché mossa dall’irrefrenabile voglia di aiutare un uomo e quell’uomo, anche se non l’ha vista sfrecciare e spegnersi nel cielo, in quell’attimo – l’attimo della sua vita – può finalmente scartare e gordersi la sua fortuna.

Questa è la vera storia e comunque – e con questo concludo – io le Stelle le ringrazio a prescindere perché anche quando non cadono mi danno sempre un motivo per alzare gli occhi al cielo, per guardare al di là del mio naso e per continuare a sperare.

Zairo Ferrante

in risposta a: http://girolamo.melis.it/2012/06/ma-che-fanno-le-stelle-mentre-tu-le.html

**Foto liberamente tratta da: http://www.iljournal.it/2011/la-vera-storia-della-stella-cometa/290906

Giancarlo Fattori e la sua cosmo-poetica.

 
TAO
 
taoearth-300x297.jpgDunque non fu, all’inizio, 
che un placido fiume,
immota corrente senza suono.
Dal soffio primevo del pensiero
il fuoco lo rinnovò, plasmando,
in spirali di legno, il fluttuare delle età.
Tenebra e luce nelle cui forme,
di cielo di terra di fuoco di folgore,
mi muovo ancora, impercettibile.
Un opposto dopo l’altro
fino a trascendere il mio peso
e diventar polvere, nel vento.
Oltre la disarmonia io danzo,
sfogliando gli affanni, i sentori agrodolci,
un nulla, tra i cerchi del cosmo.
Priva di sforzo è questa danza:
ancorato alle pietre della terra,
come un airone nel cielo.
 
*Versi ricevuti direttamente da: Giancarlo Fattori, Giugno 2012

**Altre opere dell’Autore: http://ilsorrisodelmelograno.blogspot.it/



Giovanna Mulas: quando la censura esiste e non fa paura.

giovanna mulas,censura,nuova blog,dinanimismo,scrittrice,poesia,Riporta la scrittrice:

 

” (…) Con righe recenti quanto basta, informavo i Lettori sulla censura politica applicata al mio blog ufficiale.
La lotta contro la censura, di ogni natura e qualsiasi potere la sostenga, e’ fisiologica quanto la liberta’ che nasce con l’Uomo, fa l’Uomo. Censura significa assassinio della mente.
Sul tema potrebbe esserci tanto ancora da dire, troppo. Potrei parlarvi di libri e streghe da rogo, dell’ indignazione conformista di qualche editore che in passato mi ha chiesto di tagliare interi pezzi dai romanzi, pena la non pubblicazione (puntualmente non avvenuta).
O di un paio di readings sulla violenza contro la donna, previsti in piazze che solo al popolo appartengono per natura (nonostante la dimenticanza del popolo) e saltati, come ho gia’ avuto modo di denunciare in altre sedi, per intromissione clericale.
Di una sala conferenze a Leticia, in Amazzonia, riempita per l’ esatta meta’ da soldati armati, ‘a controllo’. 
Ma questo lo leggerete su ‘Nocturno oltre Confine’, il diario di viaggio in Colombia.
Cose a cui un libero pensatore dovrebbe essere abituato, nel suo costante e coerente camminare a piedi scalzi, in dignita’.
Eppure mai dovrebbe avvenire un’abitudine alla censura: assassinio della mente, assassinio dell’Arte.
Potrei parlare anche di certi quotidiani nazional borghesi dall’ autoproibizione esasperata ma oggi, testarda fenice, sono ancora (e solo) a presentare un Blog nuovo, in costante evoluzione, non diverso dal precedente: scrigno di riflessioni, estratti della mia letteratura, reportages.
Tutto un blog che, in realta’, e’ gia’ diario di viaggio, mappatura di pelle: quel lungo viaggio, di oceano e fiume, che e’ la vita. Pezzo di me quanto basta, dove ritrovarci ogni volta che ne sentirete la voglia.

Bene ennidos: benvenuti, bentornati. “

Scopri il Nuovo Blog Ufficiale di Giovanna Mulas: http://giovannamulas.baab.it/2012/06/17/nonostante-la-censura/

Giovanna Mulas, quattro pagine ufficiali in Facebook Italia, Profilo ufficiale in Twitter

(comunicato ricevuto direttamente da: Ufficio Stampa Isola Nera)

Versi al Cane… di Zairo Ferrante

IL MIO CANE

di

Zairo Ferrante

 

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Il turchese del cielo si
copre di maglie
ceneree.
E stanca la brezza
accarezza la terra
assetata;
e lunga,
la quaresima dell’acqua
è ormai passata.
E tra le foglie ancora
verdi d’una nandina,
si dipingono in anticipo
i miei tenui ciclamini.
Presto si son’affacciati
per venir a festeggiare
e per primi dare annuncio
della caduca stagione.
E la Playa, distesa
ad occhi semichiusi,
l’aria annusa, ove vi
scorge l’odore del niente.
Annoiata dalla lunga
e afosa estate
accascia la sua faccia
sul ruvido cemento.
E per culla il suo
frenetico far niente,
faticosamente, ecco
che s’addormenta.
Sonnecchia il mio
cane.
E per non stonare
con la musica che
ha d’intorno
non abbaia.
È un po’ come

l’autunno
il mio cane.
In silenzio si distende
e prende spazio
per fare un po’ di posto
e aprir la porta,
all’ozio dolce
con la sua stagione
morta.

DSCF0616.JPG*Al mio cane che conosce l’Amore e mi insegna a donare senza
esigere nulla in cambio.


**Versi tratti dal libro “I bisbigli di un’anima muta” ( autore: Zairo Ferrante editore: CSA-editrice 2011 ):http://www.lafeltrinelli.it/products/9788896703526.html

***Nelle foto: la fedelissima Amica, Playa dei Tesorieri :).

Roberto Guerra e il suo canto dal Futuro.

roberto guerra,poesia,dinanimismo,collaboratoriChip Chip Microchip… (microcanti dalla Terra Rossa)

1.
lieve, d’incanto liquido
come un sorso di Terra isterica
dopo il sogno rem
l’usignolo sopravvissuto
Un sublime horror
microchip

2.
L’ultimo usignolo
non soltanto al Lenin
del poeta della revolution
sopravvissuto
alla Natura Mantide
Altro che Madre Natura!
quanti neuroni piatti
gli eloi verdagnoli
materia grigia evaporata
anche sismografo
il cannocchiale di Galileo
La scienza fredda e calda gravità
solo funghi velenosi
i subumani al Potere

3.
d’incanto liquido
lieve sorso di Terra ruotante
dal sogno rem
al nanocanto
microinno al Sole
d”usignolo neonato
chip chip
microchip sublime

 

Roby Guerra

**Versi ricevuti direttamente dall’Autore tramite social network: http://lasinorosso.myblog.it/archive/2012/05/31/poesie-dalla-terra-rossa-microcanto-dell-usignolo.html

***Foto postata dalla redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.weddingbrescia.it/eventi-novita-matrimonio-brescia-verona-dettaglio.php?id_articolo=83

Chi è Dio 3000 anni di gossip, e nessuno l’ha mai visto in faccia: GIROLAMO MELIS – LUISA ALLENA

DAI OK bassa 4_Pagina_01.pngConfesso di credere
Confesso di credere, con fede essenzialmente religiosa, che esiste un
solo grande miracolo e che non ci sono miracoli al plurale; ossia,
secondo l’espressione del poeta filosofo Kurd Lasswitz, che Dio non
ha bisogno di compiere miracoli.

Konrad Lorenz
Gli otto peccati capitali della nostra civiltà
Adelphi, 2003

 

Quanto m’annoio
Quanto m’annoio tra questi muri nudi
E dipinti di pallidi colori
E una mosca che corre a passettini
Sulla carta sui righi disuguali
Che sarà di me, o Dio, tu che conosci
Il mio dolore, tu che me l’hai dato
Abbi pietà dei miei occhi senza lacrime
Del mio pallore e il rumore della sedia incatenata
E di tutti quei poveri cuori che battono in prigione
E dell’Amore che mi fa compagnia
E soprattutto pietà di mia debole ragione
E di ciò che la vince, la disperazione

(Traduzione di G.M.)

Guillaume Apollinaire
Que je m’ennuis entre ces murs tout nus
In Alcools
Gallimard, nrf – 1969

**Scritti estratti dal libro “Chi è Dio – 3000 anni di gossip, e nessuno l’ha mai visto in faccia -” di GIROLAMO MELIS – LUISA ALLENA… che potete leggere gratuitamente accedendo al seguente link: http://gmj.melis.it/ebook/Chi%20e%20Dio/Chi%20e%20Dio%20-%20Girolamo%20Melis.pdf

Carlos Sanchez omaggia il poeta argentino Mario Trejo – Homenaje al poeta argentino Mario Trejo

Labbra Libere poesia di Mario Trejo

traduzione di Carlos Sanchez

 

Alla fine delle terre e i giorni

di orari partenze e arrivi

e aeroporti mangiati dalla nebbia

malato di paesi e chilometri

e rapidi hotel condivisi

Dopo le attese

la fretta

i volti e i paesaggi differenti

ed essere stati abbagliati dall’oblio

o apertamente baciati dalla vita

Dopo quella amata

e quell’ altra intravista appena

donne prese per la mia solitudine

e soffocate per le belle catastrofi

Dopo la violenza e il desiderio

di cominciar tutto di nuovo

dopo gli errori

e i malintesi quotidiani

e le precipitazioni torrenziali del tropico

le notti accarezzate dall’alcool

il tabacco fumato con tanta incertezza

Alla fine di un nome che non oso dire

e di qualcuno che io chiamavo Irene

con una certa voce

una certa maniera di inchiodare gli occhi

alla fine della mia fede nell’intendimento degli uomini

e nel cuore di città e paesi

che non sapranno mai di me

Dopo tanti tentativi di fuggire o affrontare

e comprendere che sono solo

ma non sono solo

alla fine di amori corrosi

e limiti violati

e della certezza che tutta la vita

non è più che brandelli

di un’altra che sarebbe dovuta essere

Alla fine del colpo d’ascia irreparabile del tempo

posso brandire solo queste parole

questa ostinazione di anni e distanze

che si chiama poesia.

 

 

Labios Libres

di Mario Trejo

 

 

Al cabo de las tierras y los días

de horarios y partidas y llegadas

y aeropuertos comidos por la niebla

enfermo de países y kilómetros

y rápidos hoteles compartidos

 

Luego de esperas

prisas

y rostros y paisajes diferentes

y seres encandilados por el olvido

o abiertamente besados por la vida

 

Después de aquella amada

y esa otra apenas entrevista

mujeres cogidas por mi soledad

y ahogadas por las bellas catástrofes

 

Luego de la violencia y el deseo

de comenzarlo todo nuevamente

y los errores

y los malentendidos cotidianos

y los hábitos torrenciales del trópico

y noches acariciadas por el alcohol

y tabaco fumado con tanta incertidumbre

 

Al cabo de un nombre que no me atrevo a decir

y de alguien que yo llamaba Irene

de cierta voz

cierta manera de clavar los ojos

al cabo de mi fe en el entendimiento de los hombres

y en el corazón de ciudades y pueblos

que nunca sabrán de mí

 

Luego de tanta tentativa de huirme o enfrentarme

y comprender que estoy solo

pero no estoy solo

al cabo de amores corroídos

y límites violados

y de la certidumbre de que toda la vida

no es más que los escombros

de otra que debió haber sido

 

Al cabo del hachazo irreparable del tiempo

sólo puedo blandir estas palabras

esta obstinación de años y distancias

que se llama poesía.

 

 

 

 

Mario Trejo è nato in Argentina nel 1926. Negli anni ’40 ha creato la FIG Alberto Vanasco Club, un movimento che ha promosso i primi avvenimenti ed incontri in Sud America. Il suo primo libro di poesie è stata Cellule del sangue (1946). Ha scritto in collaborazione e come coautore con Vanasco lo spettacolo Non c’è pietà per Ambleto (1954), Premio Buenos Aires. Nel ’50 entra a far parte della rivista Poesia di Buenos Aires, con Raul Gustavo Aguirre, Jorge Enrique Mobili, Edgar Bayley e Rodolfo Alonso, e altri ancora.

Alla fine del decennio, è stato responsabile di programmi televisivi Canal 7 (Argentina) Storie di giovani (Martin Fierro 1959) e Nudo Buenos Aires.

E’ stato collaboratore della Radio Televisione Française, con Mario Vargas Llosa. Ha lavorato per la rivista argentina contemporanea culturale, Luz y Sombra, Lettera e Linea, Cinedrama e coniugazione in Buenos Aires, è stato un giornalista del giornale La Prensa, e la rivista Primera Plana e confermato.

Nel 1964 ha vinto il Premio di poesia La Casa de las Americas con L’uso della parola.

Durante la residenza a Cuba, ha scritto la sceneggiatura per il film Sradicamento, lungometraggio diretto da Fausto Canel, premiato al Festival di San Sebastiano (1965). Nel 1967 ha interpretato se stesso nel film di Bernardo Bertolucci, La via del petrolio. Ha scritto e diretto, nel leggendario Istituto Di Tella a Buenos Aires, diverse opere, la più ricordata, Libertà e altri avvelenamenti (1967). E ‘stato anche l’autore di Libertà, Libertà, Libertà, diretto da David Stivel e Norma Aleandro nel 1968. Astor Piazzolla musicò straordinarie colonne sonore per alcune delle sue poesie, tra cui The Birds Lost ( I passeri perduti), la cantante Jeanne Lee e il trombettista Enrico Rava hanno interpretato sue poesie in inglese Quotations Marks e Let me be. Negli anni ’70, come giornalista freelance, ha lavorato per le agenzie Anasa (Spagna), A.S.A. PRES (Francia) e Harvey (Italia). Insieme con Allen Ginsberg ha tradotto Nicanor Parra nel 1990. Nel 2008 il National Endowment for the Arts gli ha editato una antologia con una prefazione a cura di Liliana Heer mentre La Fondazione Argentina per la Poesia gli ha assegnato il Grand Prix d’Honneur.

*Scritto e foto ricevuti direttamente dal poeta argentino Carlos Sanchez tramite social network.

CI CHIEDANO SCUSA, di Giovanna Mulas

 

 

“…Messer Monti, Messere.

 

Origene che interpretava le rane degli Egiziani, nell’Esodo, come la fastidiosa petulanza di dialettici e sofisti; mi porta a farmi gracidare addosso, ancora una volta seppure in tempi diversi, le stesse rane del portico di Erasmo: “non c’è nulla di peggio della demenza”, gracidano gli arguti per i quali, nel profondo mai ammesso, Tutto è vanità.
Ma come pure Euripide ricorda, certe rane hanno due lingue: con una dicono il vero, con l’altra ciò che ritengono opportuno secondo la circostanza.
Si dice che i Sileni di Alcibiade fossero delle immaginette sacre fatte in modo da poter essere aperte e dispiegate. Da chiuse riproducevano l’immagine di un flautista, comicamente deforme, da aperte rivelavano la perfetta immagine divina.
La saggezza paradossale di certi gracidii continua a rivelarmi dei Sileni… al contrario.
Chiedeteci scusa.
Per certi spifferi -fastidiosi quanto le vespe sulla spaghettata di ferragosto- che arrivano costanti da oltre confine grazie a un pifferaio magico per il quale l’Italia, buona buona, dovrebbe solo fare i compiti a casa… .”

 

 

 

 

 

Leggi tutto il pezzo, dal blog ufficiale di Giovanna Mulas:  
http://giovannamulas.blogspot.it/2012/05/ci-chiedano-scusa.html

**Ricevuto da: Ufficio stampa Isola Nera

***Immagine liberamente tratta da “ LE BACCANTI DI EURIPIDE E IL DECLINO DELLA POLIS CLASSICA ” :http://www.homolaicus.com/storia/antica/grecia/grecia_classica/67.htm

 

 

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