Archive from marzo, 2015

“FERRARA-ITALIA” quotidiano indipendente osservatorio globale/locale sull’attualità: il dinanimismo definito come “un’avanguardia leggera e nuovamente tecnica umanistica”

Cattura8Il giovane talento, scrittore Zairo Ferrante, autore di “D’amore di sogni e d’altre follie” (Este Edition, 2009) dell’e-book “Dinanimismo” (Futurist Editions on line, 2009) promuove il cosiddetto… Dinanimismo,l’Anima nell’era del web e delle nuove tecnologie, rilette con sguardi neoromantici e letterari. La parola dopo la scrittura terminale, Barilli, al di là del grado zero, Barthes e Lacan stessi, riconnessi, oltre certo – altrove – cerebralismo o psicologismo, alla dimensione archetipale cara magari a Jung, Hillman e seguaci.Un’avanguardia leggera e nuovamente tecnica e umanistica, la poetica nascente dinanimista e di Ferrante, attraversante… anche la cifra del Futurismo, echi specifici dello stesso classico Flora, la scienza romantica di Bergson. Fare Macchina, fare parola anima cuore, la matrice del Duemila possibile e fondamentale, oltre il tempo e lo spazio.

Tale new romantic uplodato esita ancor più programmatico nel volume megamix tra poesia, manifesti dinanimisti e saggistica, “I bisbigli di un’anima muta”, edito da CSA editrice nel 2011 (poi anche in eBook, nel 2014).
In tale esplorazione letteraria, Ferrante traccia una navigazione potente, solida e in progress, confermata anche criticamente da prestigiosi rilanci in certa stessa variabile dinanimista sociale neoumanistica, nella rivista letteraria “Isola Nera”, a cura della nota poetessa Giovanna Mulas.
Zairo Ferrante e il Dinanimismo, inoltre sono stati evidenziati da media rilevanti, quali Il Giornale, nell’inserto periodico Style – Voglia d’Italia, a cura di Girolamo Melis, dal network storico SuperEva -Controcultura (Firenze). Segnalato anche oltrecontinente (Australia) dall’Associazione Italo-Australiana, Alias.
Ferrante, di origini salernitane, è tra i novanta autori del libro manifesto “Per una Nuova Oggettività”(Heliopolis -Pesaro -Roma, 2011), di cifra estetico-filosofica post romantica, a cura di Sandro Giovannini e altri – diversi docenti universitari tra gli aderenti ed autori – e suo uno dei book trailer Evoluzione, del movimento; nonché poi nelle raccolte ebook de La Carmelina“Urfuturismo, La Grande Guerra futurista” (2014).
Non ultimo da segnalare diverse presentazioni radiofoniche (Milano- Pulsante Radio Web), segnalazioni su “Patria Letteratura “e altre riviste di rilievo nazionale e in particolare nel Blog Poesia di RaiNewsa c ura di Luigia Sorrentino… by Roby Guerra continua su: http://www.ferraraitalia.it/zairo-ferrante-la-poesia-dinanimista-34745.html

IL GIARDINO DELLE OCEANICHE PROFONDITA’ di Giancarlo Fattori

IL GIARDINO DELLE OCEANICHE PROFONDITA’

di

Giancarlo Fattori

 

oceanworld1Non tacerò del dono furtivo della notte,

del consumarmi, varcando la tua soglia:

e come un fiume solcato dalle chiatte

ti attraverso, e le membra mi scarmiglia;

le tue dimore, e il cielo tuo infinito,

ed il piacere, disciolto tra le ciglia,

impallidiscono quel mare inaudito

che nelle viscere del dio pace non trova,

e a lungo tace quel sogno rifiorito.

 

Così solcando quella traccia nuova,

che sia abbandono, offerta o sacrificio,

sento fragranze, dei palpiti un’alcova,

o un tormento che a stento mi ricucio;

e sul declivio che porta all’universo

ti lego attorno a guisa di cilicio,

e ti contemplo quasi fossi un cielo terso

nella vertigine del sole che risplende,

e sul tuo corpo trascrivo un altro verso.

 

Oltre l’oblio già l’anima riscende

e si distacca, lasciando calde brume,

per crogiolarmi a volte mi confonde

delle passioni la tenebra e il lume;

nei flutti eterni d’eterna tenerezza

vanno a scandirsi dei gemiti le spume,

quindi rimane sul corpo la carezza

come detrito dei sensi già stravolti,

e della luna ne irradia la bellezza.

 

Si nutre il labbro dei riccioli tuoi folti,

la carne tua s’avvolge al mio turgore,

come il villano, al tempo dei raccolti,

la terra coglie in tutto il suo calore;

e sulle vette dell’estasi sublime

s’ode il silenzio in tutto il suo fragore,

lungo le braccia che cingono le cime

di questa morte che livida s’appresta,

il lieve pianto che il cuore mi sopprime.

 

Il caos del dio ci copre d’una crosta,

ma è solo notte che dona la sua coltre,

come di rocce a custodir la costa

che divide le mie labbra dal tuo ventre;

scorrono le ore e queste nubi amare,

di vento gonfie e di bagliori tetre,

del crepitare d’un vecchio focolare

hanno quel sonno, in cui siam scivolati,

come sul fondo d’un ancestrale mare,

o all’orizzonte di spazi sconfinati.

 

*Versi ricevuti direttamente da ©giancarlofattori2014 tramite e-mail.

**Foto oceano postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.mymovies.it/film/2009/oceani3d/news/eilmisterodelloceanoprofondo/

“SILLOGE” una nuova rivista di poesia edita nell’era dell’audience barbaro.

downloadProprio di questi tempi, quando i talent show la fanno da padrone stuzzicando la fantasia di numerosi  giovani pronti a tutto pur di raggiungere il successo, con la grande ambizione di essere chiamati, tra qualche anno, a far parte del fantastico team dell’Isola; beh… proprio di questi tempi Qualcuno ha deciso, con coraggio, di puntare sul silenzio e sull’introspezione lanciando una nuova rivista nazionale di poesia edita. La rivista s’intitola “SILLOGE” e le cose davvero sorprendenti ( a parte, ovviamente, una rivista di poesia nel 2015 ) sono due: la prima è che la rivista viene stampata su carta, la seconda è che la distribuzione e gratuita. Lo so, sembra strano ma è così, al mondo esistono ancora dei folli che cercano di seminare parole. Gente convinta che un verso possa cambiare la storia. Questa persone si chiamano Nicoletta Gigli ( Direttore della rivista ), Tito Cauchi, Angela Giassi, Renato Conti, Ugo Magnanti, Maria Bartolomeo, Gianfranco Cotronei, Valentina Tagliabue, Domenico Defelice, e Paola Eusepi ( La redazione della rivista ). Uomini e Donne che, a quanto pare, credono ancora nella possibilità di vivere in una società migliore, fatta di rispetto, fiducia e “pensieroazione”. Una collettività più dinanimista e meno superficiale. Una  pluralità che s’impegni a valorizzare il bello, anche ( e non solo ) per mezzo di una poesia. Ecco perché vi chiedo, quasi come favore personale, di non deluderli e di chiedere qualche informazione in più, semmai accedendo a questo link: http://editricetotem.altervista.org/silloge-rivista-di-poesia-edita-n-1-editoriale/ . Io, nel frattempo, vi anticipo che: “la nuova rivista nazionale SILLOGE è dedicata esclusivamente alla poesia edita contemporanea. La distribuzione è gratuita e il primo numero è uscito a marzo 2015. All’interno della rivista, oltre a numerose recensioni e analisi critiche, sono presenti dei riquadri dove poter riprodurre le copertine a colori dei libri oppure foto di poeti e poetesse”.               

Zairo Ferrante

PIERFRANCO BRUNI: poeta e scrittore italiano – anima del nostro ricco SUD – candidato al nobel per la letteratura.

Bruni-Urfuturismo-mix-420x315Nel 2014, La Carmelina Edizioni a cura di Federico Felloni, con sede a Ferrara, del Gruppo editoriale Este Edition, ha edito l’ebook di autori vari “Urfuturismo (Al di là della destra e della sinistra eBook version)”2014, a cura di Roberto Guerra e Sandro Giovannini (Scuola romana di filosofia poltica).

Tra i numerosi autori,  alcuni ben noti nel panorama nazionale, ricordiamo i ferraresi: Emilio Diedo, Sylvia Forty, Zairo Ferrante, Raimondo Galante, Maurizio Ganzaroli, Riccardo Roversi, Marco Tani ed i vari e rilevanti Sandro Battisti, Mauro Biuzzi, Pierfranco Bruni, , Riccardo Campa, Giuseppe Casale, Vitaldo Conte, Antonio Fiore, Luca Gallesi, Miroslava Hajek, Giuseppe Manias, Giancarla Parisi, Daniela Rispoli, Antonio Saccoccio, Giovanni Sessa, Luca Siniscalco, Stefano Vaj.

Proprio Pierfranco Bruni, vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani ( vedi link ), giornalista, poeta, biografo, direttore archeologo coordinatore del Ministero dei beni e delle attività culturali è candidato nella Rosa per il premio Nobel per la Letteratura.

Un dato rilevante della produzione di Bruni sono le traduzioni dei suoi lavori. È tra gli scrittori italiani maggiormente tradotto nei Paesi Esteri: dall’Albania alla Tunisia, da Santo Domingo in Francia, dall’Inglese addirittura alle lingue minoritarie. È spesso ospite nelle Reti Rai per parlare della sua letteratura. Tra i suoi numerosi libri e raccolte poetiche l’ultimo La Pietra d’Oriente è stato appena presentato a Madrid.

La Presentazione ufficiale della Candidatura al Nobel è fissata per il prossimo 24 Marzo.

NOTIZIA TRATTA DA: http://www.estense.com/?p=446199

A tal proposito invitiamo a leggere questo “articolo” su Bruni, scovato in rete e scritto da Elisa Rende, autrice di un saggio dedicato all’Autore e ai suoi 40 anni di attività e dal quale estrapoliamo questi versi:

Poi arriva l’alba…”

“Io, Asmà

Mio amato. Desiderio o destino. Io sono Asmà

e ti cerco nella confusione delle parole. Sono donna

di mare con le nuvole che navigano i miei occhi.

ho carezze tra le mani

che dedico ai tuoi silenzi.

parlami con dolcezza come tu sai fare.

tu sei il mio inganno

e la mia perfezione

ti bacerò

con le mie labbra di sabbia

e di acqua”.

… continua su: http://pierfrancobruni.weebly.com/nel-raccontare-di-pierfranco-bruni-a-40-anni-dalla-sua-prima-pubblicazione.html

Mar 7, 2015 - opinioni    No Comments

Rubiamo dal blog di Maria Grazia Cicala … un pizzico di cucina e tanta passione per l’arte!!!

foto1-januarywagashiMan ist was Mann isst’, ovvero si è ciò che l’uomo mangia.

Molto del nostro food design prende ispirazione dall’arte giapponese di portare i cibi in tavola!  Prendete ad esempio i Wagashi, i dolcetti tradizionali giapponesi: sono delle piccole poesie di zucchero.

Forme, colori e disegni di wagashi, ispirati come sono da letteratura giapponese, dipinti e tessuti, spesso rappresentano immagini evocative della natura e sono una festa per gli occhi. Molti nomi sono derivati dalla prosa o poesia classica, mentre altri possono suggerire una stagione.

10897006_10204517701275067_6143494289098525178_nWagashi sono un invito a concedersi a tutti i cinque sensi: L’immagine, il gusto, il tatto,  il profumo, e il suono.

I dolci giapponesi, ovvero wagashi, sono piccoli capolavori di arte e gusto. Principalmente a base di farina di riso, cereali e crema di fagioli rossi dolci. Forma e colori variano in base alla stagione.Vengono serviti insieme al tè verde e sono considerati come un dono di lusso.I primi dolci giapponesi sono nati nel periodo Yayoi (300 a.C.- 250 d.C), ed erano prodotti utilizzando riso e patate, schiacciati e lavorati fino ad assumere una forma grezza, senza molte pretese insomma.
In seguito apparirono i manju, torte di riso ripiene di marmellata di fagioli rossi, al principio dolce cinese “Mantou” importato da monaci buddisti fino in Giappone da cui prese inizialmente il nome Nara-manjū.
Poi con l’avanzare dell’importanza della cerimonia del tè, crebbero anche i prodotti artigianali giapponesi: ovviamente dolci di accompagnamento per il tè verde, leggeri e dall’aspetto semplice ma curato.
Nel periodo Edo (1603-1867), il “tè con i dolcetti” non fu più un privilegio di pochi, ma divenne disponibile per la massa, creando un vero e proprio fenomeno nazionale instillatosi nelle radici della cultura giapponese.
Non molto tempo dopo dal Portogallo si importarono nuovi tipi di dolci fino a quel momento sconosciuti in Giappone: il Kompeito (da confeito), zuccherini colorati a forma di stella, e il kasutera (da castella), un semplice pan di spagna di uova, farina, zucchero e sciroppo di amido.
Questi scambi commerciali, e forse la paura di contaminare la propria cultura culinaria, fecero nascere la necessità di fare una distinzione linguistica, furono perciò coniati i termini “yogashi” (letteralmente, dolci in stile occidentale) e “wagashi” (dolci tradizionali giapponesi) nel periodo Meiji (1868-1912).
I wagashi sono dolci artigianali che utilizzano un certo numero di ingredienti “tipici”, tra cui farina di riso, azuki (fagioli rossi da cui si crea la marmellata detta “anko”), zucchero e patate dolci. A differenza dei yogashi in cui si utilizzano molto latte, burro e altri ingredienti.
Si può dire che i manju erano la base per i dolci nipponici che, accostati a molte varianti, assumevano nomi e forme differenti.
La differenza tra manju e mochi è molto sottile, quel che è sicuro è che entrambi sono degli esemplari di torta di riso lavorati fino ad assumere una forma rettangolare o tonda, tradizionalmente mangiati a capodanno. Per quanto riguarda il mochi viene prodotto in una cerimonia chiamata “mochitsuki”
Esistono tantissime tipologie di mochi, di solito si differenziano dalla confettura messa all’interno, tra cui: daifuku (mochi rimpieti con anko), dango (mochi infilato in un bastoncino), hanabiramochi(mochi rosso e bianco ricoperto di anko e una striscia di gobo candita), kusa mochi (mochi dolce infuso nell’artemisia -yomogi- con un centro di anko), matsunoyuki (un mochi addolcito dalla forma di un pino, cosparso di zucchero), sakuramochi (mochi riempito di anko e avvolto in una foglia di ciliegio), yatsuhashi (fogli sottili di gyūhi -mochi zuccherato-, disponibile in diversi sapori, piegato a triangolo intorno a una palla di anko).

… CONTINUA SU: http://arredoeconvivio.com/convivio/wagashi-fusione-di-cibo-e-arte/