Archive from ottobre, 2015

Dài Girolamo Melis… in questo week-end prefestivo il dinanimismo ti segue

PAROLE DEL 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015…….

di Girolamo Melis

1361188059Ho conosciuto Alberto. 
Meno di trent’anni, incidentato, su sedia a rotelle 
e fa fatica a muovere anche il collo e le braccia. 
Si appassiona al discorso filosofico, 
si accalora e sembra sciogliersi, liberarsi. 
S’inganna chi lo ritiene appagato da quella sua 
libertà della conoscenza. 
Lui vuole fare l’amore. 
Ho conosciuto Saverio. 
Accetta che gli si costruisca intorno 
una specie di mito della forza, della bellezza fisica. 
Anch’egli incidentato, si mostra sorridente 
e virile. Vive la cultura del “modernismo milanese”, 
la moda, il disegno. 
Non appena resta solo in casa gli sembra di morire. 
Perché vive per farsi accettare come normale. 
Attira e cattura. Una star gli si è avvicinata 
E ha giocato con lui. 
Però Saverio è rimasto solo 
E quasi benedice i dolori fisici alla colonna vertebrale 
per attutire il Dolore vero.
Ora la Star è diventato lui. 
Ho conosciuto Rajid.
Era “spezzato in due”. E’ la case history vivente 
D’appassionato “prendersi cura” di un medico. 
Intorno a lui un giovane medico milanese 
ha costruito un progetto 
che oggi è una cosa molto seria. 
Rajid si è sposato con una ragazza di casa sua, 
hanno avuto un figlio. 
Ha casa e lavoro. 
Non gli ho mai visto il viso sereno: 
non si vuole mai far vedere da macchine fotografiche 
né interrogare come miracolato. 
Non si sente miracolato.
Ho conosciuto Valentina
un capo
una sapiente ellenica
se non fosse dilà dallo Stretto
sarebbe una Mulier Salernitana. 
Ho conosciuto Daniela. 
E’ perennemente in guerra con la sedia a rotelle 
e con gli uomini. 
Deve avercelo lei più lungo. 
Deve salire in cima. 
Deve sedurre e mollare. 
Ha riconoscimenti pubblici. 
Sento che preferisce essere “invidiata” che compatita. 
Ce la mette tutta anche per farsi odiare. 
Ma vorrebbe soltanto essere amata e amare. 
Ho conosciuto Alessio di Vicenza. 
Seducente, si direbbe bellissimo, atletico. 
Inchiodato alla sedia, continua a fare sport, 
soprattutto difficili. 
E’ stato sedotto dalla forsennata Egle, 
che l’ha concupito, sedotto e accasato. 
Vivono di pubblici abbracci 
e di complessi intrecci malinconici. 
Questa loro sfida della performance 
li ha portati da vari mesi alla determinazione 
di avere un figlio loro a tutti i costi. 
Ho conosciuto Mafalda, la più giovane, 
principessa della Vallée. 
Non vuole stare sulla sedia a rotelle. 
Vuole farsi vedere in piedi. 
Vuole muoversi alla stessa identica 
velocità dei suoi desideri. 
Anche lei è in perenne sfida di normalità, 
anche lei si propone come ragazza tra i ragazzi, 
però nessuno la incoraggia a partecipare 
alle gite scolastiche. 
Perché tanto attrae come “normale” 
tanto scoraggia come “peso a carico”. 
E allora le ho detto 
detto hatto 
“Mafalda, fallo tu il tuo tour operator
e inviti chi ti pare a partire da te”.
Ho conosciuto Alessio, 
il mio giovane amico fiorentino, 
furibondo, intollerante, accanito 
nella sua speranza armata di tornare in piedi, 
a camminare, a scopare, a correre. 
Non mente, ahimé, mai. Perciò i suoi giorni 
e le sue notti non trovano soddisfazione 
né nell’intelligenza né nello star bene con gli amici. 
Si nutre di verità.
Dio quanto gli garba la fica. 
Se ognuno di noi facesse bene alla sua vita 
quanto la sua vita fa bene a me, 
Alessio sarebbe già tornato da tempo 
a tuffarsi in mare. 
Ho conosciuto Paolo, 
il primo, forse l’unico chirurgo paraplegico. 
Tra i migliori oncologi, 
attraente, brillante, furioso con chi si lamenta. 
Ogni volta che sente la parola “problemi” 
Gli viene voglia di menare le mani. 
Ma finisce col sorridere. 
“Mi dovete spiegare, dice, 
che cosa significa problemi! 
Se sono riuscito io a diventare chirurgo e 
ad operare tutti i giorni 
ed essere perfino bravo e stimato, 
mi dovete spiegare dove sono i problemi?! 
Non ci puoi riuscire anche tu?! 
E se tiri fuori la storia delle barriere 
Mentre io passo lì davanti, ti stendo con la macchina…” 
Ho conosciuto Fabrizio 
ho conosciuto Loredana 
ho conosciuto Kolambus 
ho conosciuto “Giuduro” 
hoconosciuto Rodolfo

ho conosciuto Maria 
ho conosciuto Quirino 
ho conosciuto Valentina 
ho conosciuto Cinzia 
ho conosciuto Yasmin 
ho conosciuto Ida 
ho conosciuto Tommaso 
ho conosciuto Rodolfo 
ho conosciuto Luca 
ho conosciuto Olena 
ho conosciuto Davide 
ho conosciuto CarloMaria 
ho conosciuto Franco 
ho conosciuto Mara 
ho conosciuto Roumi 
ho conosciuto PaoloOsiride 
ho conosciuto Livia 
ho conosciuto Giada 
ho conosciuto Roberto 
ho conosciuto Barb 
ho conosciuto Paolo 
ho conosciuto Raffaele 
ho conosciuto fighissima Rachele
e conosco i tantissimi 
che non ho mai incontrato. 
Ho conosciuto altre persone 
che si trovano davanti ad altre barriere 
e ho imparato che 
– più le barriere sono invisibili – 
più vengono rese invalicabili. 
E ho imparato a diffidare di me stesso 
ogni volta che per distrazione 
o per cecità o per natura o per cultura 
mi sono concentrato sulle 
barriere somiglianti ai normali ostacoli, 
e a dimenticare 
– ma soprattutto a scordare – 
la mia azione quotidiana 
per considerare inesistenti 
e insignificanti 
le barriere invisibili.

Peggio ancora, 
a considerarle barriere sociali, politiche, 
architettoniche, tecniche, progettuali. 
Pur sapendo che la barriera 
ce la portiamo dentro, 
incorporata, connaturata nella nostra 
umana natura. 
I momenti più difficili sono quelli 
in cui io, che ho così stima di me, 
mi faccio orrore. 
Però, però… 
Quando questa medesima 
sensazione di orrore mi prende, 
è allora principalmente che diffido di me. 
E mi stacco la tagliola dai piedi. 
Perché non voglio somigliare 
alla mia Umana natura 
e assolvermi, e perdonarmi, e giustificarmi 
in virtù dell’umanissima arte del vivere. 
E rifiuto di farmi orrore. 
Non voglio darmi questo sofisticato alibi, 
non voglio sottomettermi a questa 
comunissima strategia fatale: 
“Eh, sai com’è…fratello… 
così va il mondo… così siamo fatti…” 
E via blaterando, cioè assolvendoci 
d’egoismo e quant’altro. 
No, non mi faccio orrore, 
voglio piacermi, voglio provare piacere 
e piaceri, voglio scegliere la bellezza 
e farmi scegliere dalla bellezza. 
Voglio guardare per vedere. 
E voglio vedere per guardare. 
E voglio avvicinarmi per toccare. 
Muovere le labbra per esprimere 
e farmi sentire. 
Voglio spernacchiare 
gli abbracci televisivi e sociali 
e democratici e solidali 
e scegliere la carezza 
la carezza che indugia sulla pelle 
che stringe e che dà tempo ed elettricità 
sufficienti ad essere sentita 
a diventare corpo e rossore. 
E poi voglio pronunciare parole a caso 
ma a condizione che siano scandalose 
al punto da far ridere 
e sghignazzare 
gridare “PA!!!” e altri nonsense 
per muovere uno sguardo 
e un sopracciglio e magari 
farmi stritolare senza restare lì ammosciato 
ma stritolare anch’io. 
Poi voglio capire se a te fa bene lavorare 
perché riesco a scoprirti 
e perché guardandoti lo vedo, lo vedo che saresti 
molto capace a fare una certa cosa 
ma finché nessuno ti guarda non lo saprà mai 
e tu non la potrai fare mai. 
E allora voglio darmi da fare 
per trovarti lavoro, 
e voglio diventare io stesso capace 
di trovare lavori e gente e aziende 
che neanche si immaginano quanto sarebbe bello
e conveniente e redditizio 
farti lavorare e lavorare con te, 
e quanto la tua presenza farebbe bene 
alla produzione, e quanto aumenterebbe 
il ritmo e il piacere lavorativo degli altri… 
e poi vorrei darti un’occhiatina di nascosto, per beccarti quando 
– convinto che nessuno ti veda – ti freghi le mani

e ridacchi perché sei meglio degli altri. 
E il padrone della baracca si vanta di te, 
poi va in giro a cercarne altri come te, 
e poi – la simpatica carogna – riceve qualche riconoscimento 
per quanto è stato buono. 
E poi gli picchietterei sulla spalla 
e lo costringerei a guardarmi negli occhi, 
e allora lui sarebbe contento d’essere stato svelato 
e direbbe sorridente: 
“Macché buono! Sai che ti dico: 
mi sembra d’essere diventato più bello!” 
E poi bisogna continuare. 
Perché domani mattina è più importante di oggi, 
e niente è bello per sempre 
tranne la Bellezza.

http://www.girolamomelis.it/2015/10/parole-del-2005-2006-2007-2008-2009.html

Il dinanimismo saluta e rende omaggio al Poeta Naim Araidi (Maghar, 2 aprile 1950 – 2 ottobre 2015)

Ritorno al villaggio

eeeSono tornato al villaggio,
dove ho imparato a piangere per la prima volta.
Ho rivisto la montagna
paesaggio dove la natura
si genera senza la necessità della fotografia,
ho rivisto la mia casa in pietra,
pietre scolpite sulle rocce dagli antenati.
Sono tornato su me stesso
-questa era la ragione.

Sono tornato al villaggio.
Perché ho sognato un parto difficile
col zatar *, che si è aggiunto al mio dizionario poetico,
e un parto ancor più difficile
l’udito in un rocciosa, terra deserta,
perché lì ho sognato la nascita dell’amore.

Sono tornato al villaggio
dove ho trascorso la mia vita precedente,
radicalmente migliaia di vite
nella buona terra,
finché giunse il vento
mi spinse via riportandomi
a quel tempo quando ci si pente.

Ahimè, il mio secondo trentesimo sogno,
su strade che non esistono più
dove le case che crescono più alte come la torre
di Babele,
ahimè, i miei sogni pesanti
-Colpire le vostre radici dove più nulla crescerà!

Dove sono i figli della povertà,
dov’è il mio paese, il villaggio che conoscevo,
dove sono i nomi che indicavano i percorsi
sono adesso divenute strade asfaltate;

Ahimè, il mio piccolo paese, s’è trasformato in una città distesa.

Sono tornato al villaggio,
dove è morto l’abbaiare dei cani
e il piccione è diventato un semaforo.
Tutti i fellah che avevano voglia di cantare la canzone dell’usignolo fra mucchi di fieno,sono diventati operai

con lo smog in gola,
dove sono tutti quelli che più non vedo;

Ahimè, il mio sogno pesante,

Sono tornato al mio villaggio,
la cultura galoppante,
mi fa tornare al villaggio
come qualunque straniero che viene dall’estero.

VERSI E FOTO LIBERAMENTE TRATTI DA: http://beppe-costa.blogspot.it/2014/11/naim-araidi-quattro-poesie.html

Roby Guerra da AsinoRosso: buon compleanno Cecchini RossoTrevi!!!

fontana-di-trevi-rossa_original-2In questi giorni, 19 ottobre, anniversario compleanno per … Graziano Cecchini e la sua celebre performance cosiddetta de La Fontana Rossa che per la prima volta riportò alla ribalta internazionale il Futurismo negli anni duemila.

Da quella data molti zampilli memi … sono decollati per il Futurismo contemporaneo: varie pubblicazioni in Italia, la grande mostra retrospettiva di Vivien Greene in Usa  al Guggenenheim Museum del 2014, il futurismo è tornato in auge almeno in certa misura anche in Italia e nella cultura contemporanea.  I media e certa storia dell’arte continuano a medit-azioni per cosi dire e molte iniziative ancora soprattutto storicizzanti  e diversamente museali, ma poco importa dal punto di vista oggettivo e scientifico (si sa… storici e critici non sono scienziati ma al massimo diversamente giornalisti culturali): la storia di RossoTrevi stessa esemplare in tal senso. La sua azione performativa storica sul serio, segnalata in tutto il mondo, persino dal New York Times, e poi Cecchini stesso in un raro e celebre catalogo (unico artista italiano) internazionale  proprio la Fontana Rossa, da molta critica italiana è ancora considerata come una quasi boutade situazionista. Come spesso abbiamo invece scritto, roba da Christo, Basquiat lo stesso Andy Warhol e in certo senso l’ultima grande opera futurista stretta, tutt’oggi ineguagliata.  Per l’arte contemporanea italiana, piaccia o meno, Graziano RossoTrevi… allo stesso livello dei vari Catellan… proprio per La Fontana Rossa e anche altre “inferiori” ma rilevanti successive azioni futurista, Piazza di Spagna, Free Tibet,  Rock Futurismo a  Firenze con i Marmi di Carrara riformattati i certo senso, il convegno Futurismo alla Biblioteca Gramsciana a cura di Giuseppe Manias, lo stesso Centenario del Futurismo di Ferrara del 20 2 2009, segnalato anche da RaiDue in tempo reale (19 2 notte con Graziano in particolare…), Transvision 2010 con i transumanisti.  Più recentemente Cecchini è tornato con ottimi risultati alla pittura contemporanea pura e diverse mostre, al passo con gli stessi Fiore, Lodola e altri futuristi visivi attuali.  Insomma, da Palazzeschi a  RossoTrevi la fontana futurista ha già segnato il nuovo futurismo del nostro tempo. Quanto a storici  e critici, alcuni anche d’area, i verifuturisti artisti, come noto, non li prendono mai sul serio, da Marinetti stesso in poi. Il resto è la solita Italia ancora passatista, ma questa è un’altra anti-storia!

Roby Guerra da: http://www.asinorosso.it/graziano-cecchini-rossotrevi-la-fontana-rossa-futurista-2007-2015/

Je reviendrai… dalla Francia, Laura Mucelli Klemm

Je reviendrai

di

Laura Mucelli Klemm

 

12166046_970399083021971_813235565_nAux enfants du siècle perdu

les mains meurtries

qui cherchent des appuis

 

à l’ecchymose des coups portés

la larme rougie

qui sombre dans la nuit

 

à la prière des sages engloutis

la lumière arrachée

qui éclate dans la quête

 

au voyage de l’homme intrépide

l’océan blanc

qui s’éveille en profondeur

 

à l’amour du cœur flamboyant

les songes vivants

qui rejailliront dans l’azur

 

je laisse mon soupir

la clef vivante de mon temple

 

je reviendrai

à la jonction de nos grands yeux

 

Tornero’

 

Ai  figli del secolo perso

le mani dolenti

che cercano un appoggio

 

ai lividi dei colpi dati

la lacrima arrossata

che sprofonda nella notte

 

alla preghiera dei savi sommersi

la luce strappata

che esplode nella ricerca

 

al viaggio dell’uomo intrepido

l’oceano bianco

che si sveglia in profondità

 

all’amore del cuore ardente

i sogni vivi

che scaturiranno nell’azzurro del cielo

 

lascio il mio sospiro

la chiave vivente del mio tempio

 

tornerò

al congiungersi dei nostri grandi occhi

 

Laura Mucelli Klemm, Francia

Traduzione di Line Tarry, Francia

*Foto e versi ricevuti direttamente dalla Poetessa.

La poetessa francese Laura Mucelli Klemm traduce Zairo Ferrante

“Je t’écris” – “Ti scrivo”

de Zairo Ferrante 

Traduit par Laura Mucelli Klemm

12065501_971129406282272_212082662067908919_nJe t’écris ,maintenant silencieux en douceur,
pendant que je pars seul sur des chemins denses, de feuilles,
qui vert émeraude agitent
-des mouchoirs dans des gares peuplées-

et moi je t’écris, maintenant.

Et je te caresse lentement, quand le soleil
embrasse le sein des femmes étendues depuis des siècles
sur des lits de grain, encore belles, et douces, et légères.

Moi je t’écris, maintenant.

Quand le vent soulève des flocons de coton
grands comme des maisons, des palais et des tours en l’air,
suspendus dans le voile azur d’un souvenir .

Moi, c’est pourquoi, ici je t’écris.

Et j’effleure avec force des dés blancs et noirs
comme l’eau qui glisse sur de jeunes visages 
frais,brillant à la lumière d’un couchant.
Et ce sont des étoiles chaudes et rouges, ces notes qui
dansent sous la lune, à présent presque haute dans le ciel
qui scandent les heures qui se sont écoulées, pendant que
moi, passage fou et heureux,je t(e)’ (d)écrivais
et les siècles parcourus désespérément à te chercher
avant que soudainement je ne te rencontre.

Et voici que…en volant dans les anfractuosités de mon esprit,
couché sur des mouettes tournoyantes qui virent aiguës
mouillées par la rosée qui descend tiède de la mer au ciel,
moi encore je t’écris et je te dis… : « Dors à présent,
demain est déjà avec nous », alors qu’avec la main,
qui devine et qui douce s’accroche à la vie,
je laisse tomber le rideau, muet et même jaloux
de cette nuit qui pendant quelques heures encore
avide, dans ses bras, t’accueillera en te berçant.

Zairo Ferrante, Italie
Traduit par Laura Mucelli Klemm, France,13-10-15
Tableau de Evelyn De Morgan, Night and Sleep ,1878
Tous droits réservés

VIDEO ORIGINALE DI “TI SCRIVO” recitata da ELIANA FARINON LAZZARINO

Ti scrivo, ora dolcemente in silenzio, 
mentre parto da solo su strade folte, di foglie, 
che verdi smeraldo sventolano 
– fazzoletti in stazioni affollate –

e io ti scrivo, ora.

E ti accarezzo piano, quando il sole 
bacia il seno di donne distese da secoli 
su letti di grano, ancor belle, e dolci, e leggere. 

Io ti scrivo, adesso.

Quando il vento spinge batuffoli di cotone 
grandi come case, palazzi e torri a mezz’aria, 
sospese nell’azzurro velo di un ricordo.

Io, per questo, qui ti scrivo. 

E sfioro forte dadi bianchi e neri 
come acqua che scivola su facce giovani 
e fresche, brillando alla luce d’un tramonto. 
E son stelle calde e rosse, queste note che 
danzano alla luna, ormai quasi alta nel cielo 
a scandire le ore che sono passate, mentre 
io, folle corridore felice, ti (de)scrivevo 
e i secoli trascorsi disperatamente a cercarti 
prima ch’io d’improvviso t’incontrassi. 

Ed ecco… volando negli anfratti della mia testa, 
disteso su volteggianti gabbiani che virano acuti 
bagnati dalla rugiada che cade tiepida dal mare al cielo, 
io ancora ti scrivo e ti dico…:”adesso dormi, 
che domani è già con noi”, mentre con la mano, 
che brancola e s’aggrappa dolce alla vita, 
calo il sipario, zitto e geloso perfino 
di questa notte che per qualche ora ancora 
avida, tra le sue braccia, t’accoglierà cullandoti. 

Zairo Ferrante

Giancarlo Fattori uno nuova poesia per il dinanimismo – parte II –

maedchen-bei-kerzenlicht-einen-brief-lesendLe parole che feriscono restano imprigionate,

mentre tu fosti prima pioggia, poi fango e fardello.

E io? Solo un’ombra come tante tremolante sui muri

dalle pallide candele di questa gelida stanza-cattedrale,

e tu, tu trascendi la luce, ché i tuoi silenzi sono vetrate trasfigurate dal sole.

 

Come nel lutto, si è soli di fronte all’amore, o alla mancanza d’amore.

 

La cera cola lentamente, è lacrima che spande fragranza di solitudine:

m’è vicina la terra, la cenere, la polvere, l’affresco scrostato, l’algido marmo,

il letto mortale, la foto sgualcita e sfocata di noi, scarmigliati, con un sorriso vago,

 

forse un tempo fummo anche felici, poi in me fu notte, incolore.

Riesco ancora a vederti, tra le penombre:

sembri un dipinto barocco, le labbra socchiuse, lo sguardo lontano.

 

*Versi ricevuti direttamente dall’autore tramite e-mail (giancarlo fattori 2015)

*Quadro di Jean Baptiste Santerre (1658 – 1717) “Giovane donna che legge una lettera alla luce della candela” postato dalla redazione del blog e liberamente tratto da: http://www.copia-di-arte.com/a/santerre-jean-baptiste/maedchen-bei-kerzenlicht.html

Tela n° 70 di Mariangela Gallazzi e Maurizio Alberto Molinari con immagine di Mario Sesenna

Tela-70Ogni viso

 

Tanti volti,

tante situazioni…

 

una domanda

 

Sacrestana

 

ogni ricordo

 

Babysitter.

 

un’esperienza.

 

La gioia più grande

è stata la risposta dei bambini

al mio impegno…

 

Lo specchio dell’infanzia

 

Vedere la loro mano

staccarsi dalla mia…

 

è un palmo diverso

 

i loro primi passi,

le prime parole.

 

una voce leggera

 

Ogni volta

 

con ogni bambino

un volto riflesso

 

è rimasto un po’ di me…

 

dentro un cuore mai perplesso

 

il tempo sfoglia l’album

dei ricordi.

 

al ritmo di una semplice armonia.

*Immagine realizzata e concessa dall’artista Mario Sesenna per le tele di Mariangela Gallazzi e Maurizio Alberto Molinari… continua su: http://trudy1961.altervista.org/ecco-la-tela-numero-70-completa-di-ritessitura-tempo/

**Segnalazione ricevuta direttamente dall’Autrice tramite social network