Archive from marzo, 2013

“Ovunque tu sei ” estratto da “Tr@ Schermo e Anim@” di Daniela Schiarini

 

” Ovunque tu sei “

di

Daniela Schiarini

 

schermoanimarifatto copia.jpgAdoro guardarti

 

Perdermi

nei tratti disinvolti

delle tue verità

 

Ma ti guardo

da lontano

come verso l’ Infinito

 

Che si tocca

con la mano

e si disperde …

 

Sfioro i tuoi momenti

 

Tenera carezza

ogni tua parola

                  che scompone

i miei discorsi

trasformandoli in pensieri

 

… in pensieri solitari

dentro i quali

tu compari

 

ove mesci

il mio domani

in un dispari di mani.


*Versi ricevuti direttamente dall’Autrice e Collaboratrice del Dinanimismo.

**Per acquistare l’e-book ” Tra schermo e Anima” ( Rei edizioni ) accedere a: http://www.edizionirei.com/products/tra-schermo-e-anima/

 

 

‘Parola Nel Mondo’ il Festival…

scarafaggio_spinge_il_mondo_95_sfondi_memic-net.jpgL’iscrizione al Festival e’ gratuita, aspettiamo anche te!:

‘Parola Nel Mondo’ e’ Festival Internazionale membro della Rete dei Festivals di Poesia ‘Nuestra America’.
E’ Festival co-fondatore del MPM – Movimento Poetico Mondiale.
Nell’ultima Edizione sono stati superati i 400 Readings simultanei di poesia, nel Mondo.

L’iscrizione al Festival e’ gratuita, ora aspettiamo anche Voi: uniti in Poesia, per la Pace.

Leggi la versione integrale del bando della VII Edizione del Festival
da ‘Giovanna Mulas, il Blog Ufficiale’:
http://giovannamulas.baab.it/2012/11/01/vii-ed-festival-internazionale-di-poesia-parola-nel-mondo-palabra-en-el-mundo/

*Ufficio Stampa Isola Nera

**Foto postata dalla Redazione del blog e liberamente tratta da: http://www.sfondi-pc.com/sfondi-desktop/sfondi-desktop-hd-strani-scarafaggio-spinge-il-mondo.html

“L’albero” di Carlos Sanchez…

quadri-famosi-van-gogh-campo-alberi.jpgPosso offrirti solo dubbi
pietre erose
per un vento marino.
Chiaro sta
nessuna certezza
nessun spazio aperto.
Troverai precaria l’offerta
quasi vuoto il baule
il filo di una collana senza perle.
Non sono un marinaio addormentato
un aviatore senza aria
un fuoco senza fiamma.
Intanto che viveva
mi crebbero i rami
affondarono le radici
S’irrobustì il mio tronco.
Emigrarono gli uccelli.
E gli autunni

promisero cambiamenti
primavere radianti.
Per questo ora
solo posso offriti i miei dubbi
gli esigui frutti
di questo albero stravagante.

Poesia inedita, 2013

El albero

Sólo puedo ofrecerte dudas
piedras erosionadas
por un viento marino.
Claro está
ninguna certeza
ningún espacio abierto.
Encontrarás precaria la oferta
casi vacío el baúl
el hilo de un collar sin perlas.
No soy un marinero adormecido
un aviador sin aire

un fuego sin llama.
Mientras vivía
me crecieron las ramas
se hundieron las raíces
se robusteció mi tronco.
Emigraron los pájaros.
Y los otoños
prometieron cambios
primaveras radiantes.
Por eso ahora
sólo puedo ofrecerte mis dudas
los exiguos frutos
de este árbol extravagante.

*Versi ricevuti direttamente dal poeta Argentino Carlos Sanchez tramite Social Network.

**Foto quadro Van gogh postato dalla redazione e liberamente tratto da: http://www.quadri-famosi.com/quadri-famosi/quadri-famosi-van-gogh.html

Laura Klem Mucelli ” Tu Padre”…

862505_623919880956541_1417905719_n.jpgTu Padre
che fosti la linfa e il frutto
il giardino e il riparo
sciolto oggi
come un sogno
che stringe lo spirito
e comprime l’anima
quando si azzardano
a visitarti
tanto la tua presenza
resta un’eterna assenza
e tuttavia io il fiore
tesso ancora le tue radici
nella dolcezza del mio cielo
che faccio Giorno colla tua forza
intenzionalmente
fino all’ultimo sospiro.

Laura Mucelli Klemm, Provvidenza al papà O.M.,al suo papà Tuska honey,ai vostri papà,al Padre dell’umanità
Acquarello di Seth Tuska con il suo consenso e la sua splendida amicizia
Tutti i diritti riservati

Toi mon Père
qui fut la sève et le fruit
le jardin et l’abri
dissout aujourd’hui
comme un songe
qui étrangle la pensée
et compresse l’âme
quand elles se hasardent
à te visiter
tant ta présence
reste une éternelle absence
et pourtant moi la fleur
je tisse encore tes racines
dans la douceur de mon ciel
que je fais Jour de ta force
intentionnellement
jusqu’au dernier soupir.

Laura Mucelli Klemm, Provvidenza à mon papa O.M., à son papa Tuska honey,à vos papas,au Père de l’humanité 12-03-2013
Acquarelle de Tuska Seth avec son autorisation et sa merveilleuse amitié
Tous droits réservés

You Father
that you were the sap and the fruit
the garden and the shelter
dissolved today
like a dream
shaking the spirit
and compresses the soul
when you dare
to visit you
so your presence
remains an eternal absence
and yet I am the flower
still weave your roots
in the sweetness of my sky
I do day by thy strength
purposely
until the last breath.

Laura Mucelli Klemm, Provvidenza to his Dad, O.M. to his Dad Tuska honey, to your Fathers, to the Father of mankind
Aquarelle Seth Tuska with his consent and his beautiful friendship
Traduce by Emanuela De Marchi for his dad also, my sister
All rights reserved –

*Versi, foto acquerello di Seth Tuska e traduzione ricevuti direttamente dall’Autrice L. Mucelli Klemm tramite social-network.

Girolamo Melis – “RICORDI QUANDO NON C’ERANO LE PAROLE?”

 


Primo fu Uh… 
Uh uh uH UHUHUHUH 
Forse Dio si chiamava Uh 
Ma nessuno diceva Dio 
Perché non c’erano le parole 
E intorno e tutt’intorno 
Tutto l’intorno 
Non si chiamava Mondo 
Erano cose 
Che non si chiamavano Cose 
Erano stupori 
Erano terrori 
Erano rossori 
Erano meraviglie 
In forma di Uh 
E forse tutto era Uh 
Ma niente come Dio Era UH 
 …………. 
E mentre Dio 
E mentre Dio 
Era senza Parole 
Aaahhhhh! 
Aaahhhhhmmmmm… AAAAAAAHHHHHHHMMMMMMM!!!!!!! 
Aaa… mmm…aaa… 
Il nome 
Forse fu il primo Nome 
Certo il primo Nome 
Altroché Nome 
Oh quanto Dio e quanto Cosa e quanto Tutto …ahm… ahm… fu il Nome 
della poppata detta Mamma 
perché ciò era 
e aveva forma di sostanza 
e aveva calore 
e aveva freschezza 
e aveva energia 
e aveva carezza 
e aveva braccia 
e aveva lacrime 
e aveva pazienza 
e aveva assenza 
e aveva attesa 
e aveva ritorno 
ed era AAAMMM… Mamma 
e fu Dio in forma di mamma 
e fu Mater e materia 
e fu ammmmmmmmmm 
e fu mangiare 
e fu ammmm 
e fu ammmmm….OOORE
e mentre Dio era senza Parole 
e mentre Dio era senza Nomi 
perché non c’erano Parole 
 agli stupori 
ai terrori 
agli stupori 
e le meraviglie 
avevano forma di Uh 
e tutto era Uh 
e sempre 
il solo Nome di Dio
era UH ………………. 
Eppure il primo 
Eppure il primo povero Uomo 
Ricco di Nomi Giovanni Paolo Matteo Giacobbe 
Aronne che gli vennero da dire 
Il primo che volle dire 
E che volle sorridere 
E sorridendo aprirla 
Quella Femmina 
E femelle 
E matri 
E mater 
Quel primo povero Uomo 
Non osò chiamarla Dio 
Lei che era Dio Madre 
Né lei ebbe voce 
Lei che non le fu data voce 
Lei che genera 
Come sa il Mondo
Come sanno i Pesci 
Come sanno le Pietre 
Come sanno i Fiori 
E più e prima
E nel suo assoluto sa il Dio nascosto 
Che ha dato Nome 
Al secondario Pa E gli ha lasciato 
Chiamarsi PA e POT e PAT 
E Patre e Potir e Potere 
E PAATR…TR-TR-AAA-TRR-ATT-A-TA-RA-TTA-TTA… 

E poi fu Frrr… 
Frrrrrrrr… e ffffffrrr… FFFFFFFFFFFRRRRRRRRRRR… 
E Frrrrrrr 
E fr… 
Così 
Così frrrrrr… 
Doveva essere il vento 
Dalle ali 
Dalle ali velose e poi carnose 
D’inaffffffffferrrrrabili fffffarrrrrrfffffalle… e fffffoglie… Così 
Così…fffrrr…fffrrr…ffrfrfrfrfrfrfrfr…!!!!!! 
 Doveva dire l’amante senza Parole 
Al cielo alla fffemmmmmina 
All’improvvisa ombra 
E frullare spazi d’amore 
E sgranare occhi assolati 
E avvicinare i denti alla lingua 
E non toccare 
Niente 
Né per dire 
Né fare…….. 
Fffrrrrrrr 
Così doveva essere l’ammmmmmmmore… 
E ora. 
Va’ un po’ a fare fffrrrrrrr al tuo ragazzo 
E scappa come un pazzo 
Perché non corrisponde Parola 
A quell’infinito fffffrrrrrr… 
Senza Parola Amore 
Ffffrrrrr così uhhhhhhhh e così ammmmmmore! 

E le mani ti diventano fffrrrrrr 
E tutto il corpo assomiglia a quel ffrrrrrr 
E gli occhi ora chiusi 
Ora socchiusi 
Ora dischiusi 
E i cigli bisbigli 
E i sospiri mai sbadigli 
Nel ffffrrrrrr 
Che tu sai dargli e donargli 
E soffiargli sul viso 
E che lui manco prova ad ascoltare 
A sentire 
A incontrare 
Allontanare per 
Tornare 
A riconoscere 
Quel fffrrrrr 
E dargli Nome Ammmmmmmm 
Amore… 

 FINE DELLA TRASMISSIONE DALLA NOSTRA POSTAZIONE NELLA CREAZIONE.

**Parole Tratte dal sito di Girolamo Melis Amico del dinanimismo:  http://girolamo.melis.it/2013/03/girolamo-melis-ricordi-quando-non.html

Su individualismo e Oltre (Giovanna Mulas)

Caspar_David_Friedrich_Wanderer-235x300.jpg“Ora i nostri stracci sono i più laceri, il nostro jazz il più triste,i nostri poveri i più poveri…”, Scrive l’amico Jack Hirschman.
Ho il ricordo infantile di un uccellino morto, sul ciglio della strada. Corpo martoriato, invaso dai parassiti. Eppure la morte, spogliatolo di ogni dignità, lo rendeva grande, etereo ed eterno come un Re in esilio: guerriero che aveva perduto la sua battaglia fondamentale, ché l’ ultima.
Lì, a lasciare che l’orrore della realtà parlasse del suo orrore, deriso dalla vita mentre il Tutto attorno, indifferente, si affollava di erbe e fiori nuovi, all’attenti della primavera.
Mondo-sistema creato per deridere il più debole, divorarlo, trasformare in eroismo il banale.
Mi capita spesso di pensare a quell’uccellino ed i suoi parassiti. Al mondo sistema.
La vittimizzazione di un popolo si costruisce col tempo e la storia.
E’ come una cipolla coi suoi strati: il primo e’ rappresentato dall’impedire un lavoro e di conseguenza il cibo, quindi la dignita’, fino ad arrivare al nucleo della cipolla: l’annullamento dell’uomo in quanto tale, la sua distruzione.
Penso che esista un limite, al dolore di ogni uomo. Dopo, nell’Oltre, forse la pazzia. Credo, penso che si debba insegnare ai nostri figli a
camminare fino al confine della Terra.
Penso pure che noi, per primi e fisiologicamente, dobbiamo apprenderne il confine, metabolizzarlo, non temerlo.
Non temere un volo, il salto, ovunque esso ci porti.
E ritengo che un cambio radicale, nell’Uomo di Oggi e Sempre, sia possibile con l’arte, la cultura dell’unita’, educazione contro l’individualismo, la guerra: tutto cio’ che e’ sinonimo di violenza.
Per Madosini Latozi Mpahleni, la mia Mama nera, la divinità suprema è il Grande Albero che si fa Arte, Poesia: “Siamo tutti parte del Grande
Albero, e dalla posizione che occupiamo mai riusciremo a vederne ogni angolo. Potremo immaginare ma mai vederli tutti nella loro totalità.
Questo serve per l’Arte: non si potrà mai vederla ma la si potrà immaginare e vivere, ascoltare attraverso gli altri che ascoltano noi.”.
Nelle tribu’ africane non esiste il ‘cercare di essere meglio di’. Si pensi proprio alla musica e ai suoi strumenti. Il capo tribu’ da un pezzo di canna ricava tante parti uguali quanti sono gli abitanti
della tribu’. Ognuno di loro potra’ suonare soltanto una nota e sempre la stessa che, sola, apparira’ sgraziata: un lungo -o intermittente-,
insensato fischio… ma unita alle note degli altri membri della tribu’, quel fischio creera’ la melodia. Tutti loro saranno uguali davanti alla musica, creandola.
Tutti uguali davanti a tutti.
Nessuno di loro potrebbe vivere, senza gli altri.
Liberarci da quell’ autoreferenzialita’, dall’ambizione inoculata nell’Uomo alla sua nascita e proprio da un Sistema che continua a volerlo numero, Cosa, Non Pensiero, Non Essere…questa, vedo come sfida quotidiana.
Un lavorare all’albero, tornare a quei rami che ne fanno parte: tutti uguali, tutti Uno…”

Giovanna Mulas per Ufficio Stampa Isola Nera

Leggi tutto dal blog Ufficiale:
http://giovannamulas.baab.it/2013/03/07/su-individualismo-e-oltre/

*Foto quadro
“Il viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich liberamente postata dalla Redazione e tratta da: http://www.thefrontpage.it/2011/02/06/un-uomo-solo-al-comando-e-le-penne-siciliane/

Girolamo Melis scrive all’Uomo -Papa-…

Il voto di Castità. 
Il vuoto di Carità.  

(9 settembre 2012)

Da quanto tempo desidero parlarti, Maestro, dell’abbrutimento della “Castità”! A te, non ad altri. Dal fondo della mia incompetenza dottrinaria e dal dubbio della mia felice condizione giudaico-cristiana. A te come Papa Cristiano, Benedetto XVI. A te come Sapiente, Joseph Ratzinger. A te per l’antica Sapienza e per la moderna benedizione ricevuta dagli ultimi Maestri, Martin Heidegger e Romano Guardini su tutti. 
Ti voglio parlare della Castità. Del suo senso “mitico” e della sua insensatezza odierna. No, del suo senso mitico avrei da dire solo ciò che entrambi sappiamo, e che ai lettori parrebbe soltanto un vuoto e dotto esercizio di cultura storica. Ti parlo invece dell’insensatezza della Castità oggi: o meglio, della sua devastante ossessione. Della sua irreparabile vanificazione nel Sacerdozio. Castità è sacrificio. Sacrificio della Carne? Sacrificio della mondità? O “manifesto storico” contro la storia e il tempo degli Uomini, erèttisi contro l’Assoluto? Dunque una misura centrale del “relativismo”? Dunque una forma biblica del rigetto dei falsi Idoli? Sacrificio della Carne? Ma non è forse vero che la “carne” è Corpo Sacro? Non è forse nel Corpus Jesus che avviene lo scambio tra Dio e l’Uomo? 
Dove voglio arrivare? Come posso non perdermi nella demenziale dialettica? Voglio arrivare a Cristo. Al suo sconvolgente messaggio agli Apostoli. E siccome sto parlando a Te, Fratello Joseph, devo moderarmi nello sproloquio. Che cosa ha chiesto Cristo agli Apostoli? Ha chiesto “castità” o Dono? Ha chiesto loro di predicare la punizione della Carne o di rivoluzionare la Vita del Mondo donando la Fede, la Carità, la Speranza? Sappiamo entrambi che in duemila anni gli uomini hanno messo in bocca a Gesù Cristo tutte le parole e le intenzioni che a loro facevano e fanno più comodo. Ma quando noi pensiamo “Gesù Cristo” non confondiamo il Gesù che mena calci ai banchi del mercato col Gesù che abbraccia il malato, il reietto. Non li confondiamo poiché è la stessa Persona. Ma noi non potremo mai mettere in bocca a Gesù le Parole, l’Esortazione, l’Ordine di reprimere – nel Giovanni, nel Luca, nel Matteo di questo modesto avvìo del Terzo Millennio – la propria Carne, concentrando il loro intero Corpo nell’ossessionante autonegazione del non vedere miliardi di immagini e offerte di carni e corpi nudi esposti nella macelleria dei media, del non ascoltare miliardi di messaggi orientati a consumare, ad essere consumati dal linguaggio delle carni, dell’immaginario della sessualità e della sua stessa ridicolizzazione nella pornologìa, nella pornografìa. 
Ricordi, Fratello Joseph, le parole con le quali il grande Maestro Heidegger risponde all’illusione di Junger? “Sulla linea”, risponde, non… “oltre la linea”. Siamo sulla linea. Siamo nel mondo. Siamo nel Dasein. Che facciamo? Interroghiamoci, è meglio. Ma come può il misero giovane, vecchio, adulto Sacerdote, interrogare il mondo? Se gli Uomini, separati dal Linguaggio del “Sein”, sono cementificati dalle loro stesse macchinazioni? Che facciamo? Diciamo al Sacerdote: “Cristo ti ordina di sacrificarti”? O gli diciamo: “Cristo ti ama. Perciò ti dona il privilegio di fare doni”? L’ho scritto – con l’impudenza del Fratello – nel titolo di questa Lettera: “Voto di Castità”. “Vuoto di Carità”. E tu sai bene, sì, molto più profondamente e dolorosamente di me, che cosa vuol dire questo slogan, seppure intraducibile nella tua Lingua Tedesca. Può un Corpo obeso di mondo e serrato nella propria prigione, aprire le porte al Fratello? Al passante? Allo sconosciuto? Al nemico? All’indifferente? Sacrificare la carne non vuol dire forse erigere templi e altari all’Idolo ossessionante del mondo post-moderno: il Consumo?! Come può il povero Parroco liberarsi della propria condizione di povero Uomo, se il suo diurno e notturno pensare – oh, di più!, sentire, percepire, assaporare, appetire – è drammaticamente ossessionato dalla Condanna? E come può – sotto la minaccia della Condanna – aprire la porta di casa, anzi: non chiuderla mai, aprire il cuore, tenere felicemente desta la sua apostolica missione in pulsione di Carità!? 
 Obeso di Carne com’è.

**Foto e scritto liberamente tratti dal journal dell’Amico del Dinanimismo Girolamo Melis: http://girolamo.melis.it/2013/02/fratello-joseph-ti-scrissi-questa.html

Di Giovanna Mulas: Quell’insenatura…

giovanna mulas estratto,lughe de chele,dinanimismoQuell’insenatura: bocca di leone estesa dalle pendici rocciose, digradanti ad est, e i voli di sommi gabbiani, ciondolanti e pigri, rollanti su nuvolepietre, Fico d’India svettanti tra i ciuffi di mirto e il canto continuo di cicale in amore. L’odore era dolceamaro, inconfondibile ed indimenticabile, tale da saggiarlo con l’olfatto e portartelo appresso, chiuso nella mente pure lontano e comunque e sempre così da sentirlo accanto e solo tuo ad ogni soffio di maestrale. Le barche come gusci alzavano le vele prima dell’affacciarsi del sole, salutavano i voli sparsi e il guizzo dei pesci scivolando costanti e meste per una bella distanza dalla riva, non so dirvi a quanto, e urlavano con l’ululare dei pescatori che gettavano le reti. Noi bambini, spesso, scrutavamo affascinati le partenze degli Ulisse e avevamo un rito per augurare loro una buona pesca: tutti, in cerchio, giravamo fino a che le barche scomparivano
all’orizzonte e giravamo con le braccia alzate al cielo, verso Dio, i visi ancora pieni di sonno ma bruciati dal sole, sillabando frasi senza capo né coda. Alla fine, mentre le ultime lucciole coraggiose ma già in affanno spengevano le proprie luci in omaggio a quella dell’aurora, madre, colta nel suo apogeo; saltavamo tutti assieme per crollare sulla sabbia all’indietro, sussultando dalle risa. Ho sempre
pensato che un pezzo di vita, un alito d’anima d’ogni pescatore si staccasse da lui, quando la sua barca per un qualunque motivo andava distrutta. Era come maciullare una gamba o tagliare un braccio al cristiano di turno; la sua stessa ragione era chiusa in quel guscio, nelle vele dapprima meste eppoi erette forti, vigorose, possenti,
gravide di Eolo. Perdere la propria barca, per quei poveri Cristi d’acqua salata, voleva dire perdere la dignità, cognizione dell’esistenza. E chi non capiva questo non avrebbe mai potuto comprendere il mare sardo e quel fascino pagano, sentirlo orgogliosamente palpitare e vibrare nella propria fibra. Partiva dal golfo strabico, rammento, il mio mare per adagiarsi in amplessi lenti
di spume colla rena che placcava, invadeva, empiva. Giuseppe sfidava il vento in silenzio, ed i silenzi infiniti e pieni di muti segreti del mater pelago amante e figlio e padrone; accalcato come un lupo tra gli scogli assaporava i tormenti ed i sali, i soleluna, le voci.
Perché il mare ha le voci, sapete; perché, anche se non tutti lo sentono, il mare a volte grida e ti chiama a sé, forse perché si sente solo o forse semplicemente perché, nella sua grandezza, vuole apparire ancora più grande e potente, ed allora, di tanto in tanto, s’inghiotte un agnello di passaggio. È il suo modus vivendi. Una volta rischiò
anche Giuseppe di venirne ingollato, ma qualcuno lo impedì; un bue marino chissà di dove e pronto comunque a staccarlo da un Nettuno Nessuno affamato. Per infinite notti Giuseppe rammentò la presa vigorosa dell’uomo ai suoi capelli, lo strattonare nelle acque agitate a mulinello, il buio eppoi il riaffiorare alla vita ed alla flebile luce della notte, quel faccione giallo e immenso ch’era la luna lì,
stampato sul firmamento, ed il cuore e ancora la voce del mare e il suo bisbiglio: “stavolta non ci sono riuscito, ad acchiapparti, ma domani…”.

*estratto da ‘Lughe de Chelu (e jenna de bentu)’, G.Mulas,
autobiografia romanzata, 2003

Leggi dal Blog Ufficiale:
http://giovannamulas.baab.it/2013/03/03/quellinsenatura/

**Ricevuto direttamente da: Giovanna Mulas per Ufficio Stampa Isola Nera

***Immagine ( Copyright photo: ©Ente Norvegese per il Turismo ) postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.turismo.it/notizie/offerte-lastminute/norvegia-fiordi/

Giovanna Mulas: “oggi il popolo pretende ritorno alla piazza sempre stata sua”

Il tempo finito di un Centrosinistra mai Stato

di

Giovanna Mulas

giovanna mulas,dinanimismo,pezzo,blog,ineditoDobbiamo renderci conto che il cambio e’ necessario:
l’ acquiescenza della comodita’, l’afrodisiaco del potere quindi la corruzione, la pieta’ nel senso cristiano del termine, che aborro come nichilista, la divisione ineguale dei beni, la sopravvalutazione e la mancanza di autocritica sono serviti soltanto a creare altri muri tra popolo e popolo che, disperato, confluisce nella rete di chi, ad urlare democrazia, illude di sovranita’ innocua, da ordinaria amministrazione.
Dobbiamo renderci conto che le vie di mezzo, se ad oggi sono riuscite a plagiare le menti di ingenui o benpensanti di un’ aspirante sinistra salottiera, da ni o non saprei, da strumenti a fiato dai quali penzola infausta coda di shakespeariana memoria; oggi non bastano piu’ : oggi il popolo pretende ritorno alla piazza sempre stata sua, oggi il popolo ha gridato e da anni grida inascoltato il suo Verbo, e solo il suo, e noi non possiamo girare la testa da altra parte, abbandonando questa nostra Italia allo sfascio totale al quale e’ stata predisposta, destinata.

Arrivati all’orlo del precipizio si possono fare solo due cose: o ci si butta di sotto o si frena in tempo consegnandosi al nemico, che’ una libertà individuale non può concepirsi senza sicurezza economica ed indipendenza. Il tempo di questo centrosinistra e’ scaduto, amici miei, centrosinistra mai davvero stato e (…)

*Leggi tutto dal Blog ufficiale di Giovanna Mulas:

http://giovannamulas.baab.it/2013/02/27/il-tempo-finito-di-un-centrosinistra-mai-stato/

**Ricevuto direttamente da Uff. stampa Isola Nera ( per Giovanna Mulas ).

***Foto Monaci Buddisti postata dalla redazione e liberamente tratta da: http://www.metaforum.it/archivio/2008/showthreadae48.html?t=1863